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Stop fiscal compact
Firma la PETIZIONE

(www.stopfiscalcompact.it)

A fine 2017, il Fiscal Compact (Trattato sulla stabilità, coordinamento e governance nell’unione economica e monetaria), potrebbe essere inserito a pieno titolo nell’ordinamento europeo, divenendo giuridicamente superiore alla legislazione nazionale e rendendo irreversibili le politiche liberiste d’austerità.
Approvato nel marzo 2012 da 25 dei 28 Stati membri dell’Unione Europea, il Fiscal Compact si colloca nel solco di una serie di trattati e regolamenti -Maastricht, Six Packs, Two Packs- che hanno impresso una svolta monetarista all’Unione Europea e hanno consentito l’affermarsi delle politiche liberiste, con un drastico peggioramento delle condizioni di vita delle popolazioni.

(continua nella sezione Rassegna stampa) Marco Bersani , Il Manifesto, 23-IX-2017



Dialoghi sulle Procure
Prospettive tra autonomia e regole


Venerdì 29 settembre 2017
AURUM – Largo Gardone  Riviera - Pescara


Ore 9,15 SALUTI DELLE AUTORITÀ


Ore 9,30 PRIMA TAVOLA ROTONDA


coordinata dal Consigliere del C.S.M. Lucio Aschettino sui seguenti temi:
Rapporti tra Procuratore della Repubblica e Sostituti; ruolo dei Procuratori Aggiunti;
rapporti con la polizia giudiziaria; criteri di priorità nella trattazione dei procedimenti;
ruolo della magistratura onoraria e costituzione dell’Ufficio del processo nelle Procure.


Partecipano

Fabrizia Francabandera - Presidente Corte d’Appello di L’Aquila
Francesco Menditto - Procuratore della Rebubblica di Tivoli
Gaetano Paci - Procuratore Aggiunto di Reggio Calabria
Fabrizio Vanorio - Sostituto Procuratore di Napoli

(continua nella sezione Rassegna stampa)



Riceviamo dalla professoressa Marina Campana Magno e pubblichiamo:

  • Nella prima decade di ottobre ci sarà l'inaugurazione della parte nuova del  Tribunale e l'intitolazione ufficiale della sala all'avv. Galliano Magno con la presentazione della mostra permanente (ma anche itinerante)  composta da 23 pannelli che illustrano tutti  documenti attualmente disponibili negli archivi riguardanti Galliano Magno. Il lavoro, curato dalla Soprintendenza ai beni Archivistici e Culturali di Pescara e in particolare dalle Dr.sse  Spinozzi, Toraldo e Ranalli, in collaborazione con lo storico Prof. Filippo Paziente, sarà ospitata in locali dedicati adiacenti all'aula Galliano Magno. Tutto il lavoro è digitalizzato e potrà essere riversato nel Museo digitale su Matteotti, proposto dall'On Sen. Nencini, già approvato da Senato e Camera e ora tornato al Senato con l'ODG dell'On. Maria Amato che ha proposto di inserire anche Magno negli argomenti attinenti a Matteotti. La camera ha approvato.

Nelle giornate dedicate alla legalità, ma anche in altri periodi da concordarsi, le scolaresche potranno visitare la mostra dedicata all'avvocato di Matteotti. Auspico anche che qualcuno possa convincere i professori di storia contemporanea dell'Università ad assegnare una tesina di ricerca su Galliano Magno agli studenti interessati: a Roma c'è ancora parecchio da vedere presso archivi e fondazioni!

Marina Campana Magno



“La vita in comune” di Edoardo Winspeare


La recensione all'ultimo film del regista salentino presentato alla 74esima Mostra del cinema di Venezia


Ancora il sole e il mare della Puglia a fare da sfondo al film del regista salentino Edoardo Winspeare in concorso alla 74esima Mostra del cinema di Venezia nella sezione Orizzonti.
Il contesto de La vita in comune è la silenziosa miseria culturale di certi nostri paesini del Sud dove la gente immobile nel sole abbagliante delle piazze deserte, sembra nutrire un vuoto interiore immenso laddove invece, spesso, nasconde e pulsa di inquietudine e sogni.

