Home Page II trim. 2014
Riceviamo e pubblichiamo
LIBERA. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie.
Presidio di CHIETI “Melissa Bassi”
Corso di perfezionamento sulla corruzione - Conferenza stampa del 28 Giugno 2014
Sabato 28 giugno p.v. alle ore 10.00
presso la sala Capozucco di Palazzo de Majo a Chieti si terrà la conferenza stampa di presentazione del progetto relativo al Corso di Perfezionamento Universitario dal titolo "CORRUZIONE: ANALISI, PREVENZIONE E CONTRASTO" organizzato dal Presidio LIBERA di Chieti in collaborazione con l'Università Telematica di Torrevecchia Teatina.
Interverranno il Rettore della UNIDAV di Torrevecchia Teatina dr. Fabio Capani, il Prof. Massimo Sargiacomo Direttore del corso, il dr. Nicola Trifuoggi ex Procuratore della Repubblica di Pescara, il dr. Giuseppe Falasca Sostituto Procuratore presso la Procura della Repubblica di Chieti, Angelo Venti Coordinatore di Libera per l'Abruzzo e la Prof.ssa Ada Andriani del Presidio di Libera Chieti.
Info: www.unidav.it
I topi ballano nel formaggio della Grande Opera
Il politico, la stampa e l’imprenditore
Corruzione. Devi essere pronto a qualunque misfatto per far girare la macchina. E’ l’etica neoliberista, lo spirito dell’attuale capitalismo. Modesti politici locali e nazionali di colpo diventano padroni di un territorio da cedere al privato. Corruzione e distruzione vanno insieme.
Vasto dibattito sulla corruzione dilagante. Si cerca di distillare dalla melma quotidiana i caratteri di fondo della speciale pestilenza che imperversa sui cieli d’Italia. In una delle sue pastorali domenicali, Eugenio Scalfari, intimo ormai del nostro pontefice, riferiva il giudizio di papa Francesco sulle cause spirituali: «cupidigia di potere, desiderio di possesso». Il papa più radicale dell’evo moderno coglie nel segno. Ma certo l’accaparramento di beni e potere, febbre dell’individuo contemporaneo, è una costruzione storica, non il risultato della perduta innocenza dell’Eden.
(continua nella sezione Rassegna stampa) Piero Bevilacqua, www.rifondazione.it, pubblicato sul quotidiano Il Manifesto, 24-VI-2014
Syriza italiana - Sinistra il nuovo soggetto da costruire
I travagli attuali di Sel hanno dato la stura a un fiume di trivialità, sparate ad alzo zero in tutte le direzioni. Contro Vendola e Fratoianni, tacciati di «arroccamento identitario», di resa al minoritarismo e alla marginalità. Contro Migliore e gli «scissionisti», accusati di tradimento (gli «Scilipoti di Renzi», i «Razzi di sinistra»…). Contro la sinistra in generale, riesumando l’eterno e un po’ frusto mantra della scissione come vocazione e come destino ( «La maledizione della sinistra più sinistra » intitolava sciacallescamente il quotidiano renziano Europa ). Come se il gusto della separazione abitasse solo su questo versante dello schieramento politico in forma di malattia incapacitante.
(continua nella sezione Rassegna stampa) Marco Revelli, www.controlacrisi.org, pubblicato sul quotidiano Il Manifesto, 22-VI-2014
La destituzione non è sostituzione
La rimozione dei senatori Mario Mauro e Corradino Mineo dalla Commissione affari costituzionali solleva tre ordini di problemi giuridici. Si tratta, in primo luogo, di verificare la correttezza dell’interpretazione del Regolamento del Senato. In secondo luogo, di valutare la conformità a Costituzione della decisione assunta. In terzo luogo, di considerare gli effetti di tale decisone sul sistema politico complessivo.
(continua nella sezione Rassegna stampa) Gaetano Azzariti, www.giustiziaeliberta.it, pubblicato sul quotidiano Il Manifesto il 13-VI-2014
Chieti - 9 giugno 2014
Settantesimo anniversario della Liberazione di Chieti dall’occupazione nazifascista
Una giornata particolare
informazioni:
Il Consiglio Comunale di Chieti, all’unanimità, conferisce la cittadinanza onoraria al 183° Reggimento Paracadutisti della Divisione Nembo che, il 9 giugno 1944, giunto in città, lottò “con una delle ultime postazioni difensive dei Tedeschi”, costringendola alla resa.
La delibera del Consiglio relativa al conferimento della cittadinanza non fa alcun riferimento all’azione dei partigiani nella lotta per la Liberazione della città;
per contribuire a riaffermare la realtà dei fatti
precisazioni:
l’associazione Chieti nuova 3 febbraio, in collaborazione con l’Istituto Tecnico “F. Galiani”, il Liceo Classico “G. B. Vico”, l’UNITRE, L’ANPI-Comitato Provinciale-Chieti, l’ANPI-Sez. “Alfredo Grifone”-Chieti, nell’ambito della XIV edizione del progetto “Il Calendario della Repubblica-Il Dovere della Memoria”, ha promosso
un incontro durante il quale, tra l’altro, si prende atto delle seguenti testimonianze:
“1944, 1 giugno: l’VIII Armata comunica tramite i commandos la prossima offensiva alleata sul fronte di Chieti. Il 2 giugno vengono disposte squadre di partigiani sulle strade dove debbono ripiegare i Tedeschi e altre a guardia di stabilimenti e opere pubbliche. Il 9 giugno i partigiani entrano in azione contro i Tedeschi che ripiegano. Tre militari tedeschi vengono uccisi, 20 fatti prigionieri, 10 feriti…(Relazione D’Ercole). Questa versione sulla convulsa liberazione di Chieti trova sostanziali riscontri in fonti di provenienza alleata. E’ in effetti il gruppo dei partigiani Palombi e Del Grosso a prendere in mano la situazione nell'intervallo di tempo tra la ritirata tedesca e l’arrivo alleato…” Da Costantino Felice, “Dalla Maiella alle Alpi-Guerra e Resistenza in Abruzzo”
“La sera del 9 giugno, una pattuglia della Divisione paracadutisti della Nembo, inquadrata nel Corpo Italiano di Liberazione e comandata dal tenente Piero Cavallera, entra in città da via Roma (sarà ribattezzata via della Liberazione), si scontra con una delle ultime postazioni difensive dei Tedeschi costringendola alla resa (due o più soldati sono uccisi, alcuni restano feriti, diversi sono fatti prigionieri, gli altri si danno a precipitosa fuga verso la valle del Pescara). Dà manforte ai paracadutisti italiani un nucleo di partigiani. Una squadra di militi della Guardia di finanza e di civili, comandata dal brigadiere Emanuele Di Patrizi, sventa il tentativo dei guastatori di far saltare il tratto della Colonnetta nei pressi della chiesa della Madonna degli Angeli”. Da Filippo Paziente, “I Martiri Partigiani di Chieti- Storia-Memoria-Rimozione”;
considerazioni:
Dalle testimonianze risulta evidente il ruolo dei partigiani, mentre, a Chieti, per anni, si è evitato di parlare di Antifascismo e Resistenza, come se i partigiani non avessero dato il loro contributo di valore e di sangue per la difesa della dignità e della libertà di tutti. C’è stato il tentativo di costruire e di perpetuare strumentalmente l’immagine della “città camomilla per la mancanza di masse facili all’irrequietezza”, come la definì il giornalista A. M. Perbellini, quando, nel 1926, venne a Chieti per il processo Matteotti: alibi, pretesto, paravento di interessi di parte, difficili da estirpare!
Riceviamo e pubblichiamo
Fu la Nembo a liberare Chieti?
Alcune riflessioni, a bocce ferme.
Prima del conferimento della cittadinanza onoraria al 183° Reggimento paracadutisti Nembo , il “Comitato provinciale per la valorizzazione della cultura della Repubblica nel contesto dell'unità europea” ha esposto una mostra sulla Nembo nell'atrio del Palazzo Provinciale. Le motivazioni e il testo della delibera approvata dal Consiglio Comunale riflettono l'impostazione e il contenuto documentale della mostra. Nelle motivazioni è scritto che il 9 giugno 1944 paracadutisti del 184* Reggimento Nembo giunsero nella città di Chieti e la liberarono da una dura occupazione […] riuscendo a impedire che le forze occupanti mettessero in atto la già predisposta distruzione di numerose opere e manufatti più significativi della città. Per merito della Nembo, la città di Chieti divenne il primo capoluogo di provincia d'Italia che riconquistava la libertà grazie al sacrificio di sole unità dell'esercito italiano. Nel testo della delibera è scritto che il 183° e il 184° Reggimento della Divisione Nembo contribuirono in modo determinante alla liberazione della Provincia e della città di Chieti.
