Home Page II trim. 2011

Stampa

____________________________________________________________________________________________________________________________________________________

Max The Fox

“Ora è molto tardi per fare una legge sulle intercettazioni e del tutto inopportuno intervenire per decreto. Ma il problema c’è: non è giusto mettere sui giornali la vita privata delle persone. Leggiamo una valanga di intercettazioni che nulla hanno a che fare con vicende penali, ma sono sgradevolmente riferite a vicende personali. Non è una cosa positiva. Occorre proteggere i cittadini”.

Chi l’ha detto?
Massimo D’Alema naturalmente. Puntuale come una merchant bank, ogni qualvolta B. è travolto in uno scandalo, arriva la Volpe del Tavoliere a levarlo d’impaccio. O almeno a fare pari e patta. Fa sempre così, da 17 anni.

Breve riepilogo delle puntate precedenti.

Nel ‘94 B. finisce nei guai a Milano per le tangenti alla Finanza: D’Alema finisce nei guai a Bari per un finanziamento illecito di
20 milioni dal re delle cliniche pugliesi, l’imprenditore malavitoso Cavallari (prescrizione).

Nel ’96 B. è politicamente morto e l’Ulivo di Prodi si accinge a una sonante vittoria: Max va in pellegrinaggio a
Mediaset per esaltarla come “grande risorsa del Paese” e garantire che non la sfiorerà nemmeno con un dito. B. medita di ritirarsi a vita privata: D’Alema s’inventa la Bicamerale per riscrivere “insieme” la Costituzione, specie sulla giustizia, lo trasforma in padre ricostituente e manda in soffitta il conflitto d’interessi.

Nel ’98 Prodi e Ciampi portano l’Italia in Europa: Bertinotti li rovescia in men che non si dica e l’indomani D’Alema è già pronto con una
maggioranza alternativa, rimpiazzando Rifondazione coi ribaltonisti di Mastella, Cossiga e Buttiglione e dichiarando morto l’Ulivo.

Nel ’99
Rete 4 perde la concessione, ma D’Alema – impegnatissimo a sponsorizzare i “capitani coraggiosi” Colaninno, Gnutti e Consorte per l’assalto a Telecom – la salva regalandole la licenza per trasmettere in proroga sulle frequenze che spettano a Europa7.

Nel 2001 B. risorge dalle sue ceneri e governa cinque anni: unica opposizione i girotondi, i pacifisti, i no global, infatti D’Alema raccomanda di
evitare la piazza.

Nel dicembre 2005 B. è alla canna del gas, dopo aver perso le amministrative e le europee, mentre l’Unione di Prodi ha 15 punti di vantaggio in vista del voto politico del 2006: ma ecco saltar fuori le intercettazioni sull’ultimo colpo di genio di Max, l’appoggio alla scalata illegale dell’Unipol di Consorte alla
Bnl (“Vai, Gianni, facci sognare!”). Pari e patta con le scalate di Fiorani e Ricucci ad Antonveneta ed Rcs sponsorizzate dal centrodestra. Così l’Unione si mangia quasi tutto il vantaggio e Prodi vinciucchia per 25 mila voti, troppo pochi per governare senza i ricatti dei partitini.

Nel 2009 B., dopo un anno di governo, è già alla frutta per lo
scandalo D’Addario-Tarantini: ben presto si scopre che “Gianpi” le mignotte le portava nei giorni pari a Palazzo Grazioli e in quelli dispari a Sandro Frisullo, vicepresidente della giunta Vendola e dalemiano di ferro. Una Bicamerale a luci rosse.

Nel 2010 B. è di nuovo sputtanato dalle rivelazioni di Wikileaks: Max non può mancare e infatti salta fuori un cablo dell’ambasciatore Spogli a Washington su quel che gli ha confidato D’Alema nel 2007: “La magistratura è la più seria minaccia per lo Stato italiano”. Infatti i giudici baresi arrestano anche l’altro assessore dalemiano di Vendola, Alberto Tedesco, provvidenzialmente rifugiatosi al Senato.

Nel 2011 B. perde comunali e referendum: D’Alema offre un bel governo istituzionale col Pdl. Scandalo P4:
Bisignani trafficava con vari ministri, ma accompagnava pure il gen. Poletti da D’Alema (e da chi, se no?). Ora B. ci riprova col bavaglio ai giornali che pubblicano intercettazioni pubbliche. Max The Fox concorda, ma dice che “per una legge è tardi”. Ci penserà lui quando tornerà al governo. Per lui la missione del centrosinistra è sempre stata questa: completare l’opera del centrodestra. Il guaio è che quegli stronzi degli elettori non l’hanno ancora capito. Marco Travaglio Il Fatto Quotidiano, 25 giugno 2011

________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

Voi siete qui - Sì, c’è da essere storditi


Giuliano Ferrara, uomo di potere fin dalla culla, si dichiara “stordito”. Stordito dal silenzio dei direttori dei grandi giornali sullo scandalo increscioso delle intercettazioni che loro stessi pubblicano. Segue il tradizionale pippone sulla privacy e sulle mascalzonate della magistratura, che spunta sempre quando la privacy violata è quella dei potenti, di cui Ferrara si sente, per vari motivi, storia, tradizione e complicità, parte integrante. In effetti sì, siamo indignati anche noi. E’ ora di dirlo chiaro e tondo, ci uniamo all’indignazione stordita di Ferrara. E’ uno scandalo, una cosa inaccettabile, che la signora Prestigiacomo diriga le politiche ambientali del paese. Una che pare (al telefono con Bisignani) più preoccupata della sua visibilità che del dissesto idrogeologico, più angosciata da “Mara”, altra ministra, poveretti noi, che dai problemi ambientali. E’ uno scandalo che il direttore generale della più grande azienda culturale del paese parli di Santoro con toni da raffinato hegeliano, dicendo cose come “Je stiamo a spacca’ er culo. So’ arrapato come ‘na bestia”. Che l’amministratore delegato delle Ferrovie telefoni col cappello in mano, che la Santanché si faccia strada grazie alle spinte e alle conoscenze, che il nuovo che avanza, tipo Montezemolo, baci la pantofola per questa o quella fiction da sbloccare. La ministra Gelmini che definisce “un cretino” Cicchitto ci può anche stare, è il fatto che sia ministra che stordisce. La triste farsa del berlusconismo, la putrefazione della destra italiana, sono lì da leggere e da sfogliare. E’ comprensibile che Ferrara, che ne è stato cantore, teorico, portavoce e devoto seguace si secchi. Ma la vera questione è un’altra: è che gente come Prestigiacomo, Gelmini, Masi, Letta e su su fino al conducator latin lover che ci ritroviamo, e traffichini, furbetti, affaristi e Frattini vari governino il Paese. I risultati, del resto, si vedono. Dov’è lo scandalo: che si violi la privacy della classe dirigente o che la classe dirigente sia questa accozzaglia di gaglioffi? In effetti, sì, c’è da essere storditi. Alessandro Rebecchi, 26-VI- 2011

______________________________________________________________________________________________________________________________________________

Teoria e pratica dell'economia dei beni comuni

La buona novella è che "bene", "servizio", "pubblico", "comune" sono parole tornate in uso corrente e riproposte alla considerazione generale. La brutta realtà è il persistere di una politica tradizionale, quella praticata dal sistema dei partiti che monopolizzano la rappresentanza elettorale, che si rifiuta di assecondare il cambiamento. In questa separazione si consuma il dramma della crisi della democrazia.
Due visioni del mondo si contrappongono: chi pensa che l'acqua, il lavoro, i saperi, la salute siano beni basici per la vita comune, obiettivi che costituiscono la ragione stessa dell'esistenza di una società organizzata, dall'altra c'è chi continua a pensare che natura e lavoro, materie prime ed intelligenza umana altro non siano che "mezzi" e "fattori" di produzione che la megamacchina termo-industriale debba sfruttare e sacrificare sull'altare dell'aumento della produttività e delle produzioni di merci.

Da una parte c'è chi pensa che vi siano beni e servizi con valori incommensurabili, non scambiabili per mezzo di moneta, per la buona ragione che ve ne sono di insostituibili e irriproducibili; dall'altra c'è chi pensa che tutto possa e debba trasformarsi in denaro, attraverso cui è possibile soddisfare bisogni e desideri.

Da una parte c'è il "sentire comune" di chi constata sulla propria pelle il fallimento di trent'anni di politiche economiche liberiste, dall'altra chi vive fin troppo bene lucrando sull'enorme bolla speculativa finanziaria, chi ha affidato le proprie fortune alle rendite e sulla droga del debito.

Da una parte c'è chi pensa che si debba trovare un modo per vivere meglio - se non persino per gioire della vita - approntando e praticando forme di comune convenienza, di condivisione, cooperazione e reciprocità, dall'altra ci sono i Marchionne, i cultori dell'impresa capitalistica, più o meno "contrattualizzata".

Per dare forza ai primi e sbarazzarsi dei secondi servirebbe una sfida a tutto tondo all'economia politica, una teoria e una pratica economica rovesciate: remunerare (non necessariamente salarizzare) il lavoro di cura e di rigenerazione dei cicli ecologici naturali, apprezzare (non "prezzare") le risorse inutilizzate più di quanto venga fatto con quelle sfruttate, valorizzare (non "aggiungere" valore al capitale) il saper fare meno con meno, premiare la riduzione del tempo di lavoro e dei flussi di energia e di materia impiegati nel produrre gli oggetti d'uso.
Un'economia dei beni comuni è propria di una società che sceglie la sufficienza (che non forza la "scarsità"): saper fare ciò che serve con quello che si ha a disposizione; scambiare alla pari ciò che si ha e ciò che si sa fare, nella reciproca, consapevole convenienza. Solo così il "gioco" economico potrà risultare win win, a somma positiva, senza provocare distruzioni e senza creare iniquità insopportabili. Reti e distretti di economia solidale, banche del tempo, città de-carbonizzate, gruppi di acquisto, commercio equo, monete complementari, autogestioni, cohousing... già ci sono. Manca solo che i soggetti protagonisti si rendano conto del valore politico intrinseco delle loro azioni.
Paolo Cacciari, Il Manifesto, 25-VI-2011

_______________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

13 giugno 2011: giornata del “legittimo godimento”

 

CHIETI


Quesito n. 1, Privatizzazione dell’acqua, affluenza alle urne 59,44%, votanti 26.082, SI’ 96,59% ; NO 3,41%

Quesito n.2, Profitti sull’acqua, affluenza alle urne 59,43%, votanti 26.080, SI’ 97,29%; NO 2,71%

Quesito n. 3, Nucleare, affluenza alle urne 59,38%, votanti 26.057, SI’ 95,68%; NO 4,32%

Quesito n. 4, Legittimo impedimento, affluenza alle urne 59,34%, votanti 26.040, SI’ 95,52%; NO 4,48%

(Dati tratti dalla Prefettura di Chieti)

A Chieti, l’affluenza alle urne dei cittadini supera di due punti la media nazionale, come già nel referendum costituzionale del 2006 con la vittoria del No alla riforma della Costituzione.

___________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

Dal quotidiano "Il Manifesto"

L'acqua deve rimanere pubblica, il nucleare va consegnato alla storia, la legge è uguale per tutti, anche per Berlusconi.

Il trionfo dei Sì ai referendum, con il quorum ampiamente superato, segna la vittoria dei movimenti, inverte la rotta delle privatizzazioni, scavalca i partiti anche del centrosinistra e assesta un colpo forse fatale al governo. Il Manifesto, 14-VI-2011

___________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

Dal referendum alla democrazia diretta

…Questa meravigliosa primavera referendaria italiana si inserisce nel quadro della sollevazione mediterranea e oggi anche europea dei giovani e della società tutta contro i misfatti della partitocrazia corrotta asservita al grande capitale finanzario. Vanno riprese e rilanciate parole d’ordine come quelle espresse dagli indignados di Madrid, così riassunte dal grande teorico della democrazia della rete, Manuel Castells, su Internazionale della settimana scorsa: “Eliminazione dei privilegi dei politici; misure contro la disoccupazione, tra cui il no all’aumento dell’età pensionabile fino a quando c’è disoccupazione giovanile; diritto alla casa, ed esproprio di tutte le case invendute da mettere sul mercato con un regime di affitto a prezzi calmierati; servizi pubblici di qualità, con l’eliminazione delle spese inutili dell’amministrazione, assunzione di medici e docenti, trasporti pubblici economici ed ecologici; controllo delle banche; riforma fiscale, con l’aumento delle tasse per le grandi fortune e le banche, e il controllo dell’evasione e dei movimenti di capitale; diritti civili e democrazia partecipativa, a cominciare dalle leggi che frenano la libertà su Internet; protezione della libertà d’informazione e del giornalismo d’inchiesta; modifica della legge elettorale, prevedendo la rappresentanza del voto nullo o in bianco; indipendenza della magistratura, democrazia interna nei partiti, riduzione delle spese militari”.

Come scrivevo nel mio saggio "La democrazia in crisi: un problema globale", contenuto nel volume "Crisi della democrazia e crisi dei partiti in Italia e nel mondo", “se è vero che la democrazia non si esaurisce in un unico atto compiuto ogni cinque anni, nel chiuso dell’urna, ma deve essere praticata ogni giorno, occorre ritemprare le assemblee rappresentative con il fuoco della democrazia diretta e della mobilitazione dei cittadini sulle tematiche di loro immediato interesse”. Fabio Marcelli, il Fatto quotidiano, 13-VI-2011

___________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

Risveglio italiano

La battaglia dell'acqua in corso da alcuni anni nel nostro Paese ha già prodotto due risultati di grande importanza storica sul piano politico-culturale.

