Home Page IV trim. 2011
Se l’articolo 18 diventa un lusso
L'uscita dalla regressione culturale e politica, nella quale siamo piombati, sta proprio nella capacità di ricominciare a frequentare il futuro senza condizionamenti, primo tra tutti quello che vuole ricondurre tutto alla logica del mercato.
Gli effetti del decreto “Salva Italia” dureranno a lungo, perché redistribuiscono poteri e risorse. Per questo non è possibile far tacere lo spirito critico, né pretendere una sorta di acquiescenza sociale, alla quale giustamente i sindacati hanno detto di no. Il decreto, infatti, tocca profondamente vita e diritti delle persone.
I diritti sono diventati un lusso? L'”età dei diritti” è al tramonto? Di questo discutiamo in questi tempi difficili, e non solo in Italia. E' tornata l'insincera tesi dei due tempi: prima risolviamo i problemi dell'economia, poi torneranno i bei tempi dei diritti. “Prima la pancia, poi vien la morale” – fa dire Bertolt Brecht a Mackie Messer nel finale del primo atto dell'Opera da tre soldi. Ma l'esperienza di questi anni ci dice che di quel film viene sempre proiettato solo il primo tempo. (continua nella sezione "Rassegna stampa") Da Micromega, Stefano Rodotà, La Repubblica, 20-XII-2011
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Il nostro benessere
Non troveremo mai un fine per la nazione né una nostra personale soddisfazione nel mero perseguimento del benessere economico, nell'ammassare senza fine beni terreni. Non possiamo misurare lo spirito nazionale sulla base dell'indice Dow-Jones, né i successi del paese sulla base del prodotto interno lordo (PIL). Il PIL comprende anche l'inquinamento dell'aria e la pubblicità delle sigarette, e le ambulanze per sgombrare le nostre autostrade dalle carneficine dei fine-settimana.
Il PIL mette nel conto le serrature speciali per le nostre porte di casa, e le prigioni per coloro che cercano di forzarle [...]. Comprende programmi televisivi che valorizzano la violenza per vendere prodotti violenti ai nostri bambini. Cresce con la produzione di napalm, missili e testate nucleari, comprende anche la ricerca per migliorare la disseminazione della peste bubbonica, si accresce con gli equipaggiamenti che la polizia usa per sedare le rivolte, e non fa che aumentare quando sulle loro ceneri si ricostruiscono i bassifondi popolari.
Il PIL non tiene conto della salute delle nostre famiglie, della qualità della loro educazione o della gioia dei loro momenti di svago. [...] Non comprende la bellezza della nostra poesia o la solidità dei valori familiari, l'intelligenza del nostro dibattere o l'onestà dei nostri pubblici dipendenti. Non tiene conto né della giustizia nei nostri tribunali, né dell'equità nei rapporti fra di noi. Il PIL non misura né la nostra arguzia né il nostro coraggio, né la nostra saggezza né la nostra conoscenza, né la nostra compassione né la devozione al nostro paese. Misura tutto, in breve, eccetto ciò che rende la vita veramente degna di essere vissuta. Può dirci tutto sull'America, ma non se possiamo essere orgogliosi di essere americani. Robert Kennedy
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A Chieti riaprono i Tempietti romani
restaurati nel periodo 1997-2000, per essere destinati a Centro di orientamento alla visita del Sistema archeologico cittadino.
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Riceviamo e pubblichiamo
Il Comune di Chieti e l’Associazione Culturale OltreMuseo annunciano la riapertura dal 29 dicembre dell’infopoint turistico-culturale presso il complesso archeologico dei Tempietti Romani con il seguente orario:
ore 10.00-13.00; 17.00-20.00 (ultimo ingresso 19.30) dal giovedì alla domenica.
Il calendario per il periodo natalizio è il seguente: 29 dicembre-30 dicembre-31 dicembre-1 gennaio-5 gennaio-6 gennaio-7 gennaio-8 gennaio
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Il meglio e il peggio del 2011 visto dalla redazione del Fatto
Dal bungabunga allo spread, dal Puttaniere al Professore, dalle olgettine travestite da infermiere e Ruby da nipote di Mubarak ai banchieri travestiti da tecnici. Il 2011 è tutto qui, un ribaltone che più totale non si può, consumato in appena 12 mesi che han cambiato l’Italia più che in 17 anni. Napolitano dice che abbiamo ritrovato l’orgoglio nazionale giusto in tempo per i 150 anni dell’unità nazionale. Ma sarà vero? E di che mai dovremmo essere orgogliosi? In queste pagine c’è quasi tutto l’ultimo anno, commentato dalle firme del Fatto.
Anzitutto il meglio: i referendum che quasi nessuno voleva; le vittorie di de Magistris e Pisapia più il boom di 5Stelle che nessuno prevedeva; la nuova tv di Santoro & C. su cui nessuno puntava (a parte 100mila cittadini sottoscrittori); la cultura dal basso al Valle e al Palazzo che nessuno si aspettava; la resistenza di studenti, lavoratori e no-Tav che nessuno si filava; la caduta di B. che nessuno più sperava. E che si porta via anche Geronzi, Ligresti, Guarguaglini e gentil consorte, Fazio (Antonio), Masi, Mora, Moggi, l’Auditel, il Bagaglino e i cinepanettoni. Ma purtroppo non Schifani.
Poi c’è tutto il peggio del 2011: i deputati all’asta e à la carte; il centrosinistra che, conoscendosi, ha paura di vincere e soprattutto di governare; il pragmatismo che diventa tangentismo dei Penati; la Lega del Trota e del dito medio; la Gelmini che cerca ancora il tunnel dei neutrini; le prove sulle trattative Stato-mafia anche sotto i governi Amato e Ciampi; la Rai che premia i flop di Vespa, Ferrara, Sgarbi e Minzo (torna, vedrete che torna), mentre tiene alla larga le Dandini e i Guzzanti; i giornali pagati da chi non li compra; le eterne logge con la P numerata (2, 3, 4); le lacrime di coccodrillo della Fornero, le risate di Marchionne e Moretti, il ghigno di caste, cricche e sacrestie; la gerontocrazia che regna dappertutto, anche nel governo dei tecnici e dei sobrii (età media 64 anni), ma non tra i faccendieri (dopo Carboni e Bisignani, largo ai giovani con Lavitola e Papa).
Poi ci sono le cose che sembrano belle e invece sono brutte, o partono belle e finiscono brutte. Tipo il pallone che esce da Calciopoli e subito entra a Scommessopoli; la lezione senz’allievi di Fukushima; la primavera araba, nata e morta nello spazio di un mattino; i tecnici in scena e i politici dietro le quinte, anzi nelle catacombe; gli annunci di lotta all’evasione e alla corruzione e agli sprechi e ai privilegi, che sarebbero bellissimi se non fossero solo annunci. Il 2011 ci ha resi ancor più esterofili: ah gli spagnoli che diventano indignados e mandano a casa con le elezioni il governo che ha fallito; ah gli americani che trattano Strauss Kahn come un portoricano di Harlem; ah i tedeschi governati da Angela, la culona che farebbe tanto comodo anche di seconda mano. Il 2011 ci ha liberati di Bin Laden, Gheddafi e Kim Jong-il. Ma ci ha anche privati di migliaia di africani morti di fame, e poi di Jobs, Lumet, Liz Taylor, Annie Girardot, Amy Winehouse, Havel, Zanzotto, Bonatti, Bonelli, Simoncelli, D’Avanzo, Lietta Tornabuoni e Giorgio Bocca. Invece le tare italiote del gattopardismo, del servilismo e del conformismo non muoiono mai. Chi leccava B. & Tremonti ha subito preso a leccare Monti & Passera senz’alzare la testa né accorgersi che son cambiati gli utilizzatori finali. Dopo l’igienista dentale del 2011, per il 2012 urge igienista mentale. Marco Travaglio, Il Fatto Quotidiano, 31-XII-2011
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Studenti in Porsche e nullatenenti in jet. Il “bestiario”2011 dell’evasione fiscale
Dal commerciante sconosciuto all'erario ma "benefattore", allo chef con ristorante senza licenza.
E poi lo scultore del toro di Wall Street. Ecco i casi più eclatanti e paradossali scovati quest'anno.
Il 2011, l’anno in cui l’Italia ha smesso di sorridere sui furbetti del fisco. I casi stanati sono tanti e i cittadini-elettori, nell'anno delle manovre lacrime e sangue, hanno smesso di sorridere ai "furbetti". Gli evasori d’Italia – piccoli e grandi che siano – non sono più un male endemico, ma un lusso che il Paese non si può più permettere: costano almeno 150 miliardi di euro l’anno, il 18 per cento del Pil. Tra i "seriali organizzati" hanno tenuto banco per mesi le liste di clienti di banche estere a tasse zero. Ma non mancano le storie paradossali. Un caso su tutti? Quello del celebre toro di bronzo di Wall Street da 3,2 tonnellate, scolpito da un italiano che ha un contenzioso per 5 milioni di redditi mai dichiarati… Thomas Mackinson, Il Fatto Quotidiano, 29-XII-2011
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Servono ricerca e sviluppo
La crisi economica internazionale non si ferma. Tutte le previsioni di crescita dell'area euro per il 2012 hanno il segno meno, mentre per l'Italia, tecnicamente già in recessione, le proiezioni di crescita del pil per il 2012 variano tra un meno 1,5% e un meno 2,5%. Lo spettro di un'ulteriore caduta del pil (double dip) non è più un caso di scuola. Sembra di rivivere il dibattito degli anni '30. Riprendendo Minsky: «Nel tormentato periodo che va dal 1929 al 1936 gli economisti accademici (...) non avevano saputo offrire pressoché nessun suggerimento politicamente accettabile circa un piano d'azione governativo, in quanto essi erano fermamente convinti della capacità d'autoregolamentazione del meccanismo di mercato (...) l'economia prima o poi si sarebbe ripresa da sola, a patto che la situazione non venisse aggravata ulteriormente dall'adozione di un'errata politica economica, inclusa la manovra fiscale».
Inoltre, la politica economica europea finalizzata alla stabilizzazione dei conti pubblici non aiuta a sostenere la domanda. Per molti versi aggrava la malattia, come se l'esperienza degli anni trenta sia ormai un lontano ricordo di cui è meglio cancellare ogni traccia. Ma l'aspetto più grave è l'assenza di un dibattito pubblico e politico europeo adeguato alla più grave crisi economica del sistema capitalistico in tempo di pace.
(continua nella sezione "Rassegna stampa") Mario Nesi e Roberto Romano, Il Manifesto, 29-XII-2011
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Non solo debito pubblico. I perché del declino italiano
CRISI - Tagliare le spese e aumentare le tasse può aumentare il deficit, se manca la crescita. Dalle liberalizzazioni al «nanismo» delle imprese, tutti i motivi che hanno fatto regredire il Paese.
Delocalizzazioni, acquisizioni, joint venture. Gli investimenti delle imprese all'estero sono alla base della riduzione dello sviluppo negli ultimi 10 anni. Con la complicità della politica
Banche, speculazione finanziaria e sistema euro non sono le cause della crisi.
La questione del debito pubblico è presentata, in Italia e in Europa, essenzialmente come una questione di disciplina di bilancio, da risolvere tagliando le spese e aumentando le imposte. In realtà, la crescita del debito pubblico e la difficoltà a rifinanziarlo è connessa molto di più alla scarsa crescita economica. Debito e deficit pubblici vengono calcolati in percentuale sul Pil. Dunque, una stagnazione o un decremento di quest'ultimo possono peggiorare i due indicatori, indipendentemente dalle spese. Di più: la scarsa crescita è collegata alla riduzione della competitività e al peggioramento del debito commerciale e della bilancia dei conti con l'estero. La minore capacità di pagare le importazioni con le esportazioni è uno dei fattori che rende critica la capacità di finanziare il debito pubblico sui mercati dei capitali… Domenico Moro, Il Manifesto, 28-XII-2011
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E 15 miliardi per 131 caccia inaffidabili
Il supermoderno, supertecnologico, supersofisticato e supercostoso cacciabombardiere F 35 Joint Strike Fighter non funziona come dovrebbe. Non lo dice qualche prevenuto contestatore del progetto o qualche pacifista oltranzista. Lo scrive il Pentagono in una nota interna di cui ha dato notizia l’agenzia Afp e che Il Fatto ha potuto consultare…Daniele Martini, Il Fatto Quotidiano. 28-XII-2011
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Riceviamo e pubblichiamo
Chieti città aperta?
Il 5 dicembre u. s. il Consiglio Comunale di Chieti, riunito in seduta solenne, ha approvato all’unanimità una mozione, presentata dal consigliere di “Giustizia Sociale” Enrico Bucci e sottoscritta da altri due consiglieri dello stesso gruppo, avente il seguente oggetto:
Richiesta al Presidente della Repubblica Italiana di una ricompensa al merito civile da attribuire alla città di Chieti per i fatti legati a “Chieti Città Aperta” (8 settembre 1943 – 9 giugno 1944).
Merita più di un rilievo critico la ricostruzione storica giustificativa della mozione. Con tali rilievi non si vuole negare o mettere in dubbio la tragedia vissuta dai chietini e dagli sfollati; l’infaticabile e coraggiosa attività di mons. Giuseppe Venturi, del podestà Alberto Gasbarri, dell’amministrazione comunale, per lenirne le sofferenze; la generosità di gran parte dei residenti verso i profughi, l’eroismo dei partigiani, ecc..