(continua nella sezione Riceviamo e pubblichiamo) Filippo Paziente
Come rendere la vita difficile alla corruzione
Ci sono priorità vere, e priorità inventate. L’ondata degli scandali ha messo in chiaro che la vera emergenza per il paese non è l’inseguimento di riforme sbagliate, ma la lotta alla corruzione. Un percorso accidentato, come dimostra la sconfitta del governo sulla responsabilità civile dei giudici. Ha ragione l’Anm quando afferma che con la tempesta in atto è un segnale davvero brutto.
È opinione comune che per la corruzione sia importante reprimere, ma che più ancora valga prevenire. Quindi va bene puntare alla ridefinizione di profili di codice penale o procedura penale, come il riciclaggio, l’autoriciclaggio, la concussione, la prescrizione, magari correggendo al volo qualche nefandezza come la sostanziale cancellazione del falso in bilancio. Ma non si previene alcunché solo con i reati o le pene. Chi delinque lo fa comunque pensando di essere troppo bravo, furbo o fortunato per essere colto con le mani nel sacco. Soprattutto con i tempi lunghi della giustizia italiana.
(continua nella sezione Rassegna stampa) Massimo Villone, www.controlacrisi.org, pubblicato sul quotidiano Il Manifesto, 13-VI-2014
Marco Travaglio
“ I governi sono costituiti da marionette con gente dietro che non fa fare loro ciò che non vogliono che si faccia”
Caso Moro, “stop dei servizi a cattura del Br Casimirri latitante in Nicaragua”
Nel '98 ci provò il magistrato milanese Meroni, per trovare riscontri a collegamenti tra Br e omicidio Calabresi. Nel 2006 toccò all'ufficiale del Sisde Cataldi. Il primo, rivelano oggi fonti investigative, fu bloccato da un intervento delle autorità del Nicaragua, il secondo da ordini superiori
Tra i buchi neri del caso Moro c’è anche la latitanza di Alessio Casimirri, ex brigatista del commando di via Fani. Una circostanza rivelata nel cosiddetto ‘memoriale’ sull’agguato a Moro di un altro ex membro delle br, Valerio Morucci.
La fuga protetta di Casimirri, che partì per il Nicaragua dalla Francia con un passaporto secondo molti fornito dai servizi segreti, ha retto il passaggio del tempo. In particolare, rivelano oggi fonti investigative, almeno un paio di tentativi di incursione da parte di due uomini delle istituzioni, un magistrato e un alto ufficiale del Carabinieri, entrambi bloccati prima che le loro azioni potessero avere un seguito.
(continua nella sezione Rassegna stampa) Stefania Limiti, il Fatto Quotidiano, 14-VI-2014
Firma anche Tu
www.articolo 21.org
“Basta impunità per chi depista le indagini della magistratura”. Appello a Renzi, Grasso e Boldrini
I depistaggi sono stati lo strumento utilizzato dai responsabili materiali e morali delle vicende stragiste e di terrorismo del nostro Paese per rallentare, se non bloccare, le inchieste e per impedire l’accertamento di fatti delittuosi gravissimi sulle stragi che da piazza Fontana al 1993 hanno insanguinato l’Italia. Un capitolo ancora non completamente scritto, fatto di omissioni, bugie, distruzioni di documenti, emersi giudiziariamente, compiuti da pubblici ufficiali inseriti negli apparati dello Stato.
L’introduzione di un reato specifico che sanzioni penalmente il comportamento omissivo e occultante diviene improcrastinabile. L’attuale ordinamento si è limitato a prevedere, per casi simili, solo i reati di falsa testimonianza, calunnia, omissione o soppressione di atti d’ufficio, senza evidenziare le conseguenze che tali condotte hanno sul piano penale e della verità. Un’ impunità non più tollerabile per le conseguenze che quelle condotte hanno causato, e potranno causare, a danno della società e della giustizia.
Per questo chiediamo al presidente del Consiglio Matteo Renzi, e ai presidenti di Camera e Senato, Pietro Grasso e Laura Boldrini, di calendarizzare e votare la proposta di legge n. 559, presentata dall’on. Paolo Bolognesi – all’esame della Commissione Giustizia – che introduce, dopo l’art. 372 del codice penale, il reato di depistaggio per i pubblici ufficiali che occultano la verità all’autorità giudiziaria - totalmente o parzialmente - non solo per i fatti di terrorismo e strage, ma anche per vicende legate all’associazione mafiosa, traffico di droga, traffico illegale di armi e di materiale nucleare, chimico o biologico. Pena la sanzione della reclusione da sei a dieci anni.
E’ un appello che intendiamo promuovere in tutte le sedi istituzionali, coinvolgendo anche la società civile, perché non possiamo accettare che il nostro Paese continui a regalare ai depistatori in divisa l’immunità penale e morale dalla verità e dalla giustizia.
Giovanni Bachelet
Benedetta Tobagi
Manlio Milani
Giovanna Maggiani Chelli
Maddalena Rostagno
Sabina Rossa
Silvia Piera Calamandrei
Luigi Ciotti
Giuseppe De Lutiis………
IL MONDIALE NEL PALLONE
Collezione Renato Mariotti
La storia dei mondiali di calcio dal 1930 al 2010
ripercorsa attraverso l’esposizione di palloni, scarpe da calcio e giornali sportivi
S.E.T. SPAZIO ESPOSIZIONI TEMPORANEE – PALAZZO DE’ MAYO
Corso Marrucino, 121 CHIETI
12 GIUGNO-13 LUGLIO 2014
INGRESSO LIBERO
COMUNICATO STAMPA
9 giugno 1944-9 giugno 2014
A conclusione della XIV edizione del progetto
Il Calendario della Repubblica-Il Dovere della Memoria, l’associazione Chieti nuova 3 febbraio, in collaborazione con l’Istituto Tecnico “F. Galiani”, il Liceo Classico “G. B. Vico”, l’UNITRE, l’Associazione Nazionale Partigiani-Comitato Provinciale, l’Associazione Nazionale Partigiani-Sezione “Alfredo Grifone”-Chieti, Lunedì 9 giugno 2014, ore 18,00, nella Sala del Consiglio Provinciale, ricorda la Liberazione di Chieti dall’occupazione nazifascista attraverso la testimonianza di Raffaele Fraticelli, memoria storica della città e gli interventi di Antonio Innaurato, presidente dell’ANPI provinciale, di Costantino Felice, docente di Storia economica presso l’Università “G. D’Annunzio”, autore del libro “Dalla Maiella alle Alpi-Guerra e Resistenza in Abruzzo”.
Dalle note di copertina del libro “Dalla Maiella alle Alpi-Guerra e Resistenza in Abruzzo” :
Sul suolo abruzzese la linea Gustav ristagna dall’ottobre 1943 al giugno dell’anno dopo, seminando ovunque morte e distruzione. Qui le popolazioni civili, entro quadri geografici e storici molto peculiari, vengono coinvolte nelle forme più tipiche e atroci del secondo conflitto mondiale: evacuazioni in massa, bombardamenti, stragi, scontri all’arma bianca, fino alla «terra bruciata». Solitamente di questo scacchiere bellico nella pubblica opinione – e anche nella letteratura corrente – viene ricordata la «battaglia di Cassino», facendone così risaltare soprattutto, se non esclusivamente, il versante tirrenico, dal lato strettamente militare come pure da quello resistenziale. Ma anche le battaglie – dal Sangro a Ortona, significativamente definita la «Stalingrado d’Italia» – che nel 1943-44 si combattono in Abruzzo, sul versante adriatico, sono tra le più cruente e rovinose della guerra. In questo contesto, ancor prima che al Nord, prende corpo un robusto movimento partigiano, dai tratti originali e anticipatori, la cui punta più avanzata – la Brigata Maiella – continuerà a combattere con gli Alleati, secondo modalità proprie, fino alla liberazione dell’Italia intera. L’autore ricostruisce un ricco mosaico di bande ed eventi resistenziali,…che finora la storiografia nazionale e internazionale ha scarsamente considerato… Partendo da uno specifico quadro regionale, il libro offre uno spaccato molto variegato, per diversi aspetti inedito, della guerra e della Resistenza in Italia, con la messa a fuoco di questioni cruciali per il ricorrente dibattito culturale sul quale si plasma l’identità della nazione.
Conservatori al potere
La riforma costituzionale è tornata tra le priorità dell’attuale maggioranza. Si riparte da lì dove eravamo rimasti prima delle elezioni: dal progetto del governo, nonostante esso sia stato criticato da quasi tutti i senatori della commissione affari costituzionali, malgrado l’approvazione di un opposto ordine del giorno che dovrebbe impegnare in senso contrario la stessa commissione. È allora opportuno anzitutto ricordare ciò che sembra si voglia invece pervicacemente dimenticare: le costituzioni non sono strumenti di governo.
Il loro scopo è quello di limitare i sovrani, assicurare i diritti, dividere il potere. Una costituzione strumentum regni non è una costituzione moderna: «Non si ha costituzione se essa non fissa la separazione dei poteri e non assicura la garanzia dei diritti» è scritto nei testi fondativi il costituzionalismo moderno, è scritto nell’articolo 16 della dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino del 1789. Ed è semplicemente questo che sosteniamo quando affermiamo che la costituzione non è nella disponibilità di nessuna maggioranza politica. Non è nella disponibilità neppure dei governi amici o ritenuti tali.