Il primo riguarda l'affermazione in seno alla società italiana di milioni di persone che pensano che le nostre società, per funzionare in maniera giusta e corretta, devono essere fondate su una reale partecipazione dei cittadini al governo della res publica

…i cittadini italiani vogliono cessare di essere trattati come dei sudditi da mantenere tali grazie a un sistema nazionale di media asserviti e di proprietà dei potenti. Non vogliono più essere ridotti a consumatori beati, a degli individualisti profittatori (evasori, abusivi...), ma vogliono (ri)diventare cittadini nel pieno senso della parola. (continua nella sezione "Rassegna stampa") Riccardo Petrella, Fondatore del Comitato italiano per il Contratto mondiale dell'acqua, Presidente dell'Institut européen de recherche sur la politique de l'eau (Ierpe) a Bruxelles, Il Manifesto, 10-VI-2011

 

___________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

Un nuovo modello di sviluppo, questo l’obiettivo dei SI’

…Certo, il pubblico ha dei limiti, siamo i primi a riconoscerlo, ma rinunciare a individuarne la natura istituzionale al fine di correggerli è una resa al privatismo che gli italiani non possono più accettare. Il pubblico va curato insieme, con umiltà, dedizione e fantasia istituzionale. Smantellarlo a favore del privato è una scorciatoia pigra, cinica e disonesta che vogliamo sconfiggere per sempre.
Abbiamo iniziato la campagna di raccolta firme, in compagnia di migliaia di iscritti e militanti del Pd che si mobilitavano con noi nonostante i distinguo e le critiche dei D' Alema, dei Veltroni e dei Bersani. Tutti possono oggi cambiare idea e non siamo noi a offenderci perché ai talk show invitano solo politici di professione. Ma su una cosa non possiamo transigere, quali che siano le logiche della società dello spettacolo. Non è vero che…i milioni di voti… per il sì vogliono aprire una discussione sui territori per scegliere se l'acqua vada gestita in modo pubblico, privato o misto. Il senso della scelta è chiaro fin dal 12 gennaio, quando la Corte ha ammesso i nostri due referendum. Tutti i sì …sull'acqua

bocciano senza appello e per sempre i sistemi privatistici nel governo dei beni comuni, riconoscendoli come beni da porsi fuori commercio, le cui utilità sono funzionali alla soddisfazione di diritti fondamentali della persona e che vanno governati anche nell'interesse delle generazioni future (è l'essenza della definizione che ne diede la Commisione Rodotà).
Gli elettori, come quelli che hanno votato per De Magistris e Pisapia, hanno capito che il modello privatistico di gestione è fallito nel ventennio della "fine della storia" e che l'acqua (e la produzione energetica) va governata come un
bene comune, inventando forme nuove nettamente decentrate di pubblico partecipato. Le privatizzazioni e le lenzuolate sono finite. Così come finita deve essere quella concorrenza al centro, con partiti della sinistra che imitano la destra, che tanto è corresponsabile della drammatica crisi che stiamo vivendo. Ugo Mattei, docente di Diritto Civile, Università di Torino, Il Manifesto, 10-VI-2011

___________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

Un voto costituente

…Il governo ha iniziato inserendo addirittura nel preambolo del decreto Ronchi la grande menzogna per cui la dismissione a favore del privato del servizio idrico e degli altri servizi di interesse economico generale (trasporti e spazzatura) sarebbe stato obbligatoria sul piano europeo e quindi non sottoponibile a referendum.

Questo argomento è stato il mantra ripetuto dai nostri oppositori (bipartisan) mentre noi raccoglievamo milioni di firme e iniziavamo un grande processo dal basso di alfabetizzazione idrica, ecologica ed istituzionale che, già da solo, ha reso l'Italia un luogo migliore. Poi la Corte Costituzionale ha accolto per due terzi il nostro impianto referendario, sbugiardando sul punto il governo, mettendo in chiaro i limiti culturali dell'impostazione dell'Avvocatura dello Stato, e riconoscendo l'importanza anche giuridica della nozione di beni comuni (poco dopo la nozione è stata elaborata anche dalle Sezioni Unite della Cassazione).

(continua nella sezione "Rassegna stampa") Ugo Mattei, il Manifesto, 12-VI-2011

___________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

Dal processo breve al legittimo impedimento: storia di una legge ad personam

Il disegno di legge proposto da Maurizio Gasparri ha suscitato polemiche di fuoco e, tra emendamenti e correzioni varie, giace tuttora in Parlamento. Ma ha aperto la strada alla norma con cui il premier stabilisce da sé se i suoi impegni istituzionali sono tali da far saltare l’udienza, mentre i normali cittadini possono soltanto presentare una richiesta al giudice, che si riserva di decidere. Anche se la Consulta ne ha depotenzionato gli effetti, solo la sua bocciatura popolare eliminerebbe qualunque possibilità di utlizzarla. (continua nella sezione "Rassegna stampa") Mario Portanova, Il Fatto quotidiano, 11-VI-2011

___________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

Il quinto quesito

«Piazze piene, urne vuote» è la celebre frase pronunciata da Pietro Nenni all'indomani della sconfitta elettorale del Fronte popolare del '48. Speriamo che per i referendum del 12 e 13 possa valere il contrario perché non è un buon segnale quello che è arrivato da piazza del Popolo, rimasta semivuota per tutto il pomeriggio. L'appuntamento di chiusura della campagna referendaria convocata ieri è stata un mezzo flop. Il grande catino riempito negli ultimi mesi da straripanti manifestazioni, questa volta offriva un colpo d'occhio molto diverso: poca gente ad accompagnare la passeggiata di Bersani e Di Pietro nel pomeriggio assolato.

Naturalmente la mobilitazione referendaria ha assunto in queste settimane un carattere capillare e diffuso in migliaia di incontri: nei piccoli centri, nelle iniziative di quartiere (anche a Roma contemporaneamente alla manifestazione di piazza del Popolo erano in corso raduni referendari nelle periferie). Ma è altrettanto evidente che alla vigilia di un voto così importante e trasversale, una piazza del Popolo senza popolo non è un segnale incoraggiante.

L'insuccesso d'altra parte era in larga parte annunciato dalle divisioni, tra i partiti e i comitati, che hanno accompagnato gli ultimi giorni di mobilitazione.

Al momento di decidere come concludere la lunga marcia verso il sì all'abolizione del nucleare, alla difesa dell'acqua pubblica e alla cancellazione del legittimo impedimento, i partiti non hanno voluto fare un passo indietro come chiedevano i comitati. Preoccupati, i Bersani e i Di Pietro, soprattutto di piazzare le loro bandierine sulle manifestazioni di chiusura della campagna. Alcuni comitati promotori hanno reagito all'ingombrante e immotivato presenzialismo dei partiti, scegliendo di ritirare la loro partecipazione. Hanno organizzato una conferenza stampa mattutina in un altro luogo della città. Dimostrando così, gli uni e gli altri, di avere più a cuore se stessi e le proprie ragioni, che la richiesta di unità reclamata dagli elettori e dai movimenti, come le recenti vittorie alle elezioni amministrative hanno ampiamente dimostrato.

Siamo convinti che i cittadini italiani dimostreranno maggiore cura del bene comune andando a votare senza se e senza ma. Perché hanno capito, contro i tatticismi dei partiti, che in fondo a tutto c'è un quinto quesito, tutto politico: scandire i tempi dell'uscita di scena di Berlusconi dando un altro colpo al governo con un'inondazione di sì. Norma Rangeri, Il Manifesto, 11-VI-2011

 

___________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

I moderati immaginari del PD

… Sebbene si sia fatto il possibile per non capirlo, la lezione delle consultazioni amministrative è chiara. Un certo elettorato si attrae con l’intransigenza nel difendere legalità e libera informazione….I risultati delle recenti amministrative hanno fornito l’ultima conferma: i consensi dei moderati si conquistano solo con dosi adeguate di “estremismo” e di “antipolitica”. Era il segreto di Pulcinella…La lezione è adamantina. Alle prossime politiche contro Berlusconi si vince se, e solo se, l’opposizione non sarà monopolizzata dalla “casta” e dal suo controproducente “troncare”, “sopire”. Da Paolo Flores d’Arcais, Il Fatto quotidiano, 11-VI-2011

___________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

Devono andarsene

Due, tre giorni dopo il terremoto dell'ultima consultazione amministrativa, il Cavaliere era di nuovo in giro fra i potenti della terra a mostrare con l'ostentazione del suo immarcescibile sorriso (in verità sempre più macabro) e con le pacche distribuite sulle spalle di Biden e di Medvedev che nulla era cambiato, che si andava avanti senza neanche guardarsi intorno, che la forza era ancora dalla loro parte. L'incoronazione del figlio prediletto, Angiolino Alfano, a Segretario (!) del Pdl colorava d'una tinta decisamente comica i lineamenti di quello che vorrebbe forse essere un lento e magari contrattato declino (come per l'amico Gheddafi non è da escludere che si pensi a un'uscita di scena con salvacondotto giudiziario e conservazione integrale del patrimonio male acquisito).

Però così non va bene. Il paese non è in grado di reggere altri due anni all'attuale, catastrofica conduzione governativa, con annessi e connessi di natura giudiziaria, etico-politica, ecc. ecc. Dunque, all'ordine del giorno oggi c'è innanzitutto e sopra tutto il disarcionamento del cavaliere dal suo decrepito ronzino nei prossimi mesi; la stesura di una nuova legge elettorale che restituisca agli elettori la libertà di scelta nella composizione delle liste e dei candidati; e l'indizione di nuove elezioni che consentano di avere un Parlamento non più soggetto, come questo vergognosamente lo è, al ricatto del denaro e dei favoritismi. Questo è il minimo: alla delineazione delle alleanze e alla formazione del nuovo Governo si può pensare cammin facendo. Ma intanto si deve chiedere alle forze politiche antiberlusconiane che s'impegnino, con la inventività giuridica e la forza contrattuale che sono loro proprie, a realizzare questo programma minimo, elementare: ora questi devono andarsene. Uso il plurale perché sia chiaro che ad uscire di scena dev'essere non il solo B ma l'intera sua squadra. (continua nella sezione "Rassegna stampa") Alberto Asor Rosa, Il Manifesto, 5-VI-2011

______________________________________________________________________________________________________________________________

Il Fantasma di Fukushima

Un fantasma incombe sulla campagna referendaria. Si chiama Fukushima. Incombe perché è il più grave disastro nucleare della storia dopo Cernobyl. Incombe con la sua contaminazione radioattiva, con una regione intorno a sé uccisa per decenni se non per secoli, con gli operai immolatisi per contenere la fusione del nucleo.

Ma Fukushima è un fantasma perché è del tutto assente dalla nostra campagna referendaria. È comprensibile che i nuclearisti non ne parlino ed evitino come la peste persino il fruscio della F di questa centrale maledetta. È invece incredibile che Fukushima non compaia in nessun manifesto o slogan di noi antinucleari. Eppure è l'argomento più potente di cui disponiamo per il sì.

Ricordate il 1986. Mai avremmo vinto il referendum contro l'atomo non fosse stato per il divieto di consumare lattuga e latte irradiati dalla nube di Cernobyl. Chi ha l'età per ricordare ritiene che gli effetti di quella nube radioattiva siano scolpiti indelebili nella nostra memoria. Ma così non è. Anche chi allora aveva 10-15 anni non li rammenta più, non sa nemmeno che tutto ciò avvenne. (continua nella sezione "Rassegna stampa") Marco D'Eramo, Il Manifesto, 3-V-2011

_____________________________________________________________________________________________________________________________

La sinistra del Nord

Questo articolo è uscito sul quotidiano “La Repubblica”.


L’antidoto al berlusconismo non poteva che sprigionarsi dall’interno della società milanese. La nuova sinistra del Nord è nata nell’unico modo in cui poteva nascere, cioè come alternativa culturale a un sistema di potere ventennale che, proprio a Milano, appariva granitico, pur non essendolo, grazie all’organicità della sua ideologia. Una visione mercificata delle relazioni umane, in cui la parola “libertà” veniva disinvoltamente brandita per zittire le aspirazioni di “uguaglianza” e “fratellanza”; una “libertà” del privilegio rivolta perfino contro il vincolo comunitario della “legalità”.

Facile dirlo, ora che è successo davvero: per liberare l’Italia bisognava cominciare dalla liberazione di Milano. Ma fino a ieri il senso comune prevalente era ben altro. Una visione spregiudicata, talvolta cinica, della politica come mera misurazione dei rapporti di forza, ereditata dalle scuole di partito novecentesche, liquidava come dilettantismo ingenuo questa prospettiva di crescita della partecipazione dal basso, valorizzata infine da un leader come Giuliano Pisapia: anticarismatico, ma con un netto profilo culturale alternativo. (continua nella sezione "Rassegna stampa") Gad Lerner, 3-VI-2011, www.gadlerner.it


_________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

 

 

COMUNICATO


Comitato di Chieti

Salviamo la Costituzione: Aggiornarla – Applicarla –non Demolirla


Il Comitato di Chieti in difesa della Costituzione, ricordando la vittoria nazionale della Repubblica nel Referendum del 2 giugno 1946, ribadisce la fiducia che i cittadini, consapevoli dei propri diritti/doveri e del compito di esercitare “la sovranità secondo le forme e i limiti della Costituzione” (art. 1), pratichino e difendano quotidianamente la democrazia, applicando la Costituzione, nata dall’Antifascismo e dalla Resistenza.

