Corteo a Genova, nel nome di Carlo

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Corteo a Genova, nel nome di Carlo

«Loro la crisi, noi la speranza». È lo striscione che apre la manifestazione per i dieci anni del G8 di Genova. In testa Haidi e Giuliano Giuliani, i genitori di Carlo, e Lorenzo Guadagnucci, una delle vittime dell'irruzione alla scuola Diaz. …Tanti i movimenti e le associazioni che prendono parte alla manifestazione. Dietro allo striscione e alle bandiere No Tav della Valle di Susa, sfilano i No Gronda, il movimento che si oppone alla realizzazione dello snodo autostradale genovese, i movimenti pacifisti, Rifondazione Comunista, Sinistra e Libertà e i sindacati.

«Il G8 di Genova non è un fatto dimenticato, la gente che è qui oggi invoca un'idea di democrazia molto più ampia e molto più seria». Lo dice Lorenzo Guadagnucci, una delle vittime del blitz della polizia all'interno della scuola Diaz durante il vertice di dieci anni fa. «Oggi sono qui perchè, a distanza di un decennio, siamo in grado di dire che a Genova ci fu un abuso di potere», aggiunge mostrando una cicatrice sul braccio destro, 'ricordò dell'irruzione alla scuola. «Sulle violenze non c'è più niente da scoprire - sostiene - ci vorrebbero solo le scuse dei vertici dello Stato e della polizia, a partire da Gianni De Gennaro, che dovrebbe dimettersi»

«Quella del G8 del 2001 è una ferita ancora aperta, che fa ancora male.

Per rimarginarla servono due cose: la rimozione immediata di coloro che sono stati condannati e che, anzichè essere rimossi, sono stati promossi ai vertici delle polizia e dei servizi segreti». Lo afferma Vittorio Agnoletto, nel 2001 portavoce del Genoa Social Forum, oggi al corteo che celebra il decennale del G8. Agnoletto ha anche auspicato «un vero processo» per la morte di Carlo Giuliani, e ha ribadito il proprio appello al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, affinché lo Stato chieda scusa alle vittime di dieci anni fa. "Non si tratta di una celebrazione, ma di una manifestazione che segna la consapevolezza del fatto che quel movimento, che hanno provato a stroncare con la repressione, aveva e ha ragione. La globalizzazione neoliberista ha portato alla crisi economica, alla crisi ambientale, porta guerre e razzismo. Oggi come ieri siamo a Genova - dichiara Paolo Ferrero, segretario del Prc -perchè ci battiamo per l'alternativa, ben segnalata dalla presenza nel corteo del movimento NO TAV».

«Al G8 di Genova nacque un fenomeno politico e culturale che è stato il più grande esempio di libertà e di intelligenza critica degli ultimi anni. Una scintilla di cui appena ora si comincia a capire il valore. Basti pensare a come sono stati vinti i referendum.

Il movimento no-global venne in Liguria non solo a manifestare, ma a discutere e a proporre. Intuì l'attuale crisi economica della globalizzazione cattiva, quella che antepone il profitto dei pochi al bene comune. E la battaglia dell'acqua come bene pubblico, proprio a Genova mostrò per la prima volta in forme potenti la critica al berlusconismo, intesa non come stizzosa polemica antipremier, ma come lotta contro la sua egemonia culturale». Lo afferma Nichi Vendola, presidente di Sinistra Ecologia Libertà. «Poi ci sono il lutto, il dolore e quel frammento di fascismo rappresentati dalla Diaz e da Bolzaneto. Due luoghi dove vennero sospesi i diritti e in cui la peggior destra italiana e le pulsioni d'ordine degli apparati repressivi hanno dato vita a quella che fu giustamente definita una macelleria messicana. Il fatto che nonostante condanne e sentenze, dallo Stato non siano venute mai parole di scusa è uno scandalo nello scandalo. Su questo vergognoso silenzio ho apprezzato le parole del procuratore generale di Genova. Ci fu uno strappo alle regole della nostra civiltà democratica e oggi c'è una tenace volontà di rimozione». «Giuliani fu la vittima - dice Vendola - di una clamorosa e preordinata volontà di trascinare e soffocare nel sangue un intero movimento che chiedeva una globalizzazione dal basso, rovesciando la dittatura del Pil. A questa inedita e strepitosa offerta politica si rispose con la Zona Rossa, chiudendo non solo metaforicamente la saracinesca. Si cercò di stringere in una morsa di violenza un'enorme novità politica e l'uccisione di Giuliani rappresenta - conclude - questo tentativo».

Il Manifesto, 23-VII-2011