Cala il sipario sulla Legge di Bilancio per il 2019. Un disastro la trasparenza, la correttezza delle procedure, l'attendibilità delle stime. Un pasticcio l'accordo con l'Europa. Una pezza a colori l'insieme delle misure che segnalano solamente una cosa: l'assenza di un minimo di strategia coerente per far ripartire il paese. Non si era mai visto un Parlamento espropriato così sfacciatamente delle sue prerogative. Il Senato quest'anno non si è occupato della Legge di Bilancio e la Camera, in terza lettura, non ha toccato palla. I pentaleghisti hanno così realizzato il sogno della riforma (bocciata dagli italiani) di Matteo Renzi: rendere inutile il Senato. È un epilogo indecente per la democrazia parlamentare. Ridicola è stata poi la vicenda del confronto con le istituzioni europee. Dopo le parole grosse di Salvini e soci, la manovra (il maxi-emendamento) è stata scritta a Bruxelles e tutto è passato sotto silenzio. Nessun nodo è stato sciolto: anzi la situazione si aggraverà nei prossimi mesi. Tutto è rinviato al 2019. Le previsioni di crescita sono inattendibili (e già sono state ridotte dall'1,5% all'1% in poche settimane) e la spada di Damocle dell'aumento dell'IVA fanno di questa manovra un oggetto non identificato. Per il 2020-21 è una manovra recessiva e lo ammette anche il governo. Altro si sarebbe potuto fare, come evidenziato da Sbilanciamoci con la sua controfinanziaria. Sulle misure principali (Quota 100 e Reddito di Cittadinanza) si sa poco: aspettiamo i decreti. Si sa che avranno meno risorse. Ma si sa - soprattutto - che saranno falcidiati (ben 3 miliardi in meno) gli investimenti pubblici (e senza investimenti non c'è rilancio dell'economia), saranno colpite le pensioni dei ceti medi, saranno bloccate le assunzioni del pubblico impiego e aumenteranno le spese militari. Ci saranno più tagli alla spesa pubblica e alla spesa sociale. Dicono che si sono sbagliati e torneranno indietro: intanto raddoppiano l'imposizione fiscale al terzo settore e al volontariato. E poi - come ci dice l'Ufficio parlamentare di Bilancio - questa manovra fa aumentare la pressione fiscale al 42,5%, (dal 42%) ma con la flat-tax taglia le tasse a chi guadagna di più. È una manovra elettorale - che serve per la propaganda delle prossime elezioni europee - ed è contraddittoria, non si capisce dove si vada a parare, se non ad accontentare – con le le misure "bandiera"- gli elettorati delle due forze politiche che compongono il governo. La "festa" - se di festa si tratta - durerà solo qualche settimana. I problemi sono solo rinviati e la polvere continua a stare sotto il tappeto. La Legge di Bilancio era partita male. È finita peggio.
Giulio Marcon, portavoce della campagna Sbilanciamoci
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