Per la ricostruzione storica degli eventi, che per nove lunghi mesi sconvolsero la città e l’intera provincia, gli estensori della mozione hanno utilizzato soprattutto il libro di Angelo Meloni, Chieti città aperta – Relazione storica sulle vicende belliche del 1943-1944, giudicandolo “insostituibile preziosa fonte di conoscenza”. Fu lo stesso Venturi ad affidargli l’incarico, benché fosse informato che era stato capo dei servizi politici e culturali della Federazione fascista, esaltatore del genio di Mussolini, autore di articoli antisemiti su “Il Nuovo Abruzzo”, organo ufficiale del PNF della provincia. Nel libro agiografico Meloni gli eresse un “monumento”, esaltandolo oppositore del fascismo e del nazismo, difensore dei partigiani, salvatore della popolazione dallo sfollamento e della città dalla distruzione totale, per avere ottenuto dai tedeschi e dagli anglo-americani la dichiarazione di città aperta.
(continua nella sezione "Rassegna stampa") Filippo Paziente
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Francesco Greco: “Evasione e corruzionesono la prima causa del declino italiano”
Il magistrato milanese stima in 150-200 miliardi di euro all'anno i profitti illeciti che potrebbero essere recuperati e propone la creazione di un'Authority indipendente
Evasione fiscale e criminalità economica sono la “principale causa del declino dell’Italia e della sua crescita zero”. Serve quindi un’”Authority per combattere la corruzione e l’evasione, reati che garantiscono profitti illeciti per 150-200 miliardi di euro all’anno”. Lo afferma il procuratore aggiunto Francesco Greco, impegnato da anni a Milano contro il crimine economico-finanziario, in un’intervista a Repubblica.
Quando si parla di lotta all’evasione c’è chi paventa lo “stato di polizia” (in prima fila l’ex presidente del consiglio Silvio Berlusconi), ma secondo Greco si tratta soltanto di “scuse per mantenere le diseguaglianze sociali e garantire gli evasori. Le norme sulla tracciabilità dei pagamenti, la cui soglia è stata abbassata dal governo Monti tra mille resistenze, “sono importanti non solo per contrastare l’evasione fiscale, ma anche il riciclaggio e soprattutto la corruzione”.
Francesco Greco suggerisce la creazione di “un’Authority veramente indipendente che si occupi del coordinamento del contrasto alla corruzione, all’evasione e al riciclaggio”, una scelta imposta dalle convenzioni internazionali. Niente a che vedere, precisa però il magistrato, con l’autorità Anticorruzione istituita qualche anno fa in Italia, “che si è rivalata il solito inutile poltronificio giustamente eliminato da Tremonti”.
La questione dell’illegalità è dunque “un’emergenza da affrontare con la stessa urgenza della manovra economica”, afferma ancora Greco, adottando quanto sta già scritto nelle norme internazionali che il nostro paese continua a non ratificare. Norme che riguardano “la trasparenza della contabilità, la trasparennza dei flussi finanziari, il contrasto alle cricche, la prescrizione”.
Invece si procede al contrario. Il procuratore aggiunto milanese attacca la decisione del Csm secondo la quale i pm non si possono occupare degli stessi settori d’indagine per più di dieci anni. Così le competenze e le esperienze accumulate si disperdono. E si traducono “in una perdita secca per lo Stato”. Redazione Il Fatto Quotidiano, 23-XII-2011
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Prendi i soldi e scappa
La Bce regala quasi 500 miliardi alle banche europee per evitare il collasso finanziario, un terzo dei finanziamenti agli istituti di credito italiani. Ma la crisi dell'economia reale, con il Pil a -0,2%, non si ferma. Dal terzo trimestre 2011, l'Italia è già in recessione. Che è destinata a peggiorare nei prossimi mesi.
Il Manifesto, 22-XII-2011
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Severino, sia severa
La Guardasigilli Paola Severino annuncia a Repubblica addirittura una legge anticorruzione
Pensavamo, ingenuamente, che il governo tecnico fosse lì per “salvare l’Italia” con poche misure di pronto soccorso. Invece, a sentire gli annunci e le interviste del premier e dei suoi ministri sui giornali e nei talk show (a proposito: non avevano detto che non avrebbero fatto annunci né dato interviste né frequentato talk show?), pare che vogliano riformare tutto il riformabile: welfare, pensioni, stipendi, statuto dei lavoratori, grandi opere, fisco, giustizia, carceri, sanità, università, scuole, asili, anche nidi.
Una delle più loquaci è la Guardasigilli Paola Severino, che annuncia a Repubblica addirittura una legge anticorruzione. Non prima di una “revisione delle procedure decisionali e di gestione”, affidata all’immancabile “tavolo di confronto per la semplificazione dei rapporti tra Pubblica amministrazione e impresa”. Roba che, a fare presto, richiede almeno un piano quinquennale. Senza contare che quella della legge anticorruzione è diventata una gag, meglio del Sarchiapone, visto che tutti i governi che Dio manda in terra, da che mondo è mondo, ne annunciano una e poi se ne guardano bene.
(continua nella sezione "Rassegna stampa") Marco Travaglio, Il Fatto Quotidiano, 21-2011
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Evasori? No, pacifisti
L’evasore potente e famoso non “restituisce il maltolto”: “Fa pace col fisco”. Come se scoprire che uno evade significasse dichiarargli guerra.
Intesa San Paolo, la prima banca italiana, ha appena versato al fisco 270 milioni di euro più interessi: a tanto ammontavano le imposte evase contestate dall’Agenzia delle Entrate fra il 2005 e il 2007. Lo stesso han fatto di recente i principali istituti di credito: Montepaschi (260 milioni), Bpm (170), Credem (53,4), Unicredit (99, che però non chiudono il contenzioso, visto che il fisco le contesta altri 444,6 milioni). In totale nel 2011 i banchieri evasori hanno scucito 1 miliardo di tasse non pagate, ovviamente dopo essere stati beccati. La notizia è clamorosa, in qualunque altro paese campeggerebbe sulle prime pagine dei giornali e nei titoli dei tg. Tanto più che Intesa San Paolo è al governo, con tre suoi papaveri ministri (Corrado Passera, ex-Ad, ed Elsa Fornero, ex vicepresidente del Consiglio di sorveglianza) o viceministri (Mario Ciaccia, ex Ad e Dg di Biis, gruppo Intesa). Invece il Corriere l’ha confinata a pagina 47, con un titolo alla vaselina (“Intesa fa pace con il Fisco per 270 milioni”) che solo un decrittatore di codici segreti riuscirebbe a collegare all’evasione, parola proibita e mai pronunciata. Le parole, diceva Moretti, sono importanti: se l’Agenzia delle Entrate contesta una somma evasa a un contribuente, non è detto che abbia ragione lei: potrebbe avere ragione lui. Ma se lui paga una somma a sei zeri, non c’è dubbio che aveva torto lui. Soprattutto se lui è una banca quotata in Borsa, con un preciso obbligo verso clienti e azionisti: non gettare centinaia di milioni. Specie in tempi di scarsa liquidità che hanno appena costretto lo Stato, tramite il governo di Larga Intesa, a garantire per le banche in caso di insolvenza. Fa sorridere la nota di Intesa che rivendica “la correttezza del proprio operato” e spiega di aver pagato “solo in ragione dell’inopportunità di contenziosi lunghi e onerosi”.
(continua nella sezione "Rassegna stampa") Marco Travaglio, Freedomlibertadi parolablogspot.com; Il Fatto quotidiano, 16-XII-2011
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Riceviamo e pubblichiamo
COMUNICATO STAMPA DEL 16/12/2011
Gestione dell'acqua nell'ATO di Chieti: il WWF diffida l'assemblea dei sindaci.
La proposta di revisione del Piano d'Ambito manca di Valutazione Ambientale Strategica, di Valutazione di Incidenza Ambientale e non rispetta l'esito referendario.
Il WWF ha inviato oggi una diffida al Presidente della provincia di Chieti Di Giuseppantonio e all'Assemblea dei Sindaci del chietino, convocati per domani a S.Maria Imbaro per discutere l'approvazione della revisione del Piano d'Ambito. Tale piano organizza e programma il servizio idrico per i prossimi decenni e contiene anche la revisione tariffaria con aumenti della tariffa.
Il WWF nei giorni scorsi aveva inviato una diffida simile all'assemblea dei sindaci di Pescara che hanno giustamente rinviato la decisione per approfondimenti, dopo aver ascoltato le motivazioni dei rappresentanti di associazioni e movimenti. A Pescara, in maniera lungimirante, i sindaci hanno infatti votato un regolamento dell'assemblea che permette l'informazione e la partecipazione dei cittadini. In Provincia di Chieti, pochi giorni dopo il referendum di giugno, i sindaci votarono un regolamento che non prevede alcun tipo di partecipazione.
Per l'associazione sono molte le questioni di legittimità della procedura seguita. Mancano del tutto le procedure di valutazione ambientale, prescritte per tutti i piani del settore idrico dal Dlgs 152/2006. E' sconfortante notare che da oltre un anno segnaliamo queste lacune che potevano, quindi, essere colmate facilmente. E' del tutto inaccettabile che a fronte degli aumenti previsti non si calcoli l'indicatore di qualità della gestione previsto dalla legge. Quindi da un lato si chiedono ulteriori sacrifici al cittadini ma dall'altro non si danno certezze sulla qualità del servizio pagato. L'aspetto più grave è, comunque, il mancato rispetto dell'esito referendario. Quasi 600.000 abruzzesi hanno votato contro l'inserimento nella tariffa della remunerazione del capitale (minimo il 7%) ma il documento presentato ai sindaci mantiene questa quota nella tariffa che sarà pure aumentata. Praticamente per il Commissario Caputi il referendum sembrerebbe non essere mai avvenuto!
Ovviamente il WWF chiede ai sindaci di rispettare in pieno l'esito referendario. In ogni caso l'associazione si riserva di ricorrere presso tutte le sedi per difendere il referendum e le norme poste a tutela dell'ambiente.
INFO: 3683188739
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Tra Berlino e Washington
Commettiamo un errore di prospettiva quando scrutiamo la politica della Germania in un'ottica tutta europea. Nel senso che europeo è il terreno di manovra, ma mondiale è la posta in gioco. Lo si può constatare meglio se l'andamento della crisi lo si osserva non da Roma o Parigi (o persino da Londra), bensì da Washington. Gli Stati uniti non hanno infatti dimenticato la mancata adesione tedesca, questa primavera, alla campagna Nato contro la Libia. All'epoca nessuno provò a riflettere su cosa implicasse quel gesto che nel passato sarebbe stato inimmaginabile. È vero che nel 2003 Gerhard Schröder si era dissociato dall'invasione dell'Iraq, ma lo aveva fatto insieme alla Francia, in nome di una posizione comune. Stavolta invece la Germania di Angela Merkel si smarcava proprio dai suoi partner europei.
Quel gesto lasciò trapelare, per la prima volta in modo palese, la nuova assertività della Cancelleria tedesca. Mostrò altresì che le critiche che i responsabili tedeschi da due anni non risparmiavano al capitalismo statunitense, non erano le solite ostentazioni da primo della classe che alza la mano per dire alla maestra che lui lo sapeva già. O almeno non erano solo questo. Certo, Berlino è stata presa alla sprovvista dalla crisi finanziaria quanto tutte le altre capitali, e lo dimostrano i massicci aiuti di cui necessitarono le banche tedesche a cavallo del 2008-2009. Ma a poco a poco sulla Sprea ci si convinse che la crisi poteva essere sfruttata per conseguire infine quel che, dalla caduta del muro di Berlino (1989), rimane l'obiettivo primario di tutti i cancellieri tedeschi, quale che sia il loro colore politico perché su questo punto l'accordo dell'establishment politico tedesco è totale, e bipartisan. L'obiettivo è la reinserzione a pieno titolo della Germania nel novero delle grandi potenze planetarie, ovvero l'abrogazione totale dell'ordine uscito dalla seconda guerra mondiale e dagli accordi di Potsdam (1945).
(continua nella sezione "Rassegna stampa") Marco D’Eramo, Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo. ; Il Manifesto, 14-XII-2011
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Riceviamo e pubblichiamo
Non con i miei soldi!
Proposta di Banca Popolare Etica per un uso responsabile del denaro e per non essere complici inconsapevoli della crisi finanziaria che ci sta impoverendo tutti!
Siamo tutti contenti di avere qualche decina di euro in più sul conto corrente a fine anno, ma se questo avviene grazie a una speculazione che porta all'aumento dei prezzi della benzina, del pane, dei prodotti alimentari di base? Se questa speculazione è il principale motore della crisi che stiamo vivendo? E' necessario iniziare a considerare la finanza come un bene comune, dove l'interesse del singolo deve fermarsi di fronte a quello della società nel suo insieme.
Quando sottoscriviamo in banca un fondo pensione o di investimento o anche un semplice conto corrente abbiamo il diritto e, secondo Banca Etica anche il dovere, di chiedere al gestore:
come sono impiegati i miei risparmi?
che cosa fa la mia banca con i miei soldi?
quanto partecipa al grande circo della speculazione?
ha delle filiali in qualche paradiso fiscale?
che parte dei suoi profitti proviene dalla tradizionale attività creditizia che sostiene l’economia reale e la creazione di posti di lavoro, e quanta invece dal giocare con prodotti derivati e strutturati e dal sistema bancario ombra?
