Home Page II trim. 2012

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Don Lorenzo, ribelle obbediente


“Beato il paese che non ha bisogno di eroi.”


Don Lorenzo con la sua testimonianza ed il suo impegno ha forse incarnato più di ogni altro il detto di Brecht.
Non dobbiamo crearci degli eroi o dei santi per esonerarci dall’impegno quotidiano di lottare per la giustizia e per la pace. Sempre dalla parte degli oppressi.
FD, Pax Christi, 26 Giugno 2012


Segue articolo pubblicato Sabato 23 Giugno 2012 sul Manifesto:


45 ANNI FA – Il 26 giugno 1967 moriva Don Milani. Alcune sue intuizioni, per lo più inattuate, e molte denunce, inascoltate, conservano intatta la loro dirompenza. Storia di un «ribelle obbediente».


L’esplosiva profezia del benecomunismo
Scuola «per tutti», ma anche la casa e l’acqua. E no alla guerra, eccetto quella partigiana Un prete giudicato inopportuno e mai riabilitato dalla Chiesa. Come le sue Esperienze pastorali.




Illusioni e contorsioni
Conclusioni del vertice UE del 29 giugno 2012

I (pochi) soldi nella pancia del «fondo salvastati» che passano per le mani della Banca centrale europea che finiscono nelle bocche affamate degli stati indebitati, mentre i soldi stampati (senza limiti) dalla Banca centrale vanno direttamente nelle tasche delle banche private…
... L'effetto del Consiglio europeo chiuso ieri a Bruxelles è questo intreccio di contorsioni e di immagini illusorie. Un'Europa che si sforza di trasmettere l'immagine di «fare qualcosa» dentro la paralisi dell'assetto istituzionale europeo...
Solo su una cosa i paesi membri si muovono tutti insieme: la tutela della finanza. Da Bruxelles sono venute tutte misure che proteggono la speculazione, salvano le banche - a cominciare da quelle spagnole -, «rassicurano i mercati»; la tassa sulle transazioni finanziarie è ancora una volta rinviata: non si sa chi ci sta, quanto si tassa, quando entrerà in vigore. La politica ha rinunciato anche al più piccolo scontro con la finanza che le avrebbe dato un po' di tregua contro la speculazione.
Mario Pianta, Il Manifesto, 30-VI-2012


Il Parlamento italiano, il 27 giugno 2012, ha cancellato l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori

Il peggior Ministro

…Ieri si è tolto il dente malato, quello del giudizio, sentenziando che «il lavoro non è un diritto». Chi ha votato per cancellare l'articolo 18 e istituzionalizzare la precarietà con il ricco menù di 46 forme contrattuali diverse farebbe meglio a non scandalizzarsi per le parole rivelatrici del ministro Fornero: quelle parole sono le loro, quella politica che fa carne di porco dei diritti conquistati con il sudore e il sangue di intere generazioni di lavoratori è la loro politica. Ci sono questioni di fondo che dividono in due, o si sta di qua o si sta di là, tertium non datur. A, B e C stanno di là. Saranno sicuramente soddisfatti, però, della precisazione ministeriale secondo cui non è «il lavoro» ma «il posto di lavoro» a non essere un diritto. I giornalisti, si sa, capiscono interpretano e riferiscono sempre male…
Loris Campetti, il Manifesto, 28-VI 2012



Con la modifica dell'art. 18 una falsa reintegra


…Che Giustizia è mai quella che, riconoscendo a distanza di due o tre anni il diritto alla reintegra, prevede per il lavoratore un risarcimento di poche migliaia di euro a fronte di una perdita di decine di migliaia di euro?

(continua nella sezione Rassegna stampa) Antonio Di Stasi Professore di Diritto del lavoro nell'Università Politecnica delle Marche, Il Manifesto, 21-VI-2012

 


Biblioteca Provinciale “A. C. De Meis” – Chieti



Il Sindaco di Chieti riferisce la comunicazione inviataGli dal Presidente della Provincia, secondo la quale “la progettazione dei lavori di ampliamento e ristrutturazione della Biblioteca è stata affidata il 24 maggio all’ingegner Nicola Pasquini, con il supporto esterno dell’ingegner Roberto Mammarella. In due anni, la Biblioteca sarà riconsegnata alla città”. Dal quotidiano Il Centro, 30-VI-2012

N. B. La Biblioteca è crollata a giugno 2005, durante i lavori di sistemazione.

L’ex Presidente della Regione Abruzzo, G. Pace, in una lettera aperta al Sindaco e al Presidente della Provincia denuncia il degrado nel cantiere eterno della Biblioteca: “L’indecenza nel sito della Biblioteca è diventata insopportabile…Immondizie e ratti nell’area del crollo, sterpi intorno all’edificio tutto…” S. B. Il Centro, 29-VI- 2012




 

Trivellazioni di gas ad alta pressione nella cintura teatina

L’allarme dei docenti D’Orsogna e Stoppa: la Gas Plus ha proposto la realizzazione di un impianto di stoccaggio in un’area ad elevata sismicità tra Filetto, Casacanditella, San Martino sulla Marrucina, Calcara e Fara Filiorum Petri…in cui è espressamente vietato realizzare nuove infrastrutture di trasporto e di servizi (strade, ferrovie, acquedotti, elettrodotti, metanodotti, oleodotti…). Spiega Maria Rita D’Orsogna, del Dipartimento di Matematica dell’Università di Los Angeles: il progetto, denominato Poggio Fiorito Stoccaggio “prevede il trivellamento di due nuovi pozzi da cui estrarre gas mediante l’utilizzo di fluidi perforanti e tossici da smaltire, il riadattamento di un pozzo dismesso per lo stoccaggio e la costruzione di una centrale di trattamento”.

A pochi chilometri sorgono due siti di interesse comunitario e il Parco Nazionale della Maiella. F. Casmirro, Il Centro, 15-VI-2012




La politica che non c'è



Dove sta scritto che la politica deve essere unicamente estenuante mediazione per comporre interessi diversi? Questo è sicuramente un ferro del mestiere, un ferro insufficiente senza un lavoro radicale proteso a costruire uomini che siano fuori dalla logica sviluppista, dalla visione del mondo come una cava da sfruttare

...La politica si sta riducendo sempre più alla manutenzione dell'egoismo…

Quello che una volta era il conflitto di classe adesso è diventata la guerra delle vanità contrapposte: si preferisce contestare il vicino di casa, si preferisce parlare male delle persone che abbiamo intorno, piuttosto che organizzare la lotta ai padroni del mondo. Questi padroni a volte vanno in disgrazia, vedi Berlusconi, e la sinistra non sa approfittarne per provare a costruire una democrazia senza padroni.

Il capitalismo è intimamente morto, ma prima di morire ha stordito anche la sinistra. E allora ci troviamo in una stagione con gli occhi chiusi. E l'occidente sta diventando una macchina della decomposizione.

(continua nella sezione Rassegna stampa) Franco Armino, Il Manifesto, 21-VI-2012

 

 


 

Così la corruzione prospera

La corruzione in Italia è un fenomeno pervasivo e sistemico. E tuttavia le norme appena approvate alla Camera si possono considerare come un compromesso al ribasso tra istanze politiche contrapposte. Gli aspetti positivi non mancano, ma non si affrontano le vere criticità del sistema e in alcuni casi si fanno pericolosi passi indietro. Se la legge sarà definitivamente varata, per molti anni rappresenterà il quadro normativo di riferimento nella lotta alla corruzione nel nostro paese. Senza riuscire a incidere sulle condizioni che rendono queste attività redditizie e poco rischiose. Alberto Vannucci (lavoce.info) Il Fatto Quotidiano, 19-VI, 2012

 

 


 

Appello dei giuristi democratici ai parlamentari del Pd

"Avete una responsabilità storica, non votate l’abrogazione dell’art.18

Le Camere si accingono a discutere un disegno di legge di riforma del mercato del lavoro che viene propagandata come inevitabile, e viene giustificata con il fatto che ad oggi in Italia un imprenditore in gravi difficoltà economiche non possa ridurre il proprio personale. Quali deputati e senatori del Pd, saprete sicuramente che quanto sopra non corrisponde a verità, in quanto il nostro ordinamento prevede espressamente la possibilità di licenziare per motivi economici, essendo previsto il licenziamento per giustificato motivo oggettivo (fino a 5 dipendenti) o collettivo (oltre i 5 dipendenti) e che la stessa Ocse pone l'Italia al di sotto della media europea per quanto attiene agli indici della rigidità in uscita.

La nuova formulazione dell'art.18 dello Statuto dei Lavoratori non introduce alcuna nuova causa di licenziamento, ma incide solo sul trattamento sanzionatorio dei licenziamenti illegittimi, quelli senza giusta causa e giustificato motivo, stabilendo tetti massimi (irrisori) ai risarcimenti che vanno dai 6 mesi (paradossalmente per la violazione più palese, il licenziamento privo di motivazione), fino a 24 mesi.

