APPELLO PER LE POLITICHE 2013

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APPELLO PER LE POLITICHE 2013

«Cambiare si può», per una lista di alternativa

Bisogna costuire «un polo alternativo agli attuali schieramenti». Primi firmatari: Luciano Gallino, Livio Pepino, Marco Revelli, Chiara Sasso... appuntamento il 1 dicembre

Le differenze economiche e sociali crescono, le disonestà individuali o di gruppi sono diventate corruzione del sistema, la distanza tra stato e società e tra organi rappresentativi e cittadini non è mai stata così elevata. La possibilità di contare e decidere sulla propria vita e sul proprio futuro è quotidianamente frustrata da decisioni verticistiche e incontrollabili.

Così lo stesso desiderio di partecipazione politica si affievolisce, riducendosi a esplosioni di rabbia, alla fuga dal voto o all'adesione a proposte populiste (egualmente presenti dentro e fuori le forze politiche tradizionali). Prevale l'idea che non ci sia più nulla da fare perché ogni scelta è obbligata e «imposta dall'Europa» (cioè dai mercati). Il modello sociale europeo è cancellato dalle compatibilità economico-finanziarie in una concezione dell'economia che non lascia spazio alla politica.

Questa posizione è stata da tempo abbracciata dal Pd e si è tradotta nell'appoggio senza se e senza ma al governo Monti, nel concorso all'approvazione del cosiddetto patto fiscale e della modifica costituzionale sul pareggio di bilancio, nel contributo alla riduzione delle tutele del lavoro, nel sostegno alle grandi opere, nel frequente aggiramento dell'esito referendario in favore dell'acqua pubblica. È una prospettiva nella quale si è inserito, da ultimo, il gruppo dirigente di Sel con la scelta di partecipare alle primarie, in un'alleanza che ne sancisce la subalternità al Pd (a prescindere dallo stesso esito delle primarie). Dall'altra parte c'è la posizione del Movimento 5 stelle di Beppe Grillo, che, pur partendo da una condivisibile critica radicale di questa classe politica e di questi partiti, non offre risposte sul piano della democrazia costituzionale e di una diversa uscita dalla crisi in atto.

Impossibile stare a guardare

L'attuale pensiero unico e il conseguente orizzonte politico sono modificabili. Esiste un'alternativa forte, sobria e convincente alla politica liberista che, in tutta Europa, sta distruggendo il tessuto sociale senza dare soluzione a una crisi che non accenna a diminuire.

È un'alternativa che si fonda sulle promesse di civiltà contenute nella nostra Carta fondamentale: la Costituzione stabilisce che tutti i cittadini hanno diritto al lavoro e, in quanto lavoratori, a una retribuzione sufficiente ad assicurare un'esistenza libera e dignitosa: noi vogliamo che questi principi siano attuati e posti a base delle politiche economiche e sociali.

È un'alternativa che esprime una cultura politica nuova, che si prende cura degli altri e rifiuta il leaderismo, che parla il linguaggio della vita della persone e non quello degli apparati, che include nelle discussioni e decisioni pubbliche la cittadinanza attiva. Un'alternativa capace di fare emergere, con l'impegno collettivo, una nuova rappresentanza politica preparata, capace, disinteressata al tornaconto personale e realmente al servizio della comunità. Un'alternativa in grado di produrre antidoti a quel sistema clientelare che ha generato corruzione e inquinamento mafioso e di trasformare lo stato rendendolo trasparente, de-centralizzato ed efficiente.

Un'alternativa, quindi, che guarda a un mondo diverso, in cui si rispetti l'ambiente, siano valorizzati i beni comuni, si pratichi l'accoglienza, si assicuri a tutte e tutti la possibilità di una vita degna di essere vissuta anche se si è vecchi, malati o senza lavoro o se si è arrivati nel nostro paese per viverci e lavorare. Non è un'illusione, ma il compito di una politica lungimirante: il welfare, lungi dall'essere un lusso dei periodi di prosperità, è la strada che ha portato alla soluzione delle grandi crisi economiche del secolo scorso. E non c'è solo una prospettiva di tempi lunghi. Ci sono azioni positive da realizzare e scelte sbagliate da contrastare. Subito.

