Home Page I trim. 2011

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Disoccupazione all’8,4%


Secondo l'Istat la percentuale dei senza lavoro l'anno scorso ha toccato il record dal 2004. Nel 2010 un giovane su tre senza lavoro. Al sud quattro donne under 24 su dieci non hanno un'occupazione. …Dal quotidiano Il Fatto quotidiano, 1-IV-2011
Il tasso generale di disoccupazione in Italia è arrivato all'8,7%, quello dei giovani (15-24 anni) è salito fino al 29,8% e quello delle donne del Mezzogiorno è schizzato al 42,2%,

L'Istat parla di emergenza lavoro, o meglio emergenza giovani e precarietà anche in Abruzzo. La disoccupazione - i dati più recenti si riferiscono al 2010 - è cresciuta dall'8,1% all'8,8%.
In un paio di anni si sono perduti 24mila posti di lavoro. Ci sono 48mila persone in buon parte giovani in cerca di lavoro, nel 2010, 5mila in più rispetto al 2009, ma l'economia è quasi ferma. O meglio dà segni di ripresa, ma le aziende non assumono anzi si riprendono proprio perché licenziano e non assumono.
Il tasso di occupazione giovanile è del 18,9%, tre punti in meno della media nazionale.
Il 27% dei laureati lascia l’Abruzzo. ISTAT, 27-III-2011



La centrale di Fukushima sarà smantellata

Lo ha detto il premier giapponese Naoto Kan. Ma intanto l'emergenza non si placa. Rilevate tracce di plutonio fuoriuscito dall'impianto. Contaminate pure la carne e le acque del mare . "Difficile prevedere i danni che subiranno gli organismi viventi dell'oceano. Una cosa così non era mai successa", spiega Giuseppe Notarbartolo di Sciara, esperto in conservazione della biodiversità. Tepco, società che gestisce l'impianto, rischia di dover pagare un maxi risarcimento danni. Il livello di radiazioni in un tunnel sotterraneo all’esterno dell’edificio che ospita la turbina del reattore numero 2 è 10 mila volte superiore ai limiti normali registrati nei reattori. Un'ingegnere che negli anni '70 guidò l'officina meccanica nucleare dell'Ansaldo fa un'analisi drammatica della situazione: "Se non sono riusciti a raffreddare il nocciolo, la fusione va avanti. Non sappiamo se ci sia ancora acqua nella piscina di soppressione. Se non c'è più, il liquido finisce direttamente nel terreno. Peggio di quel che è successo a Chernobyl, dove c'è stato rilascio di radiazioni più. Il Fatto quotidiano, 26 –III-2011

 


 

Roma, sfilano i cortei per l’acqua pubblica e il no al nucleare

“Vogliamo l’acqua e il sole mica la luna”, questo lo slogan del corteo che questo pomeriggio ha invaso Roma per manifestare a favore dell’acqua pubblica e contro i nucleare. Un corteo festoso, colorato, pieno di musica, ha attraversato la capitale da piazza della Repubblica a Piazza San Giovanni, tingendo d’azzurro la città.
Indetta dal Comitato “Due sì per l’acqua pubblica” e dal “Forum dei movimenti per l’acqua”, quella di oggi, a Roma, è stata una manifestazione dai mille volti ma che più di tutto, spiegano gli organizzatori, “vuole invitare i cittadini ad andare a votare nei prossimi referendum del 12 e 13 giugno contro la privatizzazione dell’oro blu e contro il nucleare”.

“Un milione e 400 mila cittadini, prosegue il comitato, lo scorso anno con le firme depositate in Cassazione, ha chiesto con forza un referendum perché l’acqua resti fuori dalle logiche commerciale dei privati”. E così i manifestanti hanno portato in piazza un grande rubinetto che porta la scritta “L’acqua non si vende”.

Al corteo hanno aderito anche le associazioni ambientaliste come il Wwf e Legambiente, ma soprattutto tanta gente comune che chiede a gran voce l’accesso all’acqua per tutti. Mamme con figli al seguito, famiglie, giovani, partiti, movimenti, sindacati e lavoratori di tante categorie tutti uniti sotto il segno del diritto ai diritti come spiega un gruppo di cittadini in fascia tricolore. Sono i sindaci dei comuni virtuosi d’Italia: “Noi siamo la dimostrazione che le cose funzionano quando si investe bene nel pubblico e che la logica privato profitto non paga”…

Facile trovare tra i manifestanti chi non dimentica di essere già andato a votare nel 1987 per un referendum che fermò il ricorso alle centrali nucleari nel nostro Paese. Venti anni dopo la storia si ripete perché nulla impedisce al parlamento di legiferare su una materia che è stata oggetto di referendum. Così è successo con il governo Berlusconi, che ha reintrodotto l’opzione energetica nucleare con la legge 99 del 23 luglio del 2009… Luigina D'Emilio, Il Fatto quotidiano.it, 26-III-2011


IL VALORE DELL' ACQUA


Nel mondo cinquemila bambini muoiono di diarrea (seconda causa di morte dopo tubercolosi e malattie respiratorie) causata da acqua sporca. Ogni giorno. In Italia il consumo pro-capite è di 150 litri di acqua. Al giorno. Sulla Terra oltre un miliardo di persone non ha accesso all' acqua potabile. Sulla stessa Terra, si spendono 13,8 miliardi di dollari per la minerale…Il 40 per cento della popolazione del Pianeta non ha a disposizione impianti igienici adeguati.
Questo problema, insieme alla mancanza di acqua potabile, determina l' 80 per cento delle malattie presenti dei paesi in via di sviluppo, prime vittime donne e bambini. Noi italiani spesso citiamo, come consiglio medico - salutista, quello di assumere due litri del cosiddetto «oro blu» al giorno. Ecco: …non dimentichiamo che tanta, troppa gente, non ha neppure una goccia quotidiana di acqua buona, pulita, sana. Guglielmo Pepe, La Repubblica, 22 –III-2011


Associazione Nazionale Magistrati


COMUNICATO
Nel giro di pochi giorni la maggioranza di governo ha dimostrato quale era il vero obiettivo dell’annunciata riforma epocale della giustizia: risolvere situazioni legate a singole vicende processuali, direttamente con una norma sulla prescrizione dichiaratamente destinata ad incidere sullo svolgimento di un processo in corso, e indirettamente con una modifica della legge sulla responsabilità civile dei magistrati punitiva e intimidatoria.
Non era mai successo che l’attività legislativa venisse piegata in maniera così esplicita ad interessi particolari.
La modifica della legge sulla responsabilità civile dei magistrati appare talmente assurda e disorganica da potersi spiegare soltanto come atto di aggressione nei confronti della magistratura diretto ad influenzarne la serenità di giudizio. L’interpretazione della legge e la valutazione del fatto e delle prove rappresentano il cuore dell’attività giudiziaria. Pensare di sottoporre a censura tale attività con la generica e incomprensibile formula della “manifesta violazione del diritto” è davvero irragionevole, prima ancora che profondamente sbagliato. Si pensa forse di sottoporre a giudizio di responsabilità civile il giudice di primo grado ogni volta che una sua decisione venga annullata in sede di appello e il giudice di appello ogni volta che la sua decisione sia annullata dalla Cassazione? E di sottoporre a giudizio di responsabilità i giudici che abbiano seguito un orientamento giurisprudenziale diverso da quello dominante? Si dimentica forse che i maggiori progressi per l’affermazione e la tutela dei diritti fondamentali si sono realizzati grazie a interpretazioni giurisprudenziali prima minoritarie e poi via via consolidate? (continua)
Luca Palamara – Presidente, Antonello Ardituro – Vicepresidente, Giuseppe Cascini - Segretario Generale, Roma, 25 marzo 2011


Responsabilità civile dei ministri
Scuola: adesso il ministro Gelmini deve risarcire i precari

Il Tribunale di Genova prevede 500 mila euro per quindici insegnanti. Il ministero così inizia a tremare. i ricorsi, infatti, sono più di 50 mila, ma potrebbero raddoppiare.

Se lavori in un’azienda privata, dopo tre anni di contratti a termine continuativi devi essere assunto. Ma se il tuo datore di lavoro è lo Stato la stessa regola non vale. O almeno, non valeva fino a pochi giorni fa, quando il Tribunale del Lavoro di Genova ha riconosciuto a 15 insegnanti precari un risarcimento di 30 mila euro circa ciascuno, per un totale di oltre 500 mila euro. I giudici liguri hanno ritenuto che se il ricorso allo stesso docente precario è ripetuto nel tempo, e da più di tre anni, non è una necessità temporanea ma stabile, e quindi la scuola si trova in una situazione di utilizzo illegale del contratto a termine.

I posti vacanti che il ministero dell’Istruzione potrebbe assegnare ai precari sono oltre 10 mila, mentre le supplenze annuali ammontano a 120 mila. La sentenza va a correggere il conflitto esistente da quanto previsto dalla normativa europea sulle assunzioni a tempo determinato e quella italiana che non prevede per il ministero gli stessi obblighi imposti ai privati. (continua)

Caterina Perticoni, Il Fatto Quotidiano, 27 marzo 2011


Pensiero della settimana, n. 331
Roma: urbanistica istituzionale

Nella capitale d’Italia vi è una urbanistica istituzionale dotata di un alto significato simbolico e di un valore reale sempre più in via di ridimensionamento. Essa attiene al carattere costituzionale della nostra democrazia parlamentare. I suoi due poli di riferimento sono, da un lato, il raccordo tra piazza Montecitorio e piazza Colonna, dall’altro la piazza del Quirinale.
La sede della Camera dei deputati (qui assunta come simbolo di entrambi i rami del Parlamento) e quella del governo sono in pratica contigue. Tuttavia a essere più elevato è Montecitorio; per raggiungere da esso palazzo Chigi, si deve, perciò, percorrere una breve discesa: il governo è soggetto al Parlamento. La sede di quest’ultimo – visibile a vasto raggio nella sua parte superiore – copre con la sua ombra il palazzo dove si svolge il consiglio dei ministri. Gli occhi ci dicono che l’Italia è una Repubblica parlamentare; di contro, la cronaca sposta l’attenzione in altre direzioni. È avvenuta un’inversione di fattori: il decretante palazzo Chigi prevale ormai su Montecitorio. (continua)
Piero Stefani


 

 

Nell’ambito del XVIII corso di Educazione alla Legalità
l’Associazione Chieti nuova 3 febbraio
e l’Associazione Nazionale Magistrati-Sezione distrettuale Abruzzese
organizzano l’incontro dibattito

“Giustizia e diritti a 150 anni dall’Unità d’Italia”

Mercoledì 23 marzo 2011, ore 17,00
sala del Consiglio provinciale, corso Marrucino, Chieti

 

Intervengono i magistrati Raffaele Cantone e Pasquale Fimiani

Aderisconoal corso le Scuole Medie di CHIETI G. Chiarini-C. De Lollis, V. Antonelli, F. Vicentini-M. Della Porta; di FARA FILIORUM PETRI-sedi di Casacanditella e di Roccamontepiano; di ORTONA D. Pugliesi; di RIPA TEATINA-Torrevecchia Teatina M. Buonarroti; di SAN GIOVANNI TEATINO G. Galilei; l’Istituto comprensivo di TOLLO-Canosa N. Nicolini

LA SINISTRA TRICOLORE

 

È la prima volta che vediamo una manifestazione di sinistra inondata di bandiere tricolori. E' la prima volta che una grande manifestazione di popolo è aperta da un coro che intona le note di "Va pensiero" e si chiude su quelle dell'inno di Mameli… E’ alla Costituzione che oggi viene chiesto di essere la bussola che orienta il futuro, così come le era toccato nel dopoguerra, quando come diceva Calamandrei…, rivolgendosi ai suoi studenti”dietro ogni articolo di questa Costituzione, voi dovete vedere giovani come voi che hanno dato la vita perché libertà e giustizia potessero essere scritte su questa Carta” … Norma Rangeri, il Manifesto, 13-III-2011

 

12 marzo a Chieti

Il 12 marzo, cinque gruppi di cittadini, “indossando” gli articoli della Costituzione scritti su cartelloni dei colori della bandiera italiana, hanno percorso le vie della città consegnando 500 copie della Costituzione ai numerosissimi passanti di cui molti studenti.