Programma del 2 giugno 2011

ore 10,30: distribuzione della Costituzione per le strade del Centro storico


ore 11,30 : presidio lungo Corso Marrucino


ore 18,30:distribuzione della Costituzione per le strade di Chieti scalo



Info: Chieti nuova 3 febbraio, cell. 3474521937


Il Comitato in difesa della Costituzione è composto dalle associazioni ANPI-Brigata Maiella, Chieti nuova 3 febbraio, Chieti resiste, Comitato di quartiere Santa Maria, La fabbrica di Chieti, Lista 360 gradi, Lucciole e Lanterne, Unitre, il CIF, la Confesercenti, Legambiente, i partiti Italia dei Valori, Partito Democratico, Rifondazione comunista, Sinistra ecologia e libertà, Donne e Giovani dell’Italia dei Valori, i Giovani Democratici, i sindacati CGIL, UIL, USB.

_________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

30 maggio 2011: una bella giornata


Milano e Napoli un futuro da costruire


Ora si dirà che è una batosta senza appello per Berlusconi e il berlusconismo, ed è talmente vero che il coordinatore del Pdl Sandro Bondi ha rassegnato le dimissioni un minuto dopo aver intuito l'entità della catastrofe. Si sosterrà che è una bocciatura sonora delle capacità amministrative della destra, magari anche per sminuire il significato politico del voto che ha incoronato Pisapia a Milano, De Magistris a Napoli, Zedda a Cagliari. E anche questa è una parte della verità. Si scriverà che l'alternativa vince su tutto il fronte, che c'è il gran ritorno della sinistra radicale e che il popolo “gauchiste” vuole unità delle forze e rinnovamento della classe dirigente.

Noi proviamo, a botta calda, a fare un passo avanti e a chiederci cosa c'è da aspettarsi da questa nuova ondata di sindaci progressisti, non seconda a quella del '93. Almeno nelle due città più importanti. Pisapia ha detto al manifesto che vuole rendere Milano come Berlino. Dunque una città europea, aperta, accogliente, inclusiva, vivace. De Magistris deve vincere la sfida della legalità, ha promesso un assessorato ai beni comuni che sarebbe il primo in Italia, e vuole risolvere l'emergenza monnezza applicando in maniera radicale le elaborazioni dei teorici dei “rifiuti zero”. Sarà l'esperimento politico da osservare con più attenzione di tutte, nella città più piena di contraddizioni del continente. Poi dovrà rimettere al centro la Napoli del melting pot musicale, culturale, artistico, teatrale. Se così sarà, avremo due giunte “rosse” protagoniste del rinascimento di due capitali: una europea, l'altra del Mediterraneo. Aspettando che anche a Roma finalmente si riapra una breccia. Angelo Mastrandrea, Il Manifesto on line, 30-V-2011


_________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

La politica della paura è al capolinea


Non sappiamo come Luigi De Magistris e Giuliano Pisapia governeranno le loro città. I problemi che hanno di fronte (specialmente a Napoli) sono tali da far tremare le vene ai polsi a chiunque. Sappiamo però che questa giornata sarà ricordata a lungo. In tutta Italia le urne hanno dato un responso chiaro: davvero la maggioranza che alle camere sorregge l’esecutivo è minoranza nel Paese. Davvero la politica dell’aggressione e della paura è arrivata al capolinea. E questo, indipendentemente da quali saranno gli immediati destini del governo Berlusconi, è già un risultato.

Gli elettori hanno dato fiducia alla speranza e al cambiamento. Hanno detto chiaramente che non ne possono più del mondo alla rovescia propagandato dal premier e dai suoi media: un mondo che bolla come pazzo chi tenta di far rispettare la legge e indica invece come esempio chi è amico della mafia, un mondo che premia i furbi e penalizza gli onesti, un mondo che ritiene giusto privilegiare il censo al posto del merito. Un mondo che fino a ieri – allargando le braccia compiaciuto – ha continuato a ripetere: che ci volete fare, gli italiani sono fatti così.

No, gli italiani non sono fatti così. Sono meglio. E oggi lo hanno dimostrato.
Da domani, però, è tutta un’altra storia. Chiusi i festeggiamenti, archiviata la sbornia elettorale, si ricomincia.

(continua nella sezione "Rassegna stampa") Peter Gomez, Il Fatto quotidiano, 30-V-2011


_________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

Nucleare e acqua, in mano a una sola persona


Si fa il decreto Omnibus ed è a rischio il referendum sul nucleare. Allarme! Sanno di perdere, e vogliono sfilarci il diritto di votare per poter costruire le centrali con comodo, passato l’effetto Fukushima!

Mica sono tanto sicura, che sia davvero così. Ho un altro genere di sospetto. In realtà, credo che ormai sia assodata la consapevolezza che le centrali nucleari non si faranno mai: costano troppo, sono pericolose, non le vuole nessuno e i cittadini delle aree coinvolte si daranno fuoco piuttosto che accettare una centrale nucleare sotto casa. Fukushima ha dato il colpo di grazia a tutta la faccenda e, referendum o no, il nucleare è morto e sepolto con tutto il sarcofago.

Annullare il referendum contro il nucleare ha in realtà un altro scopo: quello di puntare al non raggiungimento del quorum per il referendum sull’acqua. E? l’acqua la preda davvero preziosa, il nucleare essendo lo specchietto per le allodole. Ne parlai diffusamente anche qui.

Bene. Chi dovrebbe costruire le centrali nucleari in Italia? I francesi di EDF, Electricitè de France, il cui Presidente è Henri Proglio.

E chi fa la parte del leone nella privatizzazione degli acquedotti italiani? I francesi di Veolia, il cui Amministratore delegato è Henri Proglio.

La stessa persona è a capo di entrambe le multinazionali francesi che puntano alla nostra energia e alla nostra acqua. La STESSA persona. Definita dai commentatori francesi un’intoccabile della Repubblica, e che poche ore fa ha annunciato anche Edison sarà nostra?

A questo punto, il decreto Omnibus si configura in veste di risarcimento. Eliminiamo dal referendum l’ormai morto nucleare per salvare il premio più prezioso, ovvero l’acqua, che andrà comunque nelle stesse medesime mani. Le mani di qualcuno a cui si deve garantire comunque e ad ogni costo il controllo delle nostre risorse strategiche, non si scappa. Debora Billi, Il Fatto quotidiano, 25-V-2011

Nota: Da una parte Veolia è uno dei leader mondiali nel settore della gestione urbana degli acquedotti, dei rifiuti e dei trasporti e dell'altra parte abbiamo GDF - Suez leader mondiale: acqua, energia, rifiuti e ultimamente gestione dei CIE http://www.italia.attac.org/spip/spip.php?article3671 Colin du Liège
Attac Chiantivaldelsa


_________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

Disprezzo

Ricorrendo alla fiducia per la quarantatreesima volta, il governo Berlusconi IV ieri ha ottenuto l’approvazione della Camera dei deputati al cosiddetto decreto Omnibus, contenente la modifica alla legge che dovrebbe evitare al popolo italiano di esercitare il proprio diritto di esprimersi sulla scelta di costruire sul proprio territorio reattori nucleari.

Una scelta di disprezzo verso la democrazia diretta che lo strumento del referendum rappresenta, da parte di una forza che fa dell’espressione della libertà la propria bandiera.

Ma anche una scelta cieca alla realtà energetica di un mondo in cui (a livello di fonti primarie), il nucleare rappresenta un esiguo 2% (vedi recente Rapporto IPPC), viene utilizzato solo da 29 paesi sui circa 190 rappresentati all’ONU, produce meno del 13% dell’energia elettrica globale e si appresta a diventare residuale dopo la scelta tedesca e giapponese di cambiare scenario.

Ieri a Fukushima la Tepco ha ammesso ciò che i pessimisti avevano ipotizzato nei primi giorni dopo l’incidente ai reattori: in tutti e tre i reattori si è verificata la fusione del nocciolo. Pochi giorni fa installando nuovi rilevatori per misurare il livello dell’acqua nel vessel del reattore numero 1 si era scoperto che i calcoli fatti sino a quel momento erano sbagliati, nel reattore c’era molta meno acqua del previsto e ciò dimostrava che il combustibile non era piu’ nella sua posizione originale ma era fuso e sprofondato sul fondo del contenitore danneggiandolo e causando una fuoriuscita costante di acqua altamente contaminata, acqua che ha riempito le fondamento dell’edificio e raggiunto un livello di quattro metri.

Nei giorni scorsi gli operai giapponesi hanno lavorato per trasferire le 47 mila tonnellate di acqua radioattiva del reattore numero due, ma fra un paio di giorni dovranno sospendere l’operazione non sapendo dove stoccare l’acqua. Il Giappone si trova oggi a doversi farsi carico di risolvere un incubo nucleare che costerà miliardi e che durerà decenni. E i danni si sa che non sono stati causati solo dallo tsunami, ma dal sisma e da alcune operazioni che la Tepco non ha ancora compreso come e perche’ siano state attuate, ieri la JAIF riportava nel suo quotidiano bollettino che il sistema di raffreddamento di emergenza del reattore 1 era stato fermato manualmente dopo poco piu’ di tre ore dal sisma seguendo le istruzioni di un manuale operativo per evitare danneggiamenti al reattore. Mossa incomprensibile ma attuata.

Tornando ai fatti di casa nostra, nel mese di marzo, l’amministratore delegato di Sogin, la società incaricata di smantellare il nostro vecchio nucleare, ha ricordato che con l’attuale livello di spesa ci metteremo novantanni a concludere l’opera. Questo significa che abbiamo già dato in eredità ai nostri figli e ai loro figli l’onere di dover pagare in bolletta questo lavoro, ma non basta i nostri discendenti pagheranno per migliaia di anni il costo per gestire il deposito che dovremo comunque costruire per ospitare le scorie di Caorso che nel 2025 la Francia ci ridarà indietro.

E’ giusto fare una scelta che pagheranno le generazioni future? C’e’ un problema etico sul nucleare che non possiamo evitare, possiamo dire che prima o poi qualcuno lo risolverà ma cio’ non rappresenta una gran prova di maturità e saggezza.

Ma nonostante il disprezzo di questo governo, il nostro Paese non costruirà nuovi reattori aumentando la brutta eredità che abbiamo già imposto alle generazioni future, perché col disprezzo non si costruisce consenso e senza consenso non si costruiscono reattori, a meno di esser così folli da usare la forza.

Ma non accadrà perché un modo più intelligente di costruire le cose e di utilizzare l’energia si sta facendo strada e insieme allo sviluppo incontenibile delle fonti rinnovabili, che stanno già causando problemi alle aziende elettriche per la loro capacità di modificare il mercato elettrico e di spingere nell’angolo la generazione termoelettrica (vedi lo scontro Enel(Assoelettrica)-Terna per ora relegato alla stampa specializzata), trasformeranno presto il sistema energetico globale. Roberto Meregalli, Beati i costruttori di pace - Comitato Energia felice, 20-V-2011

_________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

A proposito dei Referendum


Mons. Crociata, segretario generale della CEI, dichiara: "Sono da incoraggiare come elemento di democrazia".

_________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

L’undicesima edizione

del progetto “Il Calendario della Repubblica-Il Dovere della Memoria”, promosso per contribuire a ritrovare non tanto il ricordo di singoli eventi passati, quanto la Memoria collettiva, sottolineando i Valori sui quali si fonda la nostra Repubblica, si concluderà venerdì 27 maggio, ore 11,15, nell’aula magna dell’Istituto Tecnico “F. Galiani” con l’intervento di Giulio Lucchetta, docente della Università “G. D’Annunzio”, che parlerà sul tema “L’esercizio della Democrazia”, partendo dal volume “L’esercizio della Democrazia”, che contiene la lectio magistralis del professor Gustavo Zagrebelsky, presidente di Biennale Democrazia, manifestazione culturale promossa dalla città di Torino dal 2009.

“La Democrazia è un insieme di diritti e di doveri che appartengono al cittadino e che spetta al cittadino esercitare. E’ prima di tutto un modo di rapportarsi con gli altri: nasce dal basso, dalla vita quotidiana e arriva a permeare la costruzione di una società. Per questo è così importante parlare di esercizio: la democrazia non viene stabilita e progettata una volta per tutte; è una realtà viva, in continua trasformazione, che si nutre dei valori che le persone sanno trasmettere” (dal libro “L’esercizio della Democrazia”).

_________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

Sulle Regole


“Quando la cultura è improntata al rispetto della persona, quando ci si riconosce nell’altro, quando è convinzione diffusa che l’altro sia valore e dignità, e contemporaneamente le regole danno attuazione pratica e concreta a tale cultura, la spinta all’infrazione è destinata a essere marginale perché la condivisione delle regole, il più delle volte, rende superflua l’imposizione di un obbligo o di un divieto”. Gherardo Colombo, “Sulle Regole”

_________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

Comunicato

Mercoledì 25 maggio 2011, alle ore 9,30, presso l'aula magna della Scuola Media "G. Chiarini", alla presenza dei magistrati referenti dell'A.N.M. abruzzese, si concluderà il XVIII corso di Educazione alla Legalità nelle Scuole Medie, promosso dall'associazione Chieti nuova 3 febbraio e dall'Associazione Nazionale Magistrati-sezione Abruzzese.

Saranno premiati gli elaborati migliori di ogni Scuola e sarà rappresentato lo spettacolo allestito dalla Scuola primaria di Canosa, curato dal regista Antonio Tucci del Teatro del Krak di Ortona.

Il corso si è articolato in lezioni preliminari dei docenti sulla Legalità, nella visione del film "Invictus" (regia di Clint Eastwood), in conversazioni dei magistrati nelle scuole partecipanti, nello svolgimento di un elaborato conclusivo del corso, nel laboratorio teatrale sulla Legalità per le classi III, IV, V della Scuola primaria di Canosa a cura di Antonio Tucci del Teatro del Krak di Ortona.