(continua nella sezione Rassegna stampa) Gaetano Azzariti, Il Manifesto, 2-VI-2014
Non è la Dc, il Pd è il partito americano
Dentro il voto. Non più di sinistra, né di centrosinistra. Neanche una reincarnazione della vecchia Dc. Il risultato italiano del voto del 25 maggio non è di quelli che possono essere frettolosamente giudicati. Mi limito a qualche considerazione provvisoria. Mentre gli spostamenti dell’elettorato negli altri paesi europei appaiono abbastanza leggibili, i nostri sono più complicati. Per molte ragioni: innanzitutto perché sono entrate in scena forze che prima non c’erano, e non solo che si sono ingrandite o rimpicciolite. Fra queste metterei anche il Pd, che non è più la continuazione dei partiti che l’hanno preceduto. E’ un’altra cosa, nuova: non più un partito di sinistra, e nemmeno di centrosinistra. Non direi neppure una reincarnazione della vecchia Dc: anche in quel partito coesistevano interessi e rappresentanze sociali molto diverse, ma ciascuna era fortemente connotata ideologicamente, aveva proprie specifiche culture e leader di storico peso. Anche il partito renziano è un arcobaleno sociale, ma le sue correnti sono assai meno chiare, hanno un peso assai minore, scarsi ri ferimenti nella tradizione di tutte le formazioni che l’hanno preceduto in questi quasi 25 anni. Se si dovesse trovare una similitudine direi piuttosto che si tratta del Partito democratico americano.
(continua nella sezione Rassegna stampa) Luciana Castellina, Il Manifesto, 30-V-2014
Quante facce ha il no all’austerity
Dentro il voto. La destra europea sale al 25% e fa intravedere i fantasmi dei nazionalismi del ’900. Resiste e cresce anche la sinistra critica. La strada della Lista Tsipras è lunga ma è una buona chance, forse l’ultima. Il messaggio uscito dalle urne è come lo starnazzare delle oche in Campidoglio. Che però salvarono Roma perché il loro allarme venne raccolto. Lo sarà anche questo? E di quale allarme si tratta? Possiamo ripartire le scelte dell’elettorato in due campi. Nel primo sta chi ha scelto uno dei partiti sostenitori delle politiche di austerity. Per quanto diversi (un elettore dell’Ump francese non ha molto in comune con chi vota Pd), si può dire che si è trattato di un’espressione di consenso. Il messaggio uscito dalle urne è come lo starnazzare delle oche in Campidoglio. Che però salvarono Roma perché il loro allarme venne raccolto. Lo sarà anche questo? E di quale allarme si tratta? Possiamo ripartire le scelte dell’elettorato in due campi. Nel primo sta chi ha scelto uno dei partiti sostenitori delle politiche di austerity. Per quanto diversi (un elettore dell’Ump francese non ha molto in comune con chi vota Pd), si può dire che si è trattato di un’espressione di consenso.
(continua nella sezione Rassegna stampa) Alberto Burgio –Il Manifesto, 30-V-2014
Il Calendario della Repubblica-Il Dovere della Memoria - XIV edizione
Martedì 3 giugno 2014, ore 11.15
Aula magna Liceo Classico “G. B. Vico”
Lo spirito Repubblicano
la nascita della Repubblica e la Costituzione
Proiezione del documentario “Italia 1943-1946”- Istituto LUCE
Interventi
degli studenti
dell’Istituto Tecnico “F. Galiani”
del Liceo Classico “G. B. Vico”
del Liceo Scientifico “F. Masci”
dei docenti
Francesco Baldassarre
Roberto Leombroni
a cura dell’associazione Chieti nuova 3 febbraio, in collaborazione con l’Istituto Tecnico “F. Galiani”, il Liceo Classico “G. B. Vico”, l’UNITRE
Comunicato Stampa
Per la Repubblica Democratica
fondata sul lavoro
Per la completa attuazione
della Costituzione
Per la Politica
al servizio del Bene Comune
Il Comitato in difesa della Costituzione, nato nel 2005, composto da associazioni, partiti, sindacati, continua nell’opera di diffusione della Costituzione, distribuendola ai cittadini per le vie del Centro storico di Chieti, il 2 giugno 2014, dalle ore 11,00.
Divulgare la Costituzione vuole sollecitare cittadini e classe dirigente ad immaginare come potrebbe essere l’Italia, se essa fosse attuata e a considerare che ogni cambiamento deve essere realizzato sempre nell’ambito dei Principi e dei Valori che l’ispirano.
Il Comitato in difesa della Costituzione è composto dalle associazioni ANPI-Comitato Provinciale-Chieti, ANPI-Sezione“Alfredo Grifone”-Chieti, Chieti nuova 3 febbraio, Comitato di quartiere Santa Maria, Legambiente, Unitre, dal CIF, dalla Confesercenti, dal MeetUp Amici di Beppe Grillo Chieti (M5S), dai partiti Italia dei Valori, Partito Democratico, Rifondazione comunista, Sinistra ecologia e libertà, Giovani Democratici, dai sindacati CGIL, CISL, UIL, USB.
Info:www.chietinuova3febbraio.it;facebook.com/chieti.nuovatrefebbraio.it
Riceviamo e pubblichiamo
Auditorium del Museo Ud’A il 26 maggio 2014 alle ore 18,00
Incontri con gli Autori del Liceo “G.B.Vico”
"Primi passi sulla luna” di Andrea Cosentino
Ma l’uomo è arrivato sulla luna? C’è ancora chi non crede che il 20 luglio 1969 gli astronauti americani Armstrong ed Aldrin, con l’aiuto di Collins, Gren siano sbarcati sul satellite delle Terra.
Andrea Cosentino, drammaturgo, attore e regista, noto a livello nazionale, di Chieti, dove si è diplomato nel Liceo – Ginnasio “G. B.Vico”, ha dedicato un libro a questo argomento alla sua maniera di autore del teatro di narrazione.
Questo libro, intitolato “Primi passi sulla Luna. Divagazione per un spettacolo postumo” verrà presentato nell’Incontro con i nostri autori dell’Associazione “Noi del G.B.Vico, lunedì 26 maggio 2014, alle ore 18,00 nell’Auditorium del Museo Universitario delle Scienze di Chieti (ingresso da Viale della Liberazione).
Sarà presente l’autore che con Tonita Di Nisio, si intratterranno con il pubblico su questo evento storico che non ha avuto poi il seguito che ci si poteva attendere e quel viaggio è rimasto unico e solo.
Un pretesto per Andrea Cosentino per abbandonarsi ad una scrittura a volte imprevedibile, ma coinvolgente in cui il viaggio sulla luna può diventare anche una metafora del viaggio della vita.
Un’occasione per conoscere da vicino un attore e regista che fa onore a Chieti nel mondo teatrale italiano ed europeo.
Ingresso libero.
Riceviamo e pubblichiamo
Appello dell'Anpi per europee e amministrative
Qui di seguto gli appelli che l'Anpi lancia a tutti gli elettori in vista delle prossime elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo e di numerosi consigli comunali.
Appello dell’ANPI per le votazioni europee
Il 25 maggio si voterà, in Italia e in altri Paesi, per le istituzioni dell’Unione europea. Si tratta di un voto di straordinaria importanza, prima di tutto per il particolare momento politico in cui si svolge; in secondo luogo perché recenti vicende, come quelle della Francia, dove l’avanzamento della destra (anche se meno vistoso e uniforme di quanto si creda), rappresenta comunque un segnale rilevante, assieme al diffondersi di manifestazioni nazifasciste e razziste a livello europeo e di incontri tra esponenti della destra più nera, a livello europeo, devono indurre tutti a particolare attenzione ed allarme ed a valide scelte per contrastare un pericolo attuale e reale; infine perché è l’occasione per cambiare l’Europa, dando alle sue istituzioni un volto nuovo, davvero unitario ed efficace e un indirizzo sociale diverso da quel liberismo sfrenato che ha costituito finora la base dell’azione dell’Unione europea, in tutti i suoi organismi.
Riceviamo e pubblichiamo
Il Coro Selecchy e il Comune di Chieti
organizzano
Domenica 25 maggio 2014, ore 18,30, chiesa di San Domenico
Il Coro Selecchy in concerto
Cori lirici e dintorni
Dirige il maestro Filippo Cioni
Al pianoforte Domenico Speranza
Il concerto sarà preceduto dalla visita della chiesa, guidata dalla dottoressa Valentina Raciti del FAI Giovani, che ne illustrerà la storia e l’architettura.