Leggi il testo completo dell'appello su:
http://bancaetica.it/Content.ep3?ID=787840
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GOVERNO TECNICO
Integerrimo e reazionario
Tra le tante devastazioni lasciateci dall'ultimo ventennio, non è certo la meno rovinosa quella che ha disastrato la nostra idea di noi stessi e della nostra parte…
Di una cosa dobbiamo ringraziare il rospo: che ha dissipato la confusione tra essere anti-Berlusconi ed essere di sinistra, una differenza abissale che era stata oscurata dallo squallore e dall'impresentabilità del personaggio.
Infatti, tra le tante devastazioni lasciateci dall'ultimo ventennio, non è certo la meno rovinosa quella che ha disastrato la nostra idea di noi stessi e della nostra parte. Il turbinio di faccendieri, procacciatori, escort, mafiosi - stallieri ma anche senatori, veline e velinari, piduisti, piquattristi, factotum del sottobosco finanziario e criminale, proprietari di discoteche e avvocati fuliginosi, improbabili ministre e ancor più improbabili direttori di tg, inverosimili redentori della protezione civile, aitanti fotografi e rampanti agenti di stelline, tutto questo bel mondo aveva a poco a poco offuscato gli spartiacque politici e ridotto il discrimine pubblico a una questione di moralità. Martellati in tv e sui giornali da lavitole tarantini minetti bortolasi fedi minzolini carfagne dellutri previti cicchitti feltri more corone briatori verdini, abbiamo dimenticato che nella storia ci sono stati politici insieme integerrimi e biecamente reazionari.
Il cancelliere tedesco Otto von Bismarck (1815-1898) era uno Junker prussiano addirittura pietista, ma ciò non gli impedì di mettere fuori legge il partito socialista, di proibire tutte le organizzazioni operaie, confiscare tutta la pubblicistica socialista («Legge contro le nocive e pericolose aspirazioni della socialdemocrazia» varata il 21 ottobre 1878). Più vicina a noi, la cancelliera Angela Merkel sarà virtuosa e incorruttibile, ma andate a chiedere ai pensionati, agli operai e agli statali greci (e da oggi anche a quelli italiani) cosa ne pensano! François Guizot (1787-1874) e Adolphe Thiers (1797-1877) erano ambedue coltissimi (scrissero entrambi ponderose e faziosissime storie della rivoluzione francese), non furono mai accusati di corruzione, Thiers fu anzi onorato come padre della patria, ma ciò non impedì loro di essere conservatori estremi; e soprattutto l'onestà personale non creò in Thiers la minima remora nel massacrare nel 1871 i comunardi della Comune di Parigi, uno degli stermini politici più efferati che si ricordino.
Gli esempi potrebbero continuare, in una lunga genealogia della «sobrietà». Malcostume e malgoverno avevano ridotto tanti a pensare che sarebbe bastato un «governo degli onesti» (meglio se «sobri») per sanare il paese dallo sfacelo in cui è stato ridotto, tanto era il disgusto suscitato dal premier-padrone. A tal punto che a esponenti come il «bel Pierferdinando» o il «Giancarlo nazionale» è stata offerta la tessera di membri onorari della sinistra italiana. Badate: non è un fenomeno recente.
(continua nella sezione "Rassegna stampa") Marco D’Eramo, Il Manifesto, 7-XII-2011
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12 dicembre 1969
Strage di piazza Fontana a Milano
ore 16,37: esplode una bomba nella sede della Banca Nazionale dell'Agricoltura provocando la morte di diciassette persone ed il ferimento di altre ottantotto.
Una seconda bomba fu rinvenuta inesplosa nella sede milanese della Banca Commerciale Italiana, in piazza della Scala.
Una terza bomba esplose a Roma alle 16:55 dello stesso giorno nel passaggio sotterraneo che collegava l'entrata di via Veneto con quella di via di San Basilio della Banca Nazionale del Lavoro, ferendo tredici persone.
Altre due bombe esplosero a Roma tra le 17:20 e le 17:30, una davanti all'Altare della Patria e l'altra all'ingresso del museo del Risorgimento, in piazza Venezia, facendo quattro feriti.
E’ l’inizio della strategia della tensione. Da Wikipedia
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Il Calendario della Repubblica-Il Dovere della Memoria
XII edizione
A. S. 2011-2012
in collaborazione con l’Istituto Tecnico “F. Galiani”, l'Istituto di Studi Superiori “G. B. Vico”, l’Agenzia di promozione Culturale Regione Abruzzo-Chieti, l’ANCE-Giovani Imprenditori-Chieti, la Confesercenti, l’associazione UNITRE, con l’adesione dell’Istituto Magistrale “Isabella Gonzaga" e con il patrocinio dedella Facoltà di Lettere e Filosofia - Università "G. D'Annunzio"
Mercoledì 14 dicembre, ore 16,30,
Museo di Storia delle Scienze Biomediche, Palazzo ex ENAL, via della Liberazione, Chieti
Viaggio nel risorgimento
presentazione del libro “Il Dizionario del Risorgimento” a cura dell’autore Costantino Di Sante; interviene Stefano Trinchese, docente di Storia contemporanea, preside della Facoltà di lettere e Filosofia della Università “G. D’Annunzio”;
la canzone del Risorgimento a cura del coro Puccini
diretto dal maestro Nicola Pancella; Solisti Ennio Del Grosso, tenore, Silviana Di Lanzo, soprano, Renato Freschi, basso, Daria Coletti, pianista, Lea Curti, presentatrice
Ingresso libero
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Riceviamo e pubblichiamo
http://www.avaaz.org/it/no_tv_gratis/?vl
Cari amici,
E' vergognoso: mentre noi dovremo salvare l'Italia con una manovra lacrime e sangue, Berlusconi e altri operatori si arricchiranno appropriandosi delle frequenze della tv digitale gratis! Sta a noi fermare questo scandalo e costringere il Ministro Passera ad agire ora.
Prima di lasciare il potere Berlusconi ha regalato le frequenze della tv digitale a Mediaset e alla Rai rubando miliardi di euro dalle casse dello stato! La protesta sta montando e in molti chiedono al Ministro Passera di cancellare questa misura oltraggiosa e di avviare subito un'asta pubblica.
Il nuovo Ministro è sensibile all'opinione pubblica - in molti dicono che ha mire da futuro Premier - e noi possiamo fare la differenza: convinciamolo a intervenire ora per difendere il pluralismo dei media e restituire così miliardi di euro alle casse dello stato.
Silvio Berlusconi ci ha lasciato con una delle misure più pericolose: ha garantito a Mediaset, la tv di sua proprietà, il quasi monopolio della tv commerciale, con conseguenze nefaste per il pluralismo dell'informazione per molti anni a venire. Invece di organizzare un'asta competitiva come ci ha chiesto l'Europa, il governo di Berlusconi ha regalato le frequenze della tv digitale attraverso un sistema a punti, chiamato beauty contest, che premia le aziende con più risorse... E Mediaset ha vinto!
Sky ha denunciato questo sistema e se ne è chiamata fuori, chiedendo al nuovo governo d'intervenire. Le tv locali stanno procedendo per vie legali e molti giornali e partiti politici stanno chiedendo al Ministro Passera, responsabile per le comunicazioni, di cancellare questa misura vergognosa e di organizzare un'asta pubblica che garantisca il pluralismo e la competizione includendo così tutte le tv. Le casse dello stato ci guadagnerebbero tantissimo: per la Gran Bretagna si stima un incasso di 24 miliardi di sterline l'anno, e noi potremmo arrivare fino a 16 miliardi di euro!
Il governo sta chiedendo agli italiani enormi sacrifici per superare questa crisi, e un'asta pubblica delle frequenze tv potrebbe risparmiare quelli più in difficoltà: dimostriamo al Ministro Passera che l'opinione pubblica esige equità e pluralismo. Manda ora il tuo messaggio e dillo a tutti!
http://www.avaaz.org/it/no_tv_gratis/?vl
La nostra comunità ha combattuto con tutte le sue forze contro le leggi e i bavagli liberticidi di Berlusconi. Ora che non è più al potere potremmo soffrire la sua eredità per molti anni a venire, con conseguenze pericolose per il mercato della tv e per il pluralismo e il nostro diritto a essere informati. Vinciamo anche questa battaglia e facciamo sì che la nostra democrazia abbia un sistema televisivo giusto ed equilibrato.
Con speranza e determinazione
Giulia, Luis, Emma, Pascal, Ricken, Alice, Gianluca e tutto il resto del team di Avaaz
per mandare il tuo messaggio http://www.avaaz.org/it/no_tv_gratis/?vl
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Santa Ici, i Comuni possono pretendere subito il contributo del Vaticano
La posizione della Cassazione è chiara: le amministrazioni locali non devono attendere una nuova legge per bussare alle casse della Chiesa, per ora esclusa dal pagamento dalla nuova manovra. Il cardinal Bertone: un problema da studiare
Far pagare l’Ici agli immobili commerciali proprietà di enti ecclesiastici? “È una questione che non ci siamo posti”, ha risposto Mario Monti alla stampa estera. La beata dimenticanza del governo non attenua però l’insostenibilità della situazione, aggravata dal fatto che, proprio mentre non si poneva la questione dei beni con cui la Chiesa genera reddito per sé e le sue mille articolazioni, l’esecutivo tartassava la prima casa degli italiani per un ammontare di 3, 8 miliardi di euro l’anno.
”L’Ici è un problema da studiare e approfondire, però la Chiesa fa la sua parte a sostegno alle fasce più deboli”, ha detto ieri il cardinale Tarcisio Bertone. Il fatto è che questa esenzione non è solo palesemente ingiusta, ma pure contraria all’articolo 108 del Trattato europeo: lo ha stabilito, da ultimo, una sentenza della Corte di cassazione (la 16728 / 2010), anche alla luce del fatto che le norme comunitarie hanno rilievo costituzionale. Cosa significa? A stare ad autorevoli esperti una cosa molto semplice: la Suprema Corte ha stabilito che l’esenzione Ici per gli immobili ecclesiastici che siano usati, anche in parte, per attività di impresa costituisce un aiuto di Stato illegale e quindi i Comuni non devono applicarlo. Insomma, i sindaci volendo potrebbero richiedere il pagamento del maltolto fin da ora.
Conviene fare un piccolo passo indietro.
(continua nella sezione "Rassegna stampa") Marco Palombi, Il Fatto Quotidiano, 7-XII-2011
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Non proposte ideali e inapplicabili, ma pragmatissime alternative alla manovra tutta da piangere di Monti
La manovra senza lacrime: meno F 35 e sante elusioni
Ici anche per la Chiesa, 8 per mille e cacciabombardieri...
L’Italia è ancora in tempo per risparmiare i 15 miliardi di euro per la produzione di cacciabombardieri…
…Men che meno si sta discutendo, come pure accade nell'Europa di Merkel e Sarkozy o negli Stati uniti di Obama, di muoversi - sia pure collettivamente - verso la tassa anti-speculazione, la cosiddetta Tobin Tax sulle transizioni finanziarie.
Né al momento sembra degna di considerazione la «ricetta verde» che secondo alcune associazioni ambientaliste, prima tra tutte Legambiente, produrrebbe «risorse per 21 miliardi» attraverso «la conversione ecologica di alcuni settori, il blocco delle ecomafie e gli incentivi alla sostenibilità ambientale». Eppure, non sono proposte ideali e inapplicabili, ma pragmatissime alternative alla manovra tutta da piangere di Monti.
La «breccia fiscale»
«Si tratta di una questione che nel pacchetto urgente adottato non ci siamo posti». Così il neo premier ha liquidato ieri la questione dell'esenzione Ici sugli immobili di proprietà della Chiesa (enti, diocesi, confraternite e istituti religiosi) destinati a un uso «non esclusivamente commerciale», come recita la postilla voluta da Bersani nel 2006 alla norma introdotta l'anno prima da Berlusconi. Eppure si tratta di una proprietà cospicua, pari a circa il 20% del patrimonio immobiliare italiano, secondo le stime della società finanziaria e immobiliare «Gruppo Re». Che produrrebbe, secondo i calcoli dell'Anci, circa 440 milioni di euro in più nelle casse dello Stato. «Considerando poi la rivalutazione della rendita catastale del 60% imposta nella manovra si arriverebbe a sfiorare i 700 milioni l'anno», spiega il segretario dei Radicali italiani Mario Staderini, animatore della campagna «Breccia fiscale». «Ha davvero una gran faccia tosta, la Cei, ad obiettare che la manovra avrebbe potuto essere più equa», aggiunge Staderini. Solo a Roma, racconta, «il mancato introito sugli oltre 23 mila immobili di proprietà ecclesiastica è pari a 26 milioni di euro. Senza contare le "caste" elusioni il cui contrasto ha fruttato al Campidoglio circa 14 milioni». Naturalmente, per eliminare quella postilla che agevola l'evasione fiscale non occorrono modifiche al Concordato: come è venuta se ne può andare. Tanto più, poi, perché - oltre alle tante proteste che stavolta si alzano anche da parte Pdl -è ancora aperta la procedura della Commissione europea che ipotizza per l'Italia l'aiuto improprio di Stato. «Se poi - conclude Staderini - si decidesse di far lavorare quella benedetta Commissione bilaterale, formata da esponenti della Cei e del governo italiano, nata per regolare l'aliquota sul gettito Irpef, ancora ferma all'8 per mille malgrado dal 1990 ad oggi il gettito sia passato da 200 milioni a un miliardo di euro, allora dimezzandola lo Stato potrebbe recuperare altri 500 milioni di euro l'anno». In tutto, si tratta di un piccolo contributo ecclesiastico pari a 1200 milioni, pari all'introito ottenuto con l'Ici sulla prima casa degli Italiani… Eleonora Martini, Il Manifesto,6-XII-2011
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Riceviamo e pubblichiamo
Venerdì 9 dicembre 2011, ore18,00
Libreria “Il Segnalibro”, via Pollione, Chieti
“CHIETI…. e Ti sarà dato!!”
serata dedicata alla nostra Città
Inauguriamo il nostro scaffale di libri e storie di Chieti, e assistiamo alla presentazione dei prodotti di Fausto Napoli Barattucci, titolare dell’antico liquore “il Corfinio”. Assaggi, letture e quattro chiacchiere tra concittadini…. Libreria Il Segnalibro23, via Pollione, 23, Chieti
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Lo Stato rinuncia a 16 miliardi di euro????????