(continua nella sezione Rassegna stampa) Simonetta Rubino magistrato, Bari, Questione Giustizia



*Il sonno della ragione genera mostri

Il monito di Brecht "i tempi erano oscuri perché loro hanno taciuto" mi è venuto in mente dopo aver letto ieri l'incredibile titolo di un quotidiano sul caso della bambina morta di malaria. (“Dopo la miseria portano malattie”)
La vicenda mi ha fatto anche ricordare i primi minuti di un film della propaganda nazista dal titolo "l'ebreo errante".

Ho rintracciato il documento su Youtube i cui primi dieci minuti sono molto indicativi.
Lo metto a disposizione: https://youtu.be/_okkDPI3c-U

Ciò posto, mi chiedo se, al di là delle valutazioni penali su alcuni eventi, non vi sia anche la necessità che la magistratura si esprima, come associazione, sul significato inaccettabile di certa comunicazione.
Ho trovato ipocrita e debolissima la presa di distanza di qualche giornalista da parole, frasi, metodi propagandistici che sono la negazione assoluta di quella civiltá occidentale che costoro vorrebbero difendere.
Anche perché, poi, sono gli stessi giornalisti che consentono a quei "maestri" di fare opinione in trasmissioni che vorrebbero essere di approfondimento politico e culturale.
Mi domando dove siano e cosa facciano, di fronte al bombardamento dei pilastri minimi dell'educazione, i c.d. "intellettuali, i "romanzieri di successo", prontissimi h24 a promuovere i loro libri, i loro spettacoli, ma sostanzialmente silenti davanti all'inquinamento della formazione dei cittadini.
Mi chiedo, con Brecht, se si debba accettare tutto ciò, tacendo e assuefacendosi all'idea che la libertà di espressione non incontri alcun limite.
Mi chiedo se ci possa rassegnare a società sempre più sofistica, che relativizza i concetti di bene e male, che dimentica che la distinzione tra di essi esiste e la si deve trovare attraverso il pensiero, non sollecitando le pulsioni peggiori.
Si può decidere di non partecipare più a occasioni pubbliche, anche televisive, in cui siano presenti coloro che incitano all'odio, alterano le notizie, mistificano la realtà per fini evidenti a chi abbia un minimo di capacità critica.
Ma penso sia soprattutto necessario prendere posizione riconoscibile, chiara e distinta a favore dei giovani e di chiunque non si rassegni a una deriva sempre più spaventosa.

Francesco Messina, giudice Trani

*Francisco Goya, pittore spagnolo, 1747 - 1828



La lettera di Abraham Lincoln all’insegnante di suo figlio, 1830

MILANO –Abraham Lincoln  fu un politico e avvocato statunitense e il 16esimo presidente Usa, il primo appartenente al partito repubblicano. Pose fine alla schiavitù con la ratifica del XIII emendamento della costituzione a stelle e strisce nel 1865. Questa è una celebre lettera che Lincoln inviò all’insegnante di suo figlio il primo giorno di scuola. Dalla lettera emerge l’importanza data alla figura dell’insegnante e alla formazione, dove la scuola si eleva a guida fondamentale per un individuo. Di seguito, la lettera completa tratta da Orizzonte Scuola.

“Il mio figlioletto inizia oggi la scuola: per lui, tutto sarà strano e nuovo per un po’ e desidero che sia trattato con delicatezza. È un’avventura che potrebbe portarlo ad attraversare continenti, un’avventura che, probabilmente, comprenderà guerre, tragedie e dolore. Vivere questa vita richiederà Fede, Amore e Coraggio. Quindi, maestro caro, la prego di prenderlo per mano e di insegnargli le cose che dovrà conoscere. Gli trasferisca l’insegnamento, ma con dolcezza, se può.

(continua nella sezione Rassegna stampa) Libreriamo, 3-V- 2016



Di che cosa parliamo quando parliamo di beni comuni?

