Non c’è salvezza, non c’è scampo, su questa strada siamo destinati ad una recessione perenne, non solo economica, ma quel che è profondamente più grave, umana.
Tanto tuonò che piovve! Alla fine quello che doveva essere fatto è in dirittura d’arrivo. La BCE comanda, e i suoi emissari eseguono. Bisognava spogliare i lavoratori dei diritti acquisiti e così sarà. Per uniformare le condizioni di trattamento dei lavoratori si è operato al ribasso, non più tutele, ma riduzione delle tutele per tutti. Da ora in poi, le imprese potranno licenziare individualmente i lavoratori per motivi economici e disciplinari e sarà cura del giudice stabilire se l’impresa è tenuta a reintegrare o indennizzare economicamente il lavoratore, in caso di licenziamento. Diminuiscono entità e durata dei trattamenti previsti per l’integrazione salariale in caso di perdita del posto di lavoro. Non si inverte, né si aggredisce in sostanza, la precarietà del lavoro, si mantengono sostanzialmente in essere le forme di lavoro a termine, correnti, apportando variazioni scarsamente significative allo status quo. Si precarizzano le condizioni non solo dei lavoratori più giovani, ma anche di quelli seniores, penalizzati da una manovra congiunta che, se sul versante pensionistico, determina l’innalzamento dell’età e la riduzione degli emolumenti, sul versante della salvaguardia, riduce durata e entità dei trattamenti di integrazione salariale in caso di perdita del posto di lavoro.
Tutto questo, a detta dei cultori liberisti, porterebbe alla crescita e all’occupazione. Porterà invece, inevitabilmente e molto probabilmente, visto le risultanze sperimentate dell’alta flessibilità del mercato di lavoro italiano, 46 forme di contratto disponibili, e l’alta disoccupazione presente, specie tra la fascia più giovane della popolazione, al peggioramento delle condizioni di vita di strati larghi di popolazione. Di conseguenza porterà ad una minore spinta alla crescita del paese, e, in termini effettivi di prodotto, e, in termini di messa a ricchezza delle potenzialità che un sistema più sicuro di welfare comporterebbe. Quindi, una riforma, quella del mercato del lavoro, che non promana da un disegno costitutivo e rafforzativo di un contesto di civiltà e di cittadinanza, ma che fissa i capisaldi di un nuovo paradigma sociale e del lavoro: all’insegna del “tutto è indennizzabile monetariamente“, anche la dignità e soggettività dei lavoratori, svuotati di senso e poste in subordine rispetto agli interessi dell’impresa e del mercato. L’indennizzo economico, sostitutivo del reintegro del posto di lavoro, ha questa valenza e questa portata. Tutto poi, è tenuto insieme da uno pseudo sistema democratico. Dal vertice, per sua natura costitutiva arappresentativo, della BCE, al governo e ai suoi rappresentanti, non scelti tramite elezione dal popolo, ma designati indirettamente dai vertici istituzionali, sotto la spinta e l’imposizione affaristica dei mercati e della finanza internazionali. Per arrivare alle organizzazioni delle parti sociali che, in un contesto normale, dovrebbero costituire insieme ai partiti, l’ossatura della struttura democratica di una società, ma che in un contesto distorto, come quello attuale, trattano ai tavoli, risoluzioni già in partenza nate all’insegna della riduzione dei diritti e delle tutele, irriverenti verso la storia, le lotte e le istanze dei lavoratori. Tutto avviene con il condimento connivente, più o meno malcelato, di quasi tutti gli organi di informazione e dei media, che storpiano il senso e il suono delle parole, che hanno abitato in passato altri luoghi, altre persone, altri ideali di giustizia e di verità. E’ arduo pensare che tutto questo possa farci crescere. Non c’è salvezza, non c’è scampo, su questa strada siamo destinati ad una recessione perenne, non solo economica, ma quel che è profondamente più grave, umana.
Puopolo Euplio, lavoratore e delegato FIOM, Lettere, Il Manifesto, 21-III-2012
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