Quell'accordo sulla bonifica che pare tanto un bluff

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Quell'accordo sulla bonifica che pare tanto un bluff

L'intesa per la bonifica dell'Ilva di Taranto contiene cifre e stanziamenti che fanno riferimento, quasi interamente, a progetti già approvati in passato. E 60 milioni sono al momento scoperti.

Dopo la ratifica avvenuta giovedì a Roma tra governo centrale, regionale e locale, in molti hanno intravisto nel Protocollo d'intesa per Taranto (il quale, almeno per ora, non è stato sottoscritto dal gruppo Riva), il primo passo da parte dello Stato e della politica di voler dare vita ad un processo di risanamento e bonifica del «Sito d'interesse nazionale del territorio ionico».

Peccato però che le cose non stiano assolutamente così…

Anzi. Per scoprirlo è bastato prendere visione del documento, che prevede un quadro complessivo di interventi di 336 milioni, così suddivisi: 119 mln di «interventi per bonifiche», 187 mln per «interventi portuali» e 30 mln per «interventi per il rilancio e la riqualificazione industriale». Di essi soli 7,2 mln a carico del privato, la Tcl, impresa cinese che gestisce parte del traffico container nel porto di Taranto. Dalle tabelle in cui vengono riportati i vari finanziamenti infatti, vien fuori una rendicontazione dei progetti da anni in itinere per lo sviluppo di Taranto e una serie di cifre prive di copertura economica a carico dello Stato.

Dal Mar Piccolo ai Tamburi, dai dragaggi al potenziamento delle banchine del molo polisettoriale, vengono elencati una serie di interventi già annunciati o stanziati anni addietro. Ad esempio, nei 336 milioni sono stati conteggiati i 190 milioni stanziati per lo sviluppo del porto previsti dall'accordo firmato lo scorso 20 giugno alla presidenza del consiglio. Progetti come «l'adeguamento della banchina del molo polisettoriale per consentire i dragaggi fina a 16,5 metri, comprensivi di distribuzione elettrica e superamento interferenze (51 mln in tutto, 35 dei quali relativi ai fondi Fsc della Regione Puglia); la «banchina tratto verso radice di 800 m a 14,5, consolidamento banchina, rotaie lato mare 14 m' (15 mln a carico dell'Autorità Portuale); «Riqualificazione e ammodernamento della banchina e dei piazzali in radice del molo polisettoriale 23,5 (22 mln a carico dell'Autorità Portuale e 1,5 mln); «Ammodernamento vie di corsa lato terra 3,3 (3 mln a carico dell'Autorithy e 300 mila euro di Tct).

Tutti interventi già approvati e frutto di accordi e protocolli sottoscritti alcuni dei quali addirittura nel 2009 e ratificati lo scorso mese. Altri concreti interventi previsti nel protocollo, non ce ne sono: i ministeri interessati hanno infatti «promesso» di introdurli nella prossima delibera Cipe. Ma per chi mastica la materia, si sa quanti anni di burocrazia debbano passare prima di riuscire ad ottenere tali finanziamenti. Basti pensare che proprio la prossima delibera Cipe dovrebbe prevedere lo stanziamento di 21 mln per la «bonifica e messa in sicurezza permanente dei sedimi contaminati da Pcb nel Mar Piccolo». Sito per il quale già nel 2006 ministero dell'ambiente, Regione Puglia e Provincia di Taranto avevano stanziato 36 mln poi spariti nel nulla (mentre da due anni i mitilicoltori vedono le loro cozze distrutte in discarica perché inquinate da Pcb e diossina oltre i limiti di legge).

Di nuovo, in realtà, c'è ben poco: 8 mln previsti per la bonifica del quartiere Tamburi, il più esposto visto che le prime palazzine sorgono ad appena 200 metri dal siderurgico. Decisamente pochi se si fa riferimento ai 56 mln stanziati anni addietro dalla Regione per la bonifica del quartiere, poi destinati altrove, per finanziare progetti nella provincia di Brindisi. Per le risorse dirette, che ammontano a 60 mln, il protocollo non dice come saranno reperite. Nel documento si legge semplicemente «copertura da definirsi a carico dello Stato».

Gian Mario Leone, Il Manifesto, 30-VII-2012