Concorso truccato
In un prezioso catalogo, ovviamente involontario, di tutte le sciocchezze del dopo B., Pigi Battista scrive su Sette, il magazine del Corriere, che negli ultimi 17 anni “siamo stati inchiodati in uno schema bipolare primitivo che trasformava ogni questione in un referendum pro o contro Berlusconi. La domanda non era mai: questo provvedimento è giusto, questa riforma va nella direzione giusta? No, era: questo provvedimento fa il gioco di Berlusconi? Svaniva il merito dei problemi. Ma ora, annuncia giulivo il Battista, vox clamans in deserto, “questo schema e questo sortilegio si sono spezzati… Scongelare le menti, appunto. Impedire che un principio venga sminuito a seconda di chi ne fa uso. L’Italia conosce una svolta storica”. Doppia scemenza. Intanto, se a ogni legge di B. qualcuno si domandava se facesse il gioco di B., è perché quasi ogni legge di B. faceva il gioco di B., mentre, con tutti i loro difetti, i governi di centrosinistra non facevano leggi per salvare i loro premier dai processi. Il che già basterebbe a sbugiardare chi mette sullo stesso piano berlusconiani e antiberlusconiani: cioè chi, in questi 17 anni, ha avuto torto e chi ha avuto ragione.
Ma poi, soprattutto, non è vero che col governo tecnico il rischio di leggi ad personam, anzi ad Berlusconem, sia svanito. Per il semplice motivo che B. non è affatto svanito: rimane il leader del gruppo parlamentare più numeroso, l’unico davvero determinante per la nascita del governo Monti, e non perde l’occasione per ricordare che lo sostiene come la corda sostiene l’impiccato, fino a quando farà comodo a lui, dopodiché gli staccherà la spina. Non per nulla, nelle trattative carbonare dei leader incappucciati nelle catacombe, i suoi sherpa Gianni Letta e Angelino Jolie han chiesto garanzie solo sulla giustizia e sulle comunicazioni. E hanno ottenuto alla Giustizia un ministro che ha difeso anche la Fininvest, un sottosegretario che era consulente di Angelino al ministero; la delega delle Comunicazioni invece rimane per ora in mano al ministro Passera (fino all’altro giorno foraggiatore del gruppo B. e favoreggiatore del governo B. con la scandalosa operazione Cai-Alitalia, dalla tolda di Banca Intesa), ma potrebbe passare al sottosegretario berlusconiano Massimo Vari.
(continua nella sezione "Rassegna stampa") Marco Travaglio, Il Fatto Quotidiano, 03-12-2011, da triskel182
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Il Ministero della Difesa acquisterà 131 cacciabombardieri F35, per un valore totale di 15 miliardi di euro.
L'aviazione militare sta acquistando un centinaio di caccia Eurofighter Typhoon, al costo di oltre 10 miliardi di euro.
25 miliardi, vi ricordano qualcosa?
Spese di guerra, Parliamone
Eccoli i tagli "tecnici" vellutati: abolizione delle pensioni di anzianità, aumento dell'età lavorativa, blocco del recupero dell'inflazione, passaggio di tutti al contributivo. Il tutto accompagnato dalle promesse di studiare un reddito minimo per i giovani disoccupati, di una patrimoniale ma «debole» e di «provare» a ridurre i privilegi della politica. Altro che tecnica. Si colpiscono come non mai il già risicato welfare e la condizione di vita dei lavoratori. Così, per un governo nato a surrogare l'incapacità dell'esecutivo reazionario di Berlusconi per salvarci dalla crisi economica, la tecnica surclassa a destra le precedenti incapacità politiche.
E il ricatto del «o me o il baratro» (Marchionne docet) con la favola del «rigore con equità e per la crescita» rischiano di piegare ogni opposizione politica e sociale. Tutto questo per il dichiarato obiettivo "neutrale" di trovare subito 25 miliardi di euro per «sanare i conti» e salvare, con l'Italia, l'Europa.
C'è un'alternativa?
Sì, logica e pragmatica, per usare le parole del neoministro della difesa Giampaolo Di Paola, già ammiraglio e capo di stato maggiore della Nato, davanti alle commissioni congiunte di Camera e Senato, dove ha illustrato le linee guida del suo dicastero, incentrate sulla «dismissione del patrimonio immobiliare delle caserme». Di tagli e riduzioni alla spese militari manco a parlarne invece.
Anzi, in modo bipartisan - pleonastico dirlo per un governo quasi monocratico - la commissione difesa del senato ha autorizzato Di Paola a spendere ben 502 milioni di euro in acquisto di sistemi d'arma, in particolare per proteggere i "nostri" soldati in Afghanistan. In un'area di conflitto armato dove nessuno, nemmeno lo stato maggiore Usa, sa bene perché continuiamo a stare in armi. Ma questo è niente, perché il ministro Di Paola si è ben guardato dall'affrontare il tema caldo ereditato dal governo Berlusconi, che ahimè l'aveva ereditato dal governo di centrosinistra. Vale a dire il nodo di bilancio dell'acquisto di 131 cacciabombardieri F35, per un valore totale di 15 miliardi di euro. Senza dimenticare che l'aviazione militare sta acquistando un centinaio di caccia Eurofighter Typhoon, al costo di oltre 10 miliardi di euro. 25 miliardi, vi ricordano qualcosa?
(continua nella sezione "Rassegna stampa") Tommaso Di Francesco, Il Manifesto, 3-XII-2011
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Altro che crisi del debito, a pesare è la corruzione
Italia 69esima su 183 Paesi
Se l’eurozona è già afflitta dalla crisi del debito, a peggiorare il quadro subentra il fattore corruzione che secondo la Commissione europea pesa l’1% del Pil dei Paesi dell’Unione, ovvero 120 miliardi di euro all’anno. E su 182 paesi l’Italia occupa soltanto la 69° posizione nella classifica delle nazioni più trasparenti.
E’ quanto emerge da Corruption perception index (Cpi) 2011 di Transparency International, l’organizzazione non governativa che ogni anno pubblica un rapporto sul livello di corruzione percepita nel settore pubblico e nella politica. Il ‘rating’ varia da 0 (massima corruzione) a 10 (assenza di corruzione). E anche quest’anno l’Italia ottiene una valutazione molto negativa, identica a quella dell’anno passato . Con un punteggio di 3,9 su 10 si colloca al 69° posto su 183 e al quart’ultimo posto in Europa, davanti solo a Grecia (3,4), Romania e Bulgaria, a pari merito col Ghana e dietro a Slovacchia e Montenegro (4,0).
(continua nella sezione "Rassegna stampa") Eleonora Bianchini, Il Fatto Quotidiano, 2-XII-2011
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Il rapporto del Censis: Italia fragile, in 4 anni un milione di giovani perdono il lavoro
Una società “fragile, isolata ed etero diretta”, con una dialettica politica “prigioniera del primato dei poteri finanziari”: così ci vede il Censis, nel suo 45esimo Rapporto sulla situazione sociale del Paese. I nostri antichi punti di forza non riescono più a funzionare, dice l’istituto, che avverte: è “illusorio” pensare che i poteri finanziari disegnino sviluppo, perché lo sviluppo “si fa con energie, mobilitazioni, convergenze collettive”. E’ quella dunque, secondo il Censis, la direzione da seguire. E’ allarme povertà per 4 milioni di famiglie italiane, un numero cresciuto di mezzo milione (+14,6%) solo negli ultimi 5 anni, mentre la crisi ha colpito soprattutto i giovani.
I giovani – La crisi economica in Italia ha colpito in particolar modo i giovani. “La crisi si è abbattuta come una scure su questo universo: tra il 2007 e il 2010 il numero degli occupati è diminuito di 980.000 unità e tra i soli italiani le perdite sono state pari a oltre 1.160.000 occupati”, scrive il Censis. ”Investita in pieno dalla crisi, ma non esente da responsabilità proprie, la generazione degli under 30 – si legge nel Rapporto Censis – sembra incapace di trovare dentro di sé la forza di reagire. La percentuale di giovani che decidono di restare al di fuori sia del mondo del lavoro che di quello della formazione è in Italia notevolmente più alta rispetto alla media europea: se da noi l’11,2% dei giovani di età compresa tra 15 e 24 anni, e addirittura il 16,7% di quelli tra 25 e 29 anni, non è interessato a lavorare o studiare, la media dei 27 Paesi dell’Ue è pari rispettivamente al 3,4% e all’8,5%. Di contro, risulta da noi decisamente più bassa la percentuale di quanti lavorano, pari al 20,5% tra i 15-24enni (la media Ue è del 34,1%) e al 58,8% tra i 25-29enni (la media Ue è del 72,2%)”.
(continua nella sezione "Rassegna stampa") Il Fatto Quotidiano, 2-XI-2011
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Riceviamo e pubblichiamo
Sabato 3 Dicembre 2011 alle ore 16.30, presso la sala della Provincia di Chieti in C.so Marrucino, si terrà la conferenza “Ma che è sta Mafia?! Apriamo gli occhi” organizzata dai ragazzi del Gruppo Scout Agesci Chieti 2 (parrocchia di S.Agostino) inerente la tematica delle infiltrazioni mafiose nella nostra regione con particolare attenzione alla situazione post-sisma aquilano. Interverranno alcuni esperti tra cui, Giuseppe Caporale, giornalista di Repubblica, autore del libro-inchiesta "Il buco nero" e del documentario "Colpa Nostra" edito da Garzanti ed Angelo Venti, giornalista freelance di lunga esperienza e di molte battaglie. Inoltre, i ragazzi del Gruppo Scout Chieti 2 racconteranno l’esperienza di lavoro vissuta lo scorso Agosto nei terreni confiscati alle mafie nel casertano grazie al circuito di Libera . L’evento, finalizzato alla sensibilizzazione sull'argomento della mafia in Abruzzo è rivolto a tutta la cittadinanza.
Sitoweb: www.chieti2.org -
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‘Ndragheta, arrestato magistrato calabrese
“Favoriva il clan Lampada e i suoi interessi”
Magistrati di spicco, politici di primo piano, uomini delle forze dell’ordine e affiliati: è un’operazione anti-’ndrangheta che coinvolge tutti i livelli quella in corso in queste ore a Reggio Calabria ad opera della Dda di Milano e delle Squadre mobili delle due città. In manette Francesco Morelli, consigliere regionale del Pdl, considerato dagli inquirenti l’anello di collegamento tra i clan e gli ambienti politici nazionali.
Il suo non è l’unico nome di peso. Corruzione, favoreggiamento personale, rivelazione del segreto d’ufficio con l’aggravante di aver agevolato le attività della ‘ndrangheta: con queste accuse, la Dda di Milano ha arrestato il giudice Vincenzo Giglio, 51 anni, presidente anche di Corte d’Assise e della sezione misure di prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria, esponente della corrente di sinistra di ‘Magistratura democratica’ , docente di diritto penale alla Scuola di specializzazione per le professioni legali dell’Università statale Mediterranea di Reggio Calabria. Secondo gli inquirenti, avrebbe favorito un esponente del clan Lampada e gli interessi della cosca.
L’inchiesta del procuratore aggiunto milanese Ilda Boccassini e dei sostituti procuratori Paolo Storari e Alessandra Dolci ha fatto scattare le manette anche per l’avvocato milanese Vincenzo Minasi e per Francesco Morelli, componente del Consiglio Regionale della Calabria, eletto nella lista ‘Pdl-Berlusconi per Scopelliti’… Redazione Il Fatto Quotidiano, 30-XI-2011
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La sovranità della paura
Il disagio sociale è destinato ad aumentare man mano che si faranno sentire gli effetti delle manovre. Quale prospettiva darà il governo Monti alle migliaia di giovani «cervelli» precari? Che ne farà della Gelmini?
È un obbligo di onestà intellettuale riconoscere - come hanno fatto quasi tutti gli amici che sono già intervenuti sul Manifesto - il netto mutamento prodotto dal governo Monti rispetto al precedente esecutivo. Ed è anche, io credo, un obbligo della intelligenza politica saper riconoscere i mutamenti di fase, percepire gli spostamenti del fronte della lotta. Già la stessa estromissione di Berlusconi toglie all'opposizione contro le politiche neoliberistiche quell'indistinta nebulosità che l'ha caratterizzata fin qui, conferendole una maggiore nettezza, una migliore visibilità delle poste in gioco. Non sarebbe peraltro giusto sottovalutare sprezzantemente alcune novità relative alla civiltà politica del nostro Paese, che il governo ha introdotto. Il nuovo ethos pubblico, che l'esecutivo guidato da Monti ha reso subito evidente, ha non solo spazzato via d'un colpo l'aura di abiezione che circondava la masnada berlusconiana. Ha portato un ventata di pulizia nello spirito pubblico del nostro paese. E io credo che faccia in qualche modo parte - certo una piccola, ma importante parte - della pubblica felicità essere governati da persone a cui si riconosce onestà e probità morale. Si vivono meglio la proprie giornate di cittadini. La dichiarazione di umiltà da parte dello stesso Monti è, sul piano dello stile, e per il messaggio che comunica, una novità notevole, dopo un ventennio indimenticabile di arroganza e protervia del potere politico. D'altra parte, non dimentichiamolo, i governi di Berlusconi, fondati su un gigantesco conflitto d'interesse, per la costante pratica eversiva delle regole - oltre che per gli uomini che li hanno affollati dentro e nei dintorni - hanno costituito non solo un incoraggiamento, ma un incitamento e talora una fonte di illegalità. In un paese dove fiorisce la più estesa e attiva criminalità d'Europa si può agevolmente comprendere l'importanza di questo primo passo segnato dal nuovo esecutivo.