L'elenco è semplice e riguarda sia gli interventi indispensabili che le modalità per recuperare le risorse necessarie. Da un lato, la rinegoziazione delle normative europee che impongono politiche economiche recessive; un progetto di riconversione di ampi settori dell'economia in grado di rilanciare rapidamente l'occupazione con migliaia di piccole opere di evidente e immediata utilità collettiva; un piano di riassetto del territorio nazionale e dei suoi usi mirante a garantire la sicurezza dei cittadini e la riduzione del consumo di suoli agricoli; un'imposizione fiscale equa ed efficace (estesa ai patrimoni e alle rendite finanziarie nonché alle proprietà ecclesiastiche); il potenziamento degli interventi a sostegno delle fasce più deboli e dei presidi dello stato sociale; il ripristino delle tutele fondamentali del lavoro e dei lavoratori; la sperimentazione di modalità di creazione diretta di occupazione, anche in ambito locale, affiancata dall'introduzione di un reddito di cittadinanza; l'attuazione di forme di sostegno e promozione delle esperienze di economie di cooperazione e solidarietà; l'investimento a favore della scuola e dell'università pubblica, a sostegno della formazione, della cultura, della ricerca e dell'innovazione; il rispetto pieno e immediato dei referendum sui beni comuni e contro la vendita ai privati dei servizi pubblici locali; un'effettiva riforma del sistema dell'informazione e del conflitto di interessi; il pieno riconoscimento dei diritti civili degli individui e delle coppie a prescindere dal genere e l'accesso alla cittadinanza per tutti i nati in Italia.

Dall'altro: una reale azione di contrasto dell'evasione fiscale e della corruzione; il ritiro da tutte le operazioni di guerra e l'abbattimento delle spese militari; la definitiva rinuncia alle grandi opere (a cominciare dalla Tav Torino-Lione e dal ponte sullo Stretto); l'abrogazione delle leggi ad personam (che sanciscono la disuguaglianza anche formale tra i cittadini); la previsione di un tetto massimo per i compensi pubblici e privati e l'azzeramento delle indennità aggiuntive per ogni titolare di funzioni pubbliche.

Un'iniziativa intransigente

Un'iniziativa politica nuova e non la raccolta dei cocci di esperienze fallite, dei vecchi ceti politici, delle sigle di partito, della protesta populista.

Un'iniziativa che porti alla costituzione di un polo alternativo agli attuali schieramenti, con uno sbocco immediato anche a livello elettorale. Un'iniziativa che parta dalle migliaia di persone che nell'ultimo decennio si sono mobilitate in mille occasioni, dalla pace ai referendum, e che aggreghi movimenti, associazioni, singoli, amministratori di piccole e grandi città, lavoratrici e lavoratori, precari, disoccupati, studenti, insegnanti, intellettuali, pensionati, migranti in un progetto di rinnovamento delle modalità della rappresentanza che veda, tra l'altro, una effettiva parità dei sessi.

È un'operazione complicata ma necessaria, che deve essere messa in campo subito. Negli ultimi giorni si sono susseguiti numerosi appelli in questo senso. È tempo di unire passione, intelligenze, capacità ed entusiasmo per costruire una proposta elettorale coerente con questa prospettiva, in cui non ci siano ospiti e ospitanti, leader e gregari ma un popolo interessato a praticare e promuovere cambiamento.

È questo il senso della campagna «Cambiare si può! Noi ci siamo», nella quale abbiamo deciso di impegnarci con l'obiettivo di presentare alle elezioni politiche 2013 una lista di cittadinanza politica, radicalmente democratica, alternativa al governo Monti, alle politiche liberiste che lo caratterizzano e alle forze che lo sostengono.

Noi ci siamo e pensiamo che molte e molti vogliano costruire con noi questo percorso. Per questo ti chiediamo di esserci e di mandare la tua adesione a: Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo.

Ma le firme non bastano. Serve che tutti noi, che aderiamo a questa campagna, ci incontriamo in una assemblea pubblica, che proponiamo per il 1° dicembre.

Primi firmatari: Luciano Gallino (professore sociologia, Università di Torino), Livio Pepino (magistrato, responsabile Edizioni Gruppo Abele), Marco Revelli (professore di scienza della politica, Università del Piemonte orientale), don Marcello Cozzi (vicepresidente nazionale Libera), Antonio Di Luca (operaio, Fiom, Fiat Pomigliano), Chiara Sasso (scrittrice, Coordinamento Rete dei Comuni Solidali), Vittorio Agnoletto (medico), Andrea Aimar (Officine corsare, Torino), Caterina Avanza (Ethicando), Andrea Bagni (insegnante, redazione École, Firenze), Piero Basso (dirigente di azienda), Bengasi Battisti (sindaco Comune Corchiano, coordinatore nazionale enti locali per l'Acqua bene comune), Oliviero Beha (giornalista e scrittore), Lorenzo Bicchi (ferroviere, delegato sindacale, Firenze), Cinzia Bottene (No Dal Molin, consigliera Comune di Vicenza), Antonio Bruno (consigliere Comune di Genova), Massimo Carlotto (scrittore), Emilio Chiaberto (sindaco di Villar Focchiardo, Val Susa).

Il Manifesto, 6-XI-2012

Info su www.cambiaresipuo.net