LA CATTIVA FILOSOFIA DI MONTI

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LA CATTIVA FILOSOFIA DI MONTI


…come mai non c'è alcuna trattativa con i creditori, come mai non si cerchi di mettere intorno ad un tavolo i fondi, le banche (anche quelle italiane, tanto coccolate, che prendono a prestito dalla è Banca europea fondi all'1% che impiegano per comprare titoli italiani dal rendimento del 3,4 e 5%), grandi investitori, ecc. per trattare tassi di interesse, restituzioni diluiti, sconti di capitale, ecc. (minacciando di non pagare nulla).


Lo stato di guerra, ha dichiarato ieri il presidente del consiglio. Chi è il nemico per il governo e il prof. Monti? Un ingenuo penserebbe alla speculazione finanziaria, al debito, alla crisi economica. Ma gli ingenui, è noto, sbagliano. Se guardassimo agli atti di questo governo i nemici dovrebbero identificarsi nei lavoratori, pensionati, disoccupati, impiegati pubblici, sindacati, la concertazione, gli esodati, la spesa pubblica, il sud fannullone, ecc., insomma tutti quelli sui quali si abbattuta la scure dell'austerità, su quanti hanno vissuto al di sopra delle loro possibilità, sui troppi posti letto, sulle eccessive spese per la ricerca e la scuola, e tragiche banalità del genere. Quella di Monti non è una constatazione, ma la dichiarazione di un programma politico, avallato dall'Europa, figura mitica, che è preoccupata perché si domanda: dopo Monti chi potrà portare avanti il programma iniziato?


Nel suo discorso c'è una sfumatura, diciamo così, pericolosa, quando affronta di petto la concertazione (all'origine di tutti i mali del paese; una pratica, per altro, che non si esercita da anni). Non se la piglia con i lavoratori o i sindacati (che se si muovono c'è come fermarli, la Spagna e la Grecia insegnano) ma con un modo, anzi la ragione stessa della democrazia per arrivare a certe decisioni. Il nemico non è Camusso, ma la convivenza, la civiltà interna ad un popolo.
Ai veri nemici, o almeno quelli che l'ingenuo pensa, il prof. Monti fa solo dei piaceri, diciamo le cose come stanno. Da quanto Monti è al governo il "mercato obbligazionario" non ha fatto che aumentare i suoi utili. Infatti ogni volta che un creditore vede emergere una qualunque forma che garantisca il pagamento del suo credito, o una qualunque volontà (politica) che agisca in quella direzione, non fa che aumentare le sue pretese (questo è l'esito della fiducia).
È bastato intravedere la possibilità che si creino "fondi" (salva stati, ecc.), che possono intervenire al posto degli stati debitori (ultime riunioni europee), che lo spread, molto naturalmente, aumenta.
Del resto perché dovrebbe diminuire se ogni volta che aumenta, il debitore, come se fosse lì per curare gli interessi del creditore, si lancia alla ricerca di strumenti per garantirlo?
Quello che non si capisce come mai non c'è alcuna trattativa con i creditori, come mai non si cerchi di mettere intorno ad un tavolo i fondi, le banche (anche quelle italiane, tanto coccolate, che prendono a prestito dalla è Banca europea fondi all'1% che impiegano per comprare titoli italiani dal rendimento del 3,4 e 5%), grandi investitori, ecc. per trattare tassi di interesse, restituzioni diluiti, sconti di capitale, ecc. (minacciando di non pagare nulla).
Per non parlare di una possibilità di default in grado di mettere in luce la "bancarotta preferenziale" che è possibile individuare e che corrisponde alla situazione di illegalità dello Stato quando non tutti i creditori vengono trattati nello stesso modo.
A proposito di illegalità, l'esempio spagnolo potrebbe suggerire anche in Italia il taglio della tredicesima; non è una graziosa elargizione ma soltanto la divisione della remunerazione o pensione annuale divisa in tredici mensilità invece che in dodici. Quindi il non pagarla corrisponde al mancato rispetto di un contratto contro cui appellarsi per via legale.

Francesco Indovina, Angelo Tirrito, Il Manifesto, 14-VII-2012