 


 

*Comitato di Chieti
Salviamo la Costituzione
Aggiornarla – Applicarla – non Demolirla

Manifestazione nazionale
in difesa della Costituzione della Repubblica italiana
12 marzo 2011
Consegna ai cittadini di copie della Costituzione
per le vie della città di Chieti

L’attacco alla Scuola Pubblica e ai Beni Comuni, alla Magistratura e alla Corte Costituzionale, al Lavoro, alla Informazione e all’Autodeterminazione della persona, lo stravolgimento dei meccanismi di controllo e i conflitti istituzionali, tutti i recenti avvenimenti sono espressione dell’accelerazione del disegno di liquidare la Costituzione della Repubblica italiana e il modello di società che Essa prefigura, vuole attuare e tutelare.
Tuttavia, i cittadini italiani hanno dimostrato, sia nel 2006, con la vittoria del NO al referendum Costituzionale, sia con le manifestazioni degli ultimi mesi, la voglia di reagire, rifiutando la corruzione e l’imbarbarimento delle coscienze e dei rapporti umani, la ingiustizia sociale ed economica, ridando senso alla coscienza civile e al senso civico, riappropriandosi della disponibilità “a convincere e a non confondere”** e del diritto-dovere di esercitare l’analisi critica per essere persone e non sudditi.
I cittadini di Chieti sono disposti ancora a difendere la Costituzione per se stessi e per le nuove generazioni?

*Fanno parte del Comitato di Chieti le associazioni ANPI-Brigata Maiella, Chieti nuova 3 febbraio, Chieti resiste, Comitato di quartiere Santa Maria, La fabbrica di Chieti, Lista 360 gradi, Lucciole e Lanterne, Unitre, il CIF, la Confesercenti, Legambiente, i partiti Italia dei Valori, Partito Democratico, Rifondazione comunista, Sinistra ecologia e libertà, i Giovani dell’Italia dei Valori, i Giovani Democratici, i Sindacati CGIL, CISL, UIL, USB.

Il Comitato, nato a Chieti nel 2004, aderente al Comitato nazionale, nel 2005 ha raccolto le firme per il referendum contro la riforma Costituzionale, nel 2006 ha organizzato a Chieti il referendum per il NO alla riforma, vinto con due punti in più rispetto al dato nazionale.

**G. D’Avanzo


Precisazioni
In merito alla comunicazione inviata dalla coordinatrice della Consulta delle associazioni (settore cultura, beni culturali, ambiente) si precisa che nell’elenco generico delle associazioni, cui si fa riferimento nel comunicato diffuso per la manifestazione del 10 marzo 2011, non è da annoverare l’associazione Chieti nuova 3 febbraio.

 


Associazione di Cultura Cinematografica
NUOVO SUPERCINEMA - Chieti


Rassegna Cinematografica “12 film di qualità”

Qualche nota finale

Con la Rassegna presentata nel periodo novembre 2010-marzo 2011 ci siamo posti alcuni obiettivi:
- riportare gli abitanti di Chieti al cinema. Obiettivo non pienamente centrato, se non nel fatto che sta cominciando a diffondersi la voce del “cinema riaperto il venerdì”. I motivi del mancato successo sono scuramente tanti: scontiamo soprattutto il noviziato. Ma è necessario andare avanti, non fermarsi, per non far spegnere la piccola “fiammella” accesa.
- presentare una panoramica sul cinema, italiano e mondiale, con un filo rosso che collega i film presentati: sono pellicole che hanno avuto una distribuzione nelle sale limitata (alcuni addirittura non l’hanno avuta).
Abbiamo visto film di autori giovani (Dopo quella notte, Sono Viva, Good Morning Aman, La fisica dell’acqua, L’uomo che verrà), che hanno trattato temi importanti, come il rapporto tra la vita e la morte, la condizione giovanile, l’integrazione multietnica, il dramma delle stragi naziste, a volte con angoli visuali insoliti. Le scelte stilistiche del racconto sono state varie, a volte poco lineari, comunque originali: ambientazioni in unità di tempo concentrate (Sono viva), uso del dialetto (L’uomo che verrà), il sogno, racconto “in soggettiva”. I giovani hanno manifestato una maturità nell’uso della cinepresa, che ha retto il confronto con i film di Registi di fama, proiettati nella seconda parte.
Anche i “mostri sacri” come Lizzani, Wenders, Chéreau, Chabrol hanno subito le scelte distributive, che hanno penalizzato la presenza nelle sale dei loro splendidi lavori. Recuperarli e metterli a confronto con quelli che si presentano come “continuatori” (al di là della perfezione del risultato ottenuto) è stato un modo per presentare un panorama di un certo cinema, che una volta si definiva “impegnato”, ma che a noi piace chiamare “d’Autore”. E non poteva mancare, in questo ambito, la cinematografia francese, che, al pari di quella italiana, ha prodotto una scuola di altissimo livello, cui guarda ancora il cinema “vincente” americano.
Il panorama è stato completato con uno sguardo sul cinema di paesi emergenti, a noi vicini, che non è molto conosciuto, per motivi legati ad una sorta di censura (quando non effettiva, come nel caso della Satrapi) nei paesi di origine. Abbiamo avuto la possibilità di vedere un modo di raccontare diverso da quello cui siamo abituati: temi forti, denunce sociali, richiami culturali, che hanno contribuito ad aprire, ce lo auguriamo, uno squarcio su un mondo vicinissimo, ma che riteniamo molto lontano.
Anche la scelta dei generi (dal film di denuncia, al film storico, al film di animazione) è stata fatta con l’intento di presentare un panorama più ampio.
Abbiamo voluto ricominciare a parlare di e con il Cinema, cosa cui siamo stati disabituati per molto tempo.
Siamo stati anche fortunati: le proiezioni di alcuni film hanno coinciso con fatti di attualità politica e di cronaca, che sono accaduti nel medesimo periodo della programmazione. Non era studiato, ma a volte al realtà “precede” la fantasia.
Un ringraziamento va al Comune di Chieti, che ha consentito la realizzazione della rassegna, mettendo a disposizione la sala e l’operatore e finanziando il deficit tra gli incassi e le spese sostenute.
Vogliamo continuare, perché l’esperienza ci è piaciuta, perché è importante “tenere aperta” l’unica sala cinematografica presente in città.
Speriamo nel sostegno dell’Ente e nell’aiuto fattivo di quelle persone che hanno gradito l’iniziativa, per riproporla a breve. Grazie.
Circolo di Cultura Cinematografica
NUOVO SUPERCINEMA


Aridatece Gelli

Chi si rivede, Marco Boato. L’ex lottatore continuo, intervistato dal Riformista, rivendica la primogenitura della controriforma della Giustizia minacciata dal duo Cainano & Al Fano. Lui non ci trova “alcunché di scandaloso” e ricorda che, a parte lo sganciamento della Polizia giudiziaria dal pm (idea di Violante, subito copiata da Al Fano), è tutta copiata dalla sua bozza del 1998 per la Bicamerale D’Alema: separazione delle carriere e dei Csm, azione penale a discrezione di governo e Parlamento, procedimenti disciplinari ai magistrati tolti al Csm e affidati a un plotone d’esecuzione di nomina politica. (continua) Marco Travaglio, Il Fatto Quotidiano, 11 marzo 2011

 


Dalla scuola il futuro nazionale

Continuo a frequentare le aule e i luoghi d'incontro e di riunione della scuola italiana (intendo qui soprattutto la scuola media, perché per l'Università mi accade più o meno la stessa cosa, ma nel caso suo il discorso sarebbe più difficile o più complesso), e mi sento di esibire a tal proposito le seguenti testimonianze.
La scuola pubblica italiana è un luogo di lavoro, di esperienze e di vita, in cui, in mezzo a difficoltà sempre più gravi, il livello dell'insegnamento e dell'apprendimento è dignitoso, impegnato, civile, rispettoso delle regole e dei principi, ricco di risultati educativi. Se a qualcuno la cosa stesse a cuore, invece di tagli ci sarebbero investimenti, invece di critiche e, sovente, denigrazioni ci sarebbe quel giusto e ponderato apprezzamento che rende più semplice la vita ai buoni e la ostacola ai cattivi. (continua) Alberto Asor Rosa, Il Manifesto, 11 marzo 2011

 

 


 

 

Sistema Tedesco


Si leggono strane cose a proposito del prossimo voto della Giunta per le autorizzazioni a procedere sull’arresto del senatore dalemiano Alberto Tedesco, che nel frattempo ha traslocato dal Pd al Gruppo misto. Pigi Battista sul Corriere tira in ballo il garantismo e il giustizialismo, che c’entrano come i cavoli a merenda. Nicola Porro, sul Giornale, delira di “presunzione di innocenza”, come se un arresto significasse colpevolezza. Poi esorta il Pd a salvare Tedesco, per non lasciare solo il suo padrone. Nessuno ricorda mai quel che prevede la Costituzione: gli arresti spettano al gip e non al Parlamento, dunque a decidere sulle esigenze cautelari (gravi indizi di colpevolezza e pericolo di fuga e/o reiterazione del reato e/o inquinamento delle prove) è il gip e non il Parlamento. Infatti l’arresto di Tedesco è già stato disposto dal gip De Benedictis, assieme a quello di altri cinque presunti suoi complici: i cinque sono già finiti in manette, Tedesco no perché nel frattempo s’è rifugiato a Palazzo Madama. (continua) Marco Travaglio, Il Fatto quotidiano, 4 marzo 2011

 


 

“Salviamo la Costituzione”


Il 24 gennaio 2011, sotto la presidenza di Oscar Luigi Scalfaro, il Direttivo nazionale dell’associazione “Salviamo la costituzione” ha approvato all’unanimità il seguente appello:
“Nel 2006 un referendum popolare respinse a grande maggioranza il più grave tentativo di demolire il nostro sistema costituzionale, accentrando tutti i poteri nelle mani del Presidente del Consiglio.
Ignorando il risultato del referendum, lo stesso tentativo di sovversione della Costituzione repubblicana rischia oggi di realizzarsi in fatto, con procedimenti, iniziative e comportamenti che ne mettono in discussione i principi fondamentali: la divisione dei poteri, il ruolo del Parlamento, l’indipendenza della Magistratura, il ruolo del Capo dello Stato.
L’impegno delle istituzioni per risolvere i problemi dei cittadini italiani lascia sempre più il passo alla esasperata ricerca di strumenti ed espedienti per rafforzare i poteri del capo del Governo, garantirgli una totale immunità, asservire il Parlamento ai suoi voleri e interessi personali, emarginare le Istituzioni di garanzia (dal Presidente della Repubblica alla Magistratura), condizionare l’informazione al fine di manipolare le idee e le scelte dei cittadini.
Nei fatti, si restringono sempre più gli spazi di reale partecipazione democratica e l’effettività dei diritti di libertà politica.
Rivolgiamo a tutti coloro che rivestono responsabilità istituzionali un forte appello a rispettare il giuramento di fedeltà alla Costituzione e dunque ad astenersi da scelte e comportamenti che ne violino i principi e a prendere tutte le iniziative necessarie per rimuovere le situazioni di incompatibilità e ristabilire il rispetto dei valori costituzionali.
A tutte le cittadine e i cittadini rivolgiamo l’appello a una forte mobilitazione per la difesa e l’attuazione della Costituzione e a viverne nelle quotidianità lo spirito e i valori.
Solo su queste basi l’Italia può risorgere e risorgerà”. Il Presidente Oscar Luigi Scalfaro

