Risveglio italiano

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Risveglio italiano

La battaglia dell'acqua in corso da alcuni anni nel nostro Paese ha già prodotto due risultati di grande importanza storica sul piano politico-culturale.

Il primo riguarda l'affermazione in seno alla società italiana di milioni di persone che pensano che le nostre società, per funzionare in maniera giusta e corretta, devono essere fondate su una reale partecipazione dei cittadini al governo della res publica…

…i cittadini italiani vogliono cessare di essere trattati come dei sudditi da mantenere tali grazie a un sistema nazionale di media asserviti e di proprietà dei potenti. Non vogliono più essere ridotti a consumatori beati, a degli individualisti profittatori (evasori, abusivi...), ma vogliono (ri)diventare cittadini nel pieno senso della parola.

La battaglia per l'acqua pubblica rivela che gli italiani non desiderano affatto ritornare allo Stato di prima, ma vogliono partecipare alla costruzione di un altro Stato, di una maniera differente di vivere e far funzionare i comuni, le province, le regioni. Vogliono un altro pubblico, giusto, efficace, trasparente, dove i cittadini sono partecipanti attivi. Quel che nei referendum (nucleare ed impedimento inclusi, ovviamente) è fonte di paura per i gruppi al potere (anche della sinistra autodefinitasi moderata) è proprio questo gran desiderio di voler essere cittadini.

Dopo quarant'anni di politiche che hanno deliberatamente distrutto il welfare non clientelare, in Italia soprattutto, il senso dello Stato e della comunità «cittadina»; dopo quasi tre generazioni di giovani educati a considerare le istituzioni pubbliche - i comuni, le regioni, lo Stato - come degli enti inutili, dilapidatori delle risorse pubbliche; e dopo l'enorme propaganda ideologica che per anni ha fatto credere che solo l'impresa privata possiede le competenze e i saperi adeguati per gestire tutti i servizi pubblici detti «locali» e che solo la finanza privata dispone delle risorse per fare gli investimenti necessari, la voglia di essere cittadini rappresenta un fatto notevole, esplosivo. Si può dire che i referendum rappresentano il momento simbolico di una «rivoluzione dei cittadini» dal basso, come è accaduto nel mondo arabo, in Spagna, in America latina.

Centralità dei beni comuni

Il secondo risultato non è da meno. Concerne la (ri)scoperta della centralità dei beni comuni in una società che pretende di essere efficace, di ottimizzare il vivere insieme in termini di «progresso» economico, sociale e civile. Chi mai l'avrebbe detto solo pochi anni orsono che i «beni comuni» sarebbero diventati un'idea cosi popolare nel nostro Paese? …

Chi dice «beni comuni» dice beni essenziali ed insostituibili per la vita, dice beni cui corrispondono intrinsecamente diritti (e doveri) individuali e collettivi, beni che esprimono la ricchezza comune messa al servizio del diritto ad una vita decente per tutti, beni che richiedono la responsabilità di tutti i cittadini. Quando si parla di beni comuni ci si inserisce in un visione del mondo e della società profondamente diversa da quella imposta negli ultimi quarant'anni.

Con i beni comuni si afferma il primato del vivere insieme sulla logica di sopravvivenza individuale, dei più forti, dei più prepotenti, dei più furbi…

Una spallata al liberismo

Per concludere, il vivere insieme è diventato un nodo centrale della politica italiana tout court. In questo senso i referendum rivelano problemi, sfide e scelte non imprigionabili in sacchetti per uso immediato. Leggere i referendum nei termini di una nuova spallata contro il governo Berlusconi è una tendenza facile cui molti non hanno resistito. In realtà essi debbono essere letti contemporaneamente come simbolo e sintomo di un rigetto, sempre più diffuso in Italia, del sistema economico capitalista di mercato, che ha condotto alla mercificazione di ogni forma di vita, alla privatizzazione del potere politico e alla confisca del ruolo di cittadini.

Voler (ri)diventare cittadini per la propria dignità e anche per vivere insieme agli altri nel contesto di una umanità da inventare è il secondo risultato della battaglia per l'acqua in Italia. La vita è un diritto per tutti. L'acqua, in quanto elemento essenziale e insostituibile per la vita, è anch'essa un diritto per tutti. È tempo di concretizzare i principi. La vittoria aprirà le vie a nuovi percorsi di rinnovamento, d'innovazione e di sviluppo di nuove «città».

Riccardo Petrella, Fondatore del Comitato italiano per il Contratto mondiale dell'acqua, Presidente dell'Institut européen de recherche sur la politique de l'eau (Ierpe) a Bruxelles, Il Manifesto, 10-VI-2011