Orbetello. Il Rinascimento gettato alle ortiche

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Orbetello. Il Rinascimento gettato alle ortiche

L'allora sindaco Matteoli ha ceduto Santa Maria delle Grazie a un'immobiliare: ora la chiesa è scoperchiata, le opere e gli arredi sacri rovinati.

Un caso esemplare di alienazione del patrimonio pubblico a cui si sono opposti solo i cittadini.

Di cosa si parla, quando si parla di alienare il patrimonio immobiliare pubblico? Per capirlo si può fare un salto a Orbetello, già fierissima capitale anfibia dello Stato spagnolo dei Presidi e ora ultimo lembo di Toscana, insidiato dalle villeggiature e dalle speculazioni del generone romano. Qui fino a tre mesi fa era sindaco il ministro Altero Matteoli, assai attento alla gestione dei suoi feudi toscani. Nel luglio del 2003 (quando era sindaco il suo braccio destro Rolando Di Vincenzo) la Giunta pensò bene di vendere a privati l'ex-ospedale cittadino (6.200 mq, in parte antichi e in zona pregiatissima): ad aggiudicarselo fu la società romana Global Service, perla cifra non strepitosa di 3.620.000 euro. Nonostante un emendamento al Piano di regolamento urbanistico comunale abbia concesso di trasformare l'ospedale in appartamenti e negozi, tutto è rimasto abbandonato. E la cosa è grave perché l'edificio contiene uno dei monumenti storici e artistici più insigni di Orbetello: la piccola, ma preziosa, chiesa di Santa Maria delle Grazie, già esistente nel Duecento. Essa contiene le uniche testimonianze artistiche degli stretti legami di Orbetello con la Siena del Rinascimento: due affreschi mariani la cui esecuzione ha probabilmente a che fare con la residenza orbetellana del pittore senese Neroccio de' Landi, documentata nel 1488.


LA BELLA BALAUSTRA di marmo fu invece donata dal generale Carlo della Gatta, nel 1646, per celebrare la vittoriosa resistenza all'assedio delle truppe francesi guidate da Tomaso di Savoia, che era stato inviato da Mazzarino per strappare alla Spagna, e annettere alla Francia, lo Stato dei Presidi. Ma la chiesa non è importante solo per le opere d'arte che ospita: lo è forse ancora di più per il ruolo sociale e identitario che ha giocato fino a pochissimo tempo fa. Come chiesa ospedaliera essa ha, infatti, accompagnato i momenti forti della comunità civile di Orbetello, cui è appartenuta, per otto secoli, fino al 2003. Ebbene, il sindaco Matteoli non ha ritenuto di proteggere in qualche modo Santa Maria delle Grazie, che è stata alienata alla Global Service, e ha seguito l'ospedale nel suo degrado: la chiesa è stata scoperchiata, le opere e gli arredi sacri rimasti sono stati esposti alla pioggia e al guano dei piccioni, la campana quattrocentesca, che da secoli chiamava gli orbetellani "Ad Mariam", è stata rubata. Ovviamente nessuno può più entrarvi, e quando (due anni fa) un gruppo di cittadini preoccupati è riuscito a farlo, vi ha rinvenuto perfino il Libro dei morti che si decomponeva in terra, quasi a umiliare la memoria stessa della comunità. Certo, qua non sono in gioco opere di Caravaggio o Michelangelo, e la chiesetta orbetellana non è certo Santa Croce, o la Basilica di Assisi: ma l'identità civile italiana è costruita proprio dal tessuto continuo di opere d'arte di tutti i livelli e di luoghi essenziali alla conservazione della memoria. E se seghiamo questo complesso albero secolare sul quale siamo seduti, tra breve moriranno anche i frutti pregiati che diciamo di amare tanto. La vicenda orbetellana è esemplare anche da un altro punto di vista: alla colpevolezza, o all'inerzia, delle istituzioni si è opposto l'impegno crescente di cittadini consapevoli. Se le giunte comunali si sono dimostrate interessate solo a trasformare la ricchezza pubblica in ricchezza privata, la Soprintendenza di Siena non ha risposto agli appelli e agli esposti, e la Curia stessa non è intervenuta (perché la chiesa non è di sua proprietà!), invece il circolo culturale Gastone Mariotti e ora altre associazioni (Colli e Laguna, Aics di Talamone e LegalMente), hanno ingaggiato una forte battaglia per salvare la chiesa, con il sostegno della stampa locale.

COMUNQUE VADA a finire, si tratta di una storia assai istruttiva. Non solo perché insegna che quella italiana è l'unica destra europea impegnata a distruggere la memoria religiosa e civile del Paese che governa. Ma anche perché il brillante risultato del Matteoli sindaco lascia intravedere molto chiaramente ciò che il governo in cui egli siede da ministro potrà fare al Paese nei prossimi mesi: tra gli infiniti lutti che questa manovra depressiva addurrà all'Italia, rischia di esserci anche il sacco finale del patrimonio artistico e del paesaggio italiani. Il pervicace rifiuto di introdurre una patrimoniale sui patrimoni privati (invocata ormai perfino da Pier Ferdinando Casini e Luca Cordero di Montezemolo, non esattamente dei talebani della giustizia sociale), finirà infatti per tradursi in una mostruosa patrimoniale sul patrimonio pubblico di tutti noi. Una Patrimoniale con la 'p' maiuscola che sarà fatta di piani-casa, condoni più o meno travestiti, alienazioni e svendite di patrimonio storico: tutte misure che enti locali ridotti alla fame faranno a gara a inventarsi già nelle prossime settimane. E se volete sapere fin da ora come andrà a finire, non avete che da guardare al "modello Orbetello".

Tomaso Montanari, Il Fatto Quotidiano 30-VIII-2011