Non può sfuggire all’interesse di una Rivista come Questione Giustizia un tema controverso e stimolante (fino alla più urticante polemica) come quello dei “beni comuni”. Tema difficile a partire dalla definizione del suo oggetto, dall’individuazione dei contenuti a cui associarlo, sino alla costruzione di una condivisibile prospettiva di tutela. Ma noi abbiamo l’ambizione, e forse la spericolatezza, di metterlo qui al centro della nostra discussione, facendo sedere intorno al nostro tavolo virtuale alcune delle voci dottrinarie tra le tante che ne hanno più di recente fatto oggetto di studio, e di proposta, provando a sfuggire alla logica di schieramento (pro-contro) per aprire invece uno spazio di analisi, e di utile discussione.

(continua nella sezione Rassegna stampa) Rita Sanlorenzo, magistrato, Questione Giustizia

 


“Abruzzo terra di conquista per la ‘ndrangheta”


(23/08/2017 - 13:42)
(ACRA) - "Quelli che fino alla scorsa relazione semestrale venivano indicati come segnali, per quanto qualificati, di una presenza delle cosche in Abruzzo e in Molise, grazie alle evidenze investigative raccolte nel semestre con l'operazione 'Isola Felice' sono diventati importanti tessere del mosaico espansionistico della 'ndrangheta verso regioni solo all'apparenza meno 'appetibili'. L'operazione in parola è stata conclusa, nel mese di settembre del 2016, dall'Arma dei Carabinieri con l'esecuzione di una misura cautelare a carico di 25 soggetti, facendo piena luce sull'operatività del gruppo Ferrazzo di Mesoraca, nel Crotonese, in Abruzzo e in Molise".

(continua nella sezione Rassegna stampa)


 


E
cco perché il liceo classico non deve morire

Formare le menti o le nuove professioni chieste dal mercato? La riforma della scuola si avvicina e riaccende il dibattito sui licei. Tra citazioni dotte e battute al vetriolo

Maledetto liceo classico. Tutta colpa sua: il degrado del Paese, l’inconcludenza dei politici, la poca competitività delle aziende, la credulità della gente... Tutti i mali d’Italia nascono da qui. Anche se ormai lo sceglie solo il sei per cento degli studenti (e per la maggioranza ragazze, statisticamente destinate più a una carriera da insegnanti che a manovrare le leve del potere) è comunque considerato la fucina delle élite intellettuali di un Paese che ormai, delle élite e degli intellettuali, pensa di poter fare una sola cosa: rottamarli.
Benedetto liceo classico. È l’anima dell’Italia migliore. Prepara alle professioni del futuro (Umberto Eco), insegna a ragionare e a resistere (Luciano Canfora), e questo perché grazie alle “lingue morte” propone veri “ problemi da risolvere ” e non semplici “esercizi da eseguire” (Dario Antiseri). Gli dobbiamo gran parte di quello che di buono ha ancora l’Italia: da Fabiola Gianotti a Daniele Dorazio , fisico incompreso chiamato dal Cern, ma bloccato dal suo liceo di Brindisi, ben più del sei per cento degli italiani che fanno fortuna all’estero hanno in tasca una maturità classica.

(continua nella sezione Rassegna stampa) Angiola Codacci-Pisanelli, Espresso, 17 novembre 2014



Giorgio Vallortigara: "La matematica è un istinto che abbiamo tutti"


Tutti abbiamo il "senso del numero". E i professori devono imparare a sfruttarlo. La parola al professore di neuroscienze e direttore del centro Mente-Cervello di Trento.


