Un paese indegno

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Lavorare stanca. Soprattutto in un paese dove un ministro dell'economia considera un «lusso» la legge sulla sicurezza del lavoro, la 626, prendendo applausi da stadio fra i tifosi con tessera ciellini. Un ministro che, nell'infausta vigilia dei quattro morti sul lavoro di ieri, ha scritto una lettera al Corsera per dire che è «demenziale» estendere la 626 alle piccole imprese. Vittime, a suo parere, di «eccesso occhiuto di burocrazia». E' questo ministro che qualcuno, perfino nell'opposizione, vedrebbe bene presidente del consiglio al posto di Berlusconi.
L'insicurezza da lavoro non viene risolta certo da una legge. Ma se la legge venisse applicata con serietà, investendo mezzi e risorse perché i controlli fossero più efficaci, la conta dei morti e degli infortunati potrebbe essere meno dolorosa. Fra il 2000 e il 2008, secondo l'Ilo (International Labor Organization), in Italia i morti sul lavoro sono diminuiti da 1.150 a 744. Grazie alla 626 oltre che, purtroppo, al calo degli occupati. E parliamo di occupazione regolare, non del nero che è un'altra voragine di lutti nascosti.
C'è però un modello tedesco per tutto, anche per la sicurezza sul lavoro. Dice l'Ilo che nello stesso periodo in Germania ci sono stati due morti ogni 100.000 lavoratori, contro i quattro dell'Italia. La metà, nonostante gli occupati siano di più. Perché lì i controlli esistono, c'è più stato ed è anche inconcepibile che un ministro con tutt'altre ambizioni spari addosso a una legge di tutela, senza che accada nulla. O al massimo, che sul lavoro si continui a morire con troppa facilità.
Salvaguardare i lavoratori non è solo un atto di civiltà in un paese democratico: è competitività per l'intero sistema. E infatti sono regole di quel «modello tedesco» che il governatore di Bankitalia (applaudito da Confindustria) ha chiesto al governo, per uscire dalla crisi. «Roba da bambini», per Tremonti. Non è una risposta «demenziale», per usare un aggettivo caro al ministro?
Francesco Paternò, Il Manifesto, 12-IX-2010