Ma tutto questo riguarda l'ethos, la pubblica moralità…
(continua nella sezione "Rassegna stampa")
Piero Bevilacqua, Il Manifesto, 27-XI-2011
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Come la finanza cambia il capitalismo. E lo spazio della politica
La finanziarizzazione dell'economia non è solo una evoluzione del capitalismo ma la modificazione della sua natura. Il processo è passato dalla proposizione denaro-merce-denaro (D-M-D), attraverso il quale il capitale, con una distribuzione non equa del valore prodotto tra capitale e lavoro, accumulava ricchezza, a quella odierne denaro-denaro-denaro (D-D-D), che senza la "mediazione" della produzione di merci (e servizi), permette di accumulare ricchezza (in poche mani).
Si rifletta sui seguenti dati mondiali: il PIL ammonta a 74.000 miliardi; le Borse valgono 50.000 miliardi; le Obbligazioni ammontano a 95.000 miliardi; mentre gli "altri" strumenti finanziaria ammontano a 466.000 miliardi. Risulta così che la produzione reale, merci e servizi (74.000 miliardi), è pari al 13% degli strumenti finanziari. Quanto uomini e donne producono, in tutto il mondo, rappresenta poco più di un decimo del valore della "ricchezza" finanziaria che circola. Questo dato quantitativo ha modificato la qualità dell'organizzazione economica: mentre resta attiva la parte di produzione materiale si è sviluppata un'enorme massa di attività finanziaria che ora lucra sui popoli che da una parte sono sottoposti a una distribuzione non equa di quanto producono e, dall'altra parte, sono tosati (più tasse e meno servizi) in quanto cittadini.
Si tratta di un mutamento che investe la produzione, la distribuzione della ricchezza, ma anche il processo politico e la stessa, tanta o poca che sia, democrazia…
(continua nella sezione "Rassegna stampa")
Francesco Indovina, Il Manifesto, 27-XI-2011, Sbilanciamoci.info
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IL 26 NOVEMBRE IN PIAZZA
PER L’ACQUA, I BENI COMUNI E LA DEMOCRAZIA
PER IL RISPETTO DELL'ESITO REFERENDARIO, PER UN'USCITA ALTERNATIVA DALLA CRISI
Ore 14.00 - Piazza della Repubblica
Percorso del corteo: Piazza della Repubblica, Via Terme di Diocleziano, Via Giovanni Amendola, Via Cavour, Piazza Esquilino, Via Liberiana, Piazza S. Maria Maggiore, Via Merulana, Largo Brancaccio, Via Merulana, Via Labicana, Via Celio Vipenna, Via di S. Gregorio, Via dei Cerchi, Piazza Bocca della Verità.
La manifestazione si concluderà con interventi dei comitati del Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua, delle reti, movimenti e organizzazioni aderenti, oltre ad interventi musicali e teatrali.
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Il dodicenne Giacomo Scalmani muore in via Solari a Milano, dopo essere stato investito da un tram
Lettera di
Da alcuni giorni a Milano in piazza Sant'Agostino un'enorme pubblicità di un nuovo modello di automobile copre l'intera facciata di un edificio. Il cartellone è studiato per colpire con forza lo sguardo e comunicare l'idea che l'acquisto di quel veicolo costituirà la realizzazione definitiva di quelle pulsioni trasgressive che oggi sembra indispensabile esibire per stare al mondo. Lo slogan è di quelli già sentiti, ma non potrebbe essere più esplicito «L'unica regola è che non ci sono regole». Riferito all'auto, cioè all'oggetto tecnico che più problemi crea alla vita collettiva delle nostre città, che più morti causa nelle nostre strade, quello slogan dà i brividi. La gente che attraversa la piazza sotto l'enorme cartellone è ridotta a dimensioni minuscole, schiacciata da una presenza fuori scala. Tutti sembrano indifferenti al cartellone, alla volgarità delle sue dimensioni e all'oscenità del suo messaggio. Il cartellone impone semplicemente se stesso e la sua legge al mondo. Alieno e disumano, i milanesi che ci camminano sotto sembrano solo poterlo subire. Provate ad andarci e ditemi se non avrete quella sensazione anche voi. A pochi metri da lì, in via Solari, è morto dieci giorni fa mio figlio mentre tornava a casa in bicicletta. Ai piedi di un albero sul marciapiede, ci sono fiori e parole per ricordare Giacomo. Sono rimasto a lungo lì con il mio dolore, cercando di trarre una speranza dagli sguardi dei passanti, dai gesti rallentati di chi si ferma, dalle due parole scambiate davanti ai fiori. Tutto ciò mi sembra esprimere quel senso di comune appartenenza di tutti noi che lottiamo ogni giorno silenziosamente per dare senso alle nostre vite. So che i milanesi devono poter contare su questo senso di comune appartenenza, e che dobbiamo aiutare le istituzioni cittadine in questa direzione. È un compito di comune civiltà, non tiriamoci indietro. Corriere della sera, 12-XI-2011
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È questo il Severino-pensiero
Le esternazioni del neoministro della Giustizia Paola Severino, nei suoi interventi, nelle sue interviste e nei suoi editoriali sul Messaggero, negli ultimi anni riprendono e sviluppano tutti i luoghi comuni sulla giustizia del berlusconismo di destra e di sinistra. Le intercettazioni telefoniche (Il Messaggero, 6 giugno 2008) hanno "rilevantissimo costo, pari al 33 per cento delle spese di giustizia" (falso). Inducono inoltre nei magistrati una "perdita di capacità nell'utilizzo di tecniche investigative tradizionali".
Come dire ai medici: smettete di usare la tac e la risonanza magnetica, che vi fanno perdere la capacità di auscultare i pazienti con lo stetoscopio. E poi via con tutte le banalità sulle intercettazioni ripetute mille volte: invadono la vita privata, travolgono "qualunque forma di tutela della riservatezza", vengono pubblicate "infrangendo il segreto investigativo", fanno finire sui giornali "conversazioni del tutto prive di rilevanza penale", nella "ricerca irrefrenabile di aspetti solo scandalistici in vicende giudiziarie".
(continua nella sezione "Rassegna stampa") Gianni Barbacetto, Il Fatto Quotidiano
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Sabato 12 novembre 2011, ore 21,42
Silvio Berlusconi non è più Presidente del Consiglio
W la Costituzione della Repubblica italiana
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XIX corso di Educazione alla Legalità
in collaborazione
con l’Associazione Nazionale Magistrati-Sezione Distrettuale Abruzzese
giovedì 24 novembre, ore 16,00
auditorium “Le Crocelle” via dei Crociferi, n. 1, Chieti
Morale e Legalità
incontro dibattito
con Piercamillo Davigo, magistrato di Cassazione
“La questione morale è il centro del problema italiano”
Enrico Berlinguer, intervista di Eugenio Scalari, La Repubblica. 28-VII-1981
Il Calendario della Repubblica-Il Dovere della Memoria
XII edizione
A. S. 2011-2012
in collaborazione con l’Istituto Tecnico “F. Galiani”, l'Istituto di Studi Superiori “G. B. Vico”, l’Agenzia di promozione Culturale Regione Abruzzo-Chieti, l’ANCE-Giovani Imprenditori-Chieti, la Confesercenti, l’associazione UNITRE, con l’adesione dell’Istituto Magistrale “Isabella Gonzaga" e con il patrocinio dedella Facoltà di Lettere e Filosofia - Università "G. D'Annunzio"
Lunedì 21 novembre, ore 11,15, aula magna dell’Istituto Tecnico “F. Galiani”, Chieti, incontro preliminare sul Risorgimento a cura dei docenti Francesco Baldassarre (Liceo Classico “G. B. Vico”) e Roberto Leombroni (Liceo Scientifico “F. Masci”); partecipano gli studenti delle Scuole interessate
Lunedì 28 novembre, ore 16,30, aula magna dell'Istituto Tecnico "F. Galiani", proiezione del film “Noi credevamo”, regia di Mario Martone. Ingresso libero
Trama del film:
Tre ragazzi del sud Italia, in seguito alla feroce repressione borbonica dei moti che nel 1828 vedono coinvolte le loro famiglie, maturano la decisione di affiliarsi alla Giovine Italia di Giuseppe Mazzini. Attraverso quattro episodi che corrispondono ad altrettante pagine oscure del processo risorgimentale per l’Unità d’Italia, le vite di Domenico, Angelo e Salvatore verranno segnate tragicamente dalla loro missione di cospiratori e rivoluzionari, sospese come saranno tra rigore morale e pulsione omicida, spirito di sacrificio e paura, carcere e clandestinità, slanci ideali e disillusioni politiche. Sullo sfondo, la storia più sconosciuta della nascita del paese, dei conflitti implacabili tra i “padri della patria”, dell’insanabile frattura tra nord e sud, delle radici contorte su cui sì è sviluppata l’Italia in cui viviamo. (da Coming soon.it)
“Noi credevamo è soprattutto un film sull’oggi, sulle conseguenze dell’odio fra Italiani che ha impedito di fare del Risorgimento una vera rivoluzione”. Curzio Maltese, La Repubblica
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Supermariobros
Dunque, se manterrà la prima promessa in vita sua, B. si dimetterà oggi, dopo l’approvazione della legge di Stabilità. E domani Monti riceverà l’incarico di formare il governo, in tempo per la riapertura delle Borse, che festeggeranno l’avvento di Super Mario Bros con balocchi, profumi e maritozzi.
Del resto non sono stati gli italiani a cacciare il Cainano (tantomeno Bersani, sebbene lui, ma solo lui, sia convinto del contrario), ma la Bce, l’Ue, l’asse Merkel-Sarkozy, i mercati e la stampa estera che ha visto quel che accadeva in Italia con dieci anni d’anticipo sui bradipi del Corriere e del Sole 24 Ore. Fosse stato per la classe dirigente italiota, ce lo saremmo tenuto altri vent’anni. La prima Liberazione, nel ’ 45, avvenne grazie alle truppe anglo-americane con qualche migliaio di partigiani. La seconda avviene grazie alle truppe franco-tedesche con qualche Carlucci e Pomicino di complemento.
Dunque è soprattutto ai liberatori stranieri che il governo Monti piace e deve piacere. Non certo a un popolo che ancora tre anni fa dava il 40% alla Banda B&B e il 34 al Partito Disperati. Il programma del nuovo governo, scritto in francese e tedesco senza testo italiano a fronte, è ancora un mistero per tutti. Ma tutti gli italiani sani di mente devono augurarsi che venga realizzato. Anche perché, se ci giochiamo pure Monti, è finita.
Se siamo a questo punto, è per il disastro finanziario internazionale, che non è solo colpa nostra, e per il disastro nazionale chiamato B., che è solo colpa nostra (anzi di chi l’ha votato, sostenuto e coperto). Contro il disastro internazionale Monti non può far nulla. Ma contro il disastro nazionale può far molto, non foss’altro perché non si chiama B., anzi ne è l’antitesi antropologica. Difficile immaginarlo con Mangano in giardino, Gelli e Craxi al piano di sopra, Tarantini dietro la porta, Ruby nel lettone e Lavitola al telefono. (continua nella sezione "Rassegna stampa") Marco Travaglio, Il Fatto Quotidiano, 12-XI-2011
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DDL STABILITÀ
Abolito il catalogo nazionale delle armi Un regalo alla lobby delle pallottole
Approvata ieri dall'aula del Senato, la legge di stabilità passa oggi all'esame della Camera. Insieme al colpo di mano sull'editoria e alla legge mancia che destina 150 milioni a un non meglio precisato «sviluppo dei territori», arriva il regalo alla lobby delle armi. Mentre con la svendita dei terreni agricoli dello Stato si rischia una grande opera di speculazione… Il Manifesto, 12-XI-2011
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L'ultimo regalo del Cavaliere all'industria della guerra
La cancellazione del Catalogo delle armi da sparo - misura contenuta nel maxi emendamento alla legge di stabilità - è un favore alla lobby degli armieri e un pericolo per la comunità. Infatti, grazie a questa misura scompariranno delle elementari forme di controllo (ad esempio la loro omologazione-come succede per le automobili- agli standard previsti) sulle armi circolanti nel nostro paese: una sorta di “liberalizzazione” (anche qui) che favorirà la commercializzazione delle armi più pericolose senza che lo Stato ne abbia traccia. Ci avviciniamo al modello americano e non a caso la preoccupazione non è solo dei pacifisti, ma anche dei sindacati di polizia che attaccano “i lobbisti e gli affaristi del mondo delle armi” E Sbilanciamoci da tempo propone non solo, ovviamente, di mantenere il catalogo, ma di rendere più difficile l’ottenimento del porto d’armi e di raddoppiarne il costo, destinando i ricavi alla riconversione dell’industria delle armi.