Gli studenti partecipanti al corso sono stati più di 800; i docenti coinvolti n. 42.

Hanno aderito al corso le Scuole Medie di CHIETI G. Chiarini-C. De Lollis, V. Antonelli, F. Vicentini-M. Della Porta; di FARA FILIORUM PETRI-sedi di Casacanditella e di Roccamontepiano; di ORTONA D. Pugliesi; di RIPA TEATINA-Torrevecchia Teatina M. Buonarroti; di SAN GIOVANNI TEATINO G. Galilei; l'Istituto comprensivo di TOLLO-Canosa N. Nicolini.

Molti sono stati i temi affrontati, alcuni dei quali presenti anche nel film "Invictus": il senso della giustizia, il rispetto della persona, la conquista delle regole, il valore della legalità e l'importanza della Costituzione, inseriti sempre nella quotidianità dei giovani, nella consapevolezza che per contrastare le illegalità grandi e piccole bisogna conoscere e capire.

Si ringrazia la Provincia di Chieti per aver fornito le copie del libro e del DVD "La guerra in casa" da consegnare alle Scuole.

Info: Chieti nuova 3 febbraio, cell. 3474521937

www.chietinuova3febbraio.it

_________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

Ricordo di Falcone

Il 23 maggio 1992 nell’attentato di Capaci, a pochi chilometri da Palermo, sono stati assassinati dalla mafia il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo, magistrato, tre agenti della scorta Rocco Di Cillo, Antonio Montinaro, Vito Schifani.

“Sono morti per tutti noi, per gli ingiusti; abbiamo un grande debito verso di loro e dobbiamo pagarlo gioiosamente, continuando la loro opera; facendo il nostro dovere, rispettando le leggi, anche quelle che ci impongono sacrifici; rifiutando di trarre dal sistema mafioso i benefici che potremmo trarne (anche gli aiuti, le raccomandazioni, i posti di lavoro); collaborando con la giustizia, testimoniando i Valori in cui crediamo, in cui dobbiamo credere, anche dentro le aule di giustizia; troncando immediatamente ogni legame di interesse, anche quelli che ci sembrano più innocui, con qualsiasi persona portatrice di interessi mafiosi, grossi o piccoli; accettando in pieno questa gravosa e bellissima eredità di spirito. Dimostrando a noi stessi e al mondo che Falcone è vivo.” Paolo Borsellino

_________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

Resistenza Continua


Noi siamo convinti che il mondo, anche questo terribile, intricato mondo di oggi può essere conosciuto, interpretato, trasformato, e messo al servizio dell'uomo, del suo benessere, della sua felicità. La lotta per questo obiettivo è una prova che può riempire degnamente una vita. Enrico Berlinguer

_________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

La lezione Pisapia


Il voto di Milano dice tante cose. Per esempio che il Pdl ha sbagliato alla grande. Ha sbagliato completamente mira su Pisapia, indicandolo come amico di terroristi. Ha sbagliato a confermare la Moratti, candidato che aveva perso appeal. Ha sbagliato ad estremizzare la campagna puntando ai giudici e sul Colle, in una città sostanzialmente moderata.
Il voto di Milano dice anche che un pezzo del Paese prima berlusconiano è stanco e deluso dal premier, dalle sue leggi ad personam, dai festini di Arcore, dalle barzellette idiote, dalla politica ridotta a propaganda.
Il voto di Milano dice anche che il centrosinistra può vincere. Che l’opposizione ha bisogno di credere più in se stessa. Che l’opinione pubblica, nemmeno quella orientata a destra, non è affatto imbambolata e immobile. La si può convincere, e addirittura conquistare.
Ma il voto di Milano dice anche un’altra cosa. Una piccola cosa, nell’inevitabile stordimento provocato dalla bella sorpresa. Piccola ma istruttiva, soprattutto a futura memoria.
Con Boeri, probabilmente, la Moratti sarebbe stata avanti. E il Pd, oggi, non può far finta di non saperlo. Il successo parziale – ma clamoroso – di Pisapia insegna che per sfondare al centro conta la credibilità politica, lo spessore professionale, la simpatia umana.
Non è necessario, non sempre, e non comunque, fare ammenda della propria storia. Marco Bracconi, Politica Pop - blog - La Repubblica, 17-V-2011

_________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

Sondino nanogastrico


Le cose stavano andando benino, per Berluskatz. Si era comprato uno stock di Responsabili, scavallando la sfiducia. Intanto il Pd riusciva a perdere le sue primarie a Milano e a truccare e poi annullare quelle di Napoli per candidare un signor nessuno,
dopodiché era riesplosa la solita guerra fra veltroniani e dalemiani. I tg di regime facevano la loro parte riservandogli 261 minuti in tre mesi contro gli 84 di Bersani. Insomma la mummia di Arcore stava riprendendo un po’ di colore, grazie anche all’apposito sondino nanogastrico. Poi è rientrato in scena con la consueta grazia Giuliano Ferrara, che dopo anni di letargo ha deciso di riprendere in mano le sorti del Pdl. Ed è stata subito catastrofe. Non bastassero i contributi beneauguranti di Olindo Sallusti e Rosa Santanchè e i preziosi consigli di Belpietro, il Platinette Barbuto s’è paracadutato sul Cainano convalescente, disintegrandolo. L’idea – ammettiamolo – di trasformare le comunali in un referendum pro o contro la Boccassini e Ingroia, il bungabunga e Ciancimino aveva un che di geniale. Meglio ancora la trovata di tappezzare Milano di manifesti sulle “Br in Procura”. Addirittura strepitosa la campagna per fare del mite borghese Pisapia un terrorista rosso ladro di Ape Piaggio. Complimenti vivissimi a chi ha dato la linea.

(continua nella sezione "Rassegna stampa") Marco Travaglio, Il Fatto Quotidiano, 18-V-2011


_________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

Siamo tutti milanesi

A Milano Berlusconi ha chiesto un referendum su di sé e lo ha perso. Se il voto del capoluogo lombardo era rivelatore di una svolta politica nazionale, la svolta c'è stata. Clamorosa e inaspettata nella misura indicata dalle percentuali del candidato Pisapia: oltre il 47 per cento. Il crepuscolo dell'estremismo berlusconiano non è più solo un'opinione, è oggi un dato reale confermato dall'elettorato.

È solo il primo turno, le due settimane di campagna elettorale che ancora ci attendono saranno di battaglia durissima e potranno riservare altre sorprese. C'è chi ricorda come andarono le cose nelle elezioni per il comune di Roma, quando Rutelli fu costretto al ballottaggio con Alemanno e perse. Ma un ballottaggio nelle dimensioni shock di quello avvenuto a Milano, lascia spazio all'ottimismo proprio perché siamo nel cuore del ventennale potere berlusconiano, dove la brutta avventura del populismo italiano è cominciata e dove potrebbe concludersi. (continua nella sezione "Rassegna stampa") Norma Rangeri, Il Manifesto, 17-V-2011

__________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

 

Berluskahn

Gentile Strauss-Kahn, dia retta a noi: lasci perdere la Francia, che non La merita, e si trasferisca in Italia. Solo qui Lei ha ancora un grande futuro politico. Troverà diversi partiti disposti a candidarLa nonostante l’arresto e il processo per stupro e sequestro di persona, anzi proprio per quelli. E troverà soprattutto i neologismi giusti per trasformarsi da sospettato di un delitto orrendo in perseguitato politico. Il Corriere della Sera stigmatizzerà il riesplodere dello “scontro fra giustizia e politica”. Ostellino scriverà che la cameriera non s’è resa conto di essere seduta sulla propria fortuna e di poterla proficuamente utilizzare per diventare segretaria al Fondo monetario. Pigi Battista insisterà sull’esigenza di abbassare i toni e non demonizzare gli stupratori. Galli della Loggia e Panebianco denunceranno gli agenti rossi annidati nella Polizia di Manhattan. L’ambasciatore Romano ammonirà contro la “gogna mediatica” dalle tv giustizialiste aizzate dal partito delle procure, con immonde riprese di un uomo in manette fra due nerboruti poliziotti. Cicchitto strillerà contro l’ennesimo caso di “uso politico della giustizia” contro un socialista. Quagliariello evidenzierà l’ulteriore scandalo della “giustizia a orologeria” contro il prossimo candidato all’Eliseo. Stracquadanio tuonerà contro le “manette facili”, scattate addirittura sulla scaletta di un aereo, come se il destinatario avesse mai pensato di darsi alla fuga. La Santanchè porterà le foto di una bandiera di Hamas affissa nella cameretta della cameriera (si scoprirà poi che era un poster di George Clooney) e ricorderà che Stalin, Pol Pot, Mao Tse-tung e Fidel Castro han fatto ben di peggio. (continua nella sezione "Rassegna stampa") Marco Travaglio, Il Fatto quotidiano ,17-V-2011

 

_________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

Comunicato Stampa

Comitato "2 Sì per l'acqua bene comune - Chieti"

Il Comitato referendario “2 Sì per l’acqua bene comune Chieti” esprime grande soddisfazione per la scelta responsabile del Consiglio comunale teatino che questa mattina ha approvato un ordine del giorno, presentato dal consigliere Riccardo Di Gregorio, con il quale l’assise civica, citiamo testualmente,

“Aderisce alla campagna referendaria per la ripubblicizzazione dell'acqua, promossa dal Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua, e si impegna a sostenerla attivamente.

In conseguenza dell'adesione alla campagna referendaria, dichiara il proprio Comune “COMUNE PER IL SI' ALL'ACQUA PUBBLICA” e tale dichiarazione sarà affissa su appositi cartelli vicino alla targa del Comune.

Impegna il Sindaco e l'Assessore all'Ambiente, di concerto con gli uffici competenti, a individuare le modalità di comunicazione pubblica allo scopo di permettere al Comitato referendario locale per la ripubblicizzazione dell'acqua di diffondere capillarmente la conoscenza del principio dell'acqua quale “bene comune dell'umanità”, delle motivazioni che presiedono all'adesione del Comune di Chieti alla Campagna referendaria, dei quesiti referendari.

Impegna il Sindaco a trasmettere la delibera di adesione del Comune alla Segreteria della Campagna Referendaria Acqua Pubblica – Comitato Nazionale”.

È una scelta responsabile che mette il Comune di Chieti all’avanguardia nella sacrosanta battaglia referendaria che i cittadini stanno portando avanti per non farsi sottrarre un bene essenziale che non può essere tolto a tutti per diventare una fonte di guadagno per pochi.

Il Comitato referendario “2 Sì per l’acqua bene comune Chieti” attende ora fiducioso che vengano posti in atto gli impegni contenuti nell’ordine del giorno e auspica una concreta collaborazione del Comune perché tutti i cittadini siano adeguatamente informati e messi in condizione di esprimere con piena coscienza il proprio voto nella importantissima consultazione referendaria del 12 e 13 giugno prossimi. Chieti, 10 maggio 2011

________________________________________________________________________________________________________________________________________________

Milano e Napoli: un voto per lo Stato o l’Antistato

Domenica, nelle urne elettorali di Milano e di Napoli, si combatte uno scontro di civiltà. Conosciamo i valori, e anzi i volti, tra cui si dovrà scegliere. Da una parte lo Stato – uno, democratico, fondato sul lavoro – che lunedì ha commemorato i suoi martiri vittime del terrorismo. A Milano tre gigantografie ricordavano a Palazzo di Giustizia il sacrificio di Emilio Alessandrini e Guido Galli, assassinati dai brigatisti, e di Giorgio Ambrosoli, assassinato da un killer di Sindona (mai accostamento fu più giusto e giustificato). Nello stesso volger di tempo, l’Antistato che odia la Costituzione repubblicana, l’establishment eversivo che vuole distruggerla, vomitava le sue ingiurie: i magistrati definiti, per la bocca immonda del Narcisocrate, un cancro da estirpare. E un’intera adunata di padroni che esplode nell’applauso fescennino in difesa di uno di loro, assassino condannato a 16 anni e rotti di carcere. Paolo Flores d’Arcais, il Fatto Quotidiano, 13-V-2011

 

________________________________________________________________________________________________________________________________________________

L'Associazione Territori Link presenta

 

Giovedì 19 maggio alle 16,30 all'Auditorium SUPERCINEMA Chieti

presenta il film “Eroi del Gran Sasso

sulla spedizione in Russia, nel 1942, degli alpini abruzzesi del Battaglione “L’Aquila” – Divisione alpina Julia

Il film è stato realizzato in Abruzzo da Fabrizio Franceschelli (regista RAI, inviato della trasmissione tv. “Chi l’ha Visto?) e da Anna Cavasinni (regista di RAI Educational e docente universitaria).

ingresso libero

La proiezione sarà preceduta dal convegno sul tema “Russia 1942”. Interverrà anche il colonnello Fabio Asso, comandante del 9° Reggimento alpini dell’Aquila, naturale continuazione del Battaglione “L’Aquila”.

Seguirà un rinfresco, con vini offerti da Marcello Zaccagnini, titolare dell’omonima cantina e figlio dell’indimenticabile “Ciccio”, alpino della Julia, reduce della spedizione di Russia e intimo amico del tenente Peppino Prisco.

Nell’atrio del Supercinema sarà possibile acquistare, a un prezzo simbolico, il libro con DVD “Eroi del Gran Sasso” (il DVD contiene sia il film sia un concerto del coro ANA “Stella del Gran Sasso” di Isola del Gran Sasso).

Si potrà anche acquistare l’intera opera “La Guerra in Casa”, a un prezzo straordinario.