 

 


 

Difendiamo la Scuola democratica


Piero Calamandrei, “Difendiamo la Scuola Democratica”, discorso pronunciato al III congresso dell’Associazione a difesa della scuola nazionale, Roma, 11 febbraio 1950

“Difendiamo la scuola democratica: la scuola che corrisponde a quella Costituzione democratica che ci siamo voluti dare; la scuola che è in funzione di questa Costituzione, che può essere strumento, perché questa Costituzione scritta sui fogli diventi realtà…
L’articolo 34 in cui è detto “La scuola è aperta a tutti. I capaci ed i meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi” è l’articolo più importante della nostra Costituzione… Bisogna rendersi conto del valore politico e sociale di questo articolo…la scuola elabora i migliori per la rinnovazione continua, quotidiana della classe dirigente.
Ora, se questa è la funzione costituzionale della scuola della nostra Repubblica, domandiamoci: come è costruito questo strumento? Quali sono i suoi principi fondamentali? Prima di tutto, scuola di Stato. Lo Stato deve costruire le sue scuole. Prima di tutto la scuola pubblica. Prima di esaltare la scuola privata bisogna parlare della scuola pubblica… Per aversi una scuola privata buona bisogna che quella dello Stato sia ottima. Vedete, noi dobbiamo prima di tutto mettere l’accento su quel comma dell’art. 33 della Costituzione che dice così: “La Repubblica detta le norme generali sull’istruzione ed istituisce scuole statali per tutti gli ordini e gradi.” Lo Stato deve, quindi, costruire scuole ottime per ospitare tutti…. La scuola di Stato, la scuola democratica, è una scuola che ha un carattere unitario, è la scuola di tutti, crea cittadini, non crea né cattolici, né protestanti, né marxisti.
La scuola è la espressione di un altro articolo della Costituzione: dell’art. 3 “Tutti i cittadini hanno parità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinione politica, di condizioni personali e sociali”. E l’art. 51 “Tutti i cittadini possono accedere agli uffici pubblici e alle cariche elettive in condizioni di eguaglianza, secondo i requisiti stabiliti dalla legge.” (continua)

L’uragano di tagli del governo sull’istruzione

Nell’anno scolastico 2011-2012 saranno cancellate 19.700 cattedre che si sommano ai 132.000 posti in meno nel triennio 2008-2011. Risultato: riduzione delle ore di lezione per gli alunni e disoccupazione per migliaia di precari.
Anche il personale non docente avrà 14.000 posti in meno, che si aggiungono ai 30.000 già tagliati l’anno scorso e nel corrente anno scolastico. Da Salvo Intravaia, Repubblica, 6-III-2011

 


 

Venerdì 11 marzo, continua, con il film "Palermo shooting" di Win Wenders (2008), la Rassegna cinematografica a cura del Circolo di Cultura Cinematografica "Nuovo Supercinema" e del Comune di Chieti.

 

 

Informazione sul Circolo di Cultura Cinematografica "Nuovo Supercinema"

Programma della Rassegna cinematografica

 


 

Riforma della giustizia: qui lo dico e qui lo nego

Qui lo dico e qui lo nego. Non c’è niente di meglio della celebra battuta di Totò per illustrare l’approccio dei fedelissimi di Berlusconi alle tanto annunziate, quanto misteriose, riforme della giustizia che, aggirando le forche caudine del Quirinale e della Corte Costituzionale, ristabiliranno i principi del diritto della Costituzione di Arcore. In questo modo finalmente saranno tagliate le unghie a quei magistrati infedeli che si ostinano ad applicare le leggi, con il codice alla mano, come se tutti gli uomini fossero uguali.
In effetti, in questo scorcio di legislatura, il Governo Berlusconi e la sua Corte dei miracoli ci hanno ormai abituato ad un metodo di procedere a zig-zag, ideale per impedire ai ficcanaso di capire cosa bolle in pentola e cosa vuole o non vuole fare il decisore politico.
Così, se un progetto di legge presentato dal Governo deve essere preliminarmente visionato da quei ficcanaso dello staff del Quirinale, che pretendono di mettere becco su tutto, e poi deve essere pubblicato dalla Camera o dal Senato nell’elenco dei disegni di legge col rischio che i cittadini lo possano leggere e poi organizzare delle proteste e contestare le scelte politiche governative, allora la cosa migliore è far sì che il progetto politico del governo venga presentato da un parlamentare. Meglio ancora se rimane nascosto ed emerge soltanto il giorno prima del voto, come emendamento a questo o quel decreto legge. (continua) Domenico Gallo, Articolo 21 e Micromega on line


Circonvenzione di rapace

Gentile Cavaliere, scusi l’insistenza, ma abbiamo come l’impressione che Lei continui a farsi del male. Non per colpa Sua, ci mancherebbe: Lei non ha colpe, mai. Ma per colpa di chi La circonda e, se ci consente, La mal consiglia. L’altro giorno, per esempio, lei ha annunciato a una scelta platea di somari, fra i quali numerosi ministri, che Lei ha “rinunciato da tempo ad avere un telefonino perché il mio era esposto a ogni tipo di intercettazione”. Ora, non sappiamo chi Le abbia consigliato una simile scempiaggine, ma possiamo assicurarLe che costui L’ha ingannata. Anzitutto il Suo telefonino non è mai stato intercettato (dal 1994 Lei è un parlamentare e come tale non può essere ascoltato; prima, per quanto più volte indagato, non risulta che i giudici Le abbiano mai messo sotto controllo i telefoni, salvo una volta, nel 1983, quand’era sospettato di traffico di droga, accusa poi archiviata). Ogni qual volta è stata captata la Sua voce in conversazioni telefoniche, è perché i giudici stavano intercettando i telefoni dei Suoi interlocutori: personaggi indagati (l’immobiliarista Della Valle, Dell’Utri, Saccà, Cuffaro) o possibili vittime di Suoi reati (Ruby-Karima e altre Papi-girls). (continua) Marco Travaglio, Il Fatto Quotidiano, 2 marzo 2011

 



Deliri dal bunker

 

Dall'osceno baciamano al metaforico calcio nel sedere. Ora che il leader libico è braccato nel suo paese e abbandonato dagli organismi internazionali, lo statista Berlusconi passa dall'omaggio servile all'opportunismo politico…
Nel tentativo di compensare il calo costante di popolarità registrato dai sondaggi, l’apparato di regime rinforza la casamatta televisiva con gli Sgarbi e i Ferrara, come fossimo in un eterno ’94. Così come, appeso ai professionisti delle transumanze, il grande clan promette nuovi sottosegretari ai cespugli del votificio parlamentare (“faremo una rivisitazione della squadra di governo”). Inseguito dai reati, il raìs italiano insiste nell’ossessione giudiziaria (la sua) stringendo bavagli, preparando una primavera di provvedimenti che, affondando la Costituzione, lo salvino dai processi.
Il presidente del Consiglio ieri è tornato a straparlare contro il pericolo di “comunisti” e “professori”, assassini i primi, corruttori dei giovani i secondi, perché “gli insegnanti della scuola pubblica inculcano agli studenti valori diversi rispetto a quelli delle famiglie”.
E lo dice proprio quando il governatore Draghi ripete la drammatica diagnosi su “una gioventù sprecata”, senza lavoro e con salari umilianti, costretta a vivere in un paese ultimo nelle politiche di sostegno alla famiglia…
L’attacco alla scuola pubblica e la lezione di morale familiare (anche contro i gay, naturalmente) provano a velare quello che emerge dalle carte processuali milanesi: un fiume di denaro versato dall’anziano miliardario al caravanserraglio di donne e uomini addetti alle fatiche del sultanato…
Il nostro paese è sceso in piazza con manifestazioni grandi, fuori dai partiti, dentro nuovi contenuti. E tornerà a farlo per difendere diritti sociali e democrazia politica. Con lo sciopero generale proclamato (ma non ancora fissato) dalla CGIL, con la manifestazione in difesa della Costituzione (il 12 marzo), promossa da uno schieramento bipartisan. Per contrapporre all’asfissia del bunker il respiro dell’opposizione. Norma Rangeri, il Manifesto, 27-II-2011

 

 


 

Autodeterminazione No all'espropriazione del diritto a governare liberamente la propria vita. No alla cancellazione del diritto fondamentale all'autodeterminazione.

 

La Camera dei deputati sta discutendo una legge sulle disposizioni riguardanti la fine della vita che va proprio in questa direzione. Ma il legislatore non puo' impadronirsi della vita delle persone, negando loro la dignita' nel vivere e nel morire. Lo dice esplicitamente l'articolo 32 della Costituzione: la legge non puo' in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana

 

Gilda Ferrando, Alessandro Pace, Pietro Rescigno, Stefano Rodota'

FIRMA l’appello sul sito www.larepubblica.it

L'appello

La Camera dei deputati sta discutendo un progetto di legge su Disposizioni in materia di alleanza terapeutica, consenso informato e disposizioni anticipate di trattamento. Se questo testo fosse approvato nella forma attuale, le persone vedrebbero gravemente limitati i propri diritti, sarebbero espropriate della possibilità di governare liberamente la propria vita. Il diritto all'autodeterminazione, definito fondamentale dalla Corte costituzionale con la sentenza n. 438 del 2008, sarebbe cancellato.

Il progetto di legge è ingannevole. L'alleanza terapeutica tra paziente e medico è sostanzialmente vanificata da un testo che pone ripetutamente il medico di fronte al rischio di responsabilità penali: il medico, quindi, sarà indotto a tenere comportamenti "difensivi", dettati dall'esigenza di porsi al riparo da responsabilità, piuttosto che orientati all'autentico bene del paziente. Il consenso informato della persona è sostanzialmente cancellato: alla persona vengono imposti comportamenti e sottratte possibilità di decisione, si introduce un obbligo di vivere in contrasto con la libertà di scelta del soggetto interessato, del suo potere di disporre del proprio corpo (Corte costituzionale, sentenza n. 471 del 1990). Le dichiarazioni anticipate di trattamento altro non sono che una inutile macchina burocratica: inutile, perché prive di ogni valore giuridico vincolante e perché viene escluso che la persona possa esprimere la propria volontà proprio in relazione ai trattamenti sanitari che più possono incidere sulla sopravvivenza, come l'alimentazione e l'idratazione forzata.