La reintegrazione viene di fatto abolita, sia per il licenziamento (strumentalmente definito) disciplinare, dove rimane limitata a casi marginali, che per il licenziamento (strumentalmente definito) economico - nel quale il reintegro previsto sulla carta è del tutto impraticabile - così come per i licenziamenti collettivi illegittimi, aprendo la strada ad espulsioni di massa di forza lavoro (la Cgia di Mestre quantifica in 60 mila i posti che andranno persi nei primi 10 mesi di applicazione: 2 mila licenziamenti al giorno). L'attuale art.18 è una norma a costo zero per il datore di lavoro corretto, in quanto interviene solo nei confronti di chi non rispetta la legge.

(continua nella sezione Rassegna stampa) 6 giugno 2012

 


A che serve premiare il merito?

Che cultura è quella che deve servire a "vincere".

Che cosa ha fatto finora il ministero dell'Università per la mancanza di fondi di ricerca, borse di studio, assegni per laureati, dottorati, Ph.d e master, deficit che buttano nella disperazione i nostri studenti e ricercatori? Nulla, però annuncia la svolta meritocratica. In realtà, ciò che preme a Profumo è creare delle élite per il mercato. E basta


Ma come fa il sottosegretario all'Università e alla Pubblica Istruzione, Marco Rossi Doria - su Repubblica del 4 giugno - a lodare il ministro Profumo per le sue recenti proposte sulla scuola e sull'Università del merito? Ma non si accorge che quanto sostiene il suo ministro è il rovesciamento e il dileggio di tutto ciò che egli ha fatto per una vita come maestro di strada per i vicoli di Napoli? Sostiene Profumo che nell'Università verrà premiata una piccola percentuale dei laureati più bravi, segnalata alle imprese che saranno incentivati ad assumere tra questi pochi eletti. E tutti gli altri? Tutti gli altri si devono sentire degli sconfitti, "demeritanti", e devono accettare la loro condizione di senza futuro. È questa la grande trovata: l'incapacità odierna delle società capitalistiche di valorizzare le energie intellettuali di massa della nostra gioventù deve essere percepita come una colpa individuale da ciascuno dei perdenti. Così si neutralizzano le loro frustrazioni. Si capovolge la realtà e si rovesciano le responsabilità.
Ma lo sa Rossi Doria, lo sa Profumo che oggi migliaia di nostri giovani, detentori con pieno merito di lauree, dottorati, Ph.d, master ecc. sono gettati nella più cupa disperazione per mancanza di fondi di ricerca, borse di studio, assegni, oltre che per l'assenza anche della più modesta prospettiva di lavoro? Quali risorse ha messo a disposizione il ministero dell'Università per questo enorme potenziale di intelligenze e di energie che languiscono? Nulla. Crede, Profumo, che il riconoscimento del merito arriva oggi con lui e che i titoli accumulati dai nostri ragazzi negli ultimi anni siano frutto di clientelismo baronale? E come mai questi ragazzi primeggiano in tutte le Università e centri di ricerca appena mettono il naso fuori dai confini nazionali?

(continua nella sezione Rassegna stampa) Piero Bevilacqua

 


"Calcola la tua Imu"

In questi giorni i giornali sono pieni di sezioni che aiutano i lettori a stabilire quanto dovranno pagare di imposta sugli immobili. Ma a molte categorie è stato risparmiato il disturbo di preoccuparsi (a chi è andata male tocca l'aliquota dimezzata). E al tavolo delle esenzioni c'è sempre qualcuno che è più esente degli altri. I costruttori, ad esempio, che risparmieranno 35 milioni. E poi le fondazioni bancarie, mancato introito per 10 milioni. Gli enti ecclesiastici, che nella vaghezza della destinazione commerciale potrebbero valere un mancato gettito tra i 100 e i 700 milioni. E poi ancora i partiti (e le fondazioni che ne inglobano i beni), e i possessori di dimore storiche che avranno uno sconto del 50%, pari a circa 23 milioni. Marco Palombi, Il Fatto Quotidiano, 6-VI-2012




Riceviamo e pubblichiamo

Purtroppo l'ipotesi del Gruppo TOTO di trasformare Bussi in una megacava con annesso cementificio (con probabile combustione di rifiuti) si sta facendo concreta. Vi ricordo che questo impianto dovrebbe sorgere a poche centinaia di metri dai pozzi dell'acqua potabile che riforniscono tutta la Val Pescara, Chieti e Pescara comprese!

Dovremmo anche subire la beffa dell'uso di 50 milioni di euro di fondi pubblici per bonificare un sito attualmente di proprietà della multinazionale Solvay! Il tutto tra due parchi nazionali e sopra la più grande falda appenninica!

E' necessario mettere in campo un'azione forte di contrasto per chiedere la bonifica.

Per questo è convocata una riunione urgente ed operativa per giovedì 7 giugno alle ore 21 (si prega di venire in orario) presso la sede

dell'Abruzzo Social Forum a Sambuceto. Augusto De Sanctis, WWF

 


Libertà e Giustizia fa proprio l’appello dei 12 giuristi, che denunciano all’opinione pubblica la gravità di questa iniziativa per i pregiudizi che può arrecare alle Istituzioni della Repubblica e si rivolgono a tutti i parlamentari perché rinuncino a portare avanti una modifica tanto pericolosa del sistema costituzionale.



FIRMA anche Tu l’appello sul sito www.libertaegiustizia.it



Con una inammissibile precipitazione il Senato ha approvato in commissione un disegno di legge di riforma costituzionale che s´intende portare in aula già martedì prossimo. Ma la Costituzione non può essere profondamente mutata senza una vera discussione pubblica, senza che i cittadini adeguatamente informati possano far sentire la loro voce. E´ inaccettabile che la richiesta di partecipazione, così forte ed evidente proprio in questo momento, venga ignorata proprio quando si vuole addirittura modificare l´intero edificio costituzionale. I cittadini, che negli ultimi tempi sono tornati a guardare con fiducia alla Costituzione, non possono essere messi di fronte a fatti compiuti.

Offrendo ad una opinione pubblica offesa da prevaricazioni e prepotenze un´esigua riduzione del numero dei parlamentari, che passerebbero da 630 a 508 alla Camera e da 315 a 254 al Senato, si vuol cogliere l´occasione per alterare pericolosamente l´assetto dei poteri istituzionali (la riduzione dei parlamentari può essere affidata ad una legge costituzionale a sé stante, senza stravolgere la Costituzione). Viene attribuita una posizione assolutamente centrale al Presidente del Consiglio, mortificando il Parlamento e ridimensionando in maniera radicale la funzione di garanzia del Presidente della Repubblica. Il Parlamento è conculcato nelle sue stesse funzioni e nella sua libertà, fino a poter essere sciolto dallo stesso Presidente del Consiglio, nel caso votasse contro una sua legge sul quale fosse stata posta e negata la fiducia. L´intreccio tra sfiducia costruttiva e potere del Presidente del Consiglio di chiedere lo scioglimento delle Camere attribuisce a quest´ultimo un improprio strumento di pressione e rende marginale il ruolo del Presidente della Repubblica. I problemi del bicameralismo vengono aggravati, il procedimento legislativo complicato. Gli equilibri costituzionali sono profondamente alterati, cancellando garanzie e bilanciamenti propri di un sistema democratico. E ora si propone di passare da una repubblica parlamentare ad una presidenziale, di mutare dunque la stessa forma di governo, addirittura con un emendamento che sarà presentato in aula all´ultimo momento.

I firmatari di questo documento denunciano all´opinione pubblica la gravità di questa iniziativa per i pregiudizi che può arrecare alle Istituzioni della Repubblica e si rivolgono a tutti i parlamentari perché rinuncino a portare avanti una modifica tanto pericolosa del sistema costituzionale.

Umberto Allegretti, Gaetano Azzariti, Lorenza Carlassare, Luigi Ferrajoli, Gianni Ferrara, Domenico Gallo, Raniero La Valle, Alessandro Pace, Alessandro Pizzorusso, Eligio Resta, Stefano Rodotà, Gustavo Zagrebelsky

 


Quel referendum dimenticato

Il 25-26 giugno del 2006, dunque, il popolo italiano, vanificando con referendum la modifica, di berlusconiana memoria, della II Parte della Costituzione, riaffermando la intangibilità della forma parlamentare di governo, produsse una decisione mai prima adottata nella storia degli stati retti su costituzioni scritte. Rinnovò la validità e l’efficacia della sua Costituzione tal quale era stata deliberata per la forma di governo dall’Assemblea costituente nel 1947

Ho atteso qualche giorno che qualcuno dei leader politici di questo Paese, specie se sedicente democratico, replicasse con chiarezza, fermezza, risolutezza all’ultimo colpo che Berlusconi vuole infliggere alla democrazia italiana trasformando la nostra repubblica con un emendamento. Quello che, peggiorando irrimediabilmente il progetto di legge costituzionale in discussione al Senato, già da solo, è inficiato da insipienza giuridica e di perversione politica.