________________________________________________________________________________________________________________________________________________

 

Lettera aperta sulla scuola

al Presidente della Repubblica, al Parlamento, al Governo

Prendiamo sul serio il nostro futuro

Promossa dagli Editori Marco Cassini e Daniele di Gennaro (minimum fax), Carmine Donzelli, Federico Enriques (Zanichelli), Carlo Feltrinelli, Sandra e Sandro Ferri (E/O), Sergio Giunti e Bruno Mari (Giunti), Alessandro e Giuseppe Laterza, Stefano Mauri (Gruppo Mauri Spagnol), Paolo Mieli (RCS), Antonio e Olivia Sellerio

La scuola è risorsa essenziale per il libero sviluppo delle persone e per la crescita sociale, economica, culturale e civile di ogni Paese. In Italia lo è sempre stata: ha reso un insieme di sudditi analfabeti degli antichi stati una comunità di cittadini italiani. Lo è ancora più oggi, in un’epoca in cui il “capitale umano”, l’insieme delle conoscenze di cui disponiamo, è il fattore decisivo per il successo degli individui e delle nazioni.

L’articolo 34 della Costituzione Italiana sancisce inequivocabilmente che «i capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi». In passato il diritto dei più deboli nella società italiana è stato garantito soprattutto dall’estensione dell’obbligo di frequenza della scuola pubblica (nella «scuola pubblica» la legge italiana comprende anche le scuole paritarie a gestione privata), e dalla qualità del suo insegnamento, che hanno riscattato dalla miseria milioni di cittadini.

(continua nella sezione "Rassegna stampa")

 

__________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

 

Avviso pubblico


Enti locali e Regioni per la formazione civile contro le mafie

Riciclaggio in Italia: per la Banca d’Italia incide sul 10% del PIL

Il 10 maggio 2011, il Vice Direttore Generale della Banca d’Italia, Anna Maria Tarantola, è intervenuta presso la Scuola Superiore dell'Economia e delle Finanze "Ezio Vanoni" a Roma, svolgendo una relazione sul tema: "La prevenzione del riciclaggio nel settore finanziario. Il ruolo della Banca d'Italia".

Secondo l’alto funzionario di Via Nazionale il riciclaggio pesa per oltre il 10% del Pil italiano contro il 5% stimato dal Fondo monetario internazionale a livello mondiale. Tarantola ha evidenziato come nel nostro Paese siano aumentate le segnalazioni di operazioni finanziarie sospette passate dalle 12.500 del 2007 alle oltre 37.000 del 2010. A segnalare soprattutto banche e poste. In misura sensibilmente minore dottori commercialisti, ragionieri e periti commerciali e notai. 10-V-2011

________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

ANM

Associazione Nazionale Magistrati

9 MAGGIO 2011

giornata dedicata alla memoria dei servitori dello Stato

caduti vittime del terrorismo

La giornata è stata istituita con la legge n. 56 del 4 maggio 2007, simbolicamente nella ricorrenza dell'assassinio dell'on. Aldo Moro, "al fine di ricordare tutte le vittime del terrorismo, interno e internazionale, e delle stragi di tale matrice". (AIVITER Associazione italiana vittime del terrorismo)

 

L'Anm ricorda i colleghi caduti per mano del terrorismo

Emilio Alessandrini, sostituto Procuratore della Repubblica di Milano, 29 gennaio 1979

Mario Amato, sostituto Procuratore della Repubblica di Roma, 23 giugno 1980

Fedele Calvosa, Procuratore della Repubblica di Frosinone, 8 novembre 1978

Francesco Coco, Procuratore generale presso la Corte di Appello di Genova, 8 giugno 1976

Guido Galli, Giudice istruttore di Milano, 19 marzo 1980

Nicola Giacumbi, Procuratore della Repubblica di Salerno, 10 marzo 1980

Girolamo Minervino, Direttore generale degli Istituti di prevenzione e pena, 18 marzo 1980

Vittorio Occorsio, sostituto Procuratore della Repubblica di Roma, 10 luglio 1976

Riccardo Palma, Direttore generale degli Istituti di prevenzione e pena, 14 febbraio 1978

Girolamo Tartaglione, Direttore generale degli Affari penali, 10 ottobre 1978

 

________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

 

AL REFERENDUM del 12 e 13 giugno 2011

VOTA quattro Si’ per cambiare l’Italia

È un re­fe­ren­dum abro­ga­tivo. Quindi per dire NO al legittimo impedimento, al nucleare, all’acqua privatizzata, sulle schede bi­so­gna se­gnare Si’!

Que­sito n. 1: re­fe­ren­dum le­git­timo impedimento

“Vo­lete voi che siano abro­gati l’articolo 1, commi 1, 2, 3, 5, 6 non­chè l’articolo 1 della legge 7 aprile 2010 nu­mero 51 re­cante “di­spo­si­zioni in ma­te­ria di im­pe­di­mento a com­pa­rire in udienza?”.

Nota: Que­sto que­sito, per abro­gare la legge sul le­git­timo im­pe­di­mento, è quello dalle pos­si­bili ri­per­cus­sioni po­li­ti­che più forti. Dopo la di­chia­ra­zione di par­ziale in­co­sti­tu­zio­nalità della legge sul le­git­timo im­pe­di­mento, la Corte di Cas­sa­zione ha au­to­riz­zato, con or­di­nanza, lo svol­gi­mento del referendum.

Que­sito n. 2: re­fe­ren­dum ener­gia nucleare

“Vo­lete voi che sia abro­gato il decreto-legge 25 giu­gno 2008, n. 112, con­ver­tito con mo­di­fi­ca­zioni, dalla legge 6 ago­sto 2008, n. 133, nel te­sto ri­sul­tante per ef­fetto di mo­di­fi­ca­zioni ed in­te­gra­zioni suc­ces­sive, re­cante Di­spo­si­zioni ur­genti per lo svi­luppo eco­no­mico, la sem­pli­fi­ca­zione, la com­pe­ti­ti­vità, la sta­bi­liz­za­zione della fi­nanza pub­blica e la pe­re­qua­zione tri­bu­ta­ria, li­mi­ta­ta­mente alle se­guenti parti: art. 7, comma 1, let­tera d: rea­liz­za­zione nel ter­ri­to­rio na­zio­nale di im­pianti di pro­du­zione di ener­gia nucleare?”.

Nota: Lungo e ar­ti­co­lato il que­sito re­fe­ren­da­rio per abro­gare la norma per la “rea­liz­za­zione nel ter­ri­to­rio na­zio­nale di im­pianti di pro­du­zione di ener­gia nu­cleare”. Si tratta di una parte del de­creto legge re­cante “Di­spo­si­zioni ur­genti per lo svi­luppo eco­no­mico, la sem­pli­fi­ca­zione, la com­pe­ti­ti­vità, la sta­bi­liz­za­zione della fi­nanza pub­blica e la pe­re­qua­zione tri­bu­ta­ria” fir­mato il 25 giu­gno 2008 e con­ver­tito in legge “con mo­di­fi­ca­zioni” il 6 ago­sto dello stesso anno.

Que­sito n. 3: re­fe­ren­dum ac­qua pub­blica – primo que­sito ammesso

“Vo­lete voi che sia abro­gato l’art. 23 bis (Ser­vizi pub­blici lo­cali di ri­le­vanza eco­no­mica) del de­creto legge 25 giu­gno 2008 n.112 “Di­spo­si­zioni ur­genti per lo svi­luppo eco­no­mico, la sem­pli­fi­ca­zione, la com­pe­ti­ti­vità, la sta­bi­liz­za­zione della fi­nanza pub­blica e la pe­re­qua­zione tri­bu­ta­ria” con­ver­tito, con mo­di­fi­ca­zioni, in legge 6 ago­sto 2008, n.133, come mo­di­fi­cato dall’art.30, comma 26 della legge 23 lu­glio 2009, n.99 re­cante “Di­spo­si­zioni per lo svi­luppo e l’internazionalizzazione delle im­prese, non­ché in ma­te­ria di ener­gia” e dall’art.15 del de­creto legge 25 set­tem­bre 2009, n.135, re­cante “Di­spo­si­zioni ur­genti per l’attuazione di ob­bli­ghi co­mu­ni­tari e per l’esecuzione di sen­tenze della corte di giu­sti­zia della Co­mu­nità eu­ro­pea” con­ver­tito, con mo­di­fi­ca­zioni, in legge 20 no­vem­bre 2009, n.166, nel te­sto ri­sul­tante a se­guito della sen­tenza n.325 del 2010 della Corte costituzionale?”.

Nota: Il primo que­sito sulla pri­va­tiz­za­zione dell’ac­qua pub­blica ri­guarda le mo­da­lità di af­fi­da­mento e ge­stione dei ser­vizi pub­blici lo­cali di ri­le­vanza economica.

Que­sito n. 4: re­fe­ren­dum ac­qua pub­blica – se­condo que­sito ammesso

“Vo­lete voi che sia abro­gato il comma 1, dell’art. 154 (Ta­riffa del ser­vi­zio idrico in­te­grato) del De­creto Le­gi­sla­tivo n. 152 del 3 aprile 2006 “Norme in ma­te­ria am­bien­tale”, li­mi­ta­ta­mente alla se­guente parte: “dell’adeguatezza della re­mu­ne­ra­zione del ca­pi­tale investito”?”.

 

 

Nota: Il se­condo que­sito sulla pri­va­tiz­za­zione dell’ac­qua pub­blica ri­guarda la de­ter­mi­na­zione della ta­riffa del ser­vi­zio idrico in­te­grato in base all’adeguata re­mu­ne­ra­zione del ca­pi­tale in­ve­stito. In que­sto caso agli elet­tori viene pro­po­sta una abro­ga­zione par­ziale della norma. Da forumcivico


________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

 

Leggi la lettera-appello di Adriano Celentano


Referendum, Celentano: “Questo voto è l’unico mezzo per sopravvivere, fidatevi”

Il "Molleggiato" lancia il suo appello: "Il governo va avanti nella demoniaca voglia di avvelenarci. Tocca a noi fermarli"


Caro direttore, ma soprattutto cari STUDENTI, comunisti, fascisti, leghisti e operai costretti a lavorare nell’insicurezza. Come avrete letto su tutte le prime pagine dei giornali, il governo non demorde. Continua, sfidando l’intelligenza anche di chi lo ha votato, nella sua DEMONIACA voglia di avvelenare gli italiani. Gli unici che, fino a prova contraria, hanno saputo distinguersi da tutti gli altri popoli IMBECILLI per aver avuto, già 24 anni fa, la saggia intuizione di dire NO alla bevanda radioattiva che, in nome di quel “benessere” tanto sbandierato da Berlusconi, ti uccide in cambio di un voto contro la VITA.

Ma oggi purtroppo il pericolo radioattivo, e quindi di morte lenta e dolorosa, è di gran lunga maggiore di quanto è avvenuto in quegli anni. Che peso può avere oggi la saggezza degli italiani se poi chi ci governa fa dei discorsi cretini come quello che abbiamo ascoltato a Porta a Porta dal ministro Paolo Romani? “Innanzitutto essere nuclearisti – ha detto – non può essere definita una bestemmia. Lo sono tutti i più grandi paesi del mondo, l’America, la Russia, la Cina, il Giappone e tutti i paesi europei. L’unica grande potenza industriale che non ha il nucleare è solo l’Italia”. Come dire che, se la maggioranza dei paesi industriali vogliono suicidarsi, la logica vuole che chi non si suicida è un mascalzone. Purtroppo invece, caro ministro, essere nuclearisti non solo è una bestemmia, ma significa essere DEMENTI fin dalla nascita. La verità è che il vostro è un trucco per indebolire il referendum: senza il quesito del nucleare (e ora state tentando di far saltare anche quello sull’ACQUA), sperate che il LEGITTIMO IMPEDIMENTO non raggiunga il quorum. Stavolta credo che sarà proprio il governo a finire con “il quorum a pezzi”. (continua nella sezione "Rassegna stampa")
da Il Fatto Quotidiano, 29-IV-2011

________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

L'acqua che unisce

È considerata il bene comune per eccellenza per ragioni che affondano le radici nella nostra cultura. Di questo il movimento dovrebbe farsi forza. E costruire una campagna come quella contro la guerra in Iraq… Piero Bevilacqua, Il Manifesto, 6-V-2011

________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

 

Napolitano: “La Rai applichi il regolamento sui referendum del 12 e 13 giugno”

 

Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha affrontato con il presidente e il direttore generale della Rai – Paolo Garimberti e Lorenza Lei – le questioni relative “alla piena e tempestiva attuazione del regolamento approvato dalla Commissione parlamentare di vigilanza sulla Rai e alla necessaria informazione sulle modalità di svolgimento della consultazione referendaria”. Lo si legge in una nota del Quirinale. Il Fatto quotidiano, 6-V-2011

 

________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

 

Grande abbuffata

Più poltrone per tutti. In nove tra responsabili e finiani pentiti salgono a bordo del governo nella prima infornata di sottosegretari e consulenti. Una lunga lista d'attesa si prepara per il secondo giro. Berlusconi paga la cambiale ai parlamentari che lo tengono a galla mentre Tremonti annuncia i provvedimenti
per lo sviluppo: appalti allegri, spiagge privatizzate e meno controlli fiscali. Il Manifesto, 6-V-2011

 

________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

 

LAVORO IN PIAZZA

Lo sciopero generale più invocato e lungamente atteso, finalmente è arrivato. La giornata di protesta di oggi ha avuto una maturazione lenta, nonostante l'esplosione e l'evidenza delle ragioni spingessero da tempo la Cgil a bloccare un paese umiliato dalla distruzione di risorse, speranze, professionalità.Un paese precarizzato dove l’incertezza accomuna lavoratori dipendenti, intermittenti, interinali, giornalieri. Così come l’assenza delle garanzie e dei diritti del precariato diffuso si affianca alla cancellazione dei diritti individuali e collettivi degli ex garantiti…Loris Campetti, Il Manifesto, 6-V-2011

 

________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

 

Sciopero generale, adesione alta ai cortei della Cgil. Scontri a Torino tra manifestanti e Polizia

 

Si manifesta in tutta Italia per lo sciopero generale indetto dalla Cgil quattro mesi fa. Il primo per Susanna Camusso alla guida del sindacato di Corso Italia da meno di un anno e il quarto sotto il governo Berlusconi. Tanti cortei in diverse regioni italiane, locali regionali e territoriali perché spiegano gli organizzatori della Cgil: “La crisi è ovunque anche nelle piccole realtà del Paese”. Sembra dunque una scelta voluta, quella di non convogliare, come al solito, la protesta tutta a Roma che per l’occasione è stata comunque invasa da decine di migliaia di manifestanti e semiparalizzata a causa del blocco dei mezzi pubblici.