Che si usi un provvedimento per la crescita economica al fine di favorire una lobby affaristica come quella delle armi (che si contraddistingue per il frequente ricorso alle tangenti) è una vergogna oltre che essere il simbolo della nefanda pochezza-ormai generalmente riconosciuta-dell’azione del governo Berlusconi di fronte alla crisi ... Giulio Marcon, Il Manifesto,12-XI-2011
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L’Europa tra passato e futuro
…Se liberismo, deregulation e libertà di movimento dei capitali rendevano difficilissima una politica economica degli stati e la interdicevano anche alla Ue, chi diventa la forza egemone dello sviluppo dell’Unione Europea?
La crisi aperta dalla catastrofe americana dei subprimes del 2008 e la crisi greca di oggi lo hanno evidenziato brutalmente. La sfera della decisione politica avendo consegnato da un lato alle priorità monetarie dall’altro al gioco dei mercati la maggior parte dei poteri che deteneva sull’economia, non è stata più in grado né di accompagnare né di correggere sviluppo o declino dei suoi paesi membri. L’accrescersi del debito greco, per gli squilibri crescenti dell’economia e una fiscalità ridicola, mentre l’Europa lasciava le sue banche specularvi a man salva, ha spinto quel paese all’insolvenza. Ma quando questa verità esplode, chi si trova davanti la Grecia? Non il Consiglio europeo né la Commissione, e tanto meno il Parlamento europeo. Si è trovata davanti l’asse franco-tedesco, le cui banche erano le sue più grosse creditrici.
Quale delle istanze europee ha incaricato Francia e Germania di affrontare la crisi greca? Nessuna. Alle spalle di Francia e Germania sono stati una Bce, il cui governatore era sulla via d’uscita per essere sostituito da Mario Draghi, e il Fondo Monetario Internazionale, diretto, dopo le sfrenatezze sessuali di Dominique Strass Kahn, dalla ex ministra francese delle finanze Christine Lagarde. Chi dunque della Ue dava autorità al presidente Sarkozy e alla cancelliera Merkel di decidere sul fallimento di un paese, sulla sua eventuale uscita dall’euro, sulle condizioni per evitare l’una e l’altra catastrofe (neanche prese in considerazione dai tentativi ripetuti di poderosi trattati)?
Il potere delle grandi economie, che avevano prestato alla povera Grecia. Un potere sancito dalle agenzie di rating. Esse hanno stabilito che la Germania, con i suoi surplus, è il solo paese a tre A che può accedere al credito al tasso del 2,5%; la Francia ha le tre A in bilico e deve pagare un tasso del 3%, l’Italia ha solo due A intere e deve pagare circa il 7% mentre la Grecia, sprovvista di buoni voti, deve pagare un tasso dal 24% al 30%, i creditori essendo così poco certi delle sue possibilità di rimborso da praticare interessi che costituiscono già parziale rimborso di capitale. Sono dunque la Germania e la Francia a porsi di fronte alla Grecia, debitrice soprattutto alle loro banche, e sono loro a predisporne il piano di salvataggio: tagli ai salari, tagli alle pensioni, vendita di tutti i beni pubblici possibili, imposte leonine e ventennali controlli. In cambio, il dimezzamento del valore dei titoli greci detenuti dalle banche private.
(continua nella sezione "Rassegna stampa") Rossana Rossanda, Il Manifesto on line, 12-XI-2011
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Cala il sipario sul Truman Show
Ci sono due scene, nel fine regno di Berlusconi, che dicono la sua caduta con crudezza inaudita: più ancora del voto del rendiconto dello Stato che ha attestato, ieri, lo svanire della maggioranza. Ambedue le scene avvengono fuori Italia, trasmesse dal mezzo che Berlusconi per decenni ha brandito come scettro: la tv. La prima è il riso di Sarkozy e Merkel, quando una giornalista chiede se Roma sia affidabile. È l'equivalente del lancio di monete su Craxi: un'uccisione politica. La seconda scena è del 4 novembre, dopo il G20 a Cannes, e forse è quella che parla di più. Con volto tirato, stupito, il Premier ripete che di crisi non c'è traccia, che "per una moda passeggera" i mercati s'avventano sul nostro debito sovrano: "Noi siamo veramente un'economia forte, la terza economia europea, la settima economia del mondo... la vita in Italia è la vita di un Paese benestante, in tutte le occasioni questo si dimostra... i consumi non sono diminuiti, i ristoranti sono pieni, con fatica si riesce a prenotare posti negli aerei, i posti di vacanza nei ponti sono assolutamente iperprenotati... ecco, non credo che voi vi accorgiate, andando a vivere in Italia, che l'Italia senta un qualche cosa che possa assomigliare a una forte crisi! Non mi sembra!"
Vale la pena soffermarsi su questa frase - su questo "non credo", "non mi sembra" - perché in pochi secondi apprendiamo quel che è stato, ed è, il berlusconismo: l'apparenza che usurpa il reale, e il vocabolario di tale usurpazione. Non è il linguaggio della politica, che anche quando s'ingarbuglia s'adatta astuto alle circostanze. Non è neanche il linguaggio di una classe: in questo caso, di un imprenditore sceso in politica perché messo alle strette dalla giustizia. È il linguaggio dello spot promozionale: insistente, sempre eguale a se stesso, sempre indirizzato al cittadino che di politica non vuol sapere, sempre pronto ad annusare il possibile cliente in chi sta appeso alla Tv.
(continua nella sezione "Rassegna stampa") Barbara Spinelli, La Repubblica, 9-XI-2011
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L’articolo che segue è stato pubblicato sul quotidiano “Il Messaggero” il 19 dicembre 1997:
Teatinità: dignità e amore per la libertà
La parola “teatinità” è un termine che è sempre stato utilizzato nei modi più disparati e che proprio per evitare che continui ad essere un paravento dietro cui si nascondono i più biechi interessi di parte, è il caso di cominciare a precisare e di contribuire a definire.
Teatinità è dignità, che ha portato i cittadini di Chieti, nel febbraio 1993, a raccogliere dodicimila firme per lo scioglimento del Consiglio comunale, nella convinzione di doversi liberare di una classe politica, consolidatasi attraverso la prassi di estorcere il consenso del singolo con la promessa di favori e di privilegi che cancellano il diritto. E’ fiducia di poter superare le devastazioni del tessuto sociale e umano portate alla luce da tangentopoli. E’ sicurezza di poter riaffermare gli ideali che sono patrimonio comune di tutti coloro che sono convinti della necessità di un forte rinnovamento della società civile. E’ coscienza di compiere il proprio dovere. E’ volontà di capire quanto avviene intorno, attraverso la discussione e il confronto. E’ solidarietà, che ha spinto tanti, anche a costo della vita, durante la seconda guerra mondiale, ad aiutare i ribelli, i fuggiaschi, i ricercati. E’ semplicità e gentilezza d’animo, esemplarmente tratteggiate dal poeta Raffaele Fraticelli. E’ riservatezza, rispetto, amore per la verità, per la giustizia, per la libertà. E’ capacità di guardare alla tradizione come strumento per la riaffermazione della identità e della appartenenza. E’ volontà di essere protagonisti della propria vita.
Ma se tutto questo è soffocato, con mezzi diversi, dai potenti di turno che “educano” il popolo all’accettazione supina e alla delega in cambio di una presunta tranquillità e di un benessere solo relativo, allora, la “teatinità” viene completamente tradita e può assumere il significato negativo di chiusura, egoismo, diffidenza, sospetto verso il nuovo e il diverso, apatia, inerzia, rassegnazione, subordinazione, tradizionalismo e oggi, questa città rischia di tornare al passato, o, forse, vista l’attuale situazione, dal passato non è mai uscita.
Se è così, il campione della “teatinità” è colui che è in grado di perpetuare questo sistema.
Tuttavia, la città è indubbiamente ricca di risorse e di energie, capaci di accettare la sfida della realtà e di progettare il futuro. Associazione Chieti nuova 3 febbraio
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L’Unione degli studenti torna in piazza il 4 novembre
Nell’appello per la nuova mobilitazione, si chiede, tra l’altro, di finanziare il diritto allo studio e l’edilizia scolastica. Uds
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Con la norma Sacconi quasi 738.000 disoccupati in più
…Secondo la stima della Cgia (Associazione Artigiani Piccole Imprese-Mestre), sommando le Ula (Unità di lavoro standard) che hanno utilizzato la Cig a zero ore nel 2009 (299.570 persone), nel 2010 (309.557) e nei primi 7 mesi di quest'anno (128.574), si ottengono 737.700 potenziali espulsi dal mercato del lavoro che in questi ultimi due anni e mezzo avrebbero fatto salire il tasso di disoccupazione relativo al 2011, all'11,1%...
…Sacconi, anche in riferimento all'intervista di oggi sul “Corriere della Sera”, è stato al centro della polemica politica. Il leader della Cisl Raffaele Bonanni, si schiera con la Cgia e si dice sicuro che, facilitando i licenziamenti «salirebbe la disoccupazione» e che sarebbe una sorta di «liberi tutti per licenziare chi si vuole». Per il Pd Cesare Damiano «Sacconi è paradossale: dopo aver reintrodotto il lavoro a chiamata e lo staff leasing, forme di lavoro precario cancellate dal governo Prodi, e dopo aver abolito la tutela per le giovani madri dal licenziamento in bianco, in questo caso introdotta dal precedente governo, ora finge una conversione sulla via di Damasco denunciando l'abuso dei contratti a progetto e dei tirocini da lui stesso favoriti»… Il ministro «continua a nascondere le intenzioni del governo di distruggere i diritti fondamentali dei lavoratori», ha rincarato il responsabile lavoro e welfare dell'Idv, Maurizio Zipponi… Licenziamenti –Sacconi: “Ho paura che torni violenza”, 29-X-2011, www.leggo.it
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Caccia grossa a chi lavora
Partiamo da un numero: 1000 miliardi di euro, una cifra stratosferica, quasi 4 volte il debito pubblico greco. Mille miliardi è la somma che il Consiglio d'Europa ha deciso di impegnare per la salvezza del sistema finanziario europeo. Non c'è da stupirsi che ieri le borse abbiano fatto baldoria con guadagni clamorosi in una fase della congiuntura mondiale che non spinge di certo all'ottimismo. Il sistema è salvo, scrivono i commentatori. Ma quale sistema? Ieri il manifesto ha pubblicato con grande rilievo una notizia di fonte Credit Suisse, una della banche più accreditate del sistema finanziario: nell'ultimo anno meno dell'1% della popolazione mondiale ha «arraffato» il 39% della ricchezza globale, quasi il 4% in appena dodici mesi. Se non bastasse, l'Ufficio del bilancio del Congresso Usa ci ha fatto sapere che negli ultimi 28 anni il reddito dell'1% della popolazione più ricca è salito, in termini reali, del 275%, mentre quello del 20% della popolazione più povera di appena il 18%. Insomma , la forbice della distribuzione dei redditi si sta allargando.
Questi numeri (uniti ai 1000 miliardi) sono la conferma che il bailout, cioè la ciambella di salvataggio ha funzionato a senso unico salvando (quasi banale ripeterlo) chi la crisi del 2008 aveva provocato. Anzi, rendendolo più ricco. Ma c'è un altro aspetto niente affatto secondario: questi numeri smentiscono la vulgata che indicano nella globalizzazione la soluzione di ogni problema. Al contrario è «questa» globalizzazione che ha portato al trionfo della finanza e allo schiacciamento dei diritti delle persone. Ieri Gianni Rinaldini ha scritto che «in questi anni c'è stato un quotidiano smantellamento di ciò che conferisce al lavoro umano una condizione diversa da una merce».
(continua nella sezione "Rassegna stampa") Galapagos, Il Manifesto, 28-X-2011
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Costituzione della Repubblica Italiana
Art. 41
L'iniziativa economica privata è libera.
Non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana.
La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l'attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali.
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La trappola ideologica
Per due giorni l'assemblea di Montecitorio ha discusso sulla revisione dell'art. 41 per poi decidere di accantonarlo e rinviarne l'esame. Ma può un governo debole e sull'orlo di una crisi parlamentare proporsi l'obiettivo alto e nobile di riformare la Costituzione? Se si guarda al fondo della questione, senza arrestarsi al piano ingannevole della legalità formale, ma spingendosi a osservare il piano essenziale della legittimazione reale dei comportamenti politici, la risposta è chiara: no. La legge suprema che fonda il patto politico fondamentale e definisce i principi della convivenza civile, non può essere mutata. Non avrebbe alcuna legittimazione, dunque, l'atto di forza di una minoranza sociale e politica che possiede una maggioranza parlamentare esclusivamente in virtù di un distorto (e incostituzionale) sistema elettorale e a seguito di disinvolte acquisizioni di singoli parlamentari…
…Oggi si vuole usare la Costituzione e le sue norme per scopi anticostituzionali. Non si punta infatti solo o tanto a modificare l'assetto dei poteri e dei diritti costituzionali, quanto essenzialmente ad indebolire e delegittimare la Costituzione nel suo complesso al fine di conservare il potere (anche se solo ancora per qualche altro mese!).