Il progetto di legge è ideologico. Afferma l'indisponibilità della vita: ma questa è una affermazione in palese contrasto con l'ormai consolidato diritto al rifiuto e alla sospensione delle cure, che in moltissimi casi è già stato esercitato con la consapevolezza che si trattava di una decisione che avrebbe portato alla morte. Nega il diritto di rifiutare trattamenti come l'alimentazione e l'idratazione forzata, escludendone il valore terapeutico in contrasto con l'opinione delle società scientifiche e con l'evidenza della pratica medica.

Il progetto di legge assume così un carattere autoritario. Legittimi punti di vista non possono essere trasformati in norme che si impongono alla volontà delle persone violando i loro diritti fondamentali. La discrezionalità del legislatore, in questi casi, è esclusa esplicitamente dall'articolo 32 della Costituzione: la legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana.

Gli studiosi che sottoscrivono questo appello vogliono in primo luogo ribadire la necessità di avere come ferma guida quella dei principi costituzionali. Hanno per ciò elaborato anche un documento analitico di valutazione del progetto di legge, che viene inviato ai parlamentari ed è disponibile sul sito www.autodeterminazione.it, al quale potranno accedere tutti coloro che intendono dare il loro sostegno all'appello.

 

 


 

 

«Vi spiego perché "In 1/2 ora" non c'è stata. La Lega ha paura dei suoi militanti»

L'Annunziata: la trasmissione di Rai3 doveva andare in onda da Radio Padania
che oggi ha detto no
La conduttrice: «la responsabilità è del Carroccio e di Salvini»


MILANO - Niente trasmissione odierna di «In 1/2 ora» per Lucia Annunziata. «La cancellazione della puntata è stata comunicata alle 10 di domenica mattina dal direttore di Radio Padania Salvini, che se ne è assunto tutta la responsabilità. Prendiamo atto della cancellazione e lasciamo alla Lega la spiegazione dei motivi della decisione. Una decisione che dispiace, una occasione persa per gli spettatori e per la stessa Lega».
LA NOTA - A parlare così in una nota ufficiale diramata da Viale Mazzini è proprio la giornalista Lucia Annunziata che spiega «oggi "In 1/2 ora" non andrà in onda». La trasmissione sarebbe dovuta andare in diretta dagli studi di Radio Padania, secondo quanto annunciato venerdì da un comunicato della Rai, per raccogliere l'opinione degli ascoltatori dell'emittente sui temi della attualità politica. Negli studi di Radio Padania era prevista la presenza di Lucia Annunziata e del direttore della stessa emittente, Matteo Salvini. La puntata era concordata e organizzata con i responsabili di Via Bellerio, e allestita dalla Rai.
LA CONDUTTRICE - «Nessun dissidio» con il Carroccio, ma una domanda sì: «Cosa succede dentro la Lega? Perchè temono le opinioni a briglia sciolta dei loro elettori su una tv nazionale?» ha poi aggiunto la conduttrice in diretta su Rai3… Il Corriere della sera, 20-II-2011

 

 


 

 

17 marzo 2011: festa nazionale solo quest’anno

Un paese che non proclama forte i propri Valori è pronto per l’oppressione e la servitù, ed è successo ieri l’altro…L’Italia s’è desta: svegliatevi”. Roberto Benigni

La lezione di storia, proposta da Roberto Benigni il 17 febbraio, al Festival di San Remo, ha avuto il grande merito di dimostrare che si può trasmettere il senso della storia a condizione di costruire un luogo culturale e uno stato emozionale che facciano ritrovare l’orgoglio di una storia e il senso di volerla continuare a vivere. E si può raccontare tutto questo perfino ad un paese smarrito…distratto, affannato tra mille scandali, atterrito dall’idea di scoprirsi senza un passato e, infine, ossessionato dalla convinzione di avere un’identità, tanto da ripeterla tutti i momenti per il timore di non ricordarla… David Bidussa, Il Centro 19-II- 2011

 


 

“Odio gli indifferenti” di Antonio Gramsci

Monologo letto al Festival di San Remo dai comici Luca Bizzarri e Paolo Kessisoglu


«L'indifferenza è il peso morto della storia. ... il male che si abbatte su tutti, avviene perché la massa degli uomini abdica alla sua volontà, lascia promulgare le leggi che solo la rivolta potrà abrogare, lascia salire al potere uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare»; «tra l'assenteismo e l'indifferenza poche mani, non sorvegliate da alcun controllo, tessono la tela della vita collettiva e la massa ignora, perché non se ne preoccupa». Sono parole molto attuali, e descrivono l'aspetto meno appariscente ma più insidioso del male italiano. Gianpasquale Santomassimo, Il Manifesto, 19-II-2011


Domenica 13 febbraio 2011, “Se non ora, quando?”

A Chieti, hanno manifestato più di mille persone, donne, uomini, giovani ed adulti, sfatando, ancora una volta, il pregiudizio di città camomilla. (continua)

 


 

Donna, tutta un’altra razza!
Riflessione su un testo di O. Weininger

Riflessioni e Letture di Giulio Lucchetta, docente Università “G. D’Annunzio”, svolte a conclusione della manifestazione del 13 febbraio in piazza G. B. Vico:

È ora che sveliamo e smontiamo gli osceni paradigmi intellettuali che si agitano dietro le fila dell’avversario che sotto il segno delle mutande pretenderebbe di contenere il discorso all’interno di una querelle su Kant, e il dispotismo etico. È curioso, ma proprio questo giocherellare di Ferrara con Kant, preso a pretesto da Eco per offrire uno scorcio sull’inattualità delle “cose ben più serie” a cui si interessano gli intellettuali sembra voler depistare dagli argomenti che rivendicano ora le donne, nascondendo il nucleo duro dell’ideologia che sente vitale solo la donna sempre pronta a consegnare le proprie mutande. Queste sono le tesi, come Ferrara certamente sa, di uno psicologo ebreo, Otto Weininger, morto suicida a ventitré anni, sviluppate in Sesso e carattere (i903), rubacchiando un po’ di Aristotele, Kant, Hegel, Schopenhauer, Nietzsche e Freud: un testo che ebbe una grande diffusione negli ambienti reazionari e razzisti del primo Novecento, di cui, con il suo permesso, offriamo alcuni stralci in lettura perché le donne comprendano, come diceva Platone, le vere ragioni del lupo. (continua)

 

 


 

 

IL SEGRETO DELLE DONNE

Ci sono momenti in cui è necessario farsi vedere anche dai ciechi. Così eccole le donne date per disperse, eccole nelle piazze stracolme, con molti uomini, nessun moralismo contro le prostitute di Arcore, senza bandiere di partito, contro Berlusconi, obiettivo numero uno ma, a seguire, contro molti altri democratici esemplari del suo sesso. L'impetuosa marea è stata, altro fatto inedito, alimentata da una discussione larga che l'ha rafforzata. Le donne sono fatte così: discutono ma curano le radici, affilano la critica ma costruiscono relazioni e quando è il momento di dare una scossa scatenano il terremoto.
La forza dei numeri e la ricchezza dei contenuti hanno prodotto un evento politico che può stupire solo chi non ha mai capito molto del femminismo italiano. Le donne in piazza hanno mostrato che le trovi là dove sono sempre state, nella società e nella cultura, dentro e fuori la famiglia, dentro e soprattutto fuori i partiti. Una lezione a questa classe dirigente (dalla politica all'informazione) che reagisce solo davanti alle piazze piene. (continua) Norma Rangeri, Il Manifesto, 15-II-2011


Come misurare la normalità


“…Per ritrovare i contenuti concreti che sostanziano la dignità delle persone, converrebbe, come già fece il femminismo negli anni ’70 e, oggi, le donne che hanno guardato con spirito critico alla mobilitazione del 13 febbraio, rimettere in questione il metro che la misura, il sistema di Valori che la definisce…” Marco Bascetta, il Manifesto, 17-II-2011

 

 

Comunicato

 

Mobilitazione nazionale delle donne italiane domenica 13 febbraio 2011

Anche la città di Chieti promuove la realizzazione della manifestazione “Se non ora quando?” aderendo all’appello lanciato a tutti i cittadini italiani “da donne di diverse convinzioni politiche e di varia provenienza professionale”, per chiedere una mobilitazione nazionale in difesa della uguaglianza, della dignità e del rispetto delle donne e degli uomini.

Di fronte alla mortificazione della persona, alla narcotizzazione delle coscienze, all’individualismo sfrenato, alla corruzione e delegittimazione delle Istituzioni, l’unica risposta è “INDIGNIAMOCI” e traduciamo lo sdegno in impegno concreto in nome della fedeltà alla Costituzione della Repubblica italiana e per l’applicazione dell’articolo 54: “I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore prestando giuramento nei casi stabiliti dalla legge”.

Domenica 13 febbraio a Chieti il raduno è in Piazza G. B. Vico alle ore 10.30: si formerà il corteo che attraverserà le vie del Centro Storico, corso Marrucino, via C. De Lollis, piazza Matteotti, via Arniense, quindi corso Marrucino per raggiungere di nuovo piazza G.B. Vico.

Al termine del corteo la manifestazione prevede momenti di letture e di riflessioni con l’intervento di giovani e di adulti. Parteciperà Giulio Lucchetta, docente della Università “G. D’Annunzio”.

Per maggiori informazioni è possibile telefonare ad uno dei seguenti numeri: 3474521937, 3387593706 , 3403987496

oppure scrivere via e-mail all’indirizzo Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo.

 


 

 

Se non ora, quando?

Domenica 13 febbraio 2011

 

 

Giornata nazionale della indignazione delle donne e degli uomini


Chieti

clicca qui per vedere il manifesto

 

Piazza G. B. Vico, ore 10,30: raduno in corteo attraverso le vie del Centro Storico

Piazza G. B. Vico, ore 11,30: letture e riflessioni

Aderiscono: le associazioni Amici della Biblioteca A. C. De Meis, ANPI-Brigata Maiella, Chieti nuova 3 febbraio, Chieti resiste, Comitato di quartiere Santa Maria, La fabbrica di Chieti, Lista 360 gradi, Lucciole e Lanterne, Unitel, Unitre, il CIF, la Confesercenti, Legambiente, i partiti Italia dei Valori, Partito Democratico, Rifondazione comunista, Sinistra ecologia e libertà, Donne e Giovani dell’Italia dei Valori, i Giovani Democratici, i Sindacati CGIL, CISL, UIL, USB

 


 