Chi paga gli 80 euro? Quelli che li ricevono
Corruzione, mafia, analfabetismo, bassi salari, immobilità sociale, economia sommersa. Ma soprattutto la piaga dei 270 miliardi di evasione fiscale. Eppure se qualcuno parla di patrimoniale lo prendono per matto
Molte cose si possono dire sugli 80 euro in busta-paga ai quali le forze di governo affidano le proprie sorti elettorali. Cose giuste e anche cose sbagliate. 80 euro in più al mese non sono – com’è stato detto – una disprezzabile elemosina per l’esercito di lavoratori poveri che non vede nemmeno da lontano un salario pur precario di 5 o 600 euro. Figuriamoci che cosa sarebbero e quali concretissimi problemi risolverebbero per chi ne mette insieme a stento la metà. Ma chi vanno questi soldi e quanti sono veramente?
Alberto Burgio, Il Manifesto, 21-V-2014
Riceviamo e pubblichiamo
Nel nome di Falcone e Borsellino, Milano 23 maggio 2014
“Il declino della mafia più volte annunciato non si è verificato, e non è, purtroppo, prevedibile nemmeno.
Si ha l'eloquente conferma che gli antichi, ibridi connubi tra criminalità mafiosa e occulti centri di potere costituiscono tuttora nodi irrisolti con la conseguenza che, fino a quando non sarà fatta luce su moventi e su mandanti dei nuovi come dei vecchi "omicidi eccellenti", non si potranno fare molti passi avanti.
Le indagini per la individuazione dei canali di riciclaggio del denaro proveniente dal traffico di stupefacenti sono rese molto difficili, sia a causa di una cooperazione internazionale ancora insoddisfacente, sia per il ricorso, da parte dei trafficanti, a sistemi di riciclaggio sempre più sofisticati.
Per quanto riguarda poi le attività illecite, va registrato che accanto ai crimini tradizionali come ad esempio le estorsioni sistematizzate, e le intermediazioni parassitarie, nuove e più insidiose attività cominciano ad acquisire rilevanza. Mi riferisco ai casi sempre più frequenti di imprenditori non mafiosi, che subiscono da parte dei mafiosi richieste perentorie di compartecipazione all'impresa e ciò anche allo scopo di eludere le investigazioni patrimoniali rese obbligatorie dalla normativa antimafia.
Questa, in brevissima sintesi, è la situazione attuale che, a mio avviso, non legittima alcun trionfalismo. Mi rendo conto che la fisiologica stanchezza seguente ad una fase di tensione morale eccezionale e protratta nel tempo ha determinato un generale clima, se non di smobilitazione, certamente di disimpegno e, per quanto mi riguarda, non ritengo di aver alcun titolo di legittimazione per censurare chicchessia e per suggerire rimedi. Ma ritengo mio preciso dovere morale sottolineare, anche a costo di passare per profeta di sventure, che continuando a percorrere questa strada, nel futuro prossimo, saremo costretti a confrontarci con una realtà sempre più difficile”.
GIOVANNI FALCONE (Abstract da un articolo pubblicato postumo il 31 maggio 1992)
LIBERA. ASSOCIAZIONI, NOMI E NUMERI CONTRO LE MAFIE
COORDINAMENTO DELLE SCUOLE MILANESI PER LA CITTADINANZA E LA LEGALITA’ ATTIVA
CON IL PATROCINIO DEL COMUNE DI MILANO
COMUNICATO STAMPA
Il XXI corso di Educazione alla Legalità nelle Scuole, promosso dall’Associazione Nazionale Magistrati-Sez. Distrettuale Abruzzese e dall’associazione Chieti nuova 3 febbraio, sul tema “La Persona e la Rete nel rispetto della Costituzione - Il bullismo virtuale” si conclude con la premiazione delle Scuole e degli studenti, Mercoledì 21 maggio 2014, ore 9,30, presso l’Auditorium della Scuola Media “G. Chiarini”, via Generale Spatocco, n. 46, Chieti.
Intervengono i magistrati referenti dell’A.N.M. A. Bozza e A. Zaccagnini del Tribunale di Pescara, il magistrato N. Valletta del Tribunale di Chieti, il sostituto commissario A. Di Verniere, responsabile sez. Polizia Postale e delle Telecomunicazioni di Chieti.
Hanno partecipato le/gli Scuole Medie/Istituti comprensivi di CHIETI V. Antonelli, G. Chiarini-C. De Lollis, G. Mezzanotte-R. Ortiz, F. Vicentini-M. Della Porta; di FARA FILIORUM PETRI-sedi di Casacanditella, Casalincontrada, Roccamontepiano; di ORTONA, n.1, Fonte Grande, n.2, via Mazzini; di RIPA TEATINA-Torrevecchia Teatina M. Buonarroti; di SAN GIOVANNI TEATINO G. Galilei; di TOLLO-Canosa-Crecchio N. Nicolini, le Scuole Primarie di Tollo, Canosa, Crecchio; hanno preso parte al progetto più di cinquanta docenti e di mille alunni.
Il corso, iniziato il 5 novembre 2013, con la riunione preliminare tra magistrati, docenti, presidi e referenti di Chieti nuova 3 febbraio, per concordare temi, modalità e tempi, si è articolato nelle fasi seguenti:
lezioni preliminari dei docenti sul tema proposto,
visione del film “utile manuale d'uso per figli e genitori per combattere il bullismo virtuale”, dal titolo “Cyberbully- Pettegolezzi On Line” del regista canadese Charles Binamé,
conseguenti riflessioni tra gli studenti e con i docenti,
conversazioni dei magistrati nelle Scuole partecipanti,
svolgimento dell’elaborato conclusivo del corso,
premiazione degli studenti e delle Scuole; spettacolo sui Diritti a cura degli alunni della Scuola Primaria di Canosa.
Privatizzazioni, il nuovo che avanza
Il Consiglio dei Ministri ha dato ieri l’ok alla collocazione in Borsa del 40% di Poste Italiane e del 49% di Enav, con l’intenzione di incamerare una cifra di circa 6 miliardi di euro. L’obiettivo dichiarato è naturalmente la riduzione del debito pubblico, che da questa operazione riceverà, come ognuno può notare, una spinta decisiva : scenderà infatti da 2.120 a 2.114 miliardi di euro, senza contare come le entrate annuali dello Stato, stanti gli utili attuali delle due società, passeranno da 1 miliardo a 600 milioni (Poste) e da 50 a 25 milioni (Enav).Un vero e proprio nonsense economico, che svela il meccanismo che sottende a tutte le politiche di austerità : le privatizzazioni non servono ad abbattere il debito pubblico, ma è la trappola –costruita artificialmente– del debito pubblico a permettere la prosecuzione delle privatizzazioni.
Marco Bersani, 17-V-2014
La regola del sistema Expo
Expo 2015. La «cupola» centrale e quella dei territori.
L’improbabile meraviglia sulla corruzione di Stato
Quando Frigerio e Greganti erano più giovani di 20 anni, sulla spinta dell’indignazione dell’opinione pubblica furono ricostruite le regole giuridiche per gli appalti. La legge approvata nel 1994 che prese il nome dall’allora ministro Merloni era un provvedimento rigoroso e si trattava solo di sperimentarla e –semmai– migliorarla. Si scelse la strada opposta. Fu subito accusata di rigidità e fu variata, emendata e stravolta: oggi siamo alla sua quarta stesura. A svincolare dalla legge l’aggiudicazione dei grandi appalti ci pensò il secondo governo Berlusconi.
Approvando nel 2001 la «legge obiettivo» che con il convinto sostegno del mondo delle maggiori imprese forniva semplificazioni per i grandi appalti. Ancora peggio fecero nel 2002 i decreti attuativi e fu possibile così sperimentare la macchina della Protezione civile di Guido Bertolaso. Tutti i grandi appalti venivano aggiudicati con un sistema palesemente discrezionale: lo scandalo che seguì aveva dunque radici salde nella mancanza di regole.
Paolo Berdini, Il Manifesto,15-V-2014
Corruzione
Expo 2015
“Non siamo di fronte a una corruzione nel sistema, ma a una più grave corruzione del sistema.
Se non si parte da qui, la promessa di cambiamento è pura ipocrisia”. Livio Pepino, Il Manifesto, 14-V-2014
Riceviamo e pubblichiamo
Rete 100 passi
Aggiornamento su 'Il casolare dove fu assassinato Peppino Impastato venga consegnato alla collettività' su Change.org
Il 9 maggio, anniversario dell'assassinio di Peppino Impastato, il Presidente della Regione Siciliana è venuto al casolare per consegnarci la delibera del vincolo per l'interesse storico e culturale del luogo. Se pur con un anno di distanza raccogliamo i primi frutti della petizione che abbiamo portato avanti insieme, grazie. Ricordiamo che la petizione chiede l'esproprio, vogliamo per questo considerare il vincolo solo un primo passo. Con le le idee ed il coraggio di Peppino noi continuiamo. Casa Memoria
I padri di questa seconda patria
Il sigillo sulla continuità del malaffare
Corruzione. La sentenza di condanna definitiva per Marcello Dell’Utri, dopo quelle di Berlusconi e Previti, chiude il cerchio ma non interrompe la continuità tra il ventennio berlusconiano e la nuova fase politica siglata dalla profonda sintonia tra il governo Renzi e il capo di Forza Italia
Lo stupore, il meravigliarsi sono, secondo la grande tradizione del pensiero filosofico occidentale, gli elementi fondativi di una seria riflessione sul senso degli accadimenti. Nei giorni scorsi si è verificato un accadimento di notevole rilevanza per la comprensione di un non trascurabile spaccato della storia d’Italia: la conferma della condanna definitiva di Marcello Dell’Utri per concorso esterno in associazione mafiosa. Non mi sembra che stupore e meraviglia abbiano esercitato alcuna funzione nei commenti tanto della pubblicistica che del ceto politico mainstream.