Il Governo in carica, nel tentativo di sopravvivere, avanza allora un profluvio disarticolato e incoerente di proposte per modificare parti essenziali della Costituzione: cancellando ogni limite d'ordine "sociale" all'attività economica privata, per esaltare un'ideologia neoliberista che nessun liberale potrebbe condividere; colpendo la rappresentanza politica già in agonia («vile, tu uccidi un uomo morto», direbbe Francesco Ferruzzi), riducendo il numero dei parlamentari, senza però riaffermare, come sarebbe auspicabile, un ruolo centrale all'organo della rappresentanza popolare, bensì per proseguire nell'irresponsabile opera di marginalizzazione politica del Parlamento; ridefinendo i rapporti tra politica e magistratura, con lo scopo dichiarato di mettere fine alla presunta politicizzazione dei giudici tramite un più stringente controllo politico della magistratura da parte del sistema dei partiti, con buona pace del principio costituzionale dell'indipendenza; eliminando dal testo costituzionale un livello di governo (le Province), senza però intervenire sulle loro competenze e funzioni, con l'effetto di ridurre le garanzie costituzionali dei servizi sociali sino ad ora assicurati.
(continua nella sezione "Rassegna stampa")
Gaetano Azzariti, Il Manifesto, 21-X-2011
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Il 28 ottobre Nessun dorma
Roma, Piazza del Popolo, h. 10,00
Manifestazione Nazionale delle Pensionate e dei Pensionati
Combattiamo per il futuro
Più Equità - Più Diritti – Più Giustizia
www.spi.cgil.it
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Islamismo e petrolio
L´esecuzione di Gheddafi sarà forse l´inizio della fine della rivoluzione libica. Forse. Di certo è una tappa importante della controrivoluzione geopolitica pilotata dalle petromonarchie del Golfo e dagli islamisti. Ossia dagli esclusi della prima ondata insurrezionale che dal 17 dicembre 2010 ha scosso il Nordafrica, a partire dalla Tunisia e dall´Egitto. Sisma percepito con terrore dall´Arabia Saudita e dai suoi satelliti nel Golfo.
Regimi assolutisti che sposano il pubblico purismo islamico (di rado praticato in privato) al vincolo strategico con l´America, fondato sullo scambio fra energia araba e asset militari a stelle e strisce rivolti contro l´arcinemico comune: l´Iran.
Dopo il panico, la prima profilassi sotto specie di pioggia di dollari: quasi duecento miliardi elargiti pronta cassa dal re saudita ai suoi grati sudditi, varie decine dagli emiri del Golfo. Ma due eventi chiave marcano quasi contemporaneamente l´avvio della controrivoluzione: l´invasione saudita del Bahrein e la guerra per rovesciare Gheddafi, erratico nemico di Riyad e di quasi tutti i regimi arabi, oltre che degli islamisti.
Il 12 febbraio le truppe saudite entrano a bandiere spiegate nel Bahrein in rivolta, nel timore che cada in mani iraniane. Buon esempio di "aiuto fraterno" che in tempi e contesti diversi avrebbe suscitato almeno la riprovazione delle nostre democrazie. Nulla di ciò. Anzi, sospiri di sollievo a Washington come a Londra, a Pechino come a Berlino, a Tokyo come a Parigi. Insomma ovunque si teme che la primavera araba possa estendersi ai custodi del più strategico tesoro energetico - le monarchie arabe del Golfo - tralignando in inverno globale.
(continua nella sezione "Rassegna stampa") Lucio Caracciolo, www.controlacrisi.org; l’articolo è stato pubblicato dal quotidiano La Repubblica, 22-X-2011
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Quel «killer» di Las Vegas arrivato da una base in Sicilia
Il «Telegraph»: così la Nato ha spinto il raìs nelle mani dei miliziani islamici di Misurata
Le immagini di Gheddafi linciato e ucciso da una folla inferocita di miliziani sono state diffuse su scala mondiale, per dimostrare che quella libica è stata una ribellione popolare conclusasi col rovesciamento dell'odiato dittatore. Versione semplicistica, facente parte delle potenti «armi di distrazione di massa» usate nell'operazione Protettore Unificato. Ben diversa la realtà che sta venendo a galla, come dimostra la documentata ricostruzione degli avvenimenti fatta ieri dal quotidiano britannico The Telegraph.
Dopo aver svolto un ruolo chiave nella conquista di Tripoli, gli agenti della Cia e del servizio segreto britannico MI6, che operano sul terreno in Libia, si sono concentrati nella caccia a Gheddafi, sfuggito ai massicci bombardamenti Nato.
(continua nella sezione "Rassegna stampa") Manlio Dinucci, Il Manifesto, 22-X-2011
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La democrazia non ha prezzi
La qualità della politica e dei politici si misura nelle situazioni difficili. Grave è sicuramente quel che è avvenuto sabato a Roma, e proprio per questo sarebbe stato indispensabile, da parte di tutti, reagire senza emotività, senza cedere alla tentazione di sfruttare la situazione per catturare qualche facile consenso.
E senza proporre misure che poi, in concreto, possono rivelarsi pericolose e pure scarsamente efficaci. Qualche memoria in questo senso dovremmo averla, a cominciare da quella legge Reale così incautamente evocata. E dovremmo aver capito, proprio perché abbiamo attraversato il dramma del terrorismo, che la forza della democrazia sta nella capacità di utilizzare fermamente la legalità ordinaria, senza precipitarsi ad invocare leggi eccezionali appena ci si trova di fronte a qualche difficoltà…
…La democrazia, dovremmo saperlo, è un regime difficile, dove la stessa salvezza della Repubblica non può mai essere pagata con il sacrificio di diritti fondamentali. Ma proprio qui sta la sua forza profonda, perché può opporre la sua fiducia nella libertà anche a chi la nega. E così può sfuggire alla trappola nella quale i violenti vorrebbero chiuderla: obbligarla a negare se stessa, per divenire in tal modo più agevolmente attaccabile. Questo è il garantismo dei tempi difficili, votato alla difesa dei principi e non strumentalizzato per la difesa di interessi personali. Stefano Rodotà, triskel182. L’articolo è stato pubblicato dal quotidiano La Repubblica, 19-X-2011
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La violenza e la politica
…Oggi le Camere appaiono paralizzate e svilite. Il punto vero è il blocco, e quindi lo sblocco della politica. Non servono leggi speciali. Serve di nuovo la politica. Vittorio Emiliani, Il Centro, 19-X-2011
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Contro la violenza costruiamo una nuova politica
C'è qualcosa di realmente pericoloso nella violenza che sabato scorso si è abbattuta sulla manifestazione di Roma. È l'idea che le cose che non si possano più cambiare, che si possano solo distruggere, che la politica sia la cosa più sporca e inconcludente che esista, che i politici e le forze politiche siano tutti uguali e che, in fondo, anche tutti gli altri siano complici e compromessi. Per questo gli incappucciati di sabato non hanno avuto alcuno scrupolo nel rivoltarsi violentemente contro i manifestanti che cercavano di fermarli, nel distruggere ogni cosa senza nemmeno interrogarsi sulla condizione dei loro legittimi proprietari, nel devastare indifferentemente auto, moto, banche, abitazioni, chiese, uffici, spazi, piazze e beni pubblici. La loro scelta di nascondersi e di mimetizzarsi nel corteo per limitare la reazione della polizia non è stata solo una tecnica militare, è stata anche un chiaro gesto di disprezzo nei confronti di tutti quei cittadini che credono ancora nell'importanza e nell'utilità della manifestazione e della partecipazione. Flavio Lotti, La Tavola della pace, Il Manifesto, 19-X-2011
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Amnesty, falliti i controlli sulle armi
E gli Stati fanno affari con le guerre
L'ipocrisia dei governi (Italia compresa) che affermano di stare dalla parte della gente in Medio Oriente e Africa del Nord sono gli stessi che hanno fornito armi, proiettili ed equipaggiamento militare e di polizia usati per uccidere, ferire e imprigionare arbitrariamente migliaia di manifestanti pacifici in Tunisia, Egitto, Siria e Yemen.
ROMA - Stati Uniti, Russia ed altri paesi europei hanno fornito grandi quantità di armi a governi repressivi del Medio Oriente e dell'Africa del Nord prima delle rivolte di quest'anno, pur avendo le prove del rischio che quelle forniture avrebbero potuto essere usate per compiere gravi violazioni dei diritti umani. È quanto ha dichiarato oggi Amnesty International, pubblicando un rapporto intitolato Trasferimenti di armi in Medio Oriente e Africa del Nord: le lezioni per un efficace Trattato sul commercio di armi, che esamina le esportazioni verso Bahrein, Egitto, Libia, Siria e Yemen a partire dal 2005… Il Fatto Quotidiano, 18-X-2011
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MANIFESTAZIONE NAZIONALE
sabato 15 ottobre ROMA – ore 14
Piazza della Repubblica
CAMBIAMO L’EUROPA, CAMBIAMO L’ITALIA
PEOPLES OF EUROPE, RISE UP!
PULLMAN DALL’ABRUZZO INFO: 085 66788
Fermare gli strozzini è possibile! di Massimo Rossi (Portavoce FdS)
http://www.federazionedellasinistra.com/federazione/?p=5484
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II Ministro Gelmini e il mito di Pallade Atena
Che il potere tema la conoscenza narrano, impareggiabili, i Greci antichi nel mito di Pallade Atena, vergine dea della sapienza, nata contro il volere di Zeus, padrone dei cieli, dei numi e del mondo.
Spodestato il padre Cronos e incantato da Metis, titana della conoscenza, Zeus volle farla sua. E' andata sempre così: il potere desidera possedere la conoscenza. Messa incinta Metis, però, Zeus sentì nascergli dentro la paura; se dall'ammaliante titana fosse venuto al mondo il frutto d'un connubio col potere, quel figlio l'avrebbe di certo spodestato. Lo spettro del timore trovò conforto nella superstizione, che anche sull'Olimpo fu puntello al dominio, e un oracolo confermò: "il figlio che avrai da Metis sarà la fine del tuo regno..." (continua nella sezione "Rassegna stampa")
Giuseppe Aragno", Il Manifesto", 5-X- 2011, retescuole.net
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Riceviamo e pubblichiamo
Firma contro la legge bavaglio
E' vergognoso! E' tornata l'infame "legge bavaglio" e il Parlamento potrebbe adottarla in qualunque momento: soltanto un enorme grido d'indignazione può fermarla.
La coalizione di Berlusconi è in frantumi, ma nel crollo si sta trascinando la sua maggioranza per portare a segno la "legge bavaglio", che minerebbe sensibilmente il potere del nostro sistema giudiziario di combattere il crimine e la corruzione, e imporrebbe sanzioni draconiane contro editori, giornalisti e blogger. L'anno scorso abbiamo combattuto questa legge e abbiamo vinto. Anche questa volta dipende solo da noi: battiamoci con tutte le nostre forze per salvare la nostra democrazia!
Il bavaglio potrebbe diventare legge in ogni momento! Oltre 350.000 italiani stanno chiedendo al Parlamento di respingere la "legge bavaglio" e proteggere così la libertà di stampa: raggiungiamo ora le 500.000 firme! …Firma
e inoltra questa e-mail a tutti quelli che conosci - la petizione sarà consegnata direttamente ai parlamentari durante ogni voto cruciale da ora fino alle prossime due settimane:
http://www.avaaz.org/it/no_bavaglio_2/?vl
A fronte di nuovi vergognosi scandali sessuali e episodi di corruzione che hanno colpito il Premier e alcuni membri del governo, incluse accuse di prostituzione minorile e appalti assegnati in cambio di ragazze, il governo di Berlusconi sta facendo di tutto per far passare questa legge, che limiterebbe pericolosamente il potere giudiziario e metterebbe il bavaglio agli editori, ai giornalisti e ai blogger.
L'anno scorso abbiamo costretto il Parlamento a chiudere nel cassetto la "legge bavaglio", grazie a un'enorme mobilitazione pubblica, che ha attirato l'attenzione dei media internazionali e ha aiutato a dividere la coalizione governativa. Ma ora che il suo disastroso mandato sta volgendo al termine, Berlusconi sta disperatamente cercando di proteggere se stesso e i suoi alleati dalle condanne e censurare preventivamente la stampa per fermare nuovi scandali dall'essere pubblicati.
Se la "legge bavaglio" passerà, non potremo più raccogliere le prove investigative contro i casi di corruzione e mafia e chiedere conto ai nostri politici, e un fondamento della nostra democrazia sarebbe distrutto. Solo noi possiamo fermare tutto questo! Firma la petizione urgente ora e invita tutti i tuoi amici a farlo:
http://www.avaaz.org/it/no_bavaglio_2/?vl
Negli ultimi due anni insieme siamo riusciti a ostacolare i molteplici tentativi di Berlusconi di imporre i bavagli ai media, al sistema giudiziario e a internet, che avrebbero messo in pericolo il cuore della nostra democrazia. Ma ora che questo scandaloso governo è al tramonto, Berlusconi ci sta provando di nuovo. Non possiamo abbassare la guardia proprio ora: siamo noi i guardiani della nostra democrazia. Il complotto del governo è ora all'attacco, e sta a noi dimostrare che continueremo a combattere finché i nostri diritti fondamentali e le nostre libertà saranno definitivamente rispettati e protetti.