Ho atteso che si potesse risvegliare in qualche segretario dei partiti non-azienda la reminiscenza del dovere inderogabile e imprescrittibile di ogni democratico: quello di rispettare la volontà del popolo. Ma i segretari tacciono o balbettano i loro «ni», «so», «vedrò». È perché dirigono partiti che non hanno memoria e hanno quindi un’identità debole, incerta, confusa. Hanno perduto anche il ricordo dell’unico evento alto e nobile di questi vent’anni. A determinarlo fu il corpo elettorale di questa Repubblica che dichiarò la sua volontà sulla forma di governo che voleva per sé, esprimendola nella forma giuridicamente e politicamente più univoca ed ineccepibile, quella del referendum.

Sei anni fa, non sessanta, il 25-26 giugno 2006, infatti, le elettrici e gli elettori di questo nostro Paese, con una maggioranza di gran lunga superiore a quella necessaria, hanno confermato, ribadito, consacrato per la nostra Repubblica, la forma parlamentare di governo come prescritta dal Costituente italiano negli anni migliori della nostra storia nazionale.

(continua nella sezione Rassegna stampa) Gianni Ferrara, www.esserecomunisti.it.

L’articolo è stato pubblicato sul quotidiano Il Manifesto il 5-VI-2012

 


Lavoro- Pubblico impiego

Licenziare gli statali è equo”

Il Manifesto, 5-VI-2012

 


Pronto il decreto sul merito. Come mercificare il sapere

Nella nostra Costituzione lavorare è un valore, ma il lavoro non è servitù, materiale e simbolica, alle logiche della produzione e della produttività, ma dimensione della dignità e della partecipazione, perciò le pretese del mercato sono nel nostro testo costituzionale limitate dalla difesa della libertà, sicurezza e dignità umana, e l'istruzione è un bene che serve allo svolgimento della personalità degli individui in chiave di libertà, e verso l'obiettivo - aperto, perciò problematico, perciò libero - di una società più giusta.

Il governo sta predisponendo un «decreto merito» in materia di scuola, università e formazione. In un linguaggio infarcito di richiami a qualità, eccellenza, valutazione e buone pratiche internazionali, spiccano idee come l'istituzione delle Olimpiadi del Sapere, il Miglior studente dell'anno, o il Portfolio dello studente, una banca dati dove il pedigree formativo (corsi di lingua, musica, vela, danza, e pagelle) di ciascuno studente potrà essere consultato dalle imprese a caccia di risorse umane. Scorrendo l'altisonante e compiaciuto articolato, vien da pensare a quanto sarebbe bello se il governo, oltre a dare lezioni al mondo della scuola, dell'università, del lavoro su come ci si deve comportare per essere bravi, corretti e allineati alle migliori prassi, cominciasse a ricordarsi che il modo normale, corretto, allineato alle migliori prassi di introdurre nuove norme è il procedimento di legge ordinaria (e senza questioni di fiducia a raffica) e non il decreto legge, il ricorso al quale in mancanza dei requisiti costituzionali di straordinaria necessità ed urgenza costituisce un abuso, che l'attuale esecutivo compie ogni giorno, insieme all'abuso del ricorso sistematico alla questione di fiducia nell'approvazione dei disegni di legge.

(continua nella sezione Rassegna stampa) Silvia Niccolai, Il Manifesto, 3-VI-2012

 


COMUNICATO

Comitato di Chieti

Salviamo la Costituzione: Aggiornarla-Applicarla-non Demolirla



Il Comitato di Chieti in difesa della Costituzione, anche il 2 giugno dell’anno in corso, distribuirà la Costituzione ai cittadini per le vie del Centro Storico, dalle ore 11,00, “indossandone” gli articoli.

Il Comitato ribadisce l’urgenza di attuare la Costituzione per far vivere la Democrazia, realizzando il progetto di società che nella Carta è prefigurato. Infatti, la Costituzione dà risposte precise, esaurienti, concrete ai problemi dei cittadini, tra cui centrale è quello del lavoro, che si vuole ridurre da fondamento della Repubblica a strumento di sfruttamento per l’arricchimento e il potere di pochi, togliendo alla iniziativa economica privata i vincoli imposti dalla utilità sociale. (art. 41)

Si considera forse eccessivo il riconoscimento al lavoratore del diritto ad “assicurare a sé ed alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa”? (art. 36)



Il Comitato in difesa della Costituzione è composto dalle associazioni ANPI-Brigata Maiella, Chieti nuova 3 febbraio, Chieti resiste, Comitato di quartiere Santa Maria, La fabbrica di Chieti, Lista 360 gradi,  Unitre, il CIF, la Confesercenti, Legambiente, i partiti Italia dei Valori, Partito Democratico, Rifondazione comunista, Sinistra ecologia e libertà, Donne e Giovani dell’Italia dei Valori, i Giovani Democratici, i sindacati CGIL, CISL, UIL, USB.

 


 

CHIETI, 2 GIUGNO 1946: VIVA LA MONARCHIA!

ABBASSO LA REPUBBLICA!



Diversamente da tante altre città e cittadine meno nobili e illustri, Chieti non è stata ancora premiata con la concessione di medaglie. Ingiustamente: avrebbe diritto a una medaglia d’oro al valor civile, più che per i problematici fatti legati a “Chieti città aperta”, per le numerose ammirevoli prove di devozione alla monarchia sabauda.

Dal 1860 al 1946 la classe dirigente, nobiliare e altoborghese, proprietaria e conservatrice, liberale e fascista, infine democristiana, difese strenuamente i propri privilegi e le istituzioni monarchiche, costituendo con la Chiesa un granitico blocco d’ordine.

Il 18 ottobre 1860 il re Vittorio Emanuele II entrò in città passando a cavallo sotto un grandissimo arco di trionfo eretto a Porta Sant’Anna; percorse le vie di Santa Chiara e San Francesco, tappezzate di foglie d’alloro ed erbe aromatiche, rispondendo commosso fino alle lacrime alle acclamazioni del popolo osannante; giunto in Piazza Grande, salì la scalinata della cattedrale, accolto con gran pompa dall’arcivescovo Luigi Maria De Marinis e dal clero; poi si diresse verso il Palazzo del Governatore. La sera riposò le stanche membra fra le braccia dell’amante Rosa Vercellona (“la bella Rosita”), gentilmente e segretamente ospitata nel Casino Nolli. A imperitura memoria della visita del primo Re d’Italia, le autorità cittadine gli intestarono la Piazza Grande,

Il 13 novembre 1878 la “fedelissima” Chieti, sempre “tra il plauso d’immenso popolo”, accolse il figlio Umberto I, la regina Margherita e il “principino”, invocando a gran voce la condanna a morte dell’anarchico Giovanni Passannante, che aveva attentato col pugnale alla “sacra e inviolabile” persona del sovrano.

Il primo maggio 1898, a Chieti, l’esercito intervenne contro il popolo in rivolta per il pane, ricevendo il plauso delle autorità al governo della città (la rivolta fu repressa con arresti e processi per direttissima). Il 6 e 7 maggio, a Milano, il generale Fiorenzo Bava-Beccaris represse con spietata durezza la rivolta del popolo affamato: ordinò ai soldati di sparare cannonate sui dimostranti, provocando una strage. Il re Umberto I, come premio per la brillante operazione militare, gli concesse la Gran Croce dell’Ordine militare di Savoia e un seggio al senato. Il 29 luglio 1900, nel parco di Monza, il sovrano reazionario fu ucciso con un colpo di rivoltella dall’anarchico Gaetano Bresci, che volle vendicare i morti di maggio e l’offerta della decorazione al “criminale” generale. Il 12 maggio 1901 l’amministrazione comunale di Chieti, “interpretando i sensi della cittadinanza commossa dall’atroce scempio dell’Augusta Persona”, gli dedicò una lapide commemorativa, murata sulla facciata del Palazzo del Governo, e gli intitolò la piazza antistante.

Nel triennio 1920-1922 furono i monarchici Raffaele Paolucci, Giacomo Acerbo, Guido Cristini e Giustino Troilo a traghettare dal liberalismo al fascismo (un fascismo garante della sopravvivenza della gloriosa dinastia sabauda) Chieti e la sua provincia. L’ascesa di Mussolini al governo dopo la marcia su Roma fu salutata in città con una grande manifestazione popolare e inni di gloria alla Patria e al Re.

L’11 febbraio 1929 la Chiesa teatina, guidata dall’arcivescovo Nicola Monterisi, esultando per la firma dei Patti Lateranensi, che suggellarono anche nella provincia di Chieti l’instaurazione di un regime clerico-fascista, indicò tra gli artefici sommi dello storico evento “l’alta sapienza di un sovrano cristiano”.

Il 9 settembre 1943 la città, ospitando la Divisione Legnano, protesse la fuga da Roma della famiglia reale.