Anzi, persino la notizia in sé ha rapidamente assunto l’aspetto di una scontata normalità. Ed è proprio la a-normale normalità in cui viviamo, un tempo sospeso da circa un ventennio, il problema di fondo che caratterizza la ormai lunga decadenza italiana.
Paolo Favilli, Il Manifesto 15-V-2014
9 maggio 1978
Muore Aldo Moro, a Roma, ucciso dalla brigate rosse
Muore Peppino Impastato a Cinisi, ucciso dalla mafia
9 maggio 2014
Giornata in memoria delle vittime del terrorismo e delle stragi
Erano a bordo del nostro treno, Emilio ALESSANDRINI, Mario AMATO, Fedele CALVOSA, Francesco COCO, Guido GALLI, Nicola GIACUMBI, Girolamo MINERVINI, Vittorio OCCORSIO, Riccardo PALMA, Girolamo TARTAGLIONE.
Un treno partito nel 1948; un treno tricolore, chiamato Costituzione.
Un treno progettato da ingegneri sapienti, che chiamiamo padri e madri costituenti.
Un treno di proprietà di tutti i passeggeri: i cittadini italiani.
Pasquale Profiti, Associazione Nazionale Magistrati – Trento
Domenica 11 maggio iniziativa di WWF Chieti e Confcommercio lungo il fiume Pescara
Una passeggiata ecologica in difesa dell’ambiente e del piccolo commercio
Tantissime le adesioni: Confesercenti, CNA Chieti e altre organizzazioni datoriali, comitati e associazioni
L’ Associazione WWF Chieti e Confcommercio Chieti organizzano per domenica 11 maggio prossimo una “passeggiata ecologica informativa” lungo la strada golenale sulla sponda destra del fiume Pescara con raduno alle ore 9.30, nei pressi dell’ingresso del cosiddetto “parco fluviale”, e conclusione prevista intorno alle 12.30.
Si tratterà di una breve passeggiata con soste, durante le quali esperti forniranno informazioni sull’ambiente che ci circonda. L’iniziativa, oltre a trattare temi ambientali, rappresenterà anche un segnale di forte contrarietà, da parte di Confcommercio e delle altre associazioni datoriali, agli interventi cosiddetti “Megalò 2” e “Megalò 3”, la cui realizzazione assesterebbe il colpo definitivo, mortale, al piccolo commercio (che dà lavoro a migliaia di persone tra titolari e dipendenti) e alla vitalità non solo di Chieti ma di moltissimi altri centri urbani dell'intero Abruzzo. Una motivazione in perfetta sintonia con gli obiettivi del WWF, tesi sia alla salvaguardia del fiume con le sue complesse relazioni con l’ambiente circostante, sia alla tutela della qualità della vita dei cittadini. Si prevedono circa 40 minuti di cammino all’andata e altrettanti al ritorno su strada pianeggiante. Sono necessari semplicemente scarpe da trekking o equivalenti, abbigliamento comodo, cappellino per difendersi dal sole, eventuale borraccia con acqua. Oltre alle pause informative sono previsti anche momenti di intrattenimento. Saranno presenti anche alcune Guardie Giurate ittico - ambientali volontarie del WWF.
Siete tutti invitati a partecipare. Tuttavia, dato anche il particolare periodo pre-elettorale, non saranno ammessi bandiere e/o simboli di partito e richiami di qualsiasi genere agli schieramenti partitici e al voto imminente.
Ciascuno aderisce assumendosi personalmente ogni responsabilità per se stesso nonché per danni eventualmente arrecati, direttamente o indirettamente, ad altri; i minorenni debbono essere accompagnati da un genitore o da un maggiorenne che se ne assuma la piena responsabilità.Per info e adesioni:
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- Cell.: 3202788489
Riceviamo e pubblichiamo
PER I BENI COMUNI, CONTRO LE PRIVATIZZAZIONI
MANIFESTAZIONE NAZIONALE
ROMA SABATO 17 MAGGIO
INFO PULLMAN ABRUZZO:
3381195358
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Segreteria Operativa Forum Abruzzese dei Movimenti per l'Acqua
3898855082 - 3332840594 - 3397244992
e-mail:
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BASTA AUSTERITA'! BASTA PRIVATIZZAZIONI!
ACQUA, TERRA, LAVORO, REDDITO, CASA, BENI COMUNI, DIRITTI SOCIALI E DEMOCRAZIA
IN ITALIA E IN EUROPA
Appello per la manifestazione nazionale del 17 maggio
Roma (P.zza della Repubblica ore 14.00)
Una nuova stagione di privatizzazione dei beni comuni, di attacco ai diritti sociali e alla democrazia è alle porte.
Se la straordinaria vittoria referendaria del 2011 ha dimostrato la fine del consenso all'ideologia del privato è bello, e se la miriade di conflittualità aperte sulla difesa dei beni comuni e la difesa dei territori suggeriscono la possibilità e l'urgenza di un altro modello sociale, la crisi, costruita attorno alla trappola del debito pubblico, ha riproposto con forza e ferocia l'ideologia del privato è obbligatorio e ineluttabile.
(continua nella sezione Riceviamo e pubblichiamo)
Riceviamo e pubblichiamo
Trieste Del Grosso artista, patriota, partigiano
Nella mostra documentale curata dall’Archivio di Stato di Chieti, intitolata 1938-1948 Dalle leggi razziali alla Costituzione repubblicana, inaugurata il 3 maggio presso la Fondazione Carichieti, è abbinata l’esposizione inedita di quattro opere artistiche di Trieste Del Grosso, realizzate nel 1936. Tra esse non c’è, purtroppo, la sua opera più nota, il busto bronzeo di Giovanni Chiarini, scolpito nello stesso anno. È stato rimosso di recente dal sito storico alla Villa Comunale e chiuso in un magazzino del Museo Nazionale.
(continua nella sezione Riceviamo e pubblichiamo) Filippo Paziente
I capi-curva della vita italiana
La grande palude governa il paese
Le tangenti sul grande affare dell’Expò e le relazioni politiche per proteggere un latitante colpiscono ma certo non meravigliano. Sono solo la conferma di quello che ogni anno la Corte dei Conti denuncia sulla grande corruzione che divora le risorse del paese, e di quello che l’intreccio tra politica e criminalità organizzata testimonia. E siamo sicuri che l’episodio dell’Olimpico di Roma del 3 maggio, di cui sono piene le cronache di queste giorni, è solo uno squallido lacerto debordato dal mondo del calcio? La scena di Genny 'a Carogna, il capo-curva napoletano che tiene in scacco una manifestazione sportiva a cui partecipano decine di migliaia di spettatori, presenziata da alcune fra le maggiori cariche dello Stato, seguita in tv da milioni di spettatori, è stata resa possibile solo dalla violenza plebea e dallo sterminato squallore che caratterizza da anni l'ambiente calcistico italiano? O non è piuttosto la manifestazione drammatica, l'ultimo gradino di degradazione cui è giunta la decomposizione dello spirito pubblico nazionale? Perché Genny 'a Carogna, non è un episodio, un lazzo folklorico uscito dai bassifondi della vita napoletana. E' un pezzo della nostra storia, reso legittimo dal filo rosso che marchia da decenni il nostro passato e soprattutto preparato dagli sfregi subiti dalla legalità repubblicana negli ultimi anni.
8 –V-2014, Il Manifesto, 9-V-2014
La doppia ingiustizia
Silvio Berlusconi non è certo il primo uomo politico del Belpaese ad essere stato condannato per gravi reati e neppure il primo a scontare la pena nella forma dell’affidamento in prova ai servizi sociali. Ricordo a memoria: Mario Tanassi, Pietro Longo, Franco Nicolazzi, Arnaldo Forlani, Francesco De Lorenzo, Cesare Previti e via elencando. Ci fu addirittura un periodo – a cavallo del nuovo millennio – in cui i Tribunali di sorveglianza di Milano e Torino e la Corte di cassazione arrivarono a ridisegnare i contenuti e i limiti della misura dell’affidamento in prova per i “colletti bianchi”, riscrivendo un istituto originariamente pensato per tutt’altra categoria di condannati. E, sul punto, decine furono i commenti e le precisazioni sulle riviste giuridiche. Ma mai era accaduto che l’esecuzione di una pena si trasformasse in un assist per il rilancio politico del condannato e in una dimostrazione scolastica del ripristino di una giustizia tanto forte (e talora spietata) con i deboli quanto debole con i forti.
