Prescrizione pericolosa

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       Prescrizione pericolosa

        

       Al mattino (31 marzo)  la maggioranza spiana la strada per la legge sulla prescrizione breve e vede la possibilità di fare approvare in tre giorni, alla camera, la legge che cancella subito il processo Mills e molto presto anche quello Mediaset. Al pomeriggio il ministro La Russa si mette di traverso, scatena una rissa dentro e fuori dall'aula, manda Fini a quel paese e rimanda la legge ad personam in testa ai notiziari (Tg1 escluso), con titoli più alti rispetto allo show di Berlusconi a Lampedusa. A sera deve occuparsene anche Ferrara. Pdl e Lega convocano il consiglio di guerra per cercare un modo di recuperare il tempo perduto ma è difficile: la seduta di oggi richiederà una lunga discussione sui fatti di ieri pomeriggio. Comprensibile che nel centrodestra monti la rabbia verso La Russa, costretto a una faticosa e probabilmente vana telefonata di scuse a Fini. Il più arrabbiato con il ministro è proprio Berlusconi, al termine di una giornata in cui gli era persino riuscito di svicolare dall'argomento giustizia per tenere l'attenzione della stampa bloccata su Lampedusa. Tutto inutile.
Il resoconto stenografico della seduta di ieri di Montecitorio si chiude così: «Ignazio La Russa, ministro della difesa. "Va... (All'indirizzo della Presidenza)"! Presidente. "Onorevole ministro, non le consento di insultare la Presidenza (Commenti del ministro La Russa). Sospendo la seduta"». Quello di La Russa è stato un vaffanculo chiarissimo colto da tutto l'emiciclo, preceduto e seguito da insulti analoghi ai deputati del Pd e ancora a Fini, il tutto accompagnato da gestacci. Tanto che un deputato dell'Udc ha chiesto l'antidoping per il ministro mentre tutti gli altri parlamentari dell'opposizione alla fine lo hanno ironicamente ringraziato per l'aiuto insperato. La discussione della legge «cancella processi» praticamente non è neanche partita, ferma all'articolo 1 (sono 5), riprenderà stamattina ma è chiaro che gran parte degli interventi adesso si dilungherà sulle vicende di ieri, a cominciare dall'ufficio di presidenza che avrà sul tavolo una relazione chiesta da Fini ai deputati questori della camera. I quali ieri sera hanno per questa ragione incontrato il questore di Roma per ricostruire cosa non ha funzionato nella sicurezza della piazza di Montecitorio dove in genere non è consentito manifestare a pochi metri dall'ingresso dei deputati.   

 Secondo il presidente dei deputati Franceschini, infatti, le responsabilità dell'aver provocato l'incidente sono direttamente del ministro dell'interno Maroni, e del ministro La Russa che ha volontariamente provocato i contestatori. Secondo il Pdl, al contrario, si è trattato di un agguato organizzato dalla sinistra. Ma le parole e i gesti di La Russa sono stati davvero troppo evidenti, possibile che oggi la presidenza della camera prenda dei provvedimenti di censura come la sospensione dal voto del ministro (voto peraltro fondamentale in una situazione di numeri contati per la maggioranza, è per questo che ieri i ministri di difesa ed esteri erano in parlamento nonostante la guerra in Libia). «Il problema non è l'offesa personale, ma l'offesa all'istituzione», ha chiarito ieri Fini che uscendo dall'aula al termine del match era stato molto più esplicito: «Curatelo».
La situazione per il centrodestra si è a tal punto compromessa che è possibile che venga giocata la carta definitiva, la questione di fiducia su una legge che così passerebbe con una triplice forzatura. Infatti, come denuncia l'Idv, non ne è stato completato correttamente l'esame in commissione. E anche il cambiamento dell'ordine del giorno di ieri è avvenuto a discapito di una legge - quella sui piccoli comuni - che in teoria dovrebbe rientrare tra quelle «protette» perché proposte dall'opposizione. Ma a questo punto Pdl e Lega devono fare attenzione ai numeri in aula. Già ieri ne mancavano una decina a ogni turno di votazione, segnale che la sofferenza dei «responsabili» tenuti ancora per una settimana lontani dalle poltrone di sottogoverno può esplodere persino su una questione di vita o di morte com'è la salvezza del premier dai processi di Milano. Il caso La Russa, oltretutto, ha aperto un altro fronte interno, quello dei deputati vicini a Claudio Scajola che proprio nell'attuale coordinatore del Pdl hanno il loro avversario tradizionale. A Montecitorio ha preso a circolare addirittura una raccolta di firme interna al Pdl contro il ministro (poi bloccata), mentre i più decisi tra i deputati vicini a Scajola - in tutto una sessantina - potrebbero segnalare il loro disagio assentandosi in votazioni cruciali. Ma soprattutto il Pdl ha perso l'ultima possibilità di portare a casa velocemente e senza troppo clamore questa legge disgraziata per i suoi effetti sui processi penali e provvidenziale solo per il cavaliere. I tempi per il dibattito non sono brevissimi, è assai improbabile a questo punto che si riesca a chiudere in settimana senza la fiducia. E la settimana prossima c'è già il conflitto di attribuzioni sul caso Ruby in calendario.  Andrea Fabozzi, Il Manifesto, 31-III-2011