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E gli infedeli? I seguaci di Mazzini, Garibaldi, Pisacane, Oberdan, Bovio, Cavallotti, Imbriani? I discepoli di Bakunin, Ferrer, Marx, Lenin, Turati?  Perseguitati, processati, reclusi, esiliati, giustiziati.

Camillo Di Sciullo, tipografo, anarchico. Condusse una tenace battaglia contro il mezzanottismo. Condannato a tre anni e mezzo di reclusione e a sei mesi di domicilio coatto nell’isola di Pantelleria.

Ettore Croce, ingegnere, professore di matematica, giornalista, scrittore, socialista rivoluzionario, comunista, repubblicano. Lottò contro lo stato borghese e monarchico “incardinato sul principio d’autorità”; contro i governi di Crispi e Pelloux, che soffocarono le istituzioni democratiche e repressero i moti sociali con le leggi eccezionali, il domicilio coatto, lo stato d’assedio e i tribunali militari; contro la reazione fascista attuata “in berretto nero, col beneplacito del re, la benedizione del Santo Padre e il concorso dei reali carabinieri”. Condannato a tre anni di domicilio coatto nelle isole Lipari e costretto per molti anni in esilio.

Vincenzo Di Giacomo, geometra del Comune di Chieti, mazziniano. Nell’aprile del 1920 costituì in città una sezione repubblicana. Nell’ottobre del 1922 i fascisti l’assalirono, sputacchiando e bruciando in pubblica piazza le immagini di Oberdan, Mazzini e Garibaldi. Nella primavera del 1927, all’ingegnere capo del Comune che proponeva di collocare il ritratto del Duce nelle aule scolastiche, Di Giacomo rispose: “Sarebbe meglio collocare le fotografie in tutti i cessi del municipio.” Condannato dal Tribunale di Chieti per il reato di offesa a Mussolini.

Domenico Cerritelli, docente di Latino e Greco nel Liceo “G.B.Vico”, repubblicano. Partecipò alla lotta partigiana nella Banda Palombaro, entrando nel Comitato di Liberazione della provincia di Chieti. Fucilato a Bussi il 14 dicembre 1943.

L’elenco potrebbe continuare a lungo.

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Dopo la liberazione della città, Vincenzo Di Giacomo, il dott. Glauco De Benedictis e il prof. Alfredo Carpineto ricostruirono la sezione del Partito Repubblicano e il 10 marzo 1945 dedicarono una lapide a Giuseppe Mazzini, “l’ultimo dei grandi italiani antichi e il primo dei nuovi”.  La fecero collocare sul muro esterno del palazzo già sede dell’OND (poi ENAL), mirabile documento, coi giganteschi fasci littori, del tronfio monumentalismo dell’architettura fascista, restaurati per volontà del “podestà” Nicola Cucullo.

Il ceto politico fascista e monarchico, con una collaudata manovra gattopardesca, in tempi rapidissimi, si trasferì, armi e bagagli, nel partito di De Gasperi e Spataro. Nelle elezioni del 7 aprile 1946 per il consiglio comunale, la Democrazia Cristiana, col sostegno decisivo dell’arcivescovo Giuseppe Venturi, fece il pieno, eleggendo 28 consiglieri su 40 e dando inizio all’incontrastato dominio a Palazzo d’Achille, fino alla recente scoperta della tangentopoli chietina. Il 2 giugno 1946 i cittadini votarono il referendum per scegliere tra la monarchia e la repubblica (per la prima volta votarono anche le donne). Il risultato nazionale mandò in esilio il sovrano “per grazia di Dio per volontà della nazione”, corresponsabile della rovina del Paese, e determinò la nascita della Repubblica democratica, in cui la sovranità appartiene al popolo. Ma a Chieti la DC sposò apertamente la causa della monarchia, che trionfò ottenendo 14.248 voti, pari al 78%; la repubblica ebbe solo 3.973 voti, il 22%. Ancora una volta la fedelissima Chieti aveva voluto manifestare i sentimenti di profondissima devozione verso la gloriosa Dinastia Sabauda, cancellandone, con un vigoroso colpo di spugna, le gravi responsabilità politiche. Se nel Paese avesse vinto la monarchia, il re Umberto II, in segno di gratitudine, le avrebbe concesso l’agognata medaglia d’oro al valor civile.

Dopo l’entrata in vigore della Costituzione, gli amministratori e le commissioni competenti hanno preservato con lodevole impegno la toponomastica cittadina dalla contaminazione del risultato del referendum, conservandovi tutte le reliquie dell’adorata monarchia. Solo nel 2011 il Santo Patrono S. Giustino l’ha spuntata nel lunghissimo duello col re Vittorio Emanuele II, sottraendogli la titolarità dell’ex Piazza Grande. Dopo 67 anni, la città di Chieti attende ancora l’intitolazione di una piazza, un largo, un viale, alla Repubblica. È, in Italia, uno dei pochi capoluoghi di provincia a esserne priva. È tempo di porre fine all’attesa. Filippo Paziente


La mia terra ferita

Una crepa indelebile nel cuore dell’Italia



Abbiamo cementificato i fiumi, trapanato campi e colline.

Da questi campi abbiamo risucchiato l’anima rispettabile, senza pietà…

Abbiamo massacrato la terra, l’abbiamo manovrata e vilipesa, abbiamo deviato le acque e consumato natura: anche qui. Impietosamente…

Roberto Roversi, La Repubblica, 31-V-2012


Terremoto, il ricatto degli imprenditori agli operai:

o lavori con le scosse o vai in ferie



I racconti dei lavoratori: "nelle aziende sono comparsi anche cartelli di avvertimento". E le vittime finite sotto le lamiere erano tutte precarie. Emiliano Liuzzi, Il Fatto Quotidiano, 31-V-2012

 

 


 

Riceviamo e pubblichiamo

LA REPUBBLICA SIAMO NOI!

MANIFESTAZIONE NAZIONALE SABATO 2 GIUGNO

PIAZZA DELLA REPUBBLICA - ROMA

La Repubblica è stata scelta dagli italiani con un referendum.

Oggi i risultati referendari del giugno scorso non vengono applicati e per questo abbiamo lanciato la campagna di "Obbedienza civile". Ma non basta.

Non è una questione che riguarda il solo movimento per l'acqua  E' in gioco il nostro futuro.

La difesa dell'acqua e dell'aria è una questione concreta, tremendamente importante e sempre più rilevante per la stessa tenuta della democrazia reale.

Per l'attuazione del risultato referendario, per la riappropriazione sociale e la tutela dell'acqua e dei beni comuni, per la pace, i diritti e la democrazia, per un'alternativa alle politiche d'austerità del Governo e dell'Europa

 



PULLMAN DALL’ABRUZZO

Telefono 08566788 - 0854510236 - 3930739077 - 3381195358

E-mail Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo.

I pullman partiranno dalle 4 province abruzzesi dalla costa all’interno.

 

 


 

COMUNICATO

La dodicesima edizione del progetto “Il Calendario della Repubblica-Il Dovere della Memoria” si concluderà

Venerdì 1 giugno 2012, alle ore 11.00



presso l’aula magna dell’Istituto Tecnico “F. Galiani” con l’incontro dibattito sul tema "La nascita della Repubblica italiana e la Costituzione" a cui interverrà il magistrato Enrico Di Nicola, con la proiezione di un documentario sui primi anni della Repubblica, con la distribuzione della Costituzione agli studenti.

Il progetto, articolatosi sui macrotemi Risorgimento, Resistenza, Colonialismo, nascita della Democrazia e Costituzione, si è sviluppato nel modo seguente:

Il progetto è promosso dall’ Associazione Chieti nuova 3 febbraio, in collaborazione con l’Istituto Tecnico “F. Galiani”, l’Istituto di Studi Superiori “G. B. Vico”, l’Agenzia di promozione Culturale Regione Abruzzo-Chieti, l’ANCE-Giovani Imprenditori-Chieti, la Confesercenti, l’associazione UNITRE, con il patrocinio della Facoltà di Lettere e Filosofia-Università “G. D’Annunzio”, con l’adesione dell’Istituto Magistrale “I. Gonzaga”.

 


COMUNICATO

Il XIX Corso di Educazione alla Legalità, sul tema “La Legalità è il potere dei senza potere”, promosso nelle Scuole Medie dall’Associazione Nazionale Magistrati- Sezione Distrettuale Abruzzese e dall’associazione Chieti nuova 3 febbraio, si concluderà

Mercoledì 30 maggio 2012, alle ore 10.00

presso l’Auditorium della Scuola Media “G. Chiarini”- via Quarantotti, con la premiazione delle Scuole partecipanti e con lo spettacolo teatrale sulla Legalità, allestito dagli alunni delle classi III- IV-V della Scuola primaria di Canosa, guidati dal regista Antonio Tucci del Teatro del Krak di Ortona.