Sull’utilità dello studio dell’informatica avrà dei dubbi chiunque ricordi, come il pedagogista Benedetto Vertecchi, «le ore e ore passate a spaccarmi la testa sul Basic. Negli anni Settanta, se non sapevi il Basic eri un analfabeta». Chi, come lui, si occupa di pedagogia da decenni sembra convinto che per ridare forza alla scuola italiana basterebbero progetti piccoli e mirati piuttosto che importare modelli altrui. O riscoprire la capacità di scrivere: nel progetto “ Nulla dies sine linea ” («ogni giorno una riga: una frase di Plinio che riprendeva però un pittore, Apelle», spiega Vertecchi) si è chiesto a bambini di terza, quarta e quinta elementare di scrivere ogni giorno, a mano e in corsivo, un componimento di poche righe. Con risultati clamorosi che saranno presentati il 28 novembre. «Ci vuole poco a recuperare un po’ di quella ricchezza lessicale e di quella capacità di argomentazione che in quarant’anni ho visto peggiorare drammaticamente», commenta Vertecchi. 
Anche la matematica probabilmente dovrebbe cambiare sistema, come sostiene Giorgio Vallortigara . Quanto al diventare “cool”, all’esortazione di Serra anche lo studente italiano più svogliato saprebbe rispondere parafrasando uno dei pochi versi della Divina Commedia che ancora oggi tutti ricordano a memoria: quello sul diavolo Barbariccia che «avea del cool fatto trombetta».



Migranti, chi infligge colpi mortali al codice morale


Ong. Non era ancora accaduto, nel lungo dopoguerra almeno, in Europa e nel mondo cosiddetto «civile», che la solidarietà, il salvataggio di vite umane, l’«umanità» come pratica individuale e collettiva, fossero stigmatizzati, circondati di diffidenza, scoraggiati e puniti.

(continua nella sezione Rassegna stampa) Marco Revelli,  Il Manifesto, 8-VIII-2017


 


2 agosto 2017 – 2 agosto 1980

37° anniversario della strage alla stazione di Bologna

85 morti e 200 feriti



Ex biblioteca De Meis: un nuovo spazio culturale e 40 parcheggi in arrivo

In centro la biblioteca De Meis diventerà un contenitore culturale. Ad oggi, per il recupero degli spazi ancora fruibili dopo il crollo avvenuto nella notte tra il 3 e il 4 giugno 2005, sono stati spesi 530 mila euro. Mancano 300 mila euro per terminare i lavori, di questi, 180 mila posso essere recuperati da un fondo Cipe, altri sono da individuare in altre risorse regionali. Il Governatore della Regione Abruzzo Luciano D'Alfonso, in una recente visita sul cantiere il 22 luglio, si è impegnato per restituire alla città uno spazio di 600 mq in tre livelli in tempi brevi. Saranno ricavati anche 40 nuovi parcheggi.(???)

Potrebbe interessarti: http://www.chietitoday.it/video/biblioteca-de-meis-progetti-parcheggi.html

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La lezione di Rita Atria, la ragazza che disse no alla schiavitù della mafia*

Don Luigi Ciotti il 26 luglio 2017

Abbiamo ricordato Paolo Borsellino, non possiamo dimenticare Rita Atria. Rita nasce a Partanna, in provincia di Trapani, da una famiglia di mafia. Il padre Vito, piccolo boss locale, viene ucciso nel 1985 e Rita, che ha solo undici anni, riversa il suo affetto su Nicola, il fratello maggiore. Ma anche Nicola segue la strada paterna, nonostante la moglie Piera, di famiglia onesta, faccia di tutto per dissuaderlo. Traffica droga, sgomita per emergere ma pesta i piedi di chi è più potente di lui. Viene ucciso nel giugno del 1991. La moglie Piera diventa testimone di giustizia e viene trasferita altrove sotto protezione. Rita è una ragazza di diciassette anni, sensibile, sveglia, due grandi occhi animati da un bisogno febbrile di capire, di fare chiarezza fra sentimenti contrastanti: da un lato la famiglia, il mondo dove è nata e cresciuta, dall’altro il rifiuto — il rigetto ormai — di quei codici, di quei vincoli.

(continua nella sezione Rassegna stampa) La Repubblica 26.07.2017



Una casa per la sinistra sommersa, ma senza Pd

L’analisi di Massimo Giannini sulla sinistra divisa e minoritaria è, come sempre, impietosamente lucida. Eppure credo che non sia l’unica lettura possibile.