Il diritto e il rovescio di una mobilitazione


Sciarpe e coccarde bianche a Montecitorio sui banchi dell'opposizione, mentre un'aula senza dignità respinge al mittente, con l'ennesima maggioranza risicata e blindata, la richiesta della procura di Milano. Quel bianco delle coccarde e delle sciarpe, già usato nella manifestazione del 29 a Milano, è un segno di lutto: il lutto per la dignità delle donne offesa e ferita dal Berlusconi-gate. Si potrebbe legittimamente esibire, al contrario, un segno di festa: senza le parole e l'esposizione di alcune donne - da Veronica Lario in poi, inutile rifare l'elenco - e di altre donne che fin da subito le hanno sostenute, il Berlusconi-gate non sarebbe mai scoppiato. Senza il «tradimento» e il racconto di alcune testimoni, l'inchiesta di Ilda Bocassini - che è una donna - e dei magistrati di Milano non starebbe in piedi. E dunque: è proprio la dignità delle donne la vittima numero uno del Berlusconi gate? E' proprio alla vittimizzazione delle donne che il discorso sulle donne deve ineluttabilmente portare?
Sono le due domande principali su cui ruota il dibattito femminista sulla mobilitazione femminile del 13 prossimo, promossa dai media mainstream con gran dispendio di testimonial e spot - siamo pur sempre dentro la cultura dell'immagine, anche quando ci si mobilita contro l'immagine dominante del corpo femminile - ma poco riguardo alle articolazioni del discorso. Che bisogna dunque andare a scovare in rete, nei siti e nelle testate su cui il tanto deprecato «silenzio delle donne» non c'è mai stato: «mai state zitte», ricorda ingenere.it.
Cominciamo dunque dalla questione della dignità violata: è solo, o in primo luogo, quella delle donne?
Eppure al centro del teatro di Arcore c'è una messinscena della virilità che prima delle donne offende, o dovrebbe, gli uomini. «Ragazze che si vendono, e fa rabbia - scrive Anna Bravo, storica e femminista storica, su donnealtri.it -; ma soprattutto uomini che solo grazie al denaro e al potere dispongono del loro corpo e le gratificano con regali comprati all'ingrosso. Eppure, mentre noi ci preoccupiamo della dignità femminile, nessun uomo ha sentito il bisogno di difendere quella del genere maschile. Certo, il modello Berlusconi è così povero e violento che per un uomo di buona volontà può essere difficile vederlo come una ferita inferta anche alla propria identità. Ma come mai la vergogna provata da tanti di voi riguarda l'essere italiani, e non l'essere uomini italiani?». Come mai tanti uomini (di sinistra) si precipitano in piazza a difendere la dignità delle donne, senza interrogarsi sulla loro? Tanta premura ha un vago sapore di strumentalità. «Il femminismo aveva insegnato a non strumentalizzare le donne - scrivono sullo stesso sito Franca Chiaromonte e Letizia Paolozzi -. Succede invece che le ragazze di Arcore siano 'usate' per mandare via l'attuale presidente del consiglio. Giusto obiettivo ma che dovrebbe trovare altre gambe da quelle diciottenni per realizzarsi». Analogamente Lea Melandri, su Gli altri: «Finché lo sdegno non si estende a tutti gli aspetti del privilegio e della violenza maschili, dovrebbe venire il sospetto che delle donne ci si preoccupi quasi sempre solo quando servono». Di più: «l'oscillazione ambigua fra sdegno e voyeurismo» che caratterizza la campagna mediatica antiberlusconiana, aggiunge Melandri, mostra che quella stessa dignità rivendicata per le donne non viene accordata alle giovani frequentatrici di Arcore, trattate come merce tanto dal sultano quanto da chi gli si oppone, e ridotte sbrigativamente a «vittime» o «puttane» senza alcuna seria interrogazione sulla loro scelta, più o meno libera o più o meno asservita, di prestarsi a quel gioco.
Ragioni analoghe a quelle che spingono Luisa Muraro, in un breve testo pubblicato su libreriadelledonne.it, a non firmare l'appello «Ora basta»: «Non lo firmo per due ragioni principali. Per cominciare, sono molto critica verso la separazione fatta da Concita De Gregorio (nell'articolo di presentazione dell'appello, ora in unita.it, ndr) fra quelle che non si prostituiscono, alle quali lei si rivolge, e quelle che si prostituiscono, escluse da ogni altra considerazione. Io sono impegnata politicamente per la libertà femminile e lotto contro ciò che la ostacola: la ostacolano gli uomini che usano i loro soldi per ridurre il corpo femminile a merce; ma le donne che vanno a questo mercato hanno una soggettività che non mettono in vendita e perciò vanno prese in considerazione, altrimenti dalla politica si scade nel moralismo. In secondo luogo, l'indignazione contro la miseria sessuale di uomini al potere deve venire in primo luogo da uomini loro vicini, se hanno il senso della decenza, anzi doveva venire al primo scandalo e non è venuta, chissà perché. Ricorrere alle donne è un espediente di vecchio stampo, quando si assegnava alle donne un ruolo convenzionale, ora per la pace, ora per l'infanzia», e oggi «di truppe ausiliarie di una politica inefficace».

Ida Dominijanni, Il Manifesto, 4-II-2011


Le notti di Arcore e la notte della Repubblica

Perché siamo qui? Che cosa abbiamo da dire, da chiedere? Niente e tutto. Niente per ciascuno di noi, tutto per tutti. Non siamo qui nemmeno come appartenenti a questo o quel partito, a questo o quel sindacato, a questa o quella associazione. Ciò che chiediamo, lo chiediamo come cittadini. Chi è qui presente non rappresenta che se stesso. Per questo, il nostro è un incontro altamente politico, come tutte le volte in cui, nei casi straordinari della vita democratica, tacciono le differenze e le appartenenze particolari e parlano le ragioni che accomunano i nudi cittadini, interessati alle sorti non mie o tue, ma comuni a tutti. Non siamo qui, perciò, per sostenere interessi di parte. Ma non siamo affatto contro i partiti. Anzi, ci rivolgiamo a loro, di maggioranza e di opposizione, affinché raccolgano il malessere che sale sempre più forte da un Paese in cui il disgusto cresce nei confronti di chi e di come governa; affinché i cittadini possano rispecchiarsi in chi li rappresenta e sia rinsaldato il rapporto di democrazia tra i primi e i secondi, un rapporto che oggi visibilmente è molto allentato.

Nulla abbiamo da chiedere per noi. Non chiediamo né posti, né danaro. Non siamo sul mercato. È corruzione delle istituzioni l'elargizione di posti in cambio di fedeltà. E' corruzione delle persone l'elargizione di danaro in cambio di sottomissione e servizi. Crediamo nella politica di persone libere, non asservite, mosse dalle proprie idee e non da meschini interessi personali per i quali si sacrifica la dignità al carro del potente che distribuisce vantaggi e protezione. Anzi, chiediamo che cessi questo sistema di corruzione delle coscienze e di avvilimento della democrazia, un sistema che ha invaso la vita pubblica e l'ha squalificata agli occhi dei cittadini, come regime delle clientele. I cittadini che ne sono fuori e vogliono restarne fuori chiedono diritti e non favori, legalità e non connivenze, sicurezza e non protezione. Non accettano doversi legare a nessuno per ottenere quello che è dovuto. Vogliono, in una parola, essere cittadini, non clienti e non ne possono più di vedersi scavalcati, nella politica, negli affari, nelle professioni, nelle Università, nelle gerarchie delle burocrazie pubbliche, a ogni livello, dal dirigente all'usciere, non da chi merita di più, ma da chi gode di maggiori appoggi e tutele.

Gustavo Zagrebelsky, La Repubblica, 4-II-2011, sintesi del discorso che Gustavo Zagrebelsky terrà domani 5 febbraio alla manifestazione di Giustizia e Libertà
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In Italia un quindicenne su cinque non sa leggere. L'Ue lancia l'allarme analfabetismo

Senza sapere né leggere né scrivere, uno studente quindicenne su cinque in Italia è semianalfabeta. Tecnicamente, significa che il 21% dei ragazzini ha dimostrato di essere privo delle capacità fondamentali per leggere o scrivere un testo.
Lo dicono i risultati dei test Ocse-Pisa pubblicati lo scorso dicembre che sono stati oggetto di studio della Commissione europea che ha appena convocato un gruppo di esperti indipendenti con l'obiettivo di «contribuire a risolvere il problema individuando metodi per migliorare i livelli di alfabetizzazione». In tutta Europa però. Perché non è che gli adolescenti del vecchio continente - tranne poche eccezioni - abbiano dimostrato grandi capacità di scrittura e comprensione di un testo appena più complesso di una singola informazione.
Se può essere di consolazione o disperazione, almeno per quanto riguarda l'Italia - fanalino di coda tra i paesi industrializzati - la dealfabetizzazione accelerata non riguarda solo i ragazzi ma soprattutto la popolazione adulta: come sempre ripete il professor Tullio De Mauro, solo il 20% degli adulti italiani possiede gli strumenti per comprendere un testo, «e si tratta di una vera emergenza democratica e politica». Almeno un quindicenne ha tutta la vita davanti.
Secondo il gruppo di esperti che per la prima volta si è riunito a Bruxelles, sotto la guida della «principessa» Laurentien dei Paesi Bassi, le lacune emerse nei test renderebbero più difficile per i giovani la ricerca di un lavoro ponendoli a rischio di esclusione sociale..
Dalla lettura dei test nostrani, tanto per complicare il quadro di un paese in stato di decomposizione, emerge anche una sostanziale differenza di risultati in base alla provenienza geografica. Gli studenti del nord ovest e del nord est si collocano al di sopra della media, mentre quelli del sud e delle isole molto al di sotto. I risultati più soddisfacenti spettano a Lombardia, Valle d'Aosta, Friuli, Trentino, Veneto ed Emilia Romagna, maglia nera a Campania, Calabria e Sicilia, mentre Abruzzo, Puglia, Sardegna e Molise si attestano sulla media nazionale. Luca Fazio, Il Manifesto, 4-II-2011

 


 

COMUNICATO

2 febbraio 1993 – 3 febbraio 2011
Per superare, senza dimenticare, le ragioni che hanno portato ai gravi fatti del 2 febbraio 1993 con l’arresto di Sindaco e Giunta

 

Chieti nuova 3 febbraio, a diciotto anni dalla sua nascita, augurandosi che non sia perso il significato degli avvenimenti del passato, nella consapevolezza che il bene comune si costruisce con l’impegno di ciascuno, continua a sollecitare i cittadini di Chieti alla partecipazione attiva, critica, responsabile alla vita della collettività locale e nazionale.
Di fronte al massacro delle Istituzioni e all’arroganza del potere, al contrabbando dell’arbitrio per libertà e alla confusione tra diritto e favore, all’indifferenza e al cinismo di chi fa proprio lo slogan “Fatti gli affari tuoi”, l’unica risposta in una democrazia è che i cittadini si informino, riflettano, capiscano, rifiutino i modelli sub-culturali che si sono affermati in trenta anni di “conformismo mediatico”, diffondendo la convinzione che profitto e denaro siano la ragione di ogni vita.
Basta!
Indigniamoci e traduciamo la nostra indignazione in impegno concreto in difesa della Costituzione del 1948, della Democrazia, della Repubblica.



Firma l’appello per chiedere le dimissioni di Berlusconi

Un appello per chiedere le dimissioni di Silvio Berlusconi, ma insieme alle sottoscrizioni arrivano migliaia di messaggi: di incoraggiamento, di esasperazione e vergogna . Non è semplicemente una raccolta di firme, ci sono storie, espressioni che raccontano un’Italia che rifiuta di riconoscersi nel modello imposto da Silvio Berlusconi. La mobilitazione, lanciata da Libertà e Giustizia all’indomani del Rubygate, vola subito oltre confine. LeG è fiera dell’onda di ribellione, l’Italia può salvarsi dal berlusconismo.
Firma anche tu.
Grazie!