Livio Pepino, Il Manifesto, 3-V-2014
Il Calendario della Repubblica- Il Dovere della Memoria
XIV edizione
Per la festa del lavoro
I Canti dei Lavoratori
Giovedì 1 maggio 2014, ore 18,00, AUDITORIUM "Le Crocelle"
Concerto
della Confraternita Corale della Cintura
diretto dal maestro CHRISTIAN STARINIERI
collaborazione del maestro PEPPINO PEZZULO
e di ALESSIO PELLEGRINI
presidente della Confraternita corale della Cintura
alla fisarmonica ALFREDO D’ETTORRE
Coristi
Soprani
• Igina Coppa
• Francesca D'Antonio
• Emanuela Di Maggio
• Annamaria Florio
• Marijana Kvesi
Contralti
• Chiara De Marco
• Laura Di Vito
• Cecilia Fagnano
• Paola Mosca
• Assunta Pellegrini
• Valentina Tracanna
Tenori
• Remo Di Renzo
• Alessandro Gallo
• Rossano Guerra
• Filippo Verna
Bassi
• Paolo Boccomini
• Fabrizio Domenicucci
• Gerardo Mosciano
• Alessio Pellegrini
A cura dell’associazione Chieti nuova 3 febbraio, in collaborazione con l’ITCG “F. Galiani-R.de Sterlich”, il Liceo Classico “G. B. Vico”, l’associazione UNITRE, la Confraternita Corale della Cintura
facebook.com/Chieti.nuovatrefebbraio.it
CANTI
L'arie de lu mètere
Canto tradizionale di Gessopalena, intonato dalle mietitrici del luogo durante il lavoro nei campi. È una struggente preghiera alla Madonna affinché protegga i lavoratori. Arrangiamento per coro polifonico di Ottavio De Cesaris, prete e musicista pennese di adozione teatina
Senti le rane che cantano
è incentrato sull'agognato ritorno a casa delle mondine, le donne che eseguivano l’estirpazione -la monda- delle erbe infestanti che avrebbero limitato la crescita delle piante di riso, alla fine del periodo di lavoro, che durava da quaranta a cinquanta giorni
Tutti mi dicon Maremma
Il canto, risalente ai primi decenni dell'Ottocento, ci riporta la disperazione delle donne che vedevano partire i propri cari per una zona malsana, costellata di paludi e di acquitrini costieri e temevano di non vederli tornare
Gli scariolanti
Canto nato dopo il 1880, fra i braccianti addetti ai lavori di bonifica delle paludi costiere della Romagna e della provincia di Ferrara. Gli "scariolanti" in origine sono coloro che trasportavano la terra per mezzo di carriole durante i lavori di bonifica nel territorio del fiume Reno
La filanda de Ghisalba
Alla fine del 1800 in Lombardia c'erano circa 5000 filande, ognuna delle quali impiegava dalle 80 alle 100 operaie, le filerine, un piccolo esercito di addette alla lavorazione del baco da seta. Nel canto si denunciano le difficili condizioni lavorative nelle filande, i continui e oppressivi controlli, ma soprattutto la mancanza di sensibilità dei ricchi dirigenti dell'azienda che pensano solo al profitto e non si curano delle miserevoli condizioni lavorative delle filerine
Ecco Lindo
Lindo è un capo di risaia, incaricato, tra l’altro di fare la "richiesta", cioè l'acquisto dei biglietti ferroviari che serviranno a riportare le mondine "forestiere" a casa. Nell’ambito di questa atmosfera festosa che precede la partenza si innesta anche una giocosa rivalità sessuale fra le giovani locali e quelle in procinto di ripartire per il loro paese d'origine
La partenza dei pastori
Canto originario di Scanno che nasce dal fenomeno della transumanza. All'inizio del periodo autunnale, alla comparsa delle prime nevi sulle cime più alte, si doveva organizzare il trasferimento del bestiame a valle, sapendo di dover abbandonare per mesi e con molto rimpianto gli affetti più cari col solo conforto di un dolce ricordo
Mamma mia dammi cento lire
Strettamente legato al tema del lavoro – e del lavoro che non c'è – è il tema dell'emigrazione. Il canto racconta la triste sorte dell'emigrante sulla nave "Sirio" (il Titanic dei poveri) che naufraga sugli scogli limitrofi alla costa spagnola, portando con sé in fondo al mare le speranze in una vita migliore di circa settecento nostri connazionali su quasi duemila imbarcati. Nelle strofe, musicate dal Maestro Pezzulo, si evidenzia tutto lo strazio della madre che vede partire il figlio e rimane così sola e quasi presaga del destino che lo attende
Inno dei lavoratori
Versi scritti nel 1886 da Filippo Turati, a quel tempo un giovane avvocato ventinovenne che avrebbe fondato nel 1892 il Partito Operaio divenuto successivamente Partito Socialista Italiano. La musica è di Amintore Galli, compositore, insegnante presso il Conservatorio di Milano, giornalista e critico musicale
Sciur padrun da li beli braghi bianchi
Brano portato alla notorietà da Gigliola Cinquetti negli anni '70; al tema del ritorno a casa, scandito dal conto alla rovescia del tempo che manca alla partenza delle mondine, questa volta si affianca la richiesta da parte delle giovani al padrone dai vestiti candidi, non sporcati dal fango della risaia, di tirar fuori i soldi (le palanche) e di pagare per il lavoro svolto, anche se non è stato perfetto a causa dell'inesperienza.
A.Pellegrini
A cura dell’associazione Chieti nuova 3 febbraio, in collaborazione con l’ITCG “F. Galiani-R.de Sterlich”, il Liceo Classico “G. B. Vico”, l’associazione UNITRE, la Confraternita Corale della Cintura www.chietinuova3febbraio.it; facebook.com/Chieti.nuovatrefebbraio.it
Il Calendario della Repubblica- Il Dovere della Memoria
XIV edizione
Per la festa del lavoro
I Canti dei Lavoratori
Mercoledì 30 aprile, ore 18,00, AUDITORIUM "Le Crocelle", via dei Crociferi
Concerto dell’ABRVZZO Ethno Ensemble
a cura dei maestri
MARIO CANCI Canto, Flauti diritti e traversi, Flauto di corno, Piffero
MARCO GIACINTUCCI Violino, Mandolino, Zampogna
FABIO D’ORAZIO Canto, Organetto, Fisarmonica
ZENONE BENEDETTO Percussioni
Gran tour tra le tradizioni musicali scandite dal lavoro dei campi
e legate al quotidiano e alle stagioni
Aria dei Pifferi
LA MIETITURA
A mete, a mete... Quanta vojjio mete
La canzone de la Sarrechie
Oddije, Oddjie lu sole mi cale
Salterello di Introdacqua
La Campagnole
LA TRANSUMANZA
Inne a San Micchele Arcangele
Transumanzia
Eccomi bella mia, domani me ne parto
LA VENDEMMIA
A la langianese
Quant'è belle a ji a Canose
Mmezze a lu mare
LA RACCOLTA DELLE OLIVE
Coje l'alive, Coje la tunnelle
Nebbi' a la valle
A cura dell’associazione Chieti nuova 3 febbraio, in collaborazione con l’ITCG “F. Galiani-R.de Sterlich”, il Liceo Classico “G. B. Vico”, l’associazione UNITRE, la Confraternita Corale della Cintura facebook.com/Chieti.nuovatrefebbraio.it
Chi ha paura del senato elettivo?
Riforme . La proposta di Renzi è inaccettabile perché giunge al bicameralismo differenziato uccidendo politicamente la seconda camera
Dopo le dure — e meritate — critiche sul senato non elettivo, qualcosa si muove sul fronte della riforma, in discussione nella commissione affari costituzionali. Da ultimo si parla di senatori eletti dai cittadini insieme ai consiglieri regionali, ma su listino separato, ovvero di senatori scelti dai consiglieri regionali nel proprio ambito.
In principio, ribadiamo che è un volgare imbroglio far intendere che cancellare la natura elettiva è scelta unica e indispensabile per superare il bicameralismo paritario. Si può fare in molti modi. La proposta di Renzi è inaccettabile perché giunge al bicameralismo differenziato uccidendo politicamente la seconda camera.
