Ministro a perdere

Attenzione: apre in una nuova finestra. PDFStampaEmail

       Ministro a perdere

        

 Berlusconi, dopo il voto di fiducia avuto grazie ai finiani, appare ringalluzzito, o meglio, esagitato. Non si capisce se tema di più Fini o Bossi. Che il ministro degli Interni parli già di elezioni anticipate a gennaio non è un buon segno. Con l'astensionismo sopra il 50 per cento la Lega ha fretta di conquistare la golden share e di governare Berlusconi, la cui uscita, violenta e immotivata contro la magistratura appare, soprattutto, segno di nervosismo. I magistrati hanno un peso e un peso lo ha anche la Chiesa: le posizioni dell'Avvenire e di Famiglia Cristiana dovrebbero un po' inquietarlo. E un peso lo hanno, giustamente, anche le comunità ebraiche. L'Italia, benché berlusconizzata o, forse anche per questo, è un paese difficile, non c'è più un re e una marcia su Roma è poco realistica.

Finalmente dopo oltre cinque mesi di vuoto, ieri sera Berlusconi è andato al Quirinale per presentare il nuovo ministro dello sviluppo, Paolo Romani. Non so come il presidente Napolitano accoglierà questa proposta, che proprio non gli piaceva. La storia di Paolo Romani, grande amico di Mediaset, con lo sviluppo non c'entra niente, a parte il fatto che oggi in Italia lo sviluppo proprio non c'è e - è confermato dai fatti - prima che un progetto si realizzi nel nostro bel paese passano circa dodici anni. Questo dato vale per tutte le promesse del Presidente del Consiglio, dalla Salerno-Reggio Calabria all'assurdo ponte sullo stretto.
E' vero che nell'attuale, grave crisi italiana non ci sono più poteri forti, tuttavia pesano lo scontento di Confindustria (e sindacati), della magistratura, del corpo insegnante e, un po' anche della Chiesa. Berlusconi tanto più dopo la fiducia (Bossi sarebbe d'accordo con me) è in seria difficoltà, urla e strepita, non non essendo in grado di promettere nulla di serio, come peraltro conferma la scelta del ministro. Mi viene da dire che la combattuta Dc aveva un Vanoni e anche una stagione migliore. Ora abbiamo Romani con una crisi che richiederebbe un Vanoni raddoppiato. Un ministro così è garanzia (lo sappia anche Berlusconi) di sottosviluppo.
E la sinistra? O le varie sinistre? Dovrebbero smetterla di pensare di battere Berlusconi facendo i Berlusconi di sinistra. Un terreno sul quale il Cavaliere è più abile. Superando gelosie e risse dovrebbero discutere tra loro sul che fare, non solo e non tanto contro Berlusconi, ma contro la crisi che ci investe, che fa disoccupazione, che mette il Mezzogiorno (come documenta un eccellente studio di Bankitalia, in un processo di progressivo degrado economico, sociale e culturale: è ripresa l'emigrazione al nord, specie tra i giovani più qualificati). E - oso aggiungere - perché queste sinistre non discutono anche con il manifesto? Una discussione calma, senza polemica, attenta ai fatti, alla crisi, alla società.
So che questa proposta avrà scarsa accoglienza. Qualcuno ci chiederà: «ma quante divisioni avete?».                      Valentino Parlato, Il Manifesto, 5-X-2010