Con determinazione
Giulia, Luis, Alice, Ricken, Pascal, Benjamin e il resto del team di Avaaz
Più informazioni:
Corriere della Sera - Un divieto senza senso
http://www.corriere.it/politica/11_ottobre_05/intercettazioni-un-divieto-senza-senso-giovanni-bianconi_2c8831be-ef16-11e0-a7cb-38398ded3a54.shtml
Il Fatto quotidiano - Giulia Bongiorno: "Non sarò relatrice di questo obbrobrio"
http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/10/04/intercettazioni-bongiorno-non-saro-certo-la-relatrice-di-questo-obbrobrio/162069/
La Repubblica - Caselli: "Togliere le intercettazioni è come eliminare ai medici le Tac"
http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/10/04/intercettazioni-bongiorno-non-saro-certo-la-relatrice-di-questo-obbrobrio/162069/
Wikipedia - Sciopero contro la "legge bavaglio"
http://it.wikipedia.org/wiki/Wikipedia:Comunicato_4_ottobre_2011
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A Barletta muoiono cinque donne nel crollo di un maglificio quattro operaie e una ragazza di quattordici anni rimasta coinvolta accidentalmente nel disastro
Maria Cinquepalmi, di 14 anni, Matilde Doronzo, di 32 anni, Giovanna Sardaro, di 30 anni, Antonella Zaza, di 36 anni, Tina Ceci, di 37 anni.
Secondo le testimonianze, le operaie percepivano 3.95 euro all’ora per produrre tute e magliette.
L’autopsia stabilirà se siano morte per asfissia a causa della permanenza sotto le macerie o per lo schiacciamento causato dalla massa di detriti che si è riversata nel laboratorio. Dura, in merito, la presa di posizione del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che stamane ha inviato un messaggio al sindaco della città Nicola Maffei. “L’inaccettabile ripetersi di terribili sciagure, laddove si vive e si lavora, impone l’accertamento rigoroso delle cause e delle responsabilità e soprattutto l’impegno di tutti, poteri pubblici e soggetti privati, a tenere sempre alta la guardia sulle condizioni di sicurezza delle abitazioni e dei luoghi di lavoro con una costante azione di prevenzione e di vigilanza” ha detto il capo dello Stato. Il Fatto Quotidiano, 3-X-2011
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Riceviamo e pubblichiamo
I nostri governi stanno riempiendo con i soldi nostri le tasche delle banche!
Dobbiamo dare il via libera al fondo salva-stati il prima possibile per salvare la Grecia, l'Europa e l'euro. Tuttavia l'attuale fondo salva-stati fa sì che siamo noi contribuenti a rimborsare le banche del 90% dei loro investimenti forsennati. I greci non vedranno nemmeno un euro di tutti i soldi che stiamo per destinare ai ricchi banchieri. Peggio ancora: il 30% dei nostri soldi andrà agli speculatori, che faranno profitti enormi dalla speculazione sul fondo salva-stati!
Come può essere che i nostri governi abbiano siglato il fondo salva-stati, che ricopre d'oro banche e speculatori e lascia la Grecia in mutande? La risposta è semplice: i governi hanno chiesto anche ai banchieri di firmare il patto. I nostri ministri delle finanze s'incontreranno fra 3 giorni e decideranno del piano: lanciamo un appello enorme a loro e ai nostri parlamenti per tornare al tavolo delle trattative per salvare la Grecia e non le banche:
http://www.avaaz.org/it/eu_people_vs_banks/?vl
In un momento in cui ovunque c'è una grossa stretta sul credito e fette importanti della nostra spesa sociale vengono tagliate con l'accetta, i governi cedono davanti all'altare della lobby dei banchieri. Si giustificano dicendo che sono preoccupati che alcune banche non saranno in grado di assorbire la perdita degli investimenti in Grecia, e che senza gli aiuti fallirebbero. Ma se siamo noi ad avere bisogno di aiuto, e di conseguenza ci rivolgiamo alle banche, non riceviamo soldi gratuitamente, bensì prestiti. Ora le banche sono in difficoltà e si sono rivolte a noi: perché dovremmo trattarle diversamente da come fanno loro? Anziché dare via i nostri soldi gratuitamente, facciamo prestiti o investimenti nelle banche, e chiediamo che ci vengano restituiti a un buon tasso d'interesse!
Questo è quello che hanno fatto Gordon Brown nel Regno Unito e Barack Obama negli Stati Uniti: quando le banche stavano per fallire, non le hanno salvate con finanziamenti a tasso zero, ma con prestiti e investimenti. E nel giro di un anno i contribuenti ci hanno persino guadagnato!
Questo accordo è corruzione pura e semplice. Non c'è ragione alcuna legata all'interesse pubblico per fare questo regalo a banche e speculatori, mentre ci sono miliardi di buoni motivi per provare a proteggere i conti pubblici. Invece di dare via quei soldi, possiamo investirli in Grecia e nella capacità delle nostre società di uscire dalla crisi finanziaria e cominciare nuovamente a crescere. E' arrivato il momento per i nostri politici di non nascondersi più dietro argomentazioni complicate scritte dai banchieri: questo gioco è finito. Urliamo il nostro no a questo scandaloso fondo salva-stati e chiediamo un nuovo patto:
http://www.avaaz.org/it/eu_people_vs_banks/?vl
Troppo spesso ormai il futuro dell'economia e dei nostri bambini viene deciso nelle segrete stanze da interessi corrotti che vogliono solo fare profitto. I cittadini sono totalmente tagliati fuori: è ora di dire basta. I banchieri e i politici ritengono che tutto questo sia troppo complicato perché le persone possano capire o interessarsene. Dimostriamo loro quanto si sbagliano.
Con speranza,
Alex, Iain, Antonia, Emma, Alice, Maria Paz, Pascal e il resto del team di Avaaz
Più informazioni:
Corriere della Sera - Gli hedge fund faranno profitti sul recupero dei bond greci
http://www.corriere.it/notizie-ultima-ora/Economia/Crisi-hedge-fund-scommettono-recupero-bond-greci/29-09-2011/1-A_000253602.shtml
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L'occasione mancata della Ue
La finanza al governo e la politica impotente. I limiti di una Unione costruita solo sulla moneta
Il sociologo Luciano Gallino e l'economista Giorgio Lunghini, a confronto sulla crisi dell'Europa.
Commissione europea, Banca centrale e Fondo monetario concentrano i poteri, alimentano la recessione, espropriano la democrazia. Si deve ripartire dal modello sociale europeo e da un’autorità politica democratica
Luciano Gallino:
Quali sono stati i punti deboli della formazione dell'Ue?
La Ue è nata con due gravi difetti strutturali, insiti nello statuto e relative funzioni della Commissione europea e della Bce. La Ce opera di fatto come il direttorio della Ue, ma non è stata eletta da nessuno, le sue posizioni differiscono sovente da quelle del Parlamento europeo, organismo eletto, e appare in troppi casi funzionare come la cinghia di trasmissione dei dettami iperliberisti dell’Ocse e dell'Fmi. Da parte sua la Bce è una banca centrale di nome, che però opera solo parzialmente come tale. I paesi entrati nell’euro hanno rinunciato al potere più importante che uno stato possa detenere: quello di creare denaro. Oggi solo la Bce può farlo. Ma lo fa male e in modo indiretto, ad esempio concedendo per anni imponenti flussi di credito alle banche che poi creano denaro privatamente con i prestiti che concedono a famiglie e imprese. Il maggior limite della Bce deriva dal suo statuto, che le impone come massimo scopo quello di combattere l’inflazione, laddove una banca centrale dovrebbe avere tra i suoi scopi anche la promozione dello sviluppo e dell’occupazione. Va notato ancora che la sua indipendenza dai governi maschera in realtà la sua dipendenza dal sistema finanziario e la sua mancanza di responsabilità sociale in nome di un ottuso monetarismo. Democratizzare la Ce e la Ue sarebbero compiti impellenti per i governi europei, se non fosse che per governi di destra, come di fatto sono diventati quasi tutti, in fondo una governance non democratica e socialmente irresponsabile della Ue non è poi un gran male…www.sbilanciamoci.info
Giorgio Lunghini:
Che cos'è che ti colpisce di più della crisi attuale dell'Europa? L'immutabilità del paradigma liberista? L'intoccabilità della finanza? L'incapacità politica?
Colpiscono tutte e tre le cose, che però vanno ridefinite. È davvero liberista la politica economica europea, una politica economica in verità imposta da un solo paese, la Germania? In che senso la finanza è intoccabile, se non nel senso che essa finanza è al governo e che dunque la politica è impotente? La finanza è al governo perché l'Unione Europea, non essendo una unione politica, è indifesa nei confronti di quello che Chomski, riprendendo Eichengreen, chiama il «senato virtuale». Questo senato virtuale è costituito da prestatori di fondi e da investitori internazionali che continuamente sottopongono a giudizio le politiche dei governi nazionali; e che se giudicano «irrazionali» tali politiche - perché contrarie ai loro interessi - votano contro di esse con fughe di capitali, attacchi speculativi o altre misure a danno di quei paesi (e delle varie forme di stato sociale). I governi democratici hanno dunque un doppio elettorato: i loro cittadini e il senato virtuale, che normalmente prevale. Ma ciò che colpisce di più è la straordinaria occasione storica che l'Europa ha mancato, nonostante le risorse di cui dispone: l'occasione di diventare una Unione democratica e giusta, ricca e indipendente.
La costruzione europea si è fondata su mercati e monete. C'era un'alternativa?
Il modello c'era, era quello prefigurato dai grandi federalisti italiani. Scriveva Ernesto Rossi, nel 1953: «Una tesi degli esperti (una tesi sostenuta dall'allora presidente della Confindustria, Angelo Costa nda) è che non è necessario costituire una autorità politica sovranazionale incaricata della unificazione del mercato europeo. La unione economica, secondo loro, può essere anche raggiunta con trattati che, conservando integra la sovranità degli Stati nazionali, aboliscano i contingenti alle importazioni, riducano la protezione doganale, regolino la convertibilità delle monete. Solo quando avremo così costruite le mura maestre dell'edifico europeo - essi dicono - potremo metterci sopra il tetto di un governo federale». Questa, infatti, fu la strada intrapresa, ma - avvertiva Rossi - «la verità è che, a questo modo, non si costruisce un bel niente: soltanto l'unificazione politica ci può dare la garanzia che il processo di unificazione economica sarà un processo irreversibile». Si può forse tornare indietro e ricominciare da capo?... Il Manifesto, 2-X-2011
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«Ricordare la Resistenza è un dovere di tutti»
«È un dovere per noi tutti perpetuare il ricordo di coloro che, combattendo nelle fila della Resistenza, restituirono all'Italia il bene supremo della libertà e delle dignità nazionale», è il messaggio che Giorgio Napolitano ha inviato ieri al sindaco di Marzabotto Romano Franchi, in occasione del 67esimo anniversario dell'eccidio di Monte Sole, sull'Appennino bolognese. «A loro - prosegue Napolitano riferendosi ai partigiani - si deve se l'assemblea Costituente potè approvare, grazie alla convergenza di forze politiche diverse, la nostra Carta fondamentale». Le parole del presidente della Repubblica arrivano diritte all'indirizzo del governo che pochi giorni fa ha accolto l'ordine del giorno del Pdl Fabio Garagnani che propone di sostituire la festa del 25 aprile con il 18 aprile del 1948, giorno delle elezioni vinte dall'allora Dc guidata da Alcide De Gasperi. Garagnani non demorde e commenta: «È la lettera di un ex-comunista». Il Manifesto, 1-X-2011
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Contro la casta dei nominati una valanga di firme
Un milione e 200 mila sì al referendum per cancellare la legge porcata che limita i diritti degli elettori… Il Fatto Quotidiano, 1-X-2011
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Un milione di firme Porcellum allo spiedo
…Ieri Vendola ha parlato del «valore civile prima ancora che politico» di queste firme: «I cittadini vogliono contare, non intendono lasciare una delega in bianco ad una classe politica chiusa in un Palazzo sempre più screditato». Ma in Sel non c'è l'unanimità sul ritorno del Mattarellum, come testimoniava il leader storico di quell'area, Fausto Bertinotti, firmando il quesito per il proporzionale. Come sempre, del resto, ha predicato la sinistra radicale e anche la Federazione della sinistra. Il sistema proporzionale però in questo momento renderebbe inutili le primarie, uno strumento con cui anche la sinistra ha imparato a scegliere candidati, programmi e compagni di strada.
La discussione resta. Ma resta anche lo straordinario risultato di queste firme. Ora si attende il vaglio della Cassazione e quello - molto a rischio - della Consulta entro gennaio 2012. Se il referendum non si farà, resterà il milione di persone che hanno detto a tutte le forze politiche, non solo a quelle di maggioranza, che il porcellum va cancellato. Se si farà, questo parlamento tenterà una riforma elettorale, che per anni non ha voluto fare. Oppure, più verosimilmente, finalmente andrà a casa, come la Lega ha già fatto capire. E, gran cosa in una democrazia, sarebbe per mano armata (di biro) dei cittadini. Daniela Preziosi, Il Manifesto, 1-X-2011
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Ma l’ovetto no
…l’anno scorso – come denunciò il Fatto nel silenzio generale, anche del Quirinale – il ministro Calderoli depenalizzò il reato di “associazione militare a scopo politico” con un codicillo nascosto in un decreto omnibus. Da allora, per mandare in fumo un processo che all’inizio vedeva imputati anche i ministri Bossi, Maroni e naturalmente Calderoli, chi fonda bande paramilitari fuorilegge non commette reato. Chi invece ruba un fiore, o una pietra, o un ovetto per te, è un delinquente. Ma solo perché nessun ministro ha ancora rubato fiori, pietre e ovetti. Non resta che aspettare, fiduciosi.
Marco Travaglio, Il Fatto Quotidiano, 1-X-2011
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