Le adesioni allo sciopero generale per ora parlano di una percentuale vicina al 58% su un campione pesato statisticamente di 500 aziende in tutta Italia. Il dato è della Cgil. Oltre 100 le piazze investite dalle manifestazioni nel Paese. A Milano il corteo formato da migliaia di persone è partito dai bastioni di Porta Venezia per dirigersi sotto il palazzo di giustizia per esprimere solidarietà ai magistrati milanesi dopo gli attacchi del premier Silvio Berlusconi. Dopo la sosta sotto il tribunale, i manifestanti hanno terminato il proprio corteo in piazza Duomo. “E’ una grandissima manifestazione” commenta il segretario generale della Camera del Lavoro di Milano, Onorio Rosati. “Non siamo interessati a inutili polemiche, i numeri li darà la Questura” e aggiunge “la nostra priorità sono i giovani”. Ci sono studenti, pensionati, moltissimi operai che stringono le bandiere rosse della Cgil. A Bologna sono circa 30mila le persone che si sono radunate quasi tutte in via Rizzoli…

Momenti di forte tensione, invece, a Torino, dove ci sono state anche delle cariche di alleggerimento delle forze dell’ordine per respingere alcuni manifestanti che si erano staccati dal corteo principale della Cgil, che ha raccolto 35 mila persone circa, per dirigersi verso la sede di Equitalia dove hanno lanciato gavettoni di vernice, uova e fumogeni. Un gruppo di persone ha provato anche forzare l’ingresso al grido di “usurai”. Sono stati ribaltati alcuni cassonetti e lanciate anche delle bombe carta… Luigina D'Emilio, Il Fatto quotidiano, 6-V-2011

 

________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

 

Dl Sviluppo le spiagge vanno in concessione novantennale

 

“Le spiagge italiane, saranno nostre”. Renato Papagni, potente presidente dell’Assobalneari (l’associazione dei gestori dei bagni legata a Confindustria) l’aveva detto oltre un anno fa in un’intervista contenuta in uno speciale di Report: “Diventeremo proprietari delle spiagge per un secolo grazie al diritto di superficie”.

Detto fatto, è esattamente quello che succederà grazie all’articolo 5 del decreto sullo Sviluppo approvato oggi in Consiglio dei ministri. “Per incrementare l’efficienza del sistema turistico italiano… è introdotto un diritto di superficie avente durata di novanta anni… sulle aree già occupate lungo le coste da edificazioni esistenti, aventi qualunque destinazione d’uso”.

Con queste righe le nostre spiagge vengono di fatto “vendute” ai titolari degli stabilimenti balneari per quasi un secolo. Poi se ne riparlerà. Uno stratagemma sul filo dell’incostituzionalità. Il diritto di superficie è infatti un diritto molto simile alla proprietà privata mentre le spiagge fanno parte del demanio necessario, ossia quella parte del territorio nazionale che non può essere venduta per restare a disposizione di tutti.


“Non hanno più nessun limite. E’ uno schifo” protesta Angelo Bonelli, leader dei Verdi. “Per ingannare la direttiva UE e accontentare la lobby dei balneari svendono il nostro territorio, una cosa inconcepibile in qualsiasi altro Paese del mondo”.

E’ questo infatti lo stratagemma previsto dal ministro Tremonti per accontentare i potenti sindacati dei balneari italiani, terrorizzati dall’applicazione della direttiva europea sulla libera concorrenza, L’Italia è infatti sotto procedura di infrazione comunitaria perché non applica la direttiva Bolkestein ossia l’obbligo di fare aste pubbliche per assegnare le concessioni demaniali, così come succede in tutta Europa. Tutti possono partecipare e chi offre di più si prende la concessione che, alla scadenza, viene rimessa all’asta, permettendo allo stato di realizzare guadagni proporzionati agli incassi delle attività oltre ad un salutare rinnovo tra i gestori. Il Fatto quotidiano, 5-V-2011

 

________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

 

Per la festa del Lavoro e dei lavoratori

Il Calendario della Repubblica-Il Dovere della Memoria***

undicesima edizione - a. s. 2010-2011

Lunedì 2 maggio 2011, ore 18,00

Aula magna dell’Istituto Tecnico “F. Galiani”

spettacolo teatrale Il lavoro che resta

storie di lavoro nel sud dell’Abruzzo


a cura del Teatro del Krak di Ortona

con Alessandra Angelucci

scene e costumi di Antonella Spelozzo

scrittura scenica e regia

di Antonio Tucci

 

La manifestazione, iniziata ad ottobre, si è articolata nel modo seguente:

- n. 2 incontri, di mattina, nell’aula magna dell’Istituto Tecnico “F. Galiani” sul tema “Storia e Memoria” con l’intervento dei docenti F. Baldassarre e R. Leombroni (25-X, 8-XI-2010), preliminari all’incontro dibattito “Ne valeva la pena” con Armando Spataro (11-XI-2010);

- mostra su Primo Levi-Il filo della Memoria (15 - 30 gennaio 2011), nei locali del Liceo classico “G. B. Vico”; gli studenti delle Scuole promotrici hanno guidato gli alunni delle altre Scuole di Chieti e provincia nella visita alla mostra. i visitatori tra giovani e adulti sono stati 1.515;

- n. 2 incontri, il 14 gennaio 2011, nell’aula magna del Liceo Classico “G. B. Vico”, con l’intervento di Marzia Luppi, direttrice della Fondazione ex campo di Fossoli, promotrice della mostra, di Carlo Saletti, curatore della mostra, di Costantino Di Sante, storico; il 27 gennaio 2011, per il Giorno della Memoria, con l’intervento di Giancarlo Quiriconi, docente Università “G. D’Annunzio”, con letture di brani tratti dalle opere di Primo Levi e musiche a cura degli studenti delle Scuole promotrici);

- n.1 incontro, di mattina, nell’aula magna dell’Istituto Tecnico “F. Galiani”, sul tema “La Sangrochimica una vittoria per il futuro” con l’intervento di Enrico Graziani (2 marzo 2011);

La manifestazione si concluderà il 27 maggio, di mattina, nell’aula magna dell’Istituto Tecnico “F. Galiani”, con l’intervento di Tiziano Bellelli e di Giulio Lucchetta sul tema “L’esercizio della Democrazia”

***A cura dell’Associazione Chieti nuova 3 febbraio, in collaborazione con l’Agenzia di Promozione Culturale-Regione Abruzzo, l’Istituto Tecnico “F. Galiani, l’UNITRE, l’Istituto di Istruzione Superiore “G. B. Vico”, l’ANCE-Giovani Imprenditori-Chieti, la Confesercenti, con l’adesione dell’Istituto Magistrale “I. Gonzaga”

________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

Costituzione della Repubblica Italiana

 

Art. 1

L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.

La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.

Art. 4

La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività e una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.

Art. 35

La Repubblica tutela il lavoro in tutte le sue forme ed applicazioni. Cura la formazione e l’elevazione professionale dei lavoratori. Promuove e favorisce gli accordi e le organizzazioni internazionali intesi ad affermare e regolare i diritti del lavoro. Riconosce la libertà di emigrazione, salvo gli obblighi stabiliti dalla legge nell’interesse generale, e tutela il lavoro italiano all’estero.

Art. 36

Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa.

La durata massima della giornata lavorativa è stabilita dalla legge. Il lavoratore ha diritto al riposo settimanale e a ferie annuali retribuite, e non può rinunziarvi.

 

 

________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

 

Celentano è rock, tutti gli altri lenti

 

Cari studenti, comunisti, fascisti, leghisti e operai…”. Della lettera-appello che ci ha regalato Celentano è bello soprattutto l’attacco. E anche la chiusa che invita tutti a usare “l’unico mezzo di sopravvivenza che ci resta: il voto. Il 12 giugno dobbiamo andare assolutamente a votare”, anche se il governo, dopo lo scippo del nucleare, svuotasse le urne anche dell’acqua e del legittimo impedimento, anche se i seggi restassero chiusi: “Il nostro voto lasciamolo pure per terra scritto su un foglietto, in modo che l’indomani tutti i marciapiedi d’Italia siano invasi da 40 milioni di bigliettini”.

È sorprendente come un cantante di 73 anni riesca a trovare la freschezza e le parole giuste per fotografare il momento cruciale che viviamo e l’occasione che abbiamo a portata di mano, lì dietro l’angolo. La freschezza e le parole giuste che ha trovato l’altra sera un comico di 63 anni, Beppe Grillo, nell’intervista a Francesca Fagnani di Annozero. Ha detto che questi politici sono morti e, se sembrano ancora vivi, è solo perché sono sempre in tv. E ha citato la banalità del male di tanti complici “perbene” del nazismo, immortalati nel libro I volenterosi carnefici di Hitler e paragonati agli attuali volenterosi carnefici della democrazia. Grillo, senza che nessuno glielo chieda, parte per un tour elettorale. Non solo per sostenere i giovani candidati a Cinque Stelle nei comuni dove si vota, ma anche per spingere un popolo rassegnato, disinformato, anestetizzato a trascinarsi alle urne il 12 e 13 giugno. (continua nella sezione "Rassegna stampa")
Marco Travaglio, Il Fatto Quotidiano, 30-IV-2011

________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

 

Un appello per il voto del 12 e 13 giugno
Referendum, in campo la società civile: "Quattro sì per cambiare l'Italia"

Quaranta esponenti di associazioni, sindacati, media e movimenti, lanciano oggi l’appello “Per cambiare”. Gli obiettivi: fermare le manovre del governo che vuole impedire i referendum; cancellare il nucleare, la privatizzazione dell’acqua e il “legittimo impedimento”; mettere l’Italia sulla via di uno sviluppo più sostenibile e di una democrazia più partecipata; raggiungere il quorum e la vittoria dei Sì. www.micromega.it

 

 

________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

 

Il Comunicato che segue non è stato pubblicato

dai quotidiani locali Il Centro, Il Messaggero, il Tempo

 

Comitato di Chieti in difesa della Costituzione

“Salviamo la Costituzione: Aggiornarla – Applicarla – non Demolirla”

COMUNICATO

Per il 25 aprile

Il sistematico revisionismo, operato negli ultimi decenni da una classe dirigente incredibilmente impaziente di liberarsi del patrimonio di Ideali che hanno ispirato l’Antifascismo e la Resistenza, non ha scalfito la valenza e l’attualità del 25 aprile: giorno della Liberazione di Milano dal nazifascismo e festa della resurrezione dell’Italia, “della riconquista su tutto il territorio nazionale di una condizione di libertà e di indipendenza.” *

“Il mondo che desiderate, costruitelo perché quello vi ritroverete” **

Occorre, infatti, che ogni cittadino, consapevole del proprio ruolo nella ricostruzione culturale del Paese e nella difesa della Costituzione, che dell’Antifascismo e della Resistenza è la logica conclusione, abbia il coraggio di porsi le domande fondamentali sulla propria storia, riflettendo sulla contrapposizione tra due tipi di società: l’una fondata sulla dignità di tutti gli uomini, sulla completa parità dei diritti, sulla libertà, sulla uguaglianza, sulla solidarietà, sulla giustizia, sulla pace; l’altra, ispirata alla prevaricazione, al dominio del più forte, all’abolizione della libertà, alla rovina di tutti coloro che non aderiscono al modello del potente di turno.



*G. Napolitano, 2008

** Moni Ovadia, 3 aprile 2008, agli studenti delle Scuole Superiori di Chieti

Fanno parte del Comitato di Chieti le associazioni ANPI-Brigata Maiella, Chieti nuova 3 febbraio, Chieti resiste, Comitato di quartiere Santa Maria, La fabbrica di Chieti, Lista 360 gradi, Lucciole e Lanterne, Unitre, il CIF, la Confesercenti, Legambiente, i partiti Italia dei Valori, Partito Democratico, Rifondazione comunista, Sinistra ecologia e libertà, i Giovani dell’Italia dei Valori, i Giovani Democratici, i Sindacati CGIL, CISL, UIL, USB

________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

Ora e Sempre Resistenza!

