Buona Scuola, nasce il preside manager, chiamata diretta dei docenti

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Buona Scuola, nasce il preside manager, chiamata diretta dei docenti

"Buona Scuola". Il governo approva il Ddl. Marcia indietro sugli scatti di merito. Assunti 107 mila precari dalle Gae, esclusi 23 mila della scuola primaria e idonei 2012. Confermati i fondi alle paritarie fino alla terza media. Tempi stretti per l'approvazione in Parlamento

Il governo Renzi sarà ricor­dato per l’istituzione del «pre­side mana­ger», una figura di padre-padrone dotato del potere di chia­mata diretta dei docenti, ma anche di quello di con­fe­rire un aumento sti­pen­diale, dopo avere con­sul­tato gli organi del suo isti­tuto. Lì dove non è riu­scito Ber­lu­sconi e Gel­mini, con il Ddl Aprea, lì è arri­vato il governo gui­dato dal Pd che rea­lizza un vec­chio sogno ricor­rente: quello di una scuola com­piu­ta­mente azien­da­li­sta, gerar­chica e pro­dut­ti­vi­stica. Ma non basta: a que­sto diri­gente dotato di super-poteri verrà con­cessa la parola finale sulla for­ma­zione dei docenti che avverrà nell’istituto dove lavora.

Gli aumenti di sti­pen­dio basati sul «merito» saranno con­fe­riti dal pre­side in base «ad un raking degli inse­gnanti e dei team dei docenti che lui avrà scelto» ha detto ieri il pre­si­dente del Con­si­glio Mat­teo Renzi nel corso di una con­fe­renza stampa. A que­sto pro­po­sito, una frase pro­nun­ciata dal mini­stro dell’Istruzione Sta­fa­nia Gian­nini in un que­stion time ieri alla Camera, è utile per spie­gare que­sta tra­sfor­ma­zione gene­tica delle forme demo­cra­ti­che nella scuola. L’autonomia fun­zio­nale e orga­niz­za­tiva delle scuole sarà «for­te­mente col­le­gata al poten­zia­mento delle respon­sa­bi­lità del diri­gente sco­la­stico». Al pre­side saranno inol­tre attri­buiti stru­menti sia finan­ziari sia fun­zio­nali col­le­gati a un piano di valu­ta­zione dei docenti scelti sulla base di un «pro­getto edu­ca­tivo» e al piano trien­nale dell’offerta formativa.

Que­sta tra­sfor­ma­zione era già con­te­nuta nelle «linee guida» della «Buona Scuola» pre­sen­tata il 3 set­tem­bre 2014. Il governo ha fatto tut­ta­via inver­sione a «U» rispetto ai tanto decan­tati «scatti di merito» che avreb­bero dovuto tra­sfor­mare radi­cal­mente la car­riera dei docenti. Dopo la sonora boc­cia­tura di que­sto pro­getto avve­nuta nella con­sul­ta­zione online (il 60% ha votato com­ples­si­va­mente con­tro) il governo ha man­te­nuto gli «scatti di anzia­nità». «Il prov­ve­di­mento è stato molto con­te­stato — ha ammesso per la prima volta Renzi — La scuola sarebbe stato l’unico set­tore della Pub­blica ammi­ni­stra­zione ad averli». Il pre­si­dente del Con­si­glio ha inol­tre defi­nito «spe­ciose» le cri­ti­che di chi ha descritto la sua scon­fitta poli­tica sulla «meri­to­cra­zia» annun­ciata per sei mesi e poi riti­rata davanti alla sua mani­fe­sta incostituzionalità.

In realtà si tratta di una bat­tuta d’arresto cla­mo­rosa che rap­pre­sen­tava il pila­stro della riforma insieme alle assun­zioni dei pre­cari. In più, a conti fatti, si sarebbe trat­tato di aumenti risi­bili. Sce­gliere di tor­nare agli scatti di anzia­nità non risolve gran­ché. Il con­tratto nazio­nale della scuola è bloc­cato dal 2009. E sem­bra che lo resterà a lungo. Il sovra­di­men­sio­na­mento del ruolo del diri­gente sco­la­stico è il segno che il governo non si è tut­ta­via ras­se­gnato e con­ti­nua a per­se­guire il suo pro­getto neo-manageriale. Nel 2016 sono pre­vi­sti 200 milioni di euro per la valu­ta­zione del merito dei docenti: «Deci­de­ranno le sin­gole auto­no­mie scolastiche».

L’altro capi­tolo, spi­no­sis­simo, è quello delle assun­zioni. Dalle 148 mila annun­ciate a set­tem­bre il governo ha fatto mar­cia indie­tro e assu­merà 107 mila docenti pre­cari nelle Gra­dua­to­rie ad esau­ri­mento (Gae), com­pren­sivi degli ultimi vin­ci­tori del «con­cor­sone» del 2012. Ver­ranno inse­riti nell’organico fun­zio­nale. «Le assun­zioni saranno la fine di un per­corso, non l’inizio» ha aggiunto Renzi in maniera enig­ma­tica. Tra gli assunti non ci sono i 23 mila docenti della scuola dell’infanzia. Per que­sti ultimi si pre­para un pur­ga­to­rio di un anno e si è riman­dato alla legge delega. Nel frat­tempo gli ido­nei al «con­cor­sone» pro­met­tono ricorsi a valanga con­tro il governo e il blocco del con­corso per il 2016. Can­cel­late le gra­dua­to­rie di isti­tuto: «Chi non pas­serà il con­corso andrà fuori e ciao» ha detto Renzi.

È uffi­ciale: decine di migliaia di docenti tito­lati, ma che sono rima­sti fuori dalle Gae, rischiano seria­mente di bru­ciare anni di studi e lavoro nella scuola. I loro diritti non ver­ranno rico­no­sciuti. Per Renzi «è una rivo­lu­zione stre­pi­tosa» che sana una «ferita ven­ten­nale». Non la pen­se­ranno così i pre­cari apo­lidi dell’insegnamento. Molti dei quali hanno svolto più di 36 mesi di inse­gna­mento e dovreb­bero essere assunti, come impone la sen­tenza della Corte Ue. Per il governo le assun­zioni rispon­dono a quella sto­rica sen­tenza. Da oggi non «sarà pos­si­bile sti­pu­lare con­tratti a ter­mine supe­riori a 36 mesi» ha aggiunto Giannini.

Insieme alla pro­messa di eli­mi­nare le «classi pol­laio» e un bonus per i docenti da 50 euro al mese (500 all’anno) per con­sumi cul­tu­rali e aggior­na­mento pro­fes­sio­nale (tea­tro, cinema e acqui­sto libri) che ricorda gli 80 euro dell’Irpef, il governo con­ferma il regalo alle scuole pari­ta­rie (a mag­gio­ranza cat­to­lica). Anche qui c’è stata una par­ziale mar­cia indietro:durerà fino alla terza media. Con­fer­mato lo «School bonus» con cre­dito di impo­sta per chi inve­ste nella scuola e la pos­si­bi­lità di desti­nare il 5xmille al sin­golo istituto.

Al par­la­mento ven­gono lasciati tempi ridot­tis­simi per l’approvazione del Ddl. Renzi si è detto «otti­mi­sta» sui tempi. Resta sem­bra in ballo un decreto d’urgenza sulle assun­zioni se le camere non rispon­de­ranno al ricatto. Pre­vi­sta anche una legge delega per la crea­zione di un testo unico.

Roberto Ciccarelli, Il Manifesto, 12-III-2015