27 gennaio 2013, GIORNO DELLA MEMORIA

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27 gennaio 2013, GIORNO DELLA MEMORIA

La persecuzione antiebraica dei tedeschi e dei fascisti della RSI in provincia di Chieti

Dopo l’8 settembre 1943 le 24 località di internamento e i 6 campi di concentramento costituiti in provincia di Chieti cessarono di funzionare per la fuga degli occupanti, che si dispersero nelle campagne e sulle montagne. Alcuni riuscirono a oltrepassare il fronte e a mettersi in salvo, con l’aiuto della popolazione contadina e montanara, di funzionari dei comuni, di istituti religiosi e del clero. Tra i fuggiaschi vi erano anche gli ebrei. Per loro, però, fu molto più arduo salvarsi, poiché i nazisti avevano deciso di estendere nel nostro Paese la “soluzione finale”: occupata l’Italia centro-settentrionale, procedettero immediatamente ad arresti indiscriminati, a massacri e deportazioni.     Anche in provincia di Chieti, attuarono la spietata caccia agli ebrei, con l’attiva collaborazione dei repubblichini locali. Alcuni si salvarono per la solidarietà di persone, di diversa estrazione sociale, che li protessero a rischio della vita.

A Guardiagrele due contadini, i coniugi Emidio e Milietta (Emilia) Iezzi, salvarono la vita a tre israeliti. A Villa Santa Maria il podestà Roberto Castracane protesse due donne tedesche, madre e figlia, internate nel comune; le nascose e organizzò la loro fuga fino a un campo profughi di Bari.

La Commissione Yad Vashem ha riconosciuto i coniugi Emidio e Milietta Iezzi e Roberto Castracane  come Giusti tra le Nazioni, onorandoli con la consegna di una medaglia e un diploma e la messa a dimora di un albero nel Giardino dei Giusti sul Monte della Rimembranza, a Gerusalemme

La caccia, estesa a tutto il territorio provinciale, produsse entro la fine di novembre la cattura di 26 ebrei. Furono trasportati alle “Casermette” di Chieti Scalo (oggi Caserma Rebeggiani), utilizzate come campo provvisorio di internamento. La professoressa Giulia Volterra, che era stata arrestata a Francavilla, si salvò con l’aiuto di mons. Giuseppe Venturi. Il 1 dicembre il ministro degli Interni Guido Buffarini-Guidi inviò ai prefetti l’Ordine di polizia n. 5, il quale stabiliva che tutti gli ebrei residenti in Italia dovevano essere arrestati e internati in campi di internamento provinciali. Entro dicembre 15 prefetture costituirono i campi e accolsero gli ebrei. In Abruzzo fu aperto un solo campo, a L’Aquila. Vi furono trasportati anche i 25 delle “Casermette”. Furono uniti ad altri 175 arrestati: ebrei, civili italiani, sudditi nemici. Il 28 febbraio 1944: tutti gli ebrei ivi concentrati furono trasferiti al Campo di Fossoli di Carpi (Modena), campo poliziesco di raccolta e di transito per la deportazione. Il 5 aprile circa 600 deportati (tra essi gli ebrei arrestati in provincia di Chieti), ammassati come bestie sul convoglio n.9, formato da una decina di vagoni, partì dal campo di Fossoli e il 10 aprile giunse nel lager di Auschwitz, in Polonia. Tra gli internati di quel convoglio, solo una donna tornò viva dall’inferno.

Filippo Paziente