Gli alberi dietro al racket della prostituzione!

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Dopo appostamenti, indagini (ma non pedinamenti, in considerazione della natura dei soggetti indiziati) sono alcuni enti ed istituzioni, tra cui la Regione Abruzzo, a stabilire che gli alberi, rei di essere nati e cresciuti lungo il loro habitat naturale, il fiume Tronto, offrivano rifugio alle decine di prostitute che vengono sfruttate lungo la Bonifica del Tronto.

Le Istituzioni non hanno applicato neanche le attenuanti generiche. Tra queste l'aver assorbito migliaia di tonnellate di anidride carbonica e aver reso all'uomo prezioso ossigeno; l'aver creato una fascia di filtro affinché pesticidi, diserbanti e fertilizzanti in agricoltura non arrivassero nelle acque del fiume; l'aver dato ospitalità  e rifugio a decine di migliaia di animali in un territorio divenuto sempre più ostile alla vita; l'aver difeso dall'erosione dei suoli un'importante area collinare.

Niente da fare. Apprendiamo dalla stampa che un bosco rigoglioso di 30 ettari che crea gravi problemi all'ordine pubblico verrà  raso al suolo in tre mesi di lavoro, calcolati con meticoloso impegno dai tecnici del locale consorzio di bonifica. Vani finora gli appelli di alcune voci di protesta che si sono levate da increduli abitanti dei luoghi, con lettere ai giornali e comunicati stampa.

WWF, LIPU e ProNatura hanno inviato una lettera alle istituzioni coinvolte con un appello per fermare quest'azione priva di qualsiasi senso. Si fermino le motoseghe e si affronti questa situazione moltiplicando l'assistenza sociale e le azioni volte ad allieviare il disagio, senza prendersela con gli alberi e reprimendo, invece, con ancora più forza chi sfrutta decine di donne. I popoli antichi, spesso ritenuti primitivi, pensavano che gli alberi fossero le colonne che sorreggono il cielo. Le associazioni auspicano che gli enti ci ripensino attingendo alla fonte di questa antica saggezza. WWF, LIPU, ProNatura, 11-X-2010