Gustavo Zagrebelsky, Paul Ginsborg, Sandra Bonsanti

Firma l’appello su www.ilfattoquotidiano.it



Confessione

Inaugurazione anno giudiziario 2011
Di fronte ai pannelli dedicati a Emilio Alessandrini, Guido Galli, Giorgio Ambrosoli e Fulvio Croce
Associazione Nazionale Magistrati Trentino Alto Adige

Sono un magistrato italiano ed oggi rappresento molti altri magistrati, come me.
A nome mio ed a nome loro, oggi, finalmente, confessiamo.
Confessiamo di essere effettivamente degli eversori, come qualcuno ritiene. Applichiamo, infatti, le regole della nostra Costituzione e delle nostre leggi con la stessa imparzialità ed impegno agli immigrati clandestini ed ai potenti, agli emarginati ed a coloro che gestiscono le leve della finanza, della politica, dell?informazione. E? vero, siamo degli eversori perché, insieme a CALAMANDREI, riteniamo la Costituzione e la Corte Costituzionale una “garanzia con cui il singolo è messo in grado di difendere il suo diritto contro gli attentati dello stesso legislatore o del governo”. Questo, oggi, vuol dire essere eversori.
Confessiamo di essere veramente, come è stato sostenuto, disturbati mentali, perché solo chi è tale continua a credere nel servizio giustizia, quando non sai se il giorno dopo ci sarà qualcuno che presterà assistenza al tuo computer, quando vedi che gli indispensabili collaboratori che vanno in pensione non sono sostituiti, quando per poter lavorare condividi stanze anguste con colleghi o assistenti, quando in ferie scrivi sentenze o prepari provvedimenti, quando, nonostante ciò, sei accusato di protagonismo e di perder tempo in conferenze o convegni.
Confessiamo di non poter sempre soddisfare l’opinione pubblica se la Costituzione e le leggi ce lo vietano, perché assolviamo chi riteniamo innocente anche se ciò non porta consensi, condanniamo chi riteniamo colpevole sulla base della rigorosa valutazione delle prove anche quando i sondaggi, veri o falsi che siano, non ci confortano, e valutiamo la responsabilità dei singoli anche quando chi governa vorrebbe una risposta dura, anche a scapito del singolo, a fenomeni di violenza collettiva.
Confessiamo, è vero, di sovvertire il voto degli italiani perché avendo giurato sulla Costituzione Repubblicana, riteniamo, con Einaudi, che quella Costituzione imponga ai magistrati di utilizzare i freni che “hanno per iscopo di limitare la libertà di legiferare e di operare dei ceti politici governanti, scelti dalla maggioranza degli elettori”. Quei freni che “tutelano la maggioranza contro la tirannia di chi altrimenti agirebbe in suo nome”, quei freni che impongono la disapplicazione delle leggi in contrasto con le norme europee o l?incostituzionalità quando violano norme di diritto internazionale.
Confessiamo di essere politicizzati e non vogliamo essere apolitici come dichiaravano di esserlo la maggioranza dei magistrati fascisti o i magistrati iscritti alla P2 o i magistrati che per avere qualche posto direttivo o semidirettivo si appoggiano a potenti o faccendieri di turno, frequentano salotti buoni, fanno la telefonata agli amici o utilizzano il loro ruolo per avere sconti, gadget, ingressi o servizi gratuiti. Siamo politicizzati e vogliamo esserlo perché applichiamo la legge con il giusto rigore anche a chi governa, a chi potrebbe favorirci, consapevoli che saremmo apolitici solo se non disturbassimo le classi dirigenti, le élite al potere che vogliono essere al di sopra delle regole.
Confessiamo anche di fare proselitismo della nostra eversione, raccontando in Italia ed all’estero le ragioni della nostra autonomia e della nostra indipendenza, i motivi per cui riteniamo che nel nostro paese, oggi più di ieri, quell’assetto costituzionale della magistratura sia essenziale per evitare che gli interessi di parte prevalgano sempre e comunque sugli interessi della collettività, perché l?Italia non possa permettersi un diverso assetto della magistratura quando tra i suoi rappresentanti in Parlamento o negli enti locali siedono condannati per reati gravissimi e la giustizia sia terreno di aggressioni inimmaginabili per gli altri paesi democratici.

Confessiamo, una volta per tutte, di essere toghe rosse; siamo rossi, rubando ancora una volta le parole a Piero CALAMANDREI, “perché sempre, tra le tante sofferenze che attendono il giudice giusto, vi è anche quella di sentirsi accusare, quando non è disposto a servire una fazione, di essere al servizio della fazione contraria”; siamo rossi anche se non sappiamo cosa ciò esattamente significhi, perché per noi il rosso è principalmente il sangue dei colleghi uccisi per il loro lavoro

Confessiamo anche di avere dei correi, il personale amministrativo senza il quale non potremmo commettere da soli le nostro colpe; molti di loro condividono la nostra eversione ed i nostri disturbi mentali se è vero che accettano di svolgere lavori superiori alle loro mansioni ed al loro stipendio, condividono le nostre stesse stanze anguste, le nostre incertezze sul futuro dei progetti organizzativi ministeriali.
Ci spiace confessare che anche numerosi appartenenti alle forze dell’ordine, incredibilmente, ritengono, come noi, che nessuno sia sopra la legge e vedendoci lavorare quotidianamente si rendono conto che l’eversione di molti di noi è uguale alla loro: rendere alla collettività il servizio per il quale siamo pagati, senza concedere che qualcuno possa stare al di sopra delle regole.

Confessiamo, infine, che per noi il 29 gennaio è la data in cui ricordiamo Emilio Alessandrini, Pubblico Ministero a Milano che oggi, 32 anni fa, veniva ucciso dagli eversori, quelli veri, quelli che al posto della nostra arma, la Costituzione, utilizzavano le pistole. Mi piacerebbe, sig. Presidente, che al termine del mio intervento non vi fossero applausi, rituali o spontanei, formali o calorosi che siano, ma il silenzio, magari in piedi, dedicato al collega ucciso dai terroristi, affinché la sua memoria ci illumini oggi e, ancor di più, da domani. Pasquale Profiti

 


 

BRIGANDI' PRELEVA IL DOSSIER SEGRETO SU ILDA
BUFERA AL CSM, CHIESTA SANZIONE "ESEMPLARE"


Ha un nome e un cognome il consigliere del Csm che una settimana fa ha preteso gli fosse consegnato, per documentarsi, il vecchio fascicolo della disciplinare su Ilda Boccassini. Chiariamo subito: si tratta di carte riservate, perché al tempo della discussione le sedute non erano pubbliche come oggi, ma segrete. Quel componente del Csm è Matteo Brigandì, notissimo esponente leghista nato a Messina ma radicalizzato in Piemonte, firmatario di una proposta di legge sul legittimo impedimento e pure di una per inasprire le norme sulla responsabilità civile dei magistrati. Entra a palazzo dei Marescialli a fine luglio nella pattuglia dei cinque laici.
E dopo un altolà a Bossi. Il quale, fino a 12 ore prima del voto, aveva indicato per quel posto Mariella Ventura Sarno. Brigandì lo contesta, fa circolare la voce che si tratta solo di una vicina di casa del Senatur, minaccia di nuovo le dimissioni. Entra al Csm. Anche se su di lui pendono due condanne che potrebbero diventare definitive a breve, una per diffamazione, l´altra per non aver pagato gli alimenti alla figlia. E per legge decadrà.
Ma Brigandì, stavolta, si appunta sul petto una medaglia non da poco. Lui prende il fascicolo della Boccassini. Il contenuto finisce sul Giornale. Con tanto di virgolette e particolari. Il pezzo esce e il Csm vive una delle sue giornate di maggiore tensione. A seminare il panico è una furibonda telefonata del procuratore di Milano Edmondo Bruti Liberati al vice presidente Michele Vietti. I due si conoscono da tempo. Hanno fiorettato per tre anni sulla riforma dell´ordinamento giudiziario quando il magistrato era presidente dell´Anm e Vietti sottosegretario alla Giustizia. Si stimano. Adesso Bruti Liberati vuole capire da dove sono uscite quelle carte riservate. E vuole scoprirlo anche Vietti.
Per ricostruire come sono andati i fatti, alla fin fine, non ci vuole granché. Il caso Ruby scoppia il 14 gennaio. Il giorno dopo è sui giornali. Passa il fine settimana. All´inizio di quella nuova, tra il 18 e il 20 gennaio, Brigandì si rivolge ai funzionari che gestiscono la sezione disciplinare, quella che fa i “processi” alle toghe. Chiede il vecchio fascicolo della Boccassini. Può farlo, il regolamento gli consente di acquisire l´antica documentazione. Ma ovviamente non gli permette di divulgarla. Il resto è noto. Anna Maria Greco pubblica il suo pezzo sul Giornale (dove fino a poco tempo fa si occupava dalla redazione romana di stracci e moda… n.d.r.-ADGNEWS24)
Adesso, al Csm, sono furibondi. Per tutta la giornata fervono i conciliaboli. Da una stanza all´altra. I 16 togati non hanno dubbi su come sia andata la storia e sono intenzionati a chiedere una «punizione esemplare» per Brigandì. Vittorio Borraccetti, toga storica di Magistratura democratica ed ex procuratore di Venezia, usa parola assai pesanti: «È stata commessa una scorrettezza enorme. Tra di noi c´è un guastatore istituzionale che lavora per danneggiare e screditare le istituzioni». Voce pacata come sempre. Ma inderogabile durezza. «Si può venire al Csm e dire che non si devono più votare le pratiche a tutela, ma non si può lavorare di soppiatto contro la magistratura. Questo non è consentito».
Sul tavolo di Vietti non è ancora arrivata la formale richiesta dei togati di chiarire come si sia prodotta la fuga di notizie. Ma è solo questione di ore. Nel frattempo, alla spicciolata, i magistrati hanno protestato e chiesto accertamenti e una ricostruzione nitida di che cosa è avvenuto. Poi il vice presidente dovrà discutere della faccenda nel comitato di presidenza, con il presidente della Cassazione Ernesto Lupo e il procuratore generale Vitaliano Esposito. Imbarazzante che giusto oggi, per la cerimonia d´inaugurazione dell´anno giudiziario alla Suprema corte, tutti, Brigandì compreso, si ritrovino davanti al Capo dello Stato.
Vietti sta valutando se il primo passo non debba essere proprio quello di affrontare la “grana” con Napolitano, visto che, come alcuni togati sostengono, dietro il comportamento di Brigandì ci sarebbe anche una responsabilità penale. Come avvenne per Cosimo Maria Ferri, oggi segretario di Magistratura indipendente, ieri al Csm, quando finì nelle intercettazioni tra Innocenzi (Agcom) e Berlusconi, ne potrebbe nascere un pubblico dibattito in cui mettere i paletti per una corretta etica di un componente del Consiglio. Ma c´è chi, di fronte a un fatto così grave, chiede che Brigandì faccia pubblica ammenda e se ne vada. Liana Milella, La Repubblica, 28-I-2011


Per il 27 gennaio – Giorno della Memoria


Legge 20 luglio 2000, n. 211, Istituzione del "Giorno della Memoria" in ricordo dello sterminio e delle persecuzioni del popolo ebraico e dei deportati militari e politici italiani nei campi nazisti
art.1 La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell'abbattimento dei cancelli di Auschwitz, "Giorno della Memoria", al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati.
art. 2. In occasione del "Giorno della Memoria" di cui all'articolo 1, sono organizzati cerimonie, iniziative, incontri e momenti comuni di narrazione dei fatti e di riflessione, in modo particolare nelle scuole di ogni ordine e grado, su quanto è accaduto al popolo ebraico e ai deportati militari e politici italiani nei campi nazisti in modo da conservare nel futuro dell'Italia la memoria di un tragico ed oscuro periodo della storia nel nostro Paese e in Europa, e affinché simili eventi non possano mai più accadere.