Il Corso si è articolato nel modo seguente: incontro preliminare tra docenti e magistrati, dibattito pubblico “Morale e Legalità” con Piercamillo Davigo, lezioni dei docenti, visione del film “Il buio oltre la siepe” da parte degli studenti insieme con i docenti, conversazioni dei magistrati nelle Scuole, svolgimento, da parte degli studenti, di un elaborato contenente le riflessioni sul corso. Le classi III, IV,V della Scuola primaria  di Canosa hanno partecipato al laboratorio teatrale sulla Legalità, curato dal regista Antonio Tucci.

Hanno partecipato al Corso le Scuole Medie di CHIETI V. Antonelli, G. Chiarini-C. De Lollis, R. Ortiz, F. Vicentini-M. Della Porta; di FARA FILIORUM PETRI-sedi di Casacanditella e di Roccamontepiano; di ORTONA D. Pugliesi; di RIPA TEATINA-Torrevecchia Teatina M. Buonarroti; di SAN GIOVANNI TEATINO-Sambuceto G. Galilei; dell'Istituto comprensivo di TOLLO-Canosa N. Nicolini.

Sono intervenuti i magistrati Aglieri, Bellelli, Bozza, Ciarcia, Dell’Orso, Di Donato, Falasca, Fortieri, Luciotti, Mantini, Mennini, Valletta, Zaccagnini.

 


Rifiuti, Ritirata tecnica.  Villa Adriana è salva

Il governo rinuncia alla discarica di Corcolle  e “licenzia” il prefetto Giuseppe Pecoraro

Il professor Salvatore Settis: ”Sui Beni culturali siamo allo sfascio”. Il Fatto Quotidiano, 26-V-2012

 


Brindisi, non è il momento di tacere

Brindisi una settimana dopo. Con il suo dolore e i suoi tormenti. E con le sue inchieste, che è sempre giusto rispettare. Solo che chi ha esperienza di storia italiana e di storie di mafia, sente il dovere di non attendere muto. Troppo alti i valori in ballo per non porre pubblicamente tutti gli interrogativi e le ipotesi che vanno posti. Per non provare a ragionare. Davvero ci si trova davanti a un pazzo solitario, dotato di nome e indirizzo? Hanno già fatto capire di non crederci sia il capo dello Stato sia il ministro dell’interno. E in effetti l’idea di un pazzo o di un “asociale” con una mano offesa che trasporta da solo gruppi di bombole e cassonetti sembra più tagliata per una piéce di Dario Fo.

(continua nella sezione Rassegna stampa) Nando Dalla Chiesa,  Il Fatto Quotidiano, 26-V-2012




Il 23 maggio 1992 Giovanni Falcone venne assassinato dalla mafia in quella che è detta la strage di Capaci. Stava tornando, come era solito fare nei fine settimana, da Roma.

Insieme a Falcone, persero la vita la moglie Francesca Morvillo, magistrato, e gli agenti di scorta Rocco Di Cillo, Vito Schifani e Antonio Montinaro.

 


Ordigni alla scuola Morvillo-Falcone

Stamattina tre bombole di gas (con tre diversi inneschi) all'Istituto Professionale. Erano in un cassonetto adiacente l'ingresso. La vittima è Melissa Bassi, di Mesagne. Veronica Capodieci, dello stesso paese, è in pericolo di vita. Sarebbero stati trovati i resti di un timer. .. G. FOSCHINI, S. GIOIA, L. VARLESE, C. SAVIANO, La Repubblica. 19-V-2012




COMUNICATO STAMPA di AVVISO PUBBLICO

Associazione di enti locali e regionali per la formazione civile contro le mafie



La violenza, sia essa figlia della criminalità mafiosa, di quella terroristica o di altre forme di delinquenza, si nutre della paura, dell’omertà, dell’oblio e dell’ignoranza.

Questa violenza, cieca, barbara e criminale, teme la Scuola, in particolare quella che si preoccupa non solo di istruire, ma anche di ricordare persone che si sono sacrificate per la salvaguardia della nostra democrazia e della nostra Repubblica, una scuola che si propone di educare e di far crescere cittadini liberi, responsabili e consapevoli dei loro diritti e dei loro doveri.

La scuola è una palestra di legalità e di cittadinanza imprescindibile e irrinunciabile.

Avviso Pubblico invita i comuni, le province e le Regioni aderenti a convocare in tempi rapidi dei consigli comunali, provinciali e regionali per discutere e riflettere, insieme ai rappresentati delle scuole delle città, su quanto accaduto a Brindisi e sulle stragi che nel 1992 uccisero i magistrati Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Paolo Borsellino e i loro agenti di scorta Antonio Montinaro, Rocco Di Cillo, Vito Schifani, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Claudio Traina, Eddie W. Cosina ed Emanuela Loi.

Questo è il momento di parlare, non di tacere. Questo è il momento di reagire e di decidere da che parte stare. Lo Stato siamo tutti noi. Andrea Campinoti Presidente di Avviso Pubblico

 


Il terremoto in Emilia ha ucciso 4 lavoratori mentre erano al loro posto

Nicola Cavicchi, 35 anni, residente a San Martino, frazione di Ferrara, rimasto schiacciato sotto il crollo della fabbrica Ceramiche di Sant'Agostino, nel Comune di Sant'Agostino.

Leonardo Ansaloni, 51 anni, residente a Reno Centese in provincia di Ferrara, rimasto schiacciato sotto il crollo della fabbrica Ceramiche di Sant'Agostino, nel Comune di Sant'Agostino.

Gerardo Cesaro, 59 anni, residente a Molinella ha perso la vita, sempre a Sant'Agostino, per il crollo di un capannone della Tecopress di Dosso.

Tarik Naouch di soli 29 anni, è morto a Ponte Rodoni di Bondeno nel crollo che ha interessato lo stabilimento Ursa, che produce polistirolo.

 


Non toccate la Costituzione

Come può, infatti, immaginarsi che un ceto politico agonizzante, commissariato da tecnici ai quali ha delegato il potere di governo, possa mettere le mani sulla Costituzione?

In attesa della tempesta che si abbatterà su di loro alle prossime elezioni e incapaci di autoriformarsi, i partiti politici pensano di poter nel frattempo cambiare la Costituzione. I tre partiti maggiori si sono fatti predisporre un testo da alcuni esperti e ora vogliono farlo approvare senza una reale discussione, confidando su una stampa distratta e un'opinione pubblica anestetizzata dalla crisi economica. Una rocambolesca corsa contro il tempo per giungere con lo scalpo della Costituzione alle prossime elezioni e dimostrare così di essere ancora vitali: se si è in grado di cambiare la Costituzione si potrà ben governare, pensano i nuovi apprendisti stregoni. Ispirati dalla riforma bulgara del pareggio di bilancio, ora si vuole alzare la posta e l'ambizione diventa quella di modificare l'intero assetto dei poteri.

Siamo al paradosso. Come può, infatti, immaginarsi che un ceto politico agonizzante, commissariato da tecnici ai quali ha delegato il potere di governo, possa mettere le mani sulla Costituzione?

Denunciamolo apertamente: i partiti politici che sostengono l'attuale governo Monti non sono legittimati a cambiare la Costituzione. Non sarà lo specchietto per le allodole della riduzione del numero dei parlamentari a giustificare un'operazione delirante ("delirante" nel senso etimologicamente proprio di superamento di un confine invalicabile). Quali prospettive costituzionali possono garantire delle formazioni politiche in preda al panico, disorientate dalla perdita di consenso, palesemente inadeguate a svolgere l'ordinaria attività d'indirizzo politico.

(continua nella sezione Rassegna stampa) Gaetano Azzariti, Il Manifesto, 15-V-2012

 


Se l’euro ci divide

L'euro sta pagando il suo peccato originale: aver costruito una moneta comune senza fondarla su una politica economica comune. Né era possibile una politica comune senza un centro decisionale comune eletto democraticamente e democraticamente controllato.
. Risultato: ci siamo trovati in balia di uno sbilanciatissimo duumvirato franco-tedesco autoinsediatosi e spaccato al suo interno. Che la crisi economica dell'unione europea sia dovuta a un deficit politico di democrazia, l'unica a sostenerlo con lucidità all'infuori del Manifesto è Barbara Spinelli, la cui voce risuona però nel deserto della stampa italiana.

È sotto gli occhi di tutti: l'unione monetaria sta dividendo l'Europa. La sta dividendo politicamente, socialmente, soprattutto economicamente. L'euro era stato pensato come strumento per cementare l'unione politica europea e per ancorare la prosperità tedesca a quella del resto del continente. Invece non fa che esaltare il divario tra paese e paese, mandare a picco le economie, esasperare nazionalismi e xenofobie. Risultato collaterale, ma non meno devastante, l'euro sta abrogando la democrazia, vanifica il suffragio universale, cancella due secoli di conquiste popolari e cancella con un tratto di penna componenti essenziali di civiltà. In nome della moneta comune si scavano tra uno stato europeo e l'altro baratri incolmabili, erigendo frontiere più invalicabili del muro di Berlino: non a caso, nel primo turno delle presidenziali francesi ha ricevuto il 18% dei suffragi Marina le Pen, la cui campagna era centrata contro «l'Unione sovietica europea». Slogan azzeccato, anche se indigesto. È vero che la moneta comune funziona come un Patto di Varsavia e le rate del debito opprimono come le divisioni corazzate dei «paesi fratelli».
Né potrebbe essere altrimenti: sotto la cappa di una valuta unica sono state compresse economie diversissime senza dotarsi di nessuno strumento per armonizzarle.