Essa appare, ed è, realistica, se diamo per scontato, come sempre si fa, un dato di fondo: e cioè che i rapporti di forza tra destra, sinistra e pentastellati siano, sul breve periodo, stabili. Ma se proviamo a pensare che cambi la base elettorale attiva, anche questo scenario può cambiare. In altre parole, Giannini fa quello che fanno i leaders di tutti i partiti: dà per scontato che continuerà a votare circa la metà del Paese. E che l’altra metà sia sostanzialmente perduta alla vita della democrazia italiana.

(continua nella sezione Rassegna stampa) Tomaso Montanari  MicroMega online, 24 Luglio 2017



Salvatore Settis / La città come teatro della democrazia

Se lo spazio urbano è sempre più terreno di speculazioni e politiche di marginalizzazione sociale, il libro “Architettura e democrazia” di Salvatore Settis ci ricorda come invece dovrebbe essere: “Il diritto alla città include, riassume e rilancia un orizzonte dei diritti civili che ci riguarda da vicino, perché interroga la nostra concezione della società”. E l’architetto in questo ha un ruolo fondamentale come garante della Costituzione che nell’art. 9 tutela il paesaggio e il patrimonio storico-artistico della Nazione.

È un errore comune: considerare il “paesaggio” semplicemente come un territorio da ammirare per la bellezza. Così pensare che l’architetto abbia solo il dovere di migliorare uno spazio rispettando determinati standard edonistici. Non è così. Nell’era delle speculazioni fondiarie, delle rendite e delle cementificazioni selvagge, l’architetto nella società d’oggi ha un’altra funzione. Di tipo sociale. E lo stesso paesaggio assume un’altra valenza, oltre a quella estetica, diventando – o, meglio, bisogna lavorare affinché diventi – il teatro della democrazia perché capace di incarnare valori collettivi. Da vivere e non solo da vedere.

(continua nella sezione Rassegna stampa) Giacomo Russo Spena, MicroMega online, 20 Luglio 2017



L'intervista a Pignatone: "non ho una concezione agonistica della giustizia"

ROMA. Il Procuratore di Roma Giuseppe Pignatone si è preso una notte. "Perché le cose si vedono meglio con la testa fredda".

(continua nella sezione Rassegna stampa)



Il 19 luglio 1992, muoiono Paolo Borsellino e i cinque agenti di scorta Emanuela Loi, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina: una Fiat 126 imbottita di tritolo, parcheggiata in via D’Amelio, sotto l’abitazione della madre, esplode al passaggio del magistrato. L’agenda rossa, che Paolo Borsellino portava con sé,  non è stata mai ritrovata.

Consiglio Superiore  della Magistratura

18 luglio 2017
Verso i 25 anni dalla strage di via D’Amelio


Il 16 luglio 1988 Paolo Borsellino partecipa ad una tavola rotonda organizzata ad Agrigento per la presentazione di un volume dal titolo “La mafia di Agrigento”.
Nel libro venivano pubblicati gli atti istruttori e l’ordinanza di rinvio a giudizio emessa nei confronti dei componenti delle cosche agrigentine.
Alla tavola rotonda intervenivano, tra gli altri, l’on. Luciano Violante, l’ex componente del Csm, avv. Alfredo Galasso ed il sindaco di Palermo Leoluca Orlando.
Nel suo intervento, Paolo Borsellino, sottolinea come il successo delle indagini agrigentine era stato possibile grazie allo stretto collegamento con il pool di Palermo, quasi che lo stesso fosse stato “una propaggine degli uffici agrigentini” e sottolineava, non senza una certa dose di amarezza, che quel “pool sembrava perdere quella indispensabile funzione di centralità nelle attività investigative su Cosa Nostra” a causa della difficoltà in cui si era venuto a creare dopo il cambio di direzione.
L’intervento fu svolto a braccio, sulla scorta di alcuni appunti autografi del magistrato, poi “utilizzati” nelle conversazioni con i giornalisti de “La Repubblica e de “L’unità” ai quali Paolo Borsellino “consegnò” le sue ansie, le sue preoccupazioni.
Come noto, quelle pubbliche prese di posizione, diedero origine all’attività dell’Ispettorato generale del Ministero e del Consiglio superiore, e quei documenti furono poi annessi agli atti dell’audizione del 31 luglio 1988 svolta avanti alla Commissione Antimafia del Csm.
Quegli appunti, ed alcuni altri significativi atti, vengono oggi per la prima volta pubblicati in rete, e sono tra quelli che compongono il volume “L’antimafia di Paolo Borsellino”, curato dal Consiglio Superiore della Magistratura, che verrà presentato a margine dell’assemblea plenaria di domani, 19 luglio, presieduta dal Presidente Sergio Mattarella, in occasione dell’anniversario della strage di via D’Amelio.



