Tra i sette dell'Aquila non c'era Galileo

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Tra i sette dell'Aquila non c'era Galileo

Sinceramente mi sento offesa per il modo superficiale e approssimativo con cui molta stampa ha trattato il caso degli scienziati condannati. E credo che lo siano anche moltissimi aquilani che hanno vissuto e subito il terribile terremoto del 2009. Si è subito sparsa la voce che gli esperti erano stati condannati per <<non avere saputo prevedere il terremoto>>. E in tanti, senza informarsi, senza approfondire, hanno cavalcato questa accusa maldestra e volgare, quasi che i giudici fossero degli affiliati alla Santa Inquisizione

C’è addirittura chi ha paragonato il caso alla famosa condanna di Galilei perché aveva osato scrivere che il sole non gira intorno alla terra come voleva il credo religioso di allora. Un paragone semplicemente ridicolo.

Se non fosse per la magistratura, non sapremmo niente della corruzione dilagante, degli abusi di potere e del male che certa classe dirigente priva di scrupoli ha fatto e sta facendo al nostro Paese. Non è giusto, lo so, che il senso morale, l’etica pubblica vengano affidati alla sola magistratura. Ma quando la politica si dimostra inerte, incapace e corrotta, quando non è capace di trovare da sé il marcio che la decompone, per forza di cose la responsabilità passa alla magistratura, e dovremmo ringraziarla perché, nel suo complesso, compie il suo dovere con coraggio e lealtà.

Tornando alla condanna, gli aquilani sanno bene di che si tratta. E mi pare che le cose si siano chiarite abbastanza in questi ultimi giorni con le intercettazioni dei famosi esperti che hanno rivelato la responsabilità precisa di Bertolaso, dominus assoluto della Protezione civile di allora, nel silenziare e sottovalutare il pericolo.

Al contrario di quello che si afferma, gli scienziati,  ma diciamo meglio questi sette scienziati condannati, da non confondere con il mondo delle scienze nel suo insieme, che ha ben altra serietà e autonomia - hanno proprio affermato che il terremoto si può prevedere.

Tanto è vero che hanno escluso pubblicamente e reiteratamente ogni pericolo grave. Quindi è mistificante asserire che sono stati condannati per non avere anticipato il disastro. Loro hanno previsto, eccome, con sicumera e incoscienza la mancanza di ogni rischio, invitando le persone a rimanere a casa e con questo mandandole a morire. Per questo sono stati condannati. Procurare la morte di qualcuno, non per volontà ma per trascuratezza, si chiama per l'appunto omicidio colposo, ed è di questo che devono rispondere quei cinque scienziati - non per carità tutto il mondo scientifico che però credo faccia malissimo a solidarizzare con i sette senza prima avere approfondito e capito a fondo come si siano svolti i fatti.

Gli aquilani sanno bene che in quelle notti che hanno preceduto la grande scossa c'erano state centinaia di scosse minori e che i ragazzi - ricordiamo che L'Aquila era sede di una grande e frequentatissima università; chiamavano i genitori per chiedere consiglio: dobbiamo uscire? Dobbiamo andare via, lasciare le case, o restare? E i genitori cosa hanno fatto? Hanno chiesto lumi alle Istituzioni, ma soprattutto alla Protezione civile, che per l' appunto, servendosi della parola autorevole degli esperti fatti venire in fretta e costretti a sottoscrivere un annuncio prefabbricato, ha garantito che non c’era nessun rischio e che se ne stessero tranquilli a casa i ragazzi, rassicurati, sono rimasti a casa e sono morti. Pensate al dolore di quei genitori che hanno tranquillizzato i figli, per essere stati a loro volta tranquillizzati, e averli indotti ad andarsene a letto. Mentre se qualcuno avesse detto loro che certo, non si può prevedere con certezza una catastrofe, ma la possibilità di un movimento tellurico grave c’era, oggi questi ragazzi sarebbero vivi. Non vogliamo parlare di una responsabilità grave?

Che poi le colpe siano da estendersi anche ai costruttori di case, che durante la notte del terremoto ridevano pensando ai guadagni della ricostruzione, a coloro che hanno lucrato sul cemento, hanno lucrato sulla sicurezza, non tenendo minimamente conto dell’alto rischio sismico della zona, non c’è dubbio. Con altrettanta severità si dovrebbero condannare i costruttori dell’ospedale dell’Aquila che è crollato al primo scossone, e la casa dello studente e tutti gli edifici che non si sarebbero sbriciolati se nel costruirli ci si fosse attenuti alle più elementari regole antisismiche.

“Mi sarei aspettata dalla comunità scientifica una presa di distanza dai comportamenti di quei "cosiddetti scienziati" che, invece di comportarsi da tali, hanno piuttosto assecondato il bisogno politico della rassicurazione, invece del bisogno scientifico”, dice Stefania Pezzopane, assessore alla Cultura del Comune dell?Aquila e continua: «Quando un giudice condanna un medico che per negligenza o imperizia ha prodotto menomazioni o morte ad un paziente, è forse un processo alla medicina? 0 non è molto più semplicemente il processo a quel medico negligente e incapace? Quando si processa un politico che ruba e lo si condanna giustamente, non è semplicemente il processo a quel politico e alle sue ruberie e non è un processo alla politica? I medici competenti e i politici onesti ringraziano i giudici che condannano incapaci e disonesti».

Vorrei che riflettessimo su queste sagge parole ricordando che tutta l’Italia è un Paese a rischio sismico, che la prevenzione costa meno della riparazione, che i controlli debbono essere più rigorosi e certi, e soprattutto che gli esperti debbono essere autonomi dalla politica.

Galilei ha ceduto, ma rischiava la vita. Cosa rischiavano i nostri sette savi? Forse solo un malumore di chi li comandava in quel momento. E valeva la pena di perdere il rispetto di sé per questo?

Dacia Maraini, Il Corriere della Sera, 28-X-2012