(continua nella sezione Rassegna stampa) Massimo Villone, Il Manifesto, 28-IV-2014
I pugni in tasca di Renzi e Grillo
Italia-Germania. Il Pd ha perso da tempo la strada per l'Europa. I 5 Stelle non ne hanno nessuna. La verità è che le elezioni europee sono una cosa seria e non un circo per misurare la propria (fasulla) forza muscolare. E che gli unici in Italia che si presentano con un programma di respiro europeo, per cambiare veramente le cose, sono i candidati della lista L’altra Europa con Tsipras
Il primo a parlarne – anzi a twittarlo – è stato Matteo Renzi: vado in Europa per battere i pugni sul tavolo. Perché? Perché inverta rotta rispetto alle politiche di austerità. Barbara Spinelli gli aveva subito risposto a nome della lista L’altra Europa con Tsipras: battere i pugni sul tavolo non vuol dire niente; bisogna avere un progetto chiaro su che Europa si vuole e il Pd non ce l’ha; per questo continuerà a “navigare” a rimorchio delle larghe intese (Merkel-Schultz) tedesche ed europee. Infatti si è visto come li ha battuti, Renzi, quei pugni: supplicando la Merkel di concedergli uno 0,2 per cento in più nel rapporto deficit/pil rispetto a quello che Bruxelles ha deciso.
(continua nella sezione Rassegna stampa) Guido Viale, Il Manifesto, 28-IV-2014
25 aprile 2014
Per il sessantanovesimo anniversario della Liberazione dal nazifascismo
25 aprile 1945
ricorda, o cittadino, questa data
e spiegala ai tuoi figli
e ai figli dei tuoi figli
racconta loro
come un popolo in rivolta
si liberasse un giorno
dall'oppressore
e narra loro
le mille e mille gesta di quei prodi
che sui monti, nei borghi e in ogni luogo
sbarrarono il passo all'invasore
né ti scordar dei morti
né ti scordar di raccontare
cos'è stato il fascismo
e il nazismo
e la guerra ricorda
le rovine, le stragi, la fame e la miseria
lo scroscio delle bombe e il pianto delle madri
ricordati di Buchenwald
delle camere a gas, dei forni crematori
e tutto questo
spiega ai tuoi figli
e ai figli dei tuoi figli
non perché l'odio e la vendetta duri
ma perché sappian quale immenso bene
sia la libertà
e imparino ad amarla
e la conservino intatta
e la difendano sempre
25 aprile 1955
Targa nel porticato del vecchio Palazzo comunale di Scandicci, v. www.resistenzatoscana.it
Corruzione, la parola che manca alla politica
Il giorno 15 aprile il New York Times, edizione internazionale, ha aperto il giornale (due colonne a destra, impaginazione rara e drammatica) con un articolo datato da Roma, che ha questo titolo: “La mafia allunga i tentacoli e cresce”. Il paesaggio è l’Europa, dove la mafia pianta sempre più bandierine. Ma i nomi, i luoghi dei quartieri generali, le organizzazioni da cui partono sempre nuove e anche fantasiose iniziative, sono tutte italiane.
(continua nella sezione Rassegna stampa) Furio Colombo Il Fatto Quotidiano, 20 Aprile 2014
Pubblichiamo di nuovo tre articoli
già pubblicati il 21 e il 23 dicembre 2013, il 21 marzo 2014
Buona Pasqua
…Per vincere il crimine organizzato e la corruzione non bastano più la legalità, il rispetto delle regole. Occorre, di fronte al male, non voltarsi dall’altra parte o restare con le mani in mano.
Le ingiustizie, alleate con le nostre omissioni, rischiano di avvelenare le radici della nostra memoria e di compromettere i possibili frutti dell’impegno. È il tempo delle scelte nette per essere dalla parte di chi cerca e di chi aiuta a trovare verità. Dalla parte del mondo dei Giusti, di chi non si lascia piegare dalle difficoltà, di chi è libero e leale…
Non basta ricordare
Il 21 di marzo, ormai da 19 anni, non è più soltanto il primo giorno di Primavera. Oggi, come ogni anno, in tutta Italia si ricordano tutte le vittime innocenti delle mafie. Sono circa 900. Un lungo elenco per ricordare tutti, ma proprio tutti quei cittadini e cittadine che hanno perso la vita per la nostra libertà, la nostra democrazia. Lo facciamo insieme, nella Giornata nazionale della memoria e dell’impegno promossa da Libera e Avviso pubblico, perché vogliamo che in questo giorno di risveglio della natura anche il nostro contesto sociale si ri-svegli e ri-parta la primavera della speranza, della verità e della giustizia.
(continua nella sezione Rassegna stampa) Luigi Ciotti, Il Manifesto, 21-III-2014
Appello degli scienziati per un’Europa diversa
Per un’Europa di progresso
Il mondo è in rapida trasformazione. Società ed economia della conoscenza hanno profondamente ridisegnato equilibri ritenuti consolidati. Aree geografiche depresse hanno conquistato, in tempi storicamente irrisori, potenziali enormi di sviluppo e crescita. Conoscenza, cultura e innovazione rappresentano più che mai il traino decisivo verso il futuro.
All’opposto l’Occidente, e alcuni aspetti del suo modello di sviluppo, sono entrati in una crisi profonda. L’Europa, in particolare, risulta investita da gravissimi e apparentemente irresolubili problemi: disoccupazione, crisi del tessuto produttivo, riduzione sostanziale del welfare. A pochi anni dalla sua formale consacrazione, con la nascita ufficiale della moneta comune, l’Europa rischia di deflagrare come sogno di una comunità di cittadine e cittadini che avevano ambito ad una nuova Nazione comune: più ampia non solo geograficamente, quanto nello spazio dei diritti, dei valori e delle opportunità. Lo storico americano Walter Laqueur ha parlato della “fine del sogno europeo”.
(continua nella sezione Rassegna stampa)
Comunicato del WWF 4-IV-2014
La prima parte della requisitoria dei pm nel processo di Bussi
La stessa “impronta genetica” negli inquinanti della discarica e della falda
Analizzate tutte le perizie tecniche comprese quelle della difesa
Con dovizia di particolari e con analitica ricostruzione dei documenti processuali, i pubblici ministeri dott.ssa Mantini e dott. Bellelli in oltre sei ore, con l’ausilio di immagini, hanno ricostruito nell’aula della Corte d’Assise di Chieti la complessa vicenda storica, sociale e ambientale della mega discarica di Bussi Officine. Sono state ripercorse le complesse vicende di quel sito industriale e del gruppo Montedison, a livello nazionale e locale; si è parlato dell’aumento di quei tumori, in particolare alla vescica, che la scienza attribuisce a inquinamento chimico. Notevole attenzione è stata data all’enormità dei dati di contaminazione del suolo e del sottosuolo e a quella che è stata definita l’impronta genetica degli inquinanti con isotopi tipici che si riscontrano sia nella discarica sia nell’acqua. Nella introduzione il dottor Bellelli, con citazioni letterarie e riferimenti storici precisi, ha ripercorso le vicende del colosso chimico e quelle del sito ricordando anche l’espressione tipica “ho preso la puzza”, utilizzata da chi si ammalava di tumore.
(continua nella sezione Rassegna stampa)
COLPO MORTALE?
Abruzzo. Processo Montedison le parti civili: «vogliono sfuggire al processo»
Tutto bloccato fino alla decisione della Cassazione
11/04/2014
Processo Montedison: dopo la ricusazione è l’ora della rimessione. A rischio il processo
10/04/2014
Ricusato il giudice Spiniello: la Corte d’Appello dà ragione alla Montedison.
CHIETI. Bussi, dopo lo scandalo dei veleni arriva quello della giustizia che non decide. Cinque anni di processo, 51 udienze, 18 giudici tra Gup, Tribunale, Corte di Assise, Corte di Cassazione, 22 Ordinanze, nessuna sentenza.
Molti i commenti alla decisione dei 13 dei 19 imputati di chiedere la rimessione del processo e dunque lo spostamento da Chieti.
La richiesta ha già prodotto il primo effetto: la sospensione del processo fino alla pronuncia della Cassazione che potrebbe spostare tutto a Campobasso facendolo ricominciare da capo.
La richiesta era di annullare il lavoro fin qui svolto perché oltre il presidente Geremia Spiniello sarebbero incompatibili anche i giudici popolari.
A quanto se ne è saputo dai commenti (come noto le udienze sono a porte chiuse, trattandosi di un rito abbreviato) il nuovo presidente del collegio Camillo Romandini ha inviato gli atti alla Cassazione che dovrà decidere se questa istanza è ammissibile o no, se cioè è fondata o meno la possibilità che ci siano influenze ambientali negative, visto il clamore della vicenda.
La decisione sarà assegnata alla settima sezione che dovrebbe sciogliere la prognosi in 3 mesi.
Quello che però non è piaciuto ad alcuni degli avvocati abruzzesi di parte civile è stata la richiesta un pò troppo pressante della difesa Montedison (definita «una caduta di stile») la quale al collegio ha detto: o accettate la nostra istanza o ricorreremo in Cassazione. E se non trasferite il processo denunceremo questo che per noi è un atto abnorme...
