"Zingaretti batta un colpo su Lotti e Ferri"

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"Zingaretti batta un colpo su Lotti e Ferri"

Intervista a Gianrico Carofiglio

L'ex magistrato e senatore dem "sconcertato" dal coinvolgimento di esponenti Pd nella vicenda delle nomine nelle procure: "È un problema anche di etica politica"

“La vicenda delle nomine nelle procure pone un problema anche di etica politica. Il Pd di Zingaretti batta un colpo. È sconcertante che in quella stanza d’albergo oltre ai magistrati ci fossero esponenti dem. I responsabili in questa vicenda facciano un passo indietro, o di lato, ma per andare altrove”. Così Gianrico Carofiglio, senatore Pd dal 2008 al 2013, prima magistrato, oggi scrittore, che critica l’autospensione dei membri Csm che “non esiste e rischia di essere fumo negli occhi” e invita a rivedere i criteri di nomina dei capi ufficio applicando quello dell“’anzianità temperata: il primo passo per ridare credibilità al sistema”.

Gianrico Carofiglio, ex politico ed ex magistrato, sembra la persona più appropriata per parlare della vicenda delle nomine del Csm.
Premessa sugli ex, sono sicuramente un ex magistrato, ma di politica continuo a occuparmi, anche senza essere in Parlamento. Il fatto stesso che sia qui parlare di questi  temi lo conferma.

Che idea si è fatto della vicenda? Cosa sta provando? Si sente ferito dal “discredito” sui magistrati di cui ieri ha parlato Ermini? Provo sconcerto. Per non usare un’espressione più forte. Perché è vero che tutti quanti noi abbiamo avuto a volte sentore di manovre poco trasparenti nel momento in cui si decidevano le nomine di vertici per gli uffici giudiziari più importanti del Paese, ma un conto è immaginare, intuire, sospettare, un altro è vedere con i propri occhi, quasi in diretta, questa rappresentazione che se non fosse drammatica per la salute delle istituzioni sarebbe grottesca.

Cosa lo ha colpito?
Per quello che ne so io, nelle stanze d’albergo ci si va dopo aver registrato i propri documenti – mi perdoni la deriva poliziesca – ma come sono entrati tutti insieme in quella stanza? Questa scena di magistrati e politici in una stanza d’albergo sembra presa da un film di seconda categoria. Ecco, non trascurerei questo aspetto di costume, che sconfina nel trash. Perché si va in una stanza d’albergo? Se mi invitassero a un dopo cena in una stanza d’albergo io mi porrei delle domande sul perché di un invito così bizzarro E poi non ci andrei.

La vicenda pone il problema dei rapporti tra politica e giustizia. Il presidente Anm Grasso aveva parlato di rapporti “fisiologici”. Poi ha rettificato. Il tema però resta.
Certo che resta. I membri del Csm – magistrati – fuori dal Csm possono parlare per questioni relative alle nomine al massimo con colleghi per acquisire informazioni utili a decidere. È invece sconcertante che – secondo quanto leggo sulla stampa - interlocutori sono due appartenenti a un partito politico, cioè il Pd. Esponenti fra l’altro privi di qualsiasi titolo a occuparsi di tali questioni.

Il Pd non ha fatto abbastanza?
Il Pd farebbe bene a battere un colpo chiaro e forte su questa vicenda e dire con molta chiarezza che iscritti e parlamentari non possono fare certe cose, non possono - per ragioni oscure, o forse troppo chiare - interferire con le nomine di un organo di rilievo costituzionale come il Csm. Se le informazioni giornalistiche fossero confermate credo sarebbe opportuno richiedere dimissioni e in mancanza, assumere provvedimenti.

Torniamo alla stanza d’albergo...
In quella stanza d’albergo c’è un problema grave per i magistrati ma altrettanto grave per i politici. In quella stanza – a leggere ciò che è filtrato sulla stampa – c’erano anche degli esponenti Pd come Cosimo Ferri e Luca Lotti. Non c’è solo l’etica dei magistrati, ma anche dei politici che, insisto,  non possono interferire indebitamente con le prerogative di un organo di rilievo costituzionale. Il Pd – che ho votato alle ultime elezioni, di cui quindi non sono un avversario, tutt’’altro  – deve prendere un’iniziativa. Davvero non si può fare finta di niente, se il Pd vuole inaugurare una stagione nuova con Zingaretti, sia concretamente lontano da queste pratiche.

È un messaggio a Zingaretti?
Non ho titolo a mandare messaggi. Ciò detto credo Zingaretti e tutto il gruppo dirigente del partito  debba porsi il problema. Non si può rimanere in una comunità che aspira a trasformare il Paese, senza chiedere ai responsabili di una vicenda come queste di fare un passo di lato. O indietro, o dove preferiscono, ma per andare altrove.

Per il presidente dell’Associazione nazionale magistrati “l’autosospensione non basta” e i magistrati coinvolti nella vicenda delle nomine si devono dimettere. È d’accordo?
Io andrei anche oltre quello che dice Grasso. L’autosospensione è un istituto giuridico inesistente e parlare di una cosa che non esiste rischia di essere fumo negli occhi per i non addetti ai lavori. Auto sospendersi significa solo non andare a qualche riunione, a propria totale discrezione. Esistono la sospensione, la decadenza e le dimissioni. Sei i fatti sono quelli raccontati dai giornali, non vedo altra soluzione per i membri del Csm coinvolti che le dimissioni. Diversamente credo che il Consiglio dovrebbe attivare le procedure di sua competenza.

Tornando alla vicenda delle nomine, c’è chi ha parlato di scandalo come la P2 o di questione morale per i magistrati.
Non amo mettere sullo stesso piano cose diverse. La P2 fu uno scandalo sistemico enorme. Non mi sento di lanciare verdetti generali su episodi singoli. È vero però che i fenomeni corruttivi (uso l’espressione in senso lato, alludendo non solo ai reati ma anche al malcostume) non nascono dal nulla. Non è che uno diventa corrotto da un giorno all’altro. Di solito si tratta. Di uno smottamento progressivo e quasi impercettibile. Si inizia col dire “se prendo il biglietto dello stadio non faccio male a nessuno” e si finisce col parlare della successione di un magistrato con un politico coinvolto in un procedimento su cui indaga la procura guidata dallo stesso magistrato. Al grave malcostume si arriva, individualmente e collettivamente, quando non si presta attenzione alle regole deontologiche, allo statuto etico dell’essere magistrati. Ecco in questo senso forse si può parlare di questione morale.

Nel documento finale del plenum straordinario del Csm si invoca l’autoriforma, è sufficiente?
Guardi, io non sono in magistratura da qualche anno ma registro il disagio di molti ex colleghi per la pratica delle nomine dei capi degli uffici. Si è passati alla nomina per anzianità alla totale discrezionalità degli ultimi anni. Forse ridefinire i criteri delle nomine, reintrodurre il criterio dell’anzianità temperata – ossia della scelta del migliore per fascia di età – potrebbe essere il primo passo. Un buon punto di partenza e un ottimo segnale, più che immaginare grandi autoriforme.

Ripartire da qui per ridare un po’ di credibilità al sistema?
Sì, sarebbe un buon primo passo e potrebbe già farlo il Csm con una circolare interna.

Si aspetta delle parole dal capo dello Stato?
Spero che Mattarella non sia costretto a parlare, magari invitando qualcuno dei protagonisti di questa vicenda a fare il suddetto passo di lato. Spero che chi deve farlo prenda le decisioni più opportune senza aspettare che sia il Capo dello Stato a chiederlo.

Stefano Baldolini, Huffington Post, 5-VI-2019