Se questo è un uomo
Voi che vivete sicuri
Nelle vostre tiepide case,
voi che trovate tornando a sera,
il cibo caldo e visi amici:

considerate se questo è un uomo
che lavora nel fango
che non conosce pace
che lotta per mezzo pane
che muore per un si o per un no
considerate se questa è una donna,
senza capelli e senza nome
senza più forza per ricordare
vuoti gli occhi e freddo il grembo
come una rana d’inverno;
Meditate che questo è stato:
Vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
Stando in casa andando per via;
coricandovi alzandovi
ripetetele ai vostri figli,
O vi si sfaccia la casa,
la malattia vi impedisca,
i vostri nati torcano il viso da voi.

Primo Levi


COMUNICATO


L’associazione Chieti nuova 3 febbraio
in collaborazione con Fondazione ex campo di Fossoli, Comune di Carpi, Unitre, Istituto Tecnico “F. Galiani”, Liceo Classico “G. B. Vico”, Agenzia di promozione Culturale-Regione Abruzzo-Chieti, ANCE Chieti-Gruppo Giovani Imprenditori, Confesercenti, Saquella, con l’adesione dell’Istituto Magistrale “I. Gonzaga, nell’ambito della manifestazione Il Calendario della Repubblica-Il Dovere della Memoria, giunta alla undicesima edizione, promuove, presso il Liceo Classico “G. B. Vico”-Chieti la seconda parte della iniziativa su Primo Levi - Il Filo della memoria mostra, incontri, letture, musiche

Giovedì 27 gennaio, ore 17,30

Letture di brani tratti dalle opere di Primo Levi a cura degli studenti Serena Ferrara, Martina Pirocco dell’Istituto Tecnico “F. Galiani”; Maria Iezzi, Jessica Gentile dell’Istituto Magistrale “I. Gonzaga”; Chiara Colangelo, Giorgia D’Andrea del Liceo Classico “G. B. Vico”

Musiche a cura di Daniele D’Orazio, Davide Marinucci, Angelo Perrucci, Marco Vignale dell’Istituto Tecnico “F. Galiani”; Christian Cirulli, Cristiano Marrone, Simona Mincone, Michele Santoleri dell’Istituto Magistrale “I. Gonzaga”; Mauro Colantonio, Lorenzo Secondi del Liceo Classico “G. B. Vico”

Interviene
Giancarlo Quiriconi, docente Università “G. D'Annunzio”
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La mostra, che, ad oggi, ha già raggiunto il numero di cinquecentosettandue visitatori tra studenti e adulti, rimarrà aperta fino al 30 gennaio tutti i giorni, esclusi Lunedì e Venerdì, dalle ore 9,30 alle ore 12,30 e dalle ore 17,00 alle ore 19,30.
Per le visite guidate, prenotare al n. 3474521937.
Svolgono il servizio di guida gli studenti Lara Bevilacqua, Alessia Bucci, Serena Ferrara, Giulia Nonno, Roberta Pantalone, Martina Pirocco, Silvia Vecchiati, Sara Vega, Riccardo Tacconelli dell’Istituto Tecnico F. Galiani;
Giulia D’Alessio, Chiara Di Girolamo, Serena Di Pietro, Sara Feragalli, Jessica Gentile, Maria Iezzi dell’Istituto Magistrale I. Gonzaga;
Giorgia Caratelli, Federica Di Domizio, Sandra Di Lanzo, Davide Di Silvestre, Marika D’Orazio, Marianna Ferrante, Francesco Lesti, Chiara Zappacosta del
Liceo Classico G. B. Vico.

 

 


 

Il vero "orrore" è isolare i magistrati

Ho ricevuto la laurea honoris causa in Giurisprudenza, mi è stata conferita dall'Università di Genova; è stata una giornata per me indimenticabile. Credevo fosse fondamentale impostare la lezione, che viene chiesta ad ogni laureato, partendo proprio dall'importanza che il racconto della realtà ha nell'affermazione del diritto.

Soprattutto quando il racconto descrive i poteri criminali. Senza racconto non esiste diritto. Proprio per questo ho voluto dedicare la laurea honoris causa ai magistrati Boccassini, Forno e Sangermano del pool di Milano. Marina Berlusconi dichiara che le fa orrore che parlando di diritto si difenda un magistrato. Così facendo avrei rinnegato ciò per cui ho sempre proclamato di battermi. Così dice, ma forse Marina Berlusconi non conosce la storia della lotta alle mafie, perché difendere magistrati che da anni espongono loro stessi nel contrasto all'imprenditoria criminale del narcotraffico non vuol dire affatto rinnegare. Non c'è contraddizione nel dedicare una laurea in Giurisprudenza a chi attraverso il diritto cerca di trovare spiegazioni a ciò che sta accadendo nel nostro Paese. Mi avrebbe fatto piacere ascoltare nelle parole di un editore l'espressione "orrore" non verso di me, per una dedica di una laurea in Legge fatta ai magistrati. Mi avrebbe fatto piacere che la parola "orrore" fosse stata spesa per tutti quegli episodi di corruzione e di criminalità che da anni avvengono in questo paese, dalla strage di Castelvolturno sino alla conquista della 'ndrine di molti affari in Lombardia. Ma verso questi episodi è stato scelto invece il silenzio.

Orrore mi fa chi sta colpevolmente e coscientemente cercando di delegittimare e isolare coloro che in questi anni hanno contrastato più di ogni altro le mafie. Ilda Boccassini, coordinatrice della Dda di Milano, ha chiuso le inchieste più importanti di sempre sulle mafie al Nord. Pietro Forno è un pm che ha affrontato la difficile inchiesta sulla P2 ed ha permesso un salto di qualità nelle indagini sugli abusi sessuali, abusi su minori. Antonio Sangermano, il più giovane, ha un'esperienza passata da magistrato a Messina, recentemente ha coordinato un'inchiesta, una delle prime in Italia, sulle "smart drugs", le nuove droghe. Accusarli, isolari, delegittimarli, minacciare punizioni significa inevitabilmente indebolire la forza della magistratura in Italia, vuol dire togliere terreno al diritto. Favorire le mafie. Ecco perché ho dedicato a loro la lezione di cui, qui di seguito, potete leggere un ampio stralcio... (continua sul sito di Repubblica),

Roberto Saviano, La Repubblica, 23-I-2011

 


Lotta di class

Il Tar del Lazio accoglie la class action sulle classi «pollaio» e impone alla Gelmini di ridurre il numero di studenti per aula. È una batosta per la politica dei tagli, si apre la strada ai risarcimenti. La protesta sociale dilaga dalle piazze ai tribunali: oltre 10 mila i ricorsi contro il collegato lavoro di Sacconi, Leo Lancari e…, Il Manifesto, 22-I-2011


Calcara e Ingroia in un teatro vuoto, a Castelvetrano, nel giorno del compleanno di Paolo Borsellino

Nel giorno dell’anniversario della nascita di Paolo Borsellino, l’associazione antiracket provinciale aveva organizzato una manifestazione con Calcara e il Procuratore aggiunto di Palermo, Antonio Ingroia, tra gli allievi più stretti di Borsellino, per incontrare gli studenti degli istituti superiori di Castelvetrano e invitarli ancora una volta alla scelta della legalità, un tema sempre difficile nella patria di Matteo Messina Denaro.
E invece, Calcara e Ingroia, una volta arrivati si sono trovati davanti una platea deserta, un teatro vuoto. Nessun dirigente scolastico ha raccolto l’invito dell’Associazione Antiracket. Nessun preside ha mandato anche una semplice delegazione a ricordare Borsellino, e ad incontrare un coraggioso magistrato e un collaboratore di giustizia, Calcara, che proprio per non assassinare il giudice Borsellino scelse di pentirsi e di dissociarsi da Cosa nostra.
Anche la città di Castelvetrano è rimasta pressoché impassibile. In teatro solo i pochi militanti di Libera, i giornalisti, alcuni curiosi, soprattutto persone interessate a rivedere Vincenzo Calcara, il pupillo dei Messina Denaro, dopo anni dal suo allontanamento da Castelvetrano.
In platea pure Tonino Vaccarino, l’ex Sindaco di Castelvetrano, con una condanna passata in giudicato per traffico di sostanze stupefacenti, e da Calcara pesantemente attaccato nelle sue deposizioni. I due hanno più di un conto in sospeso, e Vaccarino ancora prima dell’arrivo di Calcara distribuisce un volantino: “Non si combatte la mafia con un falso pentito”, e giù un elenco dei processi in cui Calcara è stato dichiarato inattendibile, definendolo un “calunniatore professionale”.
A. Marsala, 20-I-2011
Leggi tutto sul sito
www.19luglio1992.it

 


 


L’emendamento Centaro
Preveggenza Pdl: già a ottobre leggina salva-premier.
Il Pdl aveva tentato l'ennesima legge ad personam. Lo scorso ottobre il senatore Centaro tentò di spostare la competenza territoriale del reato sulla prostituzione minorile dal tribunale distrettuale, e cioè Milano, a quello circondariale, cioè Monza. Il senato approvò…L’emendamento, però, fu bocciato nel passaggio alla Camera… Il Manifesto, 22-I-2011

"L'ipotesi di abbassare la maggiore età "
è fra le questioni sul tavolo ma non è la questione più urgente" ha confermato il capogruppo del Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto". Il Centro, 23-I-2011

Il console USA:La camorra importa cibi avvelenati
WikiLeaks: “La mafia scoraggia gli investimenti USA al Sud”, Dario Del Porto, v. La Repubblica, 14-I-2011

 


 

 

Landini: “Tutti in piazza il 28 gennaio.
Firmate l'appello di MicroMega per sostenere lo sciopero generale”


"Lo straordinario risultato di Mirafiori, frutto del coraggio e della dignità delle lavoratrici e dei lavoratori della Fiat, parla a tutto il paese. Dice che è necessario difendere insieme il lavoro, i diritti e la democrazia, perché sono la condizione per un nuovo modello di sviluppo e per una nuova giustizia sociale nelle fabbriche e nel paese.

Per questo, il 28 di gennaio è importante che allo sciopero generale dei metalmeccanici partecipino anche tutte le persone che ritengono che in questo momento la lotta dei lavoratori di Mirafiori e Pomigliano è una lotta generale. Ed è per questo importante sostenere anche gli appelli che sono stati lanciati, a partire da quello di MicroMega, in cui le persone, qualsiasi idea abbiano e qualsiasi posizione sociale ricoprano, si esprimano a fianco della lotta delle lavoratrici e dei lavoratori Fiat.

Credo che sia un atto di civiltà perché siamo di fronte a una fase che mette a nudo queste questioni. Del resto c'è una lontananza e una latitanza del governo e della politica dal lavoro, e invece a partire dalla dignità e dal coraggio dei lavoratori di Mirafiori è possibile aprire una fase nuova.

Per questo, oltre a invitare tutti a partecipare il 28 alle manifestazioni che si faranno regione per regione in occasione dello sciopero generale dei metalmeccanici, credo che sia importante sostenere queste lotte firmando gli appelli di sostegno che sono stati promossi, a partire da quello di MicroMega".

Maurizio Landini, segretario generale Fiom

FIRMA L'APPELLO: "LA SOCIETÀ CIVILE CON LA FIOM"



L'onore di Cipputi

Hanno votato tutti i salariati, a Mirafiori, sull'accordo proposto dall'amministratore delegato Marchionne. Tutti, una percentuale che nessuna elezione politica si sogna. E sono stati soltanto il 54% i sì e il 46% i no, un rifiuto ancora più massiccio di quello di Pomigliano. Quasi un lavoratore su due ha respinto quell'accordo capestro, calato dall'alto con prepotenza, ed esige una trattativa vera.