PrimaDaNoi
Dell’Utri, i giorni dell’abbandono
Fedeli alla linea che i fatti devono essere separati dalle opinioni, nel senso che non devono disturbarle, i giornaloni geneticamente modificati a immagine e somiglianza del Palazzo non dedicano una riga di commento alle conseguenze politiche della fuga del latitante Dell’Utri. Così come, verosimilmente, taceranno oggi su quelle del suo arresto a Beirut da parte dell’Interpol, e martedì su quelle della sentenza di Cassazione nel processo per mafia. Hanno fatto lo stesso l’altroieri su quelle della promozione di Berlusconi al rango di detenuto. “Non aprite quelle porte”, è la consegna.
(continua nella sezione Rassegna stampa) Marco Travaglio, Il Fatto Quotidiano, 13-IV-2014
La china autoritaria
Che il nostro paese sia messo su una china autoritaria lo prova non solo il contenuto delle riforme istituzionali proposte dal governo Renzi e approvate in Consiglio dei ministri. Su queste valga non solo l'appello lanciato da Zagrebelsky e Rodotà, ma anche le osservazioni e le riserve di tanti commentatori, perfino di esponenti e settori moderati della vita politica italiana. Quel che indica il senso di marcia, la direzione dei venti dominanti è il favore popolare di cui gode al momento l'iniziativa del governo, il consenso aperto della grande stampa, come Repubblica ( con l'eccezione del suo fondatore), l'ibrido e politicamente indistinto coro di approvazione che sale dai vari angoli del paese. E, segno dei tempi non poco significativo, è il concerto di voci ostili, la condanna corriva, il linguaggio scadente fino ad essere scurrile contro i critici del progetto di riforme. Costoro vengono bollati come parrucconi, definiti – con una semantica della derisione che capovolge il significato delle parole - « soliti intellettuali », quasi fossero la banda de I soliti ignoti del film di Monicelli.
(continua nella sezione Rassegna stampa) Piero Bevilacqua, Il Manifesto, 6-IV- 2014
Riforme, il ‘lasciatemi lavorare’ di Matteo Renzi
Dice Matteo Renzi ad Aldo Cazzullo del Corriere: “Io ho giurato sulla Costituzione, non su Rodotà o su Zagrebelsky”. Dirà il lettore del Corriere: perché, che c’entrano Rodotà e Zagrebelsky? Il Corriere infatti, come tutti i giornaloni, si è dimenticato di informare i cittadini che da una settimana Rodotà, Zagrebelsky e altri intellettuali hanno firmato un appello di ‘Libertà e Giustizia’ contro la “svolta autoritaria” delle riforme costituzionali targate Renzusconi. Stampa e tv ne hanno parlato solo ieri, e solo perché Grillo e Casaleggio (molto opportunamente) hanno aderito all’appello.
In ogni caso Renzi, che è pure laureato in Legge, dovrebbe sapere che la Costituzione su cui ha giurato non prevede la dittatura del premier: cioè il modello mostruoso che esce dal combinato disposto dell’Italicum, della controriforma del Senato e del premierato forte chiesto a gran voce dal suo partner ricostituente privilegiato (Forza Italia). All’autorevole parere dei “professoroni o presunti tali”, Renzi oppone “il Paese” che “ha voglia di cambiare”, dunque è con lui. Quindi, per favore, lasciamolo lavorare.
(continua nella sezione Rassegna stampa) Marco Travaglio, Il Fatto Quotidiano, 1 Aprile 2014
Il giorno 15 aprile il New York Times, edizione internazionale, ha aperto il giornale (due colonne a destra, impaginazione rara e drammatica) con un articolo datato da Roma, che ha questo titolo: “La mafia allunga i tentacoli e cresce”. Il paesaggio è l’Europa, dove la mafia pianta sempre più bandierine. Ma i nomi, i luoghi dei quartieri generali, le organizzazioni da cui partono sempre nuove e anche fantasiose iniziative, sono tutte italiane.
L’articolo continua occupando gran parte di pag. 4 di uno dei grandi quotidiani del mondo e sembra inviare un messaggio ai simpatici alleati italiani: niente da dichiarare? Erano i giorni in cui in Italia si stava facendo un grande discutere di reati di mafia, ma come materia di scontro politico in Parlamento, non come presa d’atto di una realtà tragica che chiede una lotta senza quartiere. Erano le stesse ore in cui, tramite passaggio in Libano, si stava preparando uno scivolo per consentire al noto senatore Dell’Utri di saltare fuori dal rischio della prigione (sette anni per una questione di mafia). Gli stessi giorni in cui veniva consentito a Silvio Berlusconi di scontare un anno residuo di prigione in comode rate da quattro ore alla settimana. È lo stesso Berlusconi che mentre era a capo del governo italiano, da un palco elettorale, abbracciato a Dell’Utri, ha dichiarato “eroe italiano” un assassino di mafia condannato a vari ergastoli. Può farlo perché va e viene, come statista (definizione sua, ma evidentemente accolta nelle istituzioni italiane), tra i vertici del potere.
I cittadini, ormai si sono arresi e – quelli non caduti in depressione o nella chiusura della fabbrica – pensano: “Si vede che adesso in Italia si fa così”. Sperano che Renzi ce la faccia (non si sa esattamente che cosa vuol dire, ma funziona come ultima speranza), sperano che i poliziotti non picchino troppo forte i loro figli, in caso di corteo esasperato. E si sono persuasi, ormai, che Silvio Berlusconi sia il padre di questo governo e anche il padre delle riforme che il governo ha fatto (per ora solo mezza legge elettorale e mezza chiusura del Senato) e di quelle che certamente si faranno, tanto ci sono anni di tempo.
Il New York Times però ha insistito per dare una mano a questa Italia stremata, tenuta sveglia da un animatore di giochi.
Attenzione, alla vostra politica manca una parola. Infatti, qualunque sia la crisi che viviamo, manca la parola corruzione. È come se, di fronte alla roccia impenetrabile di Ali Babà, nessuno avesse potuto dire “abracadabra”, la parola magica che smuove l’ostacolo e apre magicamente il passaggio verso il tesoro rubato. Le fiabe, si sa, sono un modo per narrare la realtà. In questo caso si tratta di una fiaba di potere, tanto che il suo titolo è “Ali Babà e i Quaranta Ladroni”. Si trattava di batterli in astuzia e bravura. L’idea, invece è stata di fare un governo insieme. E una disorientata folla mista continua a sostare davanti alla caverna cercando non come entrare ma come tenere a bada coloro che avrebbero potuto pronunciare la parola magica, per iniziare il grande inventario.
Si poteva avviare il discorso sui tagli alla Sanità senza confrontarsi con il problema dell’immenso assalto e del continuo, accurato depredare della Sanità da fuori e da dentro, con un attivismo senza tregua? Si poteva affrontare il dibattito sul lavoro e sul “cuneo fiscale” senza tentare di calcolare la vasta quantità di tasse occulte che la malavita impone a quasi ogni attività produttiva in Italia e, adesso apprendiamo, anche in Europa ma a beneficio dell’Italia ricca e clandestina? Si poteva esaltare e sostenere un programma di grandi opere (quelle che “danno lavoro” e “muovono l’economia”) senza domandarsi (ci sono fonti serie, accurate, informatissime a partire da Roberto Saviano) come affrontare l’infezione “tangenti politiche” che gravano fin dalla radice su ogni progetto, e durano fino alla consegna, che spesso (per la grande opera) non arriva mai, ma è pronta cassa per gli strani gruppi misti di politica e imprese che credono di usare la mafia e ne sono sempre usate? Tutto ciò, come racconta il lungo articolo del New York Times, e come molto prima aveva avvertito Saviano, è zona infetta, dunque coltura adatta alla mafia, adatta a sostenerla e a moltiplicarla. Per questo la mafia cresce e cresce la malavita. Cresce dentro i luoghi e le istituzioni che dovrebbero combatterla.
Fino a Berlusconi, Dell’Utri, Previti e classe dirigente della “rivoluzione liberale” con cui Berlusconi ha ingannato l’Italia e chi gli ha creduto (un po’ anche, i governi amici) qualcuno poteva dire che non era così chiaro il rapporto fra corruzione, diffusa e mafia, in Italia. Adesso lo è, al punto di dubitare sulla sequenza causa-effetto.
Tre poteri ormai si riversano (e allo stesso tempo si nutrono) in un mare di corruzione: la politica, il potere privato e la mafia. La mafia conduce sempre, e questo è il grido d’allarme del giornale americano. Sullo schermo del nuovo, auto-elogiatissimo governo scorrono in continuazione cifre di misure in cui si toglie ai poveri per dare ai poveri o si fanno acrobazie per racimolare pochi soldi per colmare (invano) una immensa diseguaglianza.
Su un altro schermo, che la maggioranza di noi non vede, scorrono le immense cifre della corruzione che non è conosciuta, non è intercettata, non è nei programmi di nessuno. Un grande vuoto fa da contenitore al male che impedisce ogni ritorno dell’Italia alla normalità e la rende pericolosa e infetta. Per ora, avrete notato, non si levano voci. Anzi, di solito cambiamo discorso.