Il sociologo che raccontava un altro Sud

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Il sociologo che raccontava un altro Sud

Franco Cassano. Scompare la voce critica che non accettava che il Mezzogiorno fosse raccontato dal Nord «in ritardo» su modernizzazione e regole dello sviluppo insostenibile

Franco Cassano, sociologo, era amico di don Tonino Bello e di Guglielmo Minervini. Tutti ricorderanno il suo celebre libro: Pensiero meridiano (Laterza 1996) dove Franco, a partire dagli spunti di Albert Camus, con la lucidità che gli era proverbiale, descriveva, con un linguaggio poetico, un altro Sud assai diverso da quello raccontato dalle narrazioni tossiche dal Nord: «La modernizzazione del sud è una modernizzazione imperfetta o insufficiente o non è piuttosto l’unica modernizzazione possibile?», si chiedeva, per poi rispondere che bisogna «non pensare il sud alla luce della modernità ma al contrario pensare la modernità alla luce del sud».
Il libro fu tradotto in molte lingue (francese, inglese, tedesco e perfino giapponese) e divenne una sorta di Bibbia per tutti coloro che guardavano con diffidenza alle magnifiche sorti e progressive del nord.
Ordinario di Sociologia dei processi culturali all’università di Bari, collaborò con l’Unità e l’Avvenire. Proveniva da quella scuola di Beppe Vacca e Biagio De Giovanni, poi ribattezzata «Ecole barisienne». Amico di don Tonino Bello, figura notissima nelle Puglie, coltivava l’amicizia di un altro meridionalista troppo presto scomparso: Guglielmo Minervini, sindaco di Molfetta dal 1994 al 2001 e poi deputato al seguito di Arturo Parisi e Romano Prodi, col simbolo dell’asinello.
L’impegno di Franco a favore del sud conosce varie tappe. Oltre al già ricordato Pensiero meridiano, pubblica nel 2004: Homo civicus. La ragionevole follia dei beni comuni, un vero e proprio manifesto politico culturale che muove dalla convinzione che fossero maturi i tempi per il risveglio civile del paese.
E, contemporaneamente, fonda e presiede l’associazione barese di cittadinanza attiva “Città Plurale”. L’attività associativa e i saggi contenuti in Homo Civicus sulla riscoperta della cittadinanza attiva e dell’importanza dei beni comuni, diedero vita alla cosiddetta “primavera pugliese”, stagione di affermazioni elettorali del centrosinistra in Puglia che ebbe in Michele Emiliano e Nichi Vendola gli esponenti più noti.
Nel 2011 pubblica un altro libro destinato ad irritare la sinistra L’umilta del male dove riprende in modo innovativo la parabola del Grande Inquisitore di Dostoevskij per esortare la sinistra ad abbandonare “l’aristocratismo etico” nel quale si sarebbe rifugiata.
L’ultimo libro: Senza il vento della storia. La sinistra nell’era del cambiamento (Laterza 2014) suscita commenti controversi e molti dissensi, quando non proprio accuse.
In esso, a partire dal discorso del Grande Inquisitore, si afferma che il vento della storia, che ha soffiato a lungo nelle vele della sinistra, è cessato, e che occorre un nuovo pensiero per uscire dalla posizione difensiva di conservatorismo dove essa si è cacciata.
Questa consapevolezza lo porta coerentemente ad accettare di presentarsi alle elezioni del 2013 ed essere eletto deputato nelle file del Pd insieme all’amico Mario Tronti.
Incontrai Franco, alcuni anni fa, nella sede di Laterza in occasione della presentazione di un libro di Ilvo Diamanti e, con una certa delusione malcelata ma carica di affetto, gli dissi: tu che ci fai in questo governo? Lui rispose, non senza esitazione, che sembrava che le cose stessero cambiando e confidava nella nuova élite di sinistra che si stava formando. Poi dopo la fine di quella esperienza parlamentare, il silenzio e subito dopo una lunga malattia incurabile.
Un testimone e un cantore del sud scomodo, amato da molti e osteggiato dai cultori del realismo politico per la sua prosa politica. Insieme a Pietro Barcellona e a Guglielmo Minervini, scompare la voce critica del sud, quella che non accettava che esso fosse raccontato dal nord “in ritardo” rispetto alla modernizzazione e alle regole dello sviluppo, quello insostenibile.
Sempre disponibile alla relazione e al dialogo, curioso e mai settario, di lui mi colpiva l’affettuosità e una dolce malinconia che si intravedeva nel suo sguardo, oltre alle interminabili diete cui si sottoponeva nel tentativo di perdere peso.
Con lui scompare un amico carissimo e stimatissimo e un pensiero alto e raffinato che sapeva raccontare, con una prosa elegante, il sud e il mediterraneo e dare un significato virtuoso alle loro contraddizioni.
Ciao Franco, del tuo insegnamento di vita e di intelletto saprò fare tesoro.

Enzo Scandurra, 25-II-2021