Rossana Rossanda, Il Manifesto, 16-I-2011



Ora è tutto più chiaro

Ci sono luoghi e fatti che diventano rivelatori. A volte inspiegabilmente, raccolgono in sé un tasso di verità estrema. Cruda, persino crudele. In questo senso l'unico pregio del diktat imposto da Sergio Marchionne ai lavoratori Fiat, consiste nella rivelazione di Mirafiori. Costringendo, loro malgrado, i 5.300 delle carozzerie a squarciare il velo di mille finzioni e ipocrisie. E tutto è apparso più chiaro: dall'inesistenza del progetto industriale evocato alla strumentalità finanziaria del suo enunciatore, dalle complicità dei sindacati di mercato alla pesante responsabilità di chi vuole rappresentare la centralità del lavoro, dalla solitudine politica degli operai al loro dover scegliere tra diritti e occupazione.
Tutto squadernato in maniera «pura», cruda, realista, fino all'esito di un voto che, pur estorto e non libero, ha definito la mappa della fabbrica: la divisione del lavoro e della fatica (il no vincente dove più pesanti sono le condizione e più radicali i peggioramenti della «cura Marchionne», il sì decisivo dei più tutelati, gli impiegati e i lavoratori notturni); la soggettività della scelta che spacca, tra chi è costretto a piegare la testa e chi comunque non lo fa.
Con queste crude realtà da domani si misurerà il futuro, non solo quello di Torino e dei suoi lavoratori. Per Marchionne, il management e la proprietà sarà più complicato continuare a nascondere le vere intenzioni di trasformare Fiat in una sottomarca di Chrysler e fugare il sospetto - per molti una certezza - di voler sbarazzarsi sia di Mirafiori che di Pomigliano.
Inoltre il voto di venerdì frena l'operazione autoritaria che riduce il lavoro a merce e i lavoratori in servitù. E, forse, più di un'impresa italiana già pronta a disdire il contratto nazionale e costruirsene uno a proprio uso e consumo, ci ripenserà sperando di evitare i conflitti più che annunciati dalle settimane di Mirafiori. Dove si è consumata una frattura sindacale anch'essa emblematica: con i sindacati «complici» che hanno sposato e rappresentato presso i lavoratori gli interessi dell'azienda (concepita come unica comunità possibile, magari combattente con altre), mentre la Fiom rimasta da sola con la propria indipendenza è ora chiamata a reggere tutto il peso della rappresentanza nel pieno di una crisi che è ormai l'habitat consueto della globalizzazione. E con la Cgil a dover scegliere tra i due modelli dispiegati a Mirafiori, in primis sulla questione democratica, decidendo se «una testa un voto» (sul lavoro e nell'organizzazione) sia o meno la pratica fondante del sindacato. Quanto alla politica e alla sinistra... beh, per affrontare la propria irrilevanza dovrà ripensarsi e scegliere da che campo ripartire: il patto tra produttori non funziona più nemmeno nell'«Emilia rossa e democratica».
Ma a fare i conti con la verità cruda di questi giorni saranno soprattutto le donne e gli uomini che hanno detto «no». Di quel coraggio loro porteranno il peso, insieme a chi li ha sostenuti. Sapendo però di essere ancora in piedi. Non hanno nulla di cui esultare, ma basta guardarli per capire quanto siano felici di aver difeso un futuro da condividere. Con i loro simili. Amici. Persino compagni.

Gabriele Polo, Il Manifesto, 16-I-2011


Ufficio Stampa
Decisioni in tema di ammissibilità dei quesiti referendari

La Corte costituzionale, in data 12 gennaio 2011, ha deliberato in ordine all’ammissibilità delle seguenti richieste di referendum abrogativo:
n. 149 Reg. Ref. (richiesta di referendum n. 1) Modalità di affidamento e gestione dei servizi pubblici locali di rilevanza economica. Abrogazione: ammissibile
n. 150 Reg. Ref. (richiesta di referendum n. 2) Servizio idrico integrato. Forme di gestione e procedure di affidamento in materia di risorse idriche. Abrogazione: inammissibile
n. 151 Reg. Ref. (richiesta di referendum n. 3) Determinazione della tariffa del servizio idrico integrato in base all’adeguata remunerazione del capitale investito. Abrogazione parziale di norma:ammissibile
n. 152 Reg. Ref. (richiesta di referendum n. 4) Norme limitatrici della gestione pubblica del servizio idrico. Abrogazione parziale: inammissibile
n. 153 Reg. Ref. (richiesta di referendum n. 5) Nuove centrali per la produzione di energia nucleare. Abrogazione parziale di norme: ammissibile
n. 154 Reg. Ref. (richiesta di referendum n. 6) Abrogazione della legge 7 aprile 2010, n.51 in materia di legittimo impedimento del Presidente del Consiglio dei Ministri e dei Ministri a comparire in udienza penale:ammissibile


Le sentenze saranno depositate entro i termini previsti dalla legge.
dal Palazzo della Consulta, 12 gennaio 2011
da Paolo Carsetti
Segreteria Comitato Promotore Referendum Acqua Pubblica
Via di S. Ambrogio n.4 - 00186 Roma
e-mail: Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo.
Sito web: www.acquabenecomune.org - www.referendumacqua.it

 


 

 

MICROMEGA


La società civile con la Fiom: "Sì ai diritti, No ai ricatti". Firma l'appello di Camilleri, Flores d'Arcais e Hack
Il diktat di Marchionne, che Cisl e Uil hanno firmato, contiene una clausola inaudita, che nemmeno negli anni dei reparti-confino di Valletta era stata mai immaginata: la cancellazione dei sindacati che non firmano l’accordo, l’impossibilità che abbiano una rappresentanza aziendale, la loro abrogazione di fatto. Questo incredibile annientamento di un diritto costituzionale inalienabile non sta provocando l’insurrezione morale che dovrebbe essere ovvia tra tutti i cittadini che si dicono democratici. Eppure si tratta dell’equivalente funzionale, seppure in forma post-moderna e soft (soft?), dello squadrismo contro le sedi sindacali, con cui il fascismo distrusse il diritto dei lavoratori a organizzarsi liberamente.

Per questo ci sembra che la richiesta di sciopero generale, avanzata dalla Fiom, sia sacrosanta e vada appoggiata in ogni modo. L’inaudito attacco della Fiat ai diritti dei lavoratori è un attacco ai diritti di tutti i cittadini, poiché mette a repentaglio il valore fondamentale delle libertà democratiche. Ecco perché riteniamo urgente che la società civile manifesti la sua più concreta e attiva solidarietà alla Fiom e ai lavoratori metalmeccanici: ne va delle libertà di tutti.

Andrea Camilleri, Paolo Flores d’Arcais, Margherita Hack

Primi firmatari: don Andrea Gallo, Antonio Tabucchi, Dario Fo, Gino Strada, Franca Rame, Luciano Gallino, Giorgio Parisi, Fiorella Mannoia, Ascanio Celestini, Moni Ovadia, Lorenza Carlassarre, Sergio Staino, Gianni Vattimo, Furio Colombo, Marco Revelli, Piergiorgio Odifreddi, Massimo Carlotto, Valerio Magrelli, Enzo Mazzi, Valeria Parrella, Sandrone Dazieri, Angelo d'Orsi, Lidia Ravera, Domenico Gallo, Marcello Cini, Alberto Asor Rosa.


(4 gennaio 2011). Per firmare l’appello, clicca su
www.micromega.net


Lettera dei docenti universitari


Lavorare meglio, con democrazia

Il conflitto Fiat-Fiom scoppiato a fine 2010 sul progetto per lo stabilimento di Mirafiori a Torino - che segue l'analoga vicenda per lo stabilimento di Pomigliano d'Arco - è importante per il futuro economico e sociale del paese…
…In Europa la crisi è stata affrontata da imprese come la Volswagen con accordi sindacali che hanno ridotto l’orario, limitato la perdita di reddito e tutelato capacità produttive e occupazione; in questo modo la produzione sta ora riprendendo insieme alla domanda. Produrre auto in Europa è possibile se c’è un forte impegno di ricerca e sviluppo, innovazione e investimenti attenti alla sostenibilità ambientale; per questo sono necessari lavoratori con più competenze, meno precarietà e salari adeguati; un’organizzazione del lavoro contattata con i sindacati che assicuri alta qualità, flessibilità delle produzioni e integrazioni delle funzioni. E’ necessaria una politica industriale da parte del governo che non si limiti agli incentivi per la rottamazione delle auto, ma definisca la direzione dell’innovazione e degli investimenti verso produzioni sostenibili e di qualità; le condizioni per mercati più efficienti; l’integrazione con le politiche della ricerca, del lavoro, della domanda.
Considerando l’eccesso di capacità produttiva nell’auto in Europa, è auspicabile che queste politiche vengano definite in un contesto europeo, evitando competizioni al ribasso su costi e condizioni di lavoro. Su tutti questi temi è necessario un confronto, un negoziato e un accordo con i sindacati che rappresentano i lavoratori dell’azienda.
In nessun paese europeo l’industria dell’auto ha tentato di eliminare un sindacato critico della strategia aziendale dalla possibilità di negoziare le condizioni di lavoro e di rappresentare i lavoratori. L’accordo FIAT di Mirafiori riduce le libertà e gli spazi di democrazia, aprendo uno scontro che riporterebbe indietro l’economia e il paese.
Ci auguriamo che la FIAT rinunci ad una strada che non porterebbe risultati economici, ma un inasprimento dei conflitti sociali. Ci auguriamo che governo e forze politiche e sindacali contribuiscano a una soluzione di questo conflitto che ristabilisca i diritti dei lavoratori a essere rappresentati in modo democratico e tuteli le condizioni di lavoro…

Il Manifesto, 8-I-2011

 

 


 

 

Il Calendario della Repubblica - Il Dovere della Memoria*

XI edizione

Per il Giorno della Memoria 2011
Primo Levi - Il filo della Memoria
15-30 gennaio

Liceo Classico G. B. Vico- Chieti
Mostra, incontri, letture, musiche

Sabato 15 gennaio, ore 17,30
Inaugurazione della mostra foto-documentaria
Primo Levi: i giorni e le opere

Intervengono
Carlo Saletti, curatore della mostra
Marzia Luppi, direttrice della Fondazione ex campo di Fossoli
Costantino Di Sante, storico
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Giovedì 27 gennaio, ore 17,30
Letture e musiche a cura degli studenti dell'Istituto Tecnico F.
Galiani, del Liceo Classico G. B. Vico, dell'Istituto Magistrale
I. Gonzaga

Interviene
Giancarlo Quiriconi
docente Università G. D'Annunzio
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La mostra rimarrà aperta fino al 30 gennaio, tutti i giorni, esclusi Lunedì
e Venerdì, dalle ore 9,30 alle ore 12,30 e dalle ore 17,00 alle ore 19,30.
Per le visite guidate, prenotare al n. 3474521937.
Si ringrazia l'Istituto Magistrale I. Gonzaga

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* a cura dell'Associazione Chieti nuova 3 febbraio, in collaborazione con
Fondazione ex campo di Fossoli, Comune di Carpi, Unitre, Istituto Tecnico
F. Galiani, Liceo Classico G. B. Vico, Agenzia di promozione
Culturale-Regione Abruzzo - Chieti, ANCE Chieti-Gruppo Giovani
Imprenditori, Confesercenti, Saquella