Epigrafe di PIERO CALAMANDREI

Lo avrai
camerata Kesselring
il monumento che pretendi da noi italiani
ma con che pietra si costruirà
a deciderlo tocca a noi.
Non coi sassi affumicati
dei borghi inermi straziati dal tuo sterminio
non colla terra dei cimiteri
dove i nostri compagni giovinetti
riposano in serenità
non colla neve inviolata delle montagne
che per due inverni ti sfidarono
non colla primavera di queste valli
che ti videro fuggire.
Ma soltanto col silenzio dei torturati
Più duro d’ogni macigno
soltanto con la roccia
di questo patto giurato fra uomini liberi
che volontari si adunarono
per dignità e non per odio
decisi a riscattare
la vergogna e il terrore del mondo.
Su queste strade se vorrai tornare
ai nostri posti ci ritroverai
morti e vivi collo stesso impegno
popolo serrato intorno al monumento
che si chiama
ora e sempre Resistenza


 

Berlusconi: 'Non mollo, toghe sono eversive'
'Pm eversivi, se serve voto subito. Modificare architettura istituzionale'.

Anm: sdegno


Il presidente del Consiglio ha parlato nel corso di una convention organizzata dal ministro Brambilla:
"GIUDICI DA 17 ANNI TENTANO FARMI FUORI" - "Sono 17 anni che la magistratura tenta di farmi fuori considerandomi un ostacolo, ma io sono ancora qui e nonostante tutti i processi non sono mai stato condannato".
"GIUDICI EVERSIVI VOGLIONO CAMBIARE VOTO" - "La magistratura è permeata di idee di una certa sinistra che vuole cambiare ciò che gli italiani hanno scelto con il voto, in altri termini questo si chiama eversione".
"Dobbiamo andare a votare per cambiare questo sistema. Non possiamo continuare a permettere che la sovranità appartenga ai pm eversivi della sinistra" prosegue il premier invitando i militanti a non disertare le elezioni, a partire dal voto alle amministrative.
“Serve una commissione d'inchiesta parlamentare per accertare l'esistenza di un'associazione a delinquere a fini eversivi dentro la magistratura. Questa è una patologia della democrazia con cui noi dobbiamo fare i conti, una parte della magistratura ha un ruolo eversivo".
CONSULTA ORGANO POLITICO SOTTOPOSTO PM - "La Corte costituzionale da organo istituzionale è diventato un organo politico sottoposto ai pm di sinistra”. Ansa.it, 16-IV-2011, ore 20,41

ANM A PREMIER:
NON CI SONO PAROLE PER ESPRIMERE SDEGNO

"Non esistono parole e aggettivi nuovi per esprimere lo sconcerto e lo sdegno di fronte a queste affermazioni". Lo dice il presidente dell'Anm Luca Palamara a chi lo interpella sulle dichiarazioni sulla magistratura fatte oggi dal presidente del Consiglio. Ansa.it, 16-IV-2011


Procura della Repubblica presso il Tribunale di Milano


COMUNICATO STAMPA
Nei giorni scorsi nella città di Milano sono atti affissi, negli spazi riservati alla propaganda elettorale, vistosi manifesti su fondo rosso a firma “Associazione dalla parte della democrazia” con espressioni critiche nei confronti della magistratura.
Oggi, sempre negli spazi riservati alla propaganda elettorale, è stato affisso, ancora a firma “Associazione dalla parte della democrazia”, questo manifesto “ VIA LE BR DALLE PROCURE”.
Rammento che a Milano le BR in procura ci sono state davvero: per assassinare magistrati.
Milano, 15 aprile 2011
IL PROCURATORE DELLA REPUBBLICA Edmondo Bruti Liberati


Premier, prof sinistra inculcano valori contro famiglia
Opposizione, attacco indegno. Unione studenti, il 19 in piazza

Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi durante il suo intervento al primo meeting nazionale del Pdl 'Al servizio degli Italiani' al palazzo dei Congressi dell'Eur

ROMA - Già due mesi fa aveva detto che nella scuola di Stato "ci sono insegnanti che vogliono inculcare principi che sono il contrario di quelli dei genitori". Oggi il capo del governo ha ribadito il concetto, suscitando un vespaio di polemiche da parte dell'opposizione ("attacco vergognoso e indegno") e del mondo della scuola (parole "eversive"), con l'Unione degli studenti che annuncia una mobilitazione il 19 in oltre 50 città italiane. Ansa,16-IV-2011, 20:06


“Il Potere”

Lunedì sera, su Rai Tre, in seconda serata (verso le 23) andrà in onda un'altra puntata della serie "Il Potere", curata da Lucia Annunziata.
Si parlerà dello "scontro" tra Esecutivo e Giudiziario.
Per i magistrati interverranno Piercamillo Davigo ed Armando Spataro.



PER VITTORIO ARRIGONI, UMANO GIUSTO

Non c’è neppure stato il tempo di iniziare a mettere in fila le firme sul primo appello per la sua liberazione, che arrivavano a valanga nella notte da ogni angolo di Italia.
Vittorio Arrigoni è stato ucciso a Gaza, a trentasei anni, poche ore dopo il suo sequestro.
Ogni giorno per anni ci ha raccontato la lotta per la sopravvivenza di due milioni di persone rinchiuse nell’assedio, bombardate, affamate, umiliate.
Aveva scelto di stare all’inferno per aiutare a rompere il silenzio.
Aiutava con immagini e parole, indipendenti e imparziali come la vita vera, chi volesse raccontare la verità.
A parte pochissimi, nessuno guarda a Gaza. E’ diventata ormai un buco nero nella cronaca e nella politica.
Una gigantesca macchia oscura nell’etica e nella morale collettiva, impastata di indifferenza e di enormi complicità con l’orrore.
Vittorio è morto ammazzato. La sua morte oggi strappa il velo sulla Striscia e parla.
Che possa parlare davvero a tutti, Vittorio, anche ora che non c’è più.
Che semini ancora l’insopportabilità dell’ingiustizia, delle doppie misure, dell’ipocrisia in cui viviamo immersi.
Abbracciamo i familiari, l’International Solidarity Movement, gli amici.
Ringraziamo le autorità palestinesi che si sono adoperate per la sua liberazione
Siamo a fianco della popolazione di Gaza e dei giovani che si sono mobilitati per salvagli la vita.
Rinnoviamo l’impegno contro l’assedio, contro l’occupazione israeliana, per una pace fondata sulla giustizia.
Continuiamo l’azione politica, culturale e umanitaria per rompere l’isolamento di Gaza.
L’omicidio di Vittorio non sia utilizzato come ulteriore pretesto per impedire la presenza nell’area di volontari, cooperanti e testimoni.
Restiamo umani, ci ha sempre ripetuto Vittorio. A qualunque latitudine, facciamo parte della stessa comunità.
Ogni uomo, ogni donna, ogni piccolo di questo pianeta, ovunque nasca e viva, ha diritto alla vita e alla dignità.
Gli stessi diritti che rivendichiamo per noi appartengono anche a tutti gli altri e le altre, senza eccezione alcuna.
Restiamo umani, anche quando intorno a noi l’umanità pare si perda. L’ARCI

 

 


 

Appello a Napolitano affinché agisca secondo lo spirito di Don Milani


Di fronte al degrado morale e politico che sta investendo l'Italia gli allievi di Don Milani hanno scritto al Presidente della Repubblica per chiedergli di dire chiare parole di condanna per lo stato di fatto che si è venuto a creare e di fare obiezione di coscienza ogni volta che è chiamato a promulgare leggi che insultano nei fatti lo spirito della Costituzione.


Signor Presidente,
lei non può certo conoscere i nostri nomi: siamo dei cittadini fra tanti di quell'unità nazionale che lei rappresenta.
Ma, signor Presidente, siamo anche dei "ragazzi di Barbiana". Benchè nonni ci portiamo dietro il privilegio e la responsabilità di essere cresciuti in quella singolare scuola, creata da don Lorenzo Milani, che si poneva lo scopo di fare di noi dei "cittadini sovrani". Alcuni di noi hanno anche avuto l'ulteriore privilegio di partecipare alla scrittura di quella Lettera a una professoressa che da 44 anni mette in discussione la scuola italiana e scuote tante coscienze non soltanto fra gli addetti ai lavori.
Il degrado morale e politico che sta investendo l'Italia ci riporta indietro nel tempo, al giorno in cui un amico, salito a Barbiana, ci portò il comunicato dei cappellani militari che denigrava gli obiettori di coscienza. Trovandolo falso e offensivo, don Milani, priore e maestro, decise di rispondere per insegnarci come si reagisce di fronte al sopruso. Più tardi, nella Lettera ai giudici, giunse a dire che il diritto - dovere alla partecipazione deve sapersi spingere fino alla disobbedienza: “In quanto alla loro vita di giovani sovrani domani, non posso dire ai miei ragazzi che l'unico modo d'amare la legge è d'obbedirla. Posso solo dir loro che essi dovranno tenere in tale onore le leggi degli uomini da osservarle quando sono giuste (cioè quando sono la forza del debole). Quando invece vedranno che non sono giuste (cioè quando avallano il sopruso del forte) essi dovranno battersi perché siano cambiate”. (continua)
Francesco
Gesualdi, Adele Corradi, Nevio Santini, Fabio Fabbiani, Guido Carotti, Mileno Fabbiani,
Nello Baglioni, Franco Buti, Silvano Salimbeni, Enrico Zagli, Edoardo Martinelli, Aldo Bozzolini

 


 

Il nostro tempo è adesso - La vita non aspetta


“Stiamo rubando la cosa più preziosa del nostro paese, il diritto dei giovani di sentirsi cittadini e di non continuare a sbirciare la vita dietro le quinte”. La segretaria CGIL Susanna Camusso.
In ventimila hanno partecipato ieri a Roma alla manifestazione contro la precarietà, rivendicando diritti e reddito. Manifestazioni in tante città in Italia e in Europa. Anche a Chieti, i giovani si sono ritrovati in piazza G. B. Vico, per sottolineare che “vogliono vivere in un Paese non più schiavo di rendite, di raccomandazioni e di clientele, che permetta a tutti di studiare, di lavorare, di inventare, che investa nella ricerca, che valorizzi i talenti…”



Precario mondo


Un operatore di call center mi dice che qualche anno fa viveva al centro di Roma, divideva l'affitto con un amico e aveva tempo per suonare e andare in tournée. Si considerava un musicista e utilizzava il call center come sponda. Adesso sta in periferia con tre studenti, lavora full time per sopravvivere, non ha più tempo per suonare e comunque anche la richiesta di concerti è diventata così striminzita che non ci camperebbe. Mi dice «ho quasi cinquant'anni, non ho una famiglia e va a finire che torno a vivere con mia madre». Allora dov'è la precarietà? Non è solo un problema di stage non pagati, di assunzioni a tempo determinato, di lavoro nero e licenziamenti facili. Mille e cinquecento euro al mese basterebbero se una famiglia ne pagasse duecento d'affitto.
Basterebbero se una donna e un uomo avessero la certezza di lavorare fino al giorno della pensione. Basterebbero se il figlio di un operaio studiasse in una classe con meno di venti bambini, ricevesse una vera formazione che comprendesse le lingue straniere e la musica, la storia contemporanea e il teatro. Basterebbero se quella famiglia avesse attorno una comunità che la sostiene, un servizio sanitario che la cura quando sta male. (continua)
Ascanio Celestini, Il Manifesto, 9-IV-2011


Nuove ricerche di petrolio in mare

Il 5 aprile, la scienziata Maria Rita D’Orsogna ha diffuso la notizia che il Ministero dell’Ambiente ha rilasciato parere favorevole a nuovi sondaggi nel mare vastese da parte della compagnia irlandese Petrocelti. Da Paola Calvano, Il Centro, 6-IV-2011


Il disastro tra errore umano e contesto sociale


Tutti sono d'accordo se dico che un'auto può anche essere dotata dei più raffinati dispositivi di sicurezza, ma diventa un oggetto molto pericoloso se alla sua guida c'è un ubriaco. Così come tutti ci aspettiamo che il pilota dell'aereo sul quale stiamo salendo sia sobrio e periodicamente aggiornato e controllato.
Molti invece dimenticano che anche le centrali nucleari hanno bisogno di un guidatore e dunque che la sicurezza intrinseca garantita dal progetto e dalla manutenzione di queste macchine è soltanto un elemento necessario ma certamente non sufficiente. Un documentario di grande interesse trasmesso poche sere fa in tv sulla ricostruzione storica della catastrofe di Chernobyl ci ha per esempio ricordato che fu il delirio di onnipotenza dell'ingegnere capo dell'impianto a fargli ordinare di procedere, nonostante il parere contrario dei suoi sottoposti, all'esecuzione di un test (paradossalmente un test di sicurezza!) estremamente rischioso mai eseguito prima, innescando così il surriscaldamento del nocciolo del reattore e la sua esplosione in conseguenza dell'aumento incontrollato della pressione del vapore al suo interno.
Anche il precedente incidente (1979) della centrale di Three Miles Island negli Usa, che per miracolo non provocò un disastro paragonabile, ha avuto inizio, così almeno si disse allora, dall'omesso intervento di un addetto al controllo, al quale la pancia troppo abbondante aveva impedito di vedere le luci d'allarme che si accendevano sul pannello al quale stava appoggiato. Una cosa comunque è certa: che la debolezza di una catena è quella del suo anello più debole, e che siamo proprio noi umani, che inevitabilmente facciamo parte di qualunque sistema da noi costruito per soddisfare i nostri bisogni, che alla fine ne diventiamo il punto di rottura. (continua) Marcello Cini, Il Manifesto, 5-IV-2011


COMUNICATO

Unione vittime per stragi
(Associazioni delle stragi di: Piazza Fontana, Piazza della Loggia, Treno Italicus, Stazione di Bologna del 2 Agosto 1980, Rapido 904, Firenze Via dei Georgofili)

Apprendiamo dagli organi di stampa che il Presidente del Consiglio On. Silvio Berlusconi avrebbe definito il comportamento dei Pubblici Ministeri " BRIGATISMO GIUDIZIARIO"
Crediamo sia opportuno sottolineare che richiamare, per un potere dello Stato che compie il proprio dovere, l'operato dei terroristi delle brigate rosse sia indegno di un'alta carica dello stato.
Ricordiamo al Presidente del Consiglio che sono oltre 10 i magistrati uccisi in servizio dai terroristi brigatisti - nelle varie sigle - e dai terroristi di destra dei NAR. A questi vanno aggiunti i magistrati uccisi da mafia e criminalità comune.
Ricordiamo al Presidente del Consiglio la sua appartenenza alla loggia massonica P2 - tessera n. 1816.
Ricordiamo che questa loggia e suoi accoliti si sono distinti per i depistaggi sulle stragi, per sovvenzioni alle bande armate neofasciste e nella corruzione del nostro Paese.
Ricordiamo anche che il gran maestro di questa loggia Licio Gelli è stato condannato a 10 anni per depistaggio con sentenza passata in giudicato nel processo per la strage di Bologna. Ove per mano di terroristi fascisti 85 innocenti vennero uccisi e 200 furono feriti. Il Presidente Paolo Bolognesi

 


 

 

Per aderire all’appello, clicca sul sito www.libertaegiustizia.it

APPELLO

La riforma della Giustizia non la fanno gli imputati
(né i loro avvocati)!
Con stupefacente impudenza, un presidente del Consiglio, imputato in quattro processi per reati comuni, pretende di far ingoiare al paese l’introduzione di nuove leggi a suo uso e consumo, pomposamente etichettate come “riforma della giustizia”. È sufficiente uno sguardo ai temi di questa presunta riforma per rendersi conto che essa in nessun modo affronta i problemi veri della giustizia italiana, quelli che interessano tutti i cittadini, rivolgendosi invece esclusivamente a lenire le ossessioni del presidente del Consiglio: i pubblici ministeri, le intercettazioni, la tanto inseguita e mai raggiunta impunità. Né il presidente del consiglio esita a stravolgere la Costituzione e attaccare la Corte Costituzionale per risolvere i suoi problemi giudiziari.
Poiché i membri del governo e la maggioranza parlamentare sembrano non rendersi conto della macroscopica anomalia e improprietà di questa iniziativa, spetta ai cittadini italiani far sentire la loro voce e chiedere che il governo e il parlamento, memori delle loro funzioni istituzionali di organi che devono operare nell’esclusivo interesse del Paese, rifiutino di farsi asservire all’utilità e al potere di un singolo imputato. Firma anche tu

 

L’ora della mobilitazione


Navi affollate di esseri umani alla deriva, immense tendopoli circondate da filo spinato, come moderni campi di concentramento, ogni avanzo di dignità perduta, i popoli che ci guardano allibiti, mentre discettiamo se siano clandestini, profughi o migranti, se la colpa sia della Tunisia, della Francia, dell’Europa o delle Regioni. L’assenza di pietà per esseri umani privi di tutto, corpi nelle mani di chi non li riconosce come propri simili. L’assuefazione all’orrore dei tanti morti annegati e dei bambini abbandonati a se stessi. Si può essere razzisti passivi, per indifferenza e omissione di soccorso. La parte civile del nostro Paese si aspetta – prima di distinguere tra i profughi chi ha diritto al soggiorno e chi no – un grande moto di solidarietà che accomuni le istituzioni pubbliche e il volontariato privato, laico e cattolico, fino alle famiglie disposte ad accogliere per il tempo necessario chi ha bisogno di aiuto. Avremmo bisogno di un governo degno d’essere ascoltato e creduto, immune dalle speculazioni politiche e dal vizio d’accarezzare le pulsioni più egoiste del proprio elettorato e capace d’organizzare una mobilitazione umanitaria.
“Rappresentanti del popolo” che sostengono un governo che sembra avere, come ragione sociale, la salvaguardia a ogni costo degli interessi d’uno solo, dalla cui sorte dipende la loro fortuna, ma non certo la sorte del Paese. Un Parlamento dove è stata portata gente per la quale la gazzarra, l’insulto e lo spregio della dignità delle istituzioni sono moneta corrente. La democrazia muore anche di queste cose. Dall’estero ci guardano allibiti, ricordando scene analoghe di degrado istituzionale già viste che sono state il prodromo di drammatiche crisi costituzionali.
Una campagna governativa contro la magistratura, oggetto di continua e prolungata diffamazione, condotta con l’evidente e talora impudentemente dichiarato intento di impedire lo svolgimento di determinati processi e di garantire l’impunità di chi vi è imputato. Una maggioranza di parlamentari che non sembrano incontrare limiti di decenza nel sostenere questa campagna, disposti a strumentalizzare perfino la funzione legislativa, a rinunciare alla propria dignità fingendo di credere l’incredibile e disposta ad andare fino in fondo. In fondo, c’è la corruzione della legge e il dissolvimento del vincolo politico di cui la legge è garanzia. (continua)

Gustavo Zagrebelsky, Presidente onorario di Libertà e Giustizia, 2-IV-201

 


 

“Ho imparato in questo secolo l’indicibile dell’umano, di ognuno di noi e della relazione con l’altro che non possiamo mai afferrare fino in fondo…Vi prego, non permettete che la domanda sull’essere umano venga cancellata.”

Commentando “Indignez-vous!”, grande successo di Stéphane Hessel, Pietro Ingrao sostiene che l’indignazione non basti. “Bisogna costruire una relazione condivisa, attiva…Valuto molto più forte il rischio che i sentimenti dell’indignazione e della speranza restino, come tali, inefficaci, in mancanza di una lettura del mondo e di una adeguata pratica politica che dia loro corpo. Che l’indignazione possa supplire alla politica e, in primo luogo, alla creazione delle sue forme efficaci è illusorio”. Pietro Ingrao “Indignarsi non basta”. Dal “Manifesto”, 29-III-2011


Parlamento III piazza

In piazza domani con Emergency, in piazza in modo pacifico perché non è con gli attentati alle caserme che si difende la causa della pace. Ma in piazza anche nei giorni tumultuosi che verranno, anticipati dalle convulsioni di una maggioranza stracciona e incontrollabile…Solo una mobilitazione continua può dare respiro e forza ai residui spazi di agibilità di una politica oggi sprofondata nell’insulto contro una parlamentare in carrozzella, svilita dal turpiloquio contro il presidente della camera per bocca del ministro della difesa, mentre quello della giustizia, bugiardo alfiere della “riforma epocale della giustizia, lanciava contro l’opposizione la tessera parlamentare, in dispregio di forma e sostanza…Norma Rangeri, Il Manifesto,1-IV-2011



Impunità per i soliti noti

La proposta riforma costituzionale della giustizia, dati i necessari tempi lunghi e l'incognita di un referendum confermativo finale senza quorum, ha avuto solo un carattere intimidatorio nei confronti del potere giudiziario e non inciderà in nessun modo sull'andamento e sui tempi dei processi.
Se approvata, servirà per il futuro e assicurerà una più ampia impunità alle classi dirigenti memori, come ammesso onestamente dallo stesso Berlusconi, del cataclisma degli anni '90 e determinate a non correre più gli stessi rischi. Di rincalzo è arrivato il disegno di legge sul processo breve, già approvato dal Senato, con le tagliole della fine immatura dei procedimenti che superino un certo numero di anni senza arrivare alla sentenza definitiva.
Questo, però, si è dimostrato indigeribile per gli sfracelli che sicuramente avrebbe prodotto in migliaia di processi, in corso e futuri, e con un sistema giudiziario lento e farraginoso: avrebbe accontentato certo molti imputati, ma avrebbe scontentato in maggior misura molti cittadini che si rivolgono al giudice per una sentenza e non per una prescrizione. Alla Camera il mostro è stato soffocato nella culla e sostanzialmente abbandonato perché ridotto solo ad una indicazione di massima sui tempi del processo, con eventuali ricadute disciplinari per i giudici ritardatari.
E però le urgenze premono e per l'oggi il Cavaliere - propaganda a parte - infatti non sa proprio cosa farsene della separazione delle carriere o della notizia di reato affidata alla sola ed amorevole cura dell'esecutivo, così come del processo breve i cui costi generali sembrano superiori ai suoi benefici individuali. Sono le urgenze che vanno affrontate, cioè i processi per i quali il Nostro potrebbe avere a breve delle sentenze che ritiene per certo essere sfavorevoli… (continua) Giuseppe Di Lello, Il Manifesto, 1-IV-211


Berlusconi lo ha capito: la maggioranza si sta sfaldando

Così ordina di prendere tempo: slittano a martedì processo breve, conflitto di attribuzione e la possibile sanzione al ministro La Russa. Napolitano convoca i capigruppo: "Così non si va avanti, basta guerriglia". Oggi riceverà Lega e Fli. Il Fatto quotidiano, 1-IV-2011



Monetine, insulti e dimissioni. L'Italia di B tra migranti e impunità

Mentre Silvio Berlusconi è impegnato a Lampedusa nel suo show, con tanto di promesse di alberi, prati, case colorate e linde, casinò e campi da golf, i suoi uomini alla Camera portano avanti la battaglia vera sul processo breve, quella che conta. In aula il Pdl stravolge l’ordine del giorno parlamentare con un blitz. Poi arrivano le contestazioni, l’opposizione in sit in di fronte a Montecitorio con lancio di monetine, infine la bagarre in Aula. La Russa accusa l’opposizione di essere “connivente con i violenti”, manda a quel paese il presidente della Camera Gianfranco Fini che lo interrompe sul più bello, proprio mentre applaude nervosamente l’intervento di Franceschini. Seduta sospesa. Venerdì si vota per approvare la legge ad personam. Il Fatto quotidiano, 31-III-2011



Prescrizione pericolosa

Al mattino (31 marzo) la maggioranza spiana la strada per la legge sulla prescrizione breve e vede la possibilità di fare approvare in tre giorni, alla camera, la legge che cancella subito il processo Mills e molto presto anche quello Mediaset. Al pomeriggio il ministro La Russa si mette di traverso, scatena una rissa dentro e fuori dall'aula, manda Fini a quel paese e rimanda la legge ad personam in testa ai notiziari (Tg1 escluso), con titoli più alti rispetto allo show di Berlusconi a Lampedusa. A sera deve occuparsene anche Ferrara. Pdl e Lega convocano il consiglio di guerra per cercare un modo di recuperare il tempo perduto ma è difficile: la seduta di oggi richiederà una lunga discussione sui fatti di ieri pomeriggio. Comprensibile che nel centrodestra monti la rabbia verso La Russa, costretto a una faticosa e probabilmente vana telefonata di scuse a Fini. Il più arrabbiato con il ministro è proprio Berlusconi, al termine di una giornata in cui gli era persino riuscito di svicolare dall'argomento giustizia per tenere l'attenzione della stampa bloccata su Lampedusa. Tutto inutile.
Il resoconto stenografico della seduta di ieri di Montecitorio si chiude così: «Ignazio La Russa, ministro della difesa. "Va... (All'indirizzo della Presidenza)"! Presidente. "Onorevole ministro, non le consento di insultare la Presidenza (Commenti del ministro La Russa). Sospendo la seduta"». Quello di La Russa è stato un vaffanculo chiarissimo colto da tutto l'emiciclo, preceduto e seguito da insulti analoghi ai deputati del Pd e ancora a Fini, il tutto accompagnato da gestacci. Tanto che un deputato dell'Udc ha chiesto l'antidoping per il ministro mentre tutti gli altri parlamentari dell'opposizione alla fine lo hanno ironicamente ringraziato per l'aiuto insperato. La discussione della legge «cancella processi» praticamente non è neanche partita, ferma all'articolo 1 (sono 5), riprenderà stamattina ma è chiaro che gran parte degli interventi adesso si dilungherà sulle vicende di ieri, a cominciare dall'ufficio di presidenza che avrà sul tavolo una relazione chiesta da Fini ai deputati questori della camera. I quali ieri sera hanno per questa ragione incontrato il questore di Roma per ricostruire cosa non ha funzionato nella sicurezza della piazza di Montecitorio dove in genere non è consentito manifestare a pochi metri dall'ingresso dei deputati. (continua) Andrea Fabozzi, Il Manifesto, 31-III-2011


Interrogazione parlamentare dell’IDV

Pedica a Maroni: «Ma quanto è costata l'operazione Mineo?»

Stefano Pedica, senatore dell'Italia dei Valori, ha presentato un'interrogazione parlamentare per vederci chiaro sulla vicenda del «villaggio della solidarietà» di Mineo. Nell'interrogazione il senatore descrive la storia, piuttosto curiosa, di quello che Berlusconi e Maroni hanno descritto come un «modello-pilota» da esportare in Europa per l'accoglienza degli immigrati. «Il residence è stato costruito dalla Pizzarotti S.p.a.» scrive Pedica, osservando che dopo la cessazione del contratto di locazione da parte dell'esercito degli Stati uniti, inutilmente la ditta privata ha cercato altri interlocutori nelle istituzioni locali, poiché «i costi sono stati ritenuti dagli enti pubblici troppo alti». Improvvisamente quei soldi li ha trovati il governo, decidendo di trasferirvi richiedenti asilo che avevano già un posto nei Cara, effettuando in alcuni casi «trasferimenti forzati». Senza contare lo scompiglio che tale decisione ha portato nel territorio siciliano. Al ministero dell'Interno e a quello delle Finanze, il senatore chiede di sapere, tra l'altro, quanto sia costata l'operazione Mineo, e quali iniziative i ministeri intendano attuare «nella grave vicenda descritta». Il Manifesto, 1-IV-2011