La vera posta è convincere chi dice «sono tutti uguali»


Caro direttore,come a Wimbledon si vince sul campo e la teoria della rottamazione si conferma una boiata alla Fantozzi.
Un bel contributo le paginone del Manifesto di sabato 8 luglio, con i diversi apporti. Ci sarebbero stati bene anche Bersani e Pisapia, ispiratori fondamentali della nuova e diversa prospettiva di un centro sinistra di governo e fortemente innovatore in ogni campo. Non servono vecchi schematismi, vecchie bandiere e nostalgie del passato.
Come non serve un nuovismo di maniera o un movimentismo senza costrutto. Cosa diversa studiare e comprendere la propria e l’altrui storia , i valori e gli insegnamenti che può tramandarci.

(continua nella sezione Rassegna stampa) Nuccio Fava, Il Manifesto, 12-VII-2017



“In Calabria dipendenti pubblici più pericolosi della ’ndrangheta”

La denuncia del procuratore Gratteri. Il governatore Oliverio: è vero.
I colletti bianchi sono diventati più pericolosi delle coppole. Per il procuratore capo di Catanzaro Nicola Gratteri, «prima ancora della politica e della ’ndrangheta, il problema della Calabria sono i quadri della pubblica amministrazione». Dopo aver seguito gli ’ndranghetisti nelle boscaglie dell’Aspromonte durante la stagione dei sequestri di persona, ricostruito le rotte del narcotraffico fino al Sudamerica, ora il magistrato, che da quasi trent’anni vive sotto scorta, punta su chi siede sulle comode poltrone degli uffici appena inaugurati della Cittadella regionale.

(continua nella sezione Rassegna stampa) Gaetano Mazzuca, La Stampa, 10-VII-2017



Tra i banchi delle nuove scuole che seguono le tracce di don Milani


Ho deciso di festeggiare i 50 anni della pubblicazione di Lettera a una professoressa andando a visitare alcune scuole. Scuole, a volte soltanto virtuali, dove si fa ciò che sarebbe piaciuto al burbero priore di Barbiana: scuole un po’ strane, né pubbliche né private, scuole senza voti né bocciature, dove s’insegna a tutti, ricchi e poveri, italiani e immigrati, non “un ospedale che cura i sani e rifiuta i malati, per usare le famose parole di don Milani.
Scuole dove chiunque ha lo stesso diritto all’eccellenza, proprio perché s’insegna là dove sembra impossibile farlo: si fanno corsi di scrittura creativa a ragazzi che non hanno mai letto un libro, s’insegna italiano a migranti che sono spesso analfabeti nella loro lingua madre, s’insegna filosofia ai bambini delle elementari. Ma chi sono oggi i ragazzi di Barbiana? Non è facile rispondere. Sono gli immigrati? I ragazzi delle periferie? I carcerati?

(continua nella sezione Rassegna stampa) Valentina Pigmei, Internazionale,  11-VII-2017



Piero Calamandrei diceva:
«Le formule costituzionali rimangono vive finché vi scorre dentro, come il sangue nelle vene, la forza politica che le alimenta; se questa viene meno, si atrofizzano e muoiono di sclerosi».
Forse è questa la vera sfida politica del futuro: non far atrofizzare i principi costituzionali, fino a farli morire di sclerosi, ma vivificarli con la forza politica che li alimenta, o dovrebbe alimentarli.