(continua nella sezione Rassegna stampa) Marco D’Eramo, Il Manifesto, 17-V-2012




Liberiamoci dalla mannaia del debito

Dobbiamo smettere di inseguire i padroni della finanza e concentrarci sugli interessi dei cittadini. Allora scopriremo che la priorità non sono il Pil e la crescita, ma l'equità e i servizi. Due percorsi che, oltre a garantire benefici a ogni cittadino, portano prosperità all'intera economia perché rimettono in circolazione ricchezze nascoste, tutt'al più utilizzate in operazioni speculative.

Il nuovo vento che soffia in Europa forse ci permetterà di imboccare altre strade per la soluzione del debito. Un problema che va sicuramente risolto, sapendo però che ci sono due modi per farlo: dalla parte dei creditori o dei cittadini. La politica italiana, assieme a quella europea, finora ha scelto i creditori imponendoci sacrifici fatti passare come medicine per salvare l'Italia. Il ritornello lo conosciamo: siamo sotto costante esame dei mercati, se facciamo scelte a loro gradite abbiamo qualche possibilità di cavarcela, altrimenti saremo distrutti. Implicito riconoscimento che fra Stato e mercati ormai non comandano più parlamenti e governi, ma banche, fondi di investimento, hedge fund.

Ma il guaio è che non è sempre facile indovinare la cera più giusta, i mercati assomigliano a damigelle un po' viziate che si stancano subito del vestito appena indossato e con aria annoiata ne richiedono un altro. E se in un primo momento i mercati hanno brindato di fronte alla decisione dei governi di spremere le famiglie con un aggravio di tasse per garantire ai creditori interessi più alti, oggi si dimostrano insofferenti perché sanno che togliendo ricchezza alla gente si rischia di inceppare l'intero sistema, con danno anche per loro.

I tecnici economisti, quelli che sanno servire i mercati meglio dei politici, perché hanno studiato per questo, hanno fatto subito una proposta alternativa: non è dai redditi delle famiglie che dobbiamo ottenere il latte da somministrare ai mercati, ma dal taglio della spesa pubblica, che in Italia ha raggiunto gli 800 miliardi di euro, il 50% del Pil. Una vera bestemmia per i nostri dottori in economia, che si sbarazzerebbero volentieri di pensioni e assistenza alle famiglie (300 miliardi), sanità (100 miliardi), spese degli enti locali (240 miliardi), scuola (80 miliardi). Ma i tecnici d'oltreoceano hanno subito bocciato l'idea, nientepopodimeno che per bocca di Lawrence Summers, già ministro del Tesoro e consigliere economico della Casa Bianca.

(continua nella sezione Rassegna stampa) Francesco Gesualdi, Il Manifesto, 17-V-2012

 


Riceviamo e pubblichiamo

 



C O M U N I C A T O dell’Associazione “Noi del Vico”



Al Museo Ud’A di Piazza Trento e Trieste, martedì 22 maggio, alle ore 18,00



PRESENTAZIONE DEL LIBRO DI FAUSTO CURI

IL CORPO DI DAFNE” SULLA POESIA MODERNA



Torna a Chieti, per la terza volta quale protagonista di uno dei “Percorsi Culturali Mensili” dell’Associazione “Noi del G.B.Vico” il prof. Fausto Curi, che è stato negli anni tra il 1956-1960 giovanissimo docente di Italiano al Liceo Classico cittadino.

Martedì 22 maggio, alle ore 18,00, introdotto dalla professoressa Velia Gristina, il prof. Fausto Curi illustrerà il suo ultimo libro: “Il corpo di Dafne. Variazioni e metamorfosi del soggetto nella poesia moderna” (Milano, Mimesis, 2011)




 

Chieti, Teatro auditorium Supercinema



Domenica 27-V-2012, ore 21,00



Nati in casa

Monologo con Giuliana Musso



Ingresso spettacolo posto unico euro 15.00. Info e prevendita: Teatro Marrucino, telef. 0871330470.

Il ricavato verrà utilizzato per l’acquisto di nuove attrezzature per la sala parto.

A cura della Clinica di Ostetricia e Ginecologia-Ospedale Clinicizzato”S.S. Annunziata”, con il patrocinio del Comune di Chieti.

 


 

Chieti, Teatro Auditorium Supercinema



Mercoledì 30-V-2012, ore 21,00



Semina solidarietà…Raccogli Amore”



Concerto di beneficenza a favore di famiglie di Chieti in grave stato di disagio.

Coro Puccini

Maestro direttore Nicola Pancella



A cura dei Gruppi di Volontariato Vincenziano onlus-Centro Santa Luisa.

In collaborazione con il centro di Servizio per il Volontariato della provincia di Chieti e con il Comune di Chieti

 


12 maggio

manifestazione nazionale a Roma

contro il governo Monti e la BCE



12 maggio: mettiamoci in moto contro il Governo

intervista a Giorgio Cremaschi (Fiom)

http://web.rifondazione.it/home/index.php/12-home-page/6855-intervista-a-giorgio-cremaschi

 

Abbiamo un compito urgente: riprenderci la democrazia

APPELLO PER IL 12 MAGGIO

http://www.ilmanifesto.it/attualita/notizie/mricN/7299/

 

Pullman dall' Abruzzo:

Pescara 3316695227   Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo.

Chieti 3316821388  Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo.

Vasto e Lanciano  34770109855

Teramo 3346976122

L'Aquila  3336367616 Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo.




Domenica 13 maggio 2012,  ore 19, Chiesa Sacro Cuore

CONCERTO per organo ad opera del M. della Cattedrale di Sulmona Maurizio Ricciotti

a cura dell’Ass.ne Organistica A. Fedri


Giovedì 17 maggio 2012, ore 16, sala del Consiglio Provinciale



Il 17 maggio 2012 (g.c.), alle ore 16, nella sala del Consiglio Provinciale, il Prof. Silvio Maracchia, Università “La Sapienza” Roma, parlera’ sul tema: “L’importanza del simbolismo  nella  Matematica”.

Seguira’ la premiazione degli studenti primi classificati nella fase provinciale del Progetto Olimpiadi della Matematica e dei docenti referenti delle Scuole partecipanti.

 


Presentazione del libro di Sergio Piccioli



La battaglia del debito pubblico



Pierluigi Ciocca ne parla con l’Autore

Lunedì 7 maggio 2012, ore 17,30

Sala del Consiglio Provinciale

corso Marrucino, 97 - Chieti



Basterà la ricetta Monti ad allontanarci dal baratro? Come farà l’Italia a liberarsi dal peso del suo enorme debito pubblico nei prossimi anni?

Questo libro, nello spiegare in modo semplice e chiaro, che cos’è «questo debito» di cui tutti parlano e come siamo arrivati a questo punto, ci dà un quadro dei rischi che stiamo correndo e delle possibili soluzioni al problema, tra questioni nazionali ed europee, tra eurobond e patrimoniale.

Nel momento storico in cui responsabilità e consapevolezza dovranno essere esercitate come raramente in passato, l’ambizione di questo libro è cercare di alimentarle con un pizzico di conoscenza, quella che permetterà al lettore più curioso di scoprire che una parte importante dei nostri problemi, anche della nostra vita economica individuale… dipende in buona parte dalla montagna del debito che abbiamo accumulato negli ultimi quaranta anni…” Sergio Piccioli, “La battaglia del debito pubblico”, Ediesse, Roma



Pierluigi Ciocca, economista, socio dell’Accademia dei Lincei, è stato economista al Servizio Studi della Banca d’Italia, funzionario generale della stessa Banca, consigliere economico del governatore, vicedirettore generale.

Sergio Piccioli si occupa di finanza in una delle maggiori banche del paese, dove ha assunto ruoli significativi in Italia e all’estero.

 


 

Il Calendario della Repubblica-Il Dovere della Memoria - XII edizione



Per la festa del lavoro



I Canti dei lavoratori

Concerto del Coro F. S. Selecchy***



diretto dal maestro Filippo Cioni

Venerdì 4 maggio 2012, ore 18,00

Auditorium “Le Crocelle”- via dei Crociferi, 1  -  Chieti

Ingresso libero



Il Programma comprende Canti dei lavoratori, scritti tra la fine dell'Ottocento e i primi decenni del Novecento, che rivendicano il lavoro come strumento di liberazione dallo sfruttamento e mezzo di riscatto sociale e brani del genere gospel, che nasce dall'incontro del patrimonio dei canti degli schiavi deportati dall'Africa in America, per lavorare nelle piantagioni, con le forme del jazz e del blues.

Per l'occasione, il maestro F. Cioni ha composto la musica del "Coro del primo maggio" di Cesare Aroldi.

***

Il Coro Selecchy di Chieti ha assunto la denominazione dal famoso compositore teatino F. S. Selecchy, autore del notissimo  e commovente “ Miserere” che anima ogni anno la tradizionale processione del Venerdì Santo a Chieti.

Si esibisce in concerti per varie associazioni con un vasto repertorio lirico da camera, sacro, folkloristico e operettistico (tra le esecuzioni più note annovera la Via Crucis composta da Padre Settimio Zimarino) e con canti patriottici. Attualmente è diretto dal M° Filippo Cioni, diplomato in Musica Corale, Direzione di Coro, Composizione e Pianoforte, tenore e solista, che ha maturato una vasta esperienza nella direzione corale, lavorando persino con Riccardo Muti. Dal 1998 è  docente di ruolo  della cattedra di Teoria di Solfeggio e Dettato Musicale presso il Conservatorio dell’Aquila”.

Accompagna il coro al pianoforte la giovanissima Gilda Maria Castellano, diplomatasi nel 2010 presso il Conservatorio di Pescara”. Dal sito www.coroselecchy.it



A cura dell’ Associazione Chieti nuova 3 febbraio, in collaborazione con

l’Istituto Tecnico “F. Galiani”, l’Istituto di Studi Superiori “G. B. Vico”, l’Agenzia di promozione Culturale Regione Abruzzo-Chieti, l’ANCE-Giovani Imprenditori-Chieti, la Confesercenti, l’associazione UNITRE, con il patrocinio della Facoltà di Lettere e Filosofia-Università “G. D’Annunzio”, con l’adesione dell’Istituto Magistrale “I. Gonzaga”




XXX  anniversario dell’uccisione del deputato Pio La Torre e del collaboratore Rosario Di Salvo



Franco La Torre: “Avrei preferito, oggi, commentare la legge sulla confisca dei beni ai mafiosi insieme a mio padre”.

Virginio Rognoni: “La legge del 1982 sulla confisca dei beni ai mafiosi rappresentò, soprattutto, una scelta culturale”.

Così entrambi a Torino l’ 8 ottobre 2011 al seminario organizzato da Libera su confisca e codice antimafia.

Trent’anni fa la mafia assassinava Pio La Torre, nel tentativo di bloccare l’approvazione della legge che conosciamo come “Rognoni-La Torre”.

Non dobbiamo dimenticare che ogni volta che si applica quella legge, ogni volta che un bene confiscato viene destinato a fini sociali, come previsto dalla l. 109/96 voluta da Libera, è grazie al sacrificio e all’impegno di chi ha lottato per questo risultato.

Trent’anni non sono passati invano, perché queste leggi sono oggi applicate quotidianamente.

Non bisogna, però, abbassare il livello d’attenzione, perché c’è il rischio, che sia tradito, nel concreto, lo spirito della legge Rognoni La Torre, come quando si tenta di introdurre modifiche dirette espressamente a vendere i beni confiscati o si approvano “surrettiziamente” delle norme, come alcune contenute nel c.d. codice antimafia, che costringono a vendere i beni confiscati per pagare i creditori e per tante altre ragioni….

Francesco Menditto, procuratore della Repubblica di Lanciano




Capitali svizzeri, ora Monti dice sì



Sui 150 miliardi evasi il premier pronto a trattare con Berna come già fatto da Germania e Inghilterra. Tutti i partiti d’accordo per portare in cassa fino a 50 miliardi…Stefano Feltri, Il Fatto Quotidiano, 1-V-2012




Nelle banche svizzere 50 miliardi che Monti non vuole

 

Il governo continua a dire no all’accordo con Berna sui 150 miliardi di capitali evasi che, tassati, potrebbero finanziare lo sviluppo…. Il Fatto Quotidiano, 29-IV-2012




 

Conti nelle banche svizzere

Ok dell'Ue, l'Italia dice no



Anche l'Austria firma per la tassazione

Il via libera che Monti aspettava (o meglio, diceva di aspettare) dalla Commissione europea per firmare - come hanno già fatto la Germania, la Gran Bretagna e pochi giorni fa anche l'Austria - un accordo bilaterale con la Svizzera per tassare alla fonte i capitali nazionali esportati nelle banche della Confederazione elvetica, è arrivato. Mercoledì sera il commissario alla fiscalità Algirdas Semeta ha annunciato in conferenza stampa che il testo degli accordi firmati da Merkel e Cameron a dicembre, e corretto la settimana scorsa dopo gli appunti sollevati dalla Commissione, soddisfa «le aspettative sia dell'Unione europea che degli Stati membri». A questo punto non ci sono più scuse per il premier italiano che finora aveva tentennato, perso tempo in attesa che la faccenda venisse affrontata in sede comunitaria, e di fatto adottato la strada dei niet di Tremonti, che agli accordi con Berna ha sempre preferito la politica degli scudi fiscali.

E invece il patto firmato venerdì scorso, su proposta della presidente della Confederazione Micheline Calmy-Rey, dal cancelliere austriaco Werner Faymann, frutterà a Vienna nell'immediato qualcosa come tre miliardi di euro per i capitali già depositati (con una tassazione «una tantum» del 25%), senza considerare i prelievi annui stabiliti su un'aliquota fissa del 25% sugli interessi maturati (altri 50 milioni l'anno). Ora, basta fare due conti per capire che se l'Italia decidesse di seguire la stessa strada e firmare con il «paradiso fiscale» europeo la convenzione che ricalca in larga parte un modello prestabilito, il cosiddetto Rubik, si potrebbe ottenere un incasso dieci volte superiore a quello austriaco. Secondo le stime più accreditate, infatti, i depositi degli italiani nelle banche svizzere (non tutti contenenti necessariamente capitali evasi) si aggirano nel complesso attorno ai 150 miliardi di euro, a fronte dei 12 miliardi di euro austriaci…

Dunque, se con la Svizzera il governo Monti stipulasse un accordo simile a quello firmato dalla Grosse Koalition viennese, ad esempio, nelle casse dell'erario italiano potrebbero confluire fino a 37 miliardi di euro subito, e almeno 600 milioni l'anno. Eppure il governo tecnico non ne vuole sapere, almeno finora. «Siamo rimasti molto meravigliati - racconta Stefano Vescovi, consigliere economico dell'ambasciata elvetica a Roma - quando giovedì scorso (12 aprile, ndr) abbiamo sentito il sottosegretario all'economia Vieri Ceriani dire che questo tipo di negoziati con la Svizzera non si possono fare perché la Confederazione non applica gli standard dell'Ocse. Eppure abbiamo ratificato con circa venti Paesi europei convenzioni contro la doppia imposizione fiscale, proprio per applicare gli standard internazionali dell'Ocse riguardo lo scambio di informazioni riservate e aggiornare altri accordi come quello sui lavoratori transfrontalieri (gli italiani sono circa 50 mila, ndr)». Gli accordi bilaterali tra Berna e i singoli Stati, spiega Vecovi, sono strutturati su uno stesso modello base: «Il governo confederale obbliga le banche elvetiche a tassare una tantum alla fonte i capitali depositati e ad applicare un'aliquota annua sugli interessi maturati proporzionale alle aliquote degli stati d'origine. A fronte del guadagno certo degli Stati firmatari, la Svizzera mantiene il segreto bancario, sempre tranne nei casi di proventi da attività criminali e da frode». L'orientamento dell'Unione europea, comunque, rimane lo scambio automatico di informazioni in materia fiscale…Eleonora Martini, Il Manifesto, 20- IV-2012




Pareggio di bilancio



L'assessore napoletano Alberto Lucarelli ha proposto di raccogliere mezzo milione di firme per modificare l'articolo 81 della Costituzione che prescrive il pareggio di bilancio, riprendendo una proposta fatta dal costituzionalista Gianni Ferrara. Il Manifesto, 29-IV-2012

 


Regressione Costituzionale



Il pareggio di bilancio entra in Costituzione, modificando gli articoli 81, 97, 117 e 119 della Carta, nel silenzio totale dei media e senza alcun dibattito politico, sollevato ormai a cose fatte da Luigi de Magistris, con l'approvazione del Senato in seconda deliberazione, con la maggioranza di due terzi, che impedisce l'indizione di un referendum.

Emerge, improrogabile, la necessità di un intervento…

Con l'approvazione di tale legge costituzionale, la politica economica è sottratta al Parlamento italiano, al Governo italiano, al corpo elettorale italiano. Con tale approvazione la nostra Costituzione non è più nostra. È stata trasformata in strumento giuridico funzionale ad un feticcio, quello neoliberista, che la tecnocrazia finanziaria europea interpreterà volta a volta dettando le misure che dispiegheranno la mistica del feticcio.

Con tale approvazione un altro demerito si accompagnerà a quelli sciaguratamente ottenuti dal nostro paese in tema di regimi politici. Il demerito di aver inventato un nuovo tipo di Costituzione… la Costituzione abdicataria, una costituzione-decostituzione. Un ossimoro istituzionale che preconizza una recessione seriale che, partendo dalla neutralizzazione della politica, porterà alla compressione dei diritti e poi alla dissoluzione del diritto, sostituito dalla mera forza del dominio economico.

Emerge, improrogabile, la necessità di un intervento…. Su un tema così intrinseco alla sovranità popolare, e su cui, e non per caso, è stato stesa una coltre fittissima di silenzio, hanno escluso che potesse pronunziarsi il corpo elettorale…

Ci resta ora un solo strumento per chiedere a questo o al prossimo parlamento di invertire la rotta…

una proposta di legge costituzionale di iniziativa popolare, ai sensi dell'articolo 71 della Costituzione, con cui integrare l'art. 81 in modo che le entrate dello stato, delle regioni e dei comuni siano riservate per il cinquanta per cento ad assicurare direttamente o indirettamente il godimento dei diritti sociali,

imponendo che nei bilanci di previsione dello Stato, delle Regioni, dei Comuni, il cinquanta per cento della spesa risulti complessivamente destinato a garantire direttamente o anche indirettamente i diritti: alla salute, all'istruzione, alla formazione e all'elevazione professionale delle lavoratrici e dei lavoratori, alla retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del lavoro, all'assistenza sociale, alla previdenza, all'esistenza dignitosa ai lavoratori e delle loro famiglie. Si tratta dei diritti riconosciuti dagli articoli da 32 a 38 della Costituzione. Si tratta di creare una garanzia efficace per i diritti, volta sia a neutralizzare gli effetti delle disposizioni inserite nell'articolo 81 della Costituzione e pericolosissime per i diritti sociali, sia a precludere, o almeno a ridurre, la spesa pubblica per armamenti, per grandi e disastrose opere, per variegate clientele…

Gianni Ferrara,  Il Manifesto, 18-IV-2012

 


La Liberazione e l'utopia Europa



La ricorrenza del 25 aprile non può essere esercizio di nostalgia per ciò che non si è verificato, ma occasione di riflessione e di ripensamento per quello che la Resistenza e gli sviluppi posteriori alla Liberazione possono ancora oggi insegnarci, a cominciare da quella «rieducazione morale» che era nei voti dei combattenti per la libertà.

Anche questo 67mo anniversario della Liberazione cade nel momento di una grave crisi politica, economica e morale del paese, forse la più dura e insidiosa che stiamo vivendo da quel lontano 25 aprile del 1945. Certo, la distanza tra le aspettative di quella giornata e la realtà odierna è abissale. Allora, dopo i venti mesi di lotta partigiana e di Resistenza l'alba della Liberazione fu vissuta come l'inizio della catarsi, come la possibilità di fare piazza pulita di un regime dispotico e corrotto che era naufragato nella più rovinosa delle sconfitte militari e di avviarsi sul cammino della democrazia con la convinzione di potere eliminare strada facendo le molte eredità trasmesse dal regime fascista. Così non è stato. Nessuno dei protagonisti della lotta di Liberazione si illudeva che dare vita al nuovo stato democratico potesse essere opera di breve periodo, il compito di una generazione che traeva forza per l'appunto dalla spinta delle Resistenza. Il processo di rinnovamento dello stato e prima ancora della società si è arrestato alla prima fase, quella della Resistenza. Ricercare le cause di questo incompiuto processo di rinnovamento richiederebbe una analisi molto complessa dei fattori interni e internazionali che amputarono le potenzialità della lotta di Liberazione. Finora, forse, più che gli storici è stata la letteratura a dare una risposta agli interrogativi che dobbiamo porci a proposito dei condizionamenti e dell'esito incompiuto del rinnovamento appena avviato, pensiamo alle riflessioni di Corrado Alvaro o di Carlo Levi. Un grande scrittore francese, che era stato un grande animatore della Resistenza, aveva formulato nel corso della lotta in maniera sintetica ed efficace le aspirazioni per il rinnovamento della Francia che, senza avere conosciuto propriamente il fascismo, aveva vissuto la crisi e il degrado della Terza Repubblica, che avrebbero potuto essere fatte proprie anche dalla Resistenza italiana: «Noi vogliamo realizzare senza indugio - scriveva Camus - una vera democrazia popolare e operaia, dando vita a un'alleanza nella quale la democrazia recherà in dote i principi della libertà e il popolo recherà la fede e il coraggio, senza i quali la libertà non è niente. Noi pensiamo che qualunque politica intenda escludere la classe operaia sia destinata al fallimento».(continua nella sezione Rassegna stampa)

Enzo Collotti, www.unioneinquilini.it, 25-IV-2012

 


La Patrimoniale straordinaria dov’è finita?



Se ben ricordo, il governo Monti nelle sue prime settimane registrò un successo che apparve straordinario: il famoso spread subì un calo significativo. Sembrava l'assicurazione di essere sulla buona strada, ma proprio in queste settimane lo spread è tornato a salire, mettendo in seria difficoltà il governo. Se lo spread torna a salire vuol dire che siamo al punto di prima. In effetti lo spread era sceso non per interventi del governo, ma perché la Banca Centrale Europea aveva fatto congrui acquisti di titoli di stato e, soprattutto, aveva rifinanziato in modo sostanzioso le banche italiane con prestiti triennali all'1% di interesse. Bene, oggi siamo al punto di prima e bisogna assolutamente frenare la crescita dello spread , anzi ridurlo. Come? Sul Corsera del 14 aprile Lamberto Dini e Natale D'Amico propongono le «dismissioni di beni di proprietà pubblica che azzeri il ricorso al mercato del Tesoro anche nei due anni che sono innanzi a noi». In effetti Dini e D'Amico propongono la ripetizione delle privatizzazioni realizzate negli anni '90, che ridussero il debito di 10 punti rispetto al Pil, abbassandolo in circa cinque anni da 117 al 107 per cento, ma nel decennio successivo il debito è tornato al 118 per cento. In questa situazione c'è più di un dubbio sulla proposta di tornare alle dismissioni, che ridurrebbero il patrimonio dello stato, e quindi anche la possibilità di fronteggiare nuovi aumenti dello spread, come sta avvenendo in questi giorni. In questa situazione forse sarebbe più ragionevole e sicuro ricorrere alla famosa imposta patrimoniale straordinaria, della quale si era parlato all'inizio del governo «tecnico», ma che ora è proposta solo dalla Cgil…

Come documenta la Banca d'Italia e non un qualsiasi estremista, la ricchezza è straordinariamente concentrata e un'imposta patrimoniale straordinaria (sottolineo straordinaria) dovrebbe colpire soltanto l'area dei grandi ricchi, che dopo essersi arricchiti ai danni del paese potrebbero (dovrebbero) contribuire al suo risanamento. Ma di patrimoniale non si parla più. Ma gli altri: il Pd e le altre forze politiche che si dicono di sinistra anche loro fanno finta di non sentire? …Valentino Parlato, Il Manifesto, 22-IV-2012

 


Comunicato Stampa

Il progetto "Il Calendario della Repubblica-Il Dovere della Memoria" vuole contribuire a riaffermare attraverso il lavoro della Memoria i fondamenti della nostra civiltà. Perciò, nel sessantasettesimo anniversario della liberazione dell'Italia dalla dittatura del nazifascismo, ribadiamo l'urgenza che i cittadini conoscano la Costituzione e le sue origini storiche e applichino, difendendo nella quotidianità, i Valori conquistati attraverso la lotta e il sacrificio di milioni di persone, il rispetto della dignità dell'uomo, l'aspirazione alla libertà, all'uguaglianza, alla fratellanza, alla giustizia, alla pace, il diritto di partecipazione, in nome di una vera e propria ricostruzione culturale.



Il Calendario della Repubblica-Il Dovere della Memoria

XII edizione***



Per la festa della Liberazione dal nazifascismo



Martedì 24 aprile 2012, ore 17,30

Liceo Ginnasio “G. B. Vico”-Chieti



Proiezione del film Tutti a casa

di Luigi Comencini

(dopo l'8 settembre 1943, un ufficiale sbandato ritrova nella lotta la perduta dignità.)



Introduzione dei docenti Francesco Baldassarre e Roberto Leombroni

*** a cura dell’Associazione Chieti nuova 3 febbraio

in collaborazione con l’Istituto Tecnico “F. Galiani”, l’Istituto di Studi Superiori “G. B. Vico”, l’Agenzia di promozione Culturale Regione Abruzzo-Chieti, l’ANCE-Giovani Imprenditori-Chieti, la Confesercenti, l’associazione UNITRE, con il patrocinio della Facoltà di Lettere e Filosofia-Università “G. D’Annunzio”, con l’adesione dell’Istituto